Dietro alle lacrime
Lilian aveva cinque anni, la prima volta che vide piangere suo padre.
Era notte
fonda e fuori c'era una bella tempesta, di quelle con i tuoni forti che
fanno tremare tutto.
All'inizio
Lily si tirò le coperte fin sopra le orecchie e
aspettò, perché la mamma diceva che se hai
pazienza e coraggio i momenti brutti finiscono sempre. Quella volta
però doveva essersi sbagliata, perché Lily rimase
nascosta per un'eternità e i tuoni non finirono comunque.
Quindi
sgattaiolò fuori dal lettino e corse verso la camera dei
suoi genitori. Il rumore dei suoi piedini nudi sul pavimento scompariva
nel silenzio della casa. Spinse piano la porta e si affacciò
allo spiraglio.
C'era
abbastanza buio dentro, quindi era difficile distinguere con precisione
i contorni delle cose. Però vedeva chiaramente che i suoi
genitori non stavano dormendo e li sentiva parlare a bassa voce.
«Va
tutto bene, tranquillo». Questa era la mamma. «Va
tutto bene. Vieni qui».
Le sagome dei
suoi genitori si mossero, ma Lily non riusciva a capire cosa stessero
facendo. Si abbracciavano, forse?
Si
avvicinò un po' di più, spingendo la porta. In
quel momento un lampo illuminò a giorno tutta la stanza,
facendo correre subito Lilian verso i suoi genitori.
«Mamma,
mamma!».
Si
arrampicò sul letto come un piccolo gatto, mentre le
finestre tremavano forte.
«Tesoro...
cos'è successo?».
Aveva visto
bene. La mamma abbracciava il papà e lo stringeva al petto.
La sorpresa zittì Lily per un attimo. Aveva sempre visto il
contrario. Così era strano.
Qualcuno
tirò un po' su con il naso.
«Ci
sono i tuoni, mamma!».
Il suo
papà ora non abbracciava più la mamma, che aveva
aperto le braccia perché ci si rifugiasse Lilian.
Lei non si
fece pregare e ci si precipitò.
«Tesoro,
i tuoni non sono pericolosi».
«Ma
fanno tanto rumore e poi trema tutto... e se cade la casa?».
Da suo padre
arrivò una risata dal suono strano, poi rifece quella cosa
con il naso.
«Ma
no che non cade la casa!».
La mamma
sembrava così sicura che Lilian si tranquillizzò
un pochino. All'ennesimo lampo, però, sobbalzò
come sempre e si strinse forte a lei. Avrebbe nascosto la faccia nel
suo petto quando arrivò il tuono, ma aveva visto una cosa
strana durante il lampo. La faccia di papà era tutta rigata
di lacrime, come quella di Kelan quella volta che si era sbucciato il
ginocchio.
«Papà...».
Lui tirò su con il naso un'altra volta. Non c'erano dubbi,
quelle erano proprio lacrime. «Papà,
perché piangi? Ti sei fatto male?».
La sua mano
grande le accarezzò i capelli.
«No,
tesoro. Papà... ha fatto un brutto sogno».
Lilian
annuì con comprensione. Una volta ne aveva fatto uno con un
grande mostro peloso che la veniva a prendere e se la voleva mangiare.
Forse anche il suo papà ne aveva fatto uno così.
Lei non era riuscita a dormire per tutta la notte.
Si strinse di
più alla mamma. «Uno con i mostri?».
Lui si
schiarì la voce un paio di volte prima di rispondere.
«Sì, tesoro. Uno con i mostri».
Poi
allungò le braccia e la invitò a rifugiarsi un
po' da lui. Lilian si sistemò contro il suo petto caldo.
Sentiva il cuore che batteva, e questo la calmò.
Capì perché i suoi genitori stavano sempre
così, quando volevano essere consolati. Era tranquillizzante.
Allungò
una manina e toccò la guancia del papà. Era tutta
bagnata di lacrime, quindi le asciugò con le piccole dita.
Lui la lasciò fare.
Anche questo
era strano. Quando Kelan piangeva, non voleva che lei se ne accorgesse
e cominciava sempre a ripetere che non era vero che stava piangendo e
che gli era entrato qualcosa nell'occhio.
Il suo
papà, invece, non sembrava che si vergognasse.
«Perché
quando siamo tristi piangiamo?».
Lui la
guardò con attenzione.
«Non
sempre piangiamo quando siamo tristi, tesoro. A volte le persone sono
molto tristi, moltissimo, e non riescono a piangere, perché
hanno come un piccolo nodo qui che glielo impedisce».
Tamburellò le dita sul petto di Lily. «Altre volte
invece siamo tanto felici e non riusciamo a tenere dentro tutte quelle
cose belle e quindi piangiamo».
I suoi
genitori si scambiarono un sorriso che sembrava pieno di segreti.
Lei rivolse al
padre uno sguardo confuso. «Quindi piangere va
bene?».
Si
ritrovò stretta nel suo abbraccio caldo.
«Ricordati
sempre questo, Lily. Non c'è nessuno al mondo che ha il
diritto di dirti che sei più debole degli altri. Piangere
è una cosa normale, tesoro».
«E
non vuol dire essere deboli», aggiunse sua madre con tono
basso. «Vuole solo dire che la persona che piange
è stata forte per tanto tempo».
Lilian
restò in silenzio, a guardare le tracce rimaste sulle guance
del suo papà. Le lacrime scintillavano, erano belle alla
luce pallida che veniva dalla finestra.
Suo padre le
lasciò un bacio sulla fronte. «Le lacrime hanno
sempre qualcosa di bello nascosto dietro. Non devi averne
paura».
Lily non disse
nulla, ma sentiva di aver capito che il suo papà voleva
dirle qualcosa di importante, e che doveva cercare di ricordarlo.
Lui la
guardò con gli occhi umidi. Dietro alle sue lacrime era
nascosto e intrappolato un sorriso.
Di fronte alla
figlia, Peeta lo lasciò andare.
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Ragazzi, che
giornata! La vostra? Tutto bene? ^^
Ma cosa posso
dire, mi mancava il fandom, non posso restare troppo tempo senza
postare qualcosina, anche con la scura minaccia della scuola!
Bene, bene.
Per vostra fortuna stasera sono di poche parole. Non è
granché, una storiettina senza nessuna pretesa. Anzi, sono piuttosto convinta che sia una di quelle cose che non dovrebbero mai uscire dal proprio pc.
Vorrei solo
far notare a tutti che questa volta, come promesso, Peeta è
vivo e vegeto, e non molto morto come nella mia scorsa fic. D'altronde
si muore una volta soltanto, per fortuna, e non ho proprio intenzione
di scrivere qualcosa sulla dipartita di un altro personaggio. Non per
ora, perlomeno ^^
Kelan è il compagno di giochi di Lily, e come avrete capito
anche se è una mezza cartuccia vuole fare il duro.
Abbracci
a tutti i pellegrini passati di qui!
wip
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