cap. 8
8.
RICONCILIAZIONE
- Damon ti dico che non è normale! - guardavo Damon furibonda,
non capiva la mia preoccupazione per la relazione di Stefan e Caroline.
- Elena, sono grandi abbastanza per prendere da soli decisioni di
questo tipo. Lasciamoli fare. - il suo tono di voce era indifferente.
- Stanno sbagliando, e tu lo sai. Parla con tuo fratello e io proverò di nuovo a parlare con Caroline. -
- Ma cosa te ne importa? Si sono solo messi insieme non stanno
uccidendo persone insieme! - odiavo quando mi urlava contro con quel
tono.
- Non si amano. - lo dissi con un filo di voce.
- Lo so, e ben presto se ne accorgeranno anche loro, e torneranno ad essere amici. Fine. -
Era tutto così semplice per lui, ma per me non lo era. Stefan e
Caroline avevano sofferto tanto per amore, ma io non volevo che si
accontentassero. Non riuscivo a capire come, proprio loro due, che
avevano sempre creduto così tanto in questo sentimento, adesso
si arrendessero. Avevo paura. Paura che rimanessero chiusi in una
relazione senza senso. E mi sentivo in colpa, volevo aiutarli.
- Oppure, visto che passano ogni momento insieme potrebbero anche
innamorarsi sul serio. - Damon, adesso, mi guardava con l'ombra di un
sorriso in volto.
- Non sono fatti per stare insieme. Loro sono amici. - sapevo di
sembrare pesante continuando a lamentarmi per la loro relazione, ma non
potevo farne a meno.
Damon mi si avvicinò, all'improvviso, con uno sguardo
deluso e un po' triste. Le sue mani mi strinsero il volto e lo
avvicinarono al suo. Ammirai i suoi splendidi occhi, la cornice di
tutti i miei sogni.
- Dimmi la verità, Elena. Ti da fastidio che Caroline stia con
Stefan? - manteneva un tono di voce neutro, ma io sapevo che dentro
stava soffrendo. Farmi questa domanda non era stato facile per lui.
- All'inizio, forse sì, lo ammetto. Ma, credo sia normale,
Damon. Io e Stefan ci siamo amati e mi è sembrato strano vederlo
insieme alla mia migliore amica. E' passata subito, però, questa
sensazione. Quello che mi preoccupa è la loro reazione quando
tutto questo sarà finito. Non si stanno aiutando, si stanno facendo del male. - il sospiro liberatorio di Damon
sulle mie guance, mi fece sorridere. Probabilmente voleva farmi questa
domanda da quando Stefan e Caroline ci avevano detto di avere una relazione.
All'improvviso le labbra di Damon assalirono le mie. Risposi a quel
bacio cercando di trasmettergli tutto l'amore che provavo per lui.
Sapevo che Damon aveva paura di perdermi, ma era davvero una
preoccupazione inutile perché lo amavo e avrei continuato a
farlo per l'eternità.
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Nella sua camera, Caroline era distesa sul suo grande letto, con solo
una vestaglia a coprire il suo completo di pizzo color crema. Per la
prima volta da quelli che le sembravano secoli, era sola. Aveva appena
finito di salutare sua madre, Elena, Damon e...Stefan.
Per quella sera
poteva prendersi un po' di riposo e rilassarsi senza fare assolutamente
niente. Non era costretta ad essere compiacente, a fingere di essere
felice e spensierata. Poteva starsene semplicemente lì, distesa con i suoi soli pensieri a farle compagnia. Come
era bello non sentire nessuno ridere, scherzare in continuazione.
Dal momento stesso in cui era tornata non aveva più avuto un
attimo per se stessa. Spostò lo sguardo osservando la sua
camera. Era come era sempre stata. Era lei ad essere cambiata, a
sentirsi così diversa da quella di una volta. Aprì il
cassetto del suo comodino e accarezzò il foglio che custodiva
gelosamente all'interno.
In quel foglio c'era il ritratto del suo viso
vicino al muso di un cavallo.
Klaus.
Come già un miliardo di
volte da quando era tornata, i suoi pensieri volarono a lui, ai
lineamenti del suo volto, all'espressione dei suoi occhi, alle sue
spalle larghe, ai suoi capelli così irresistibili... a
ciò che era accaduto. Si incontrava qualcuno che si è
sicuri di dover odiare, gli si rivolgeva la parola e pian piano si
scoprivano inaspettati aspetti di lui, si beveva qualcosa con lui, si
dimenticavano i prorpri impegni, le proprie convinzioni.
E ci si
innamorava.
Aveva preso una decisione, quella giusta, e si impose di pensare ad
altro. Ormai, non c'era più alcun motivo di pensare a Niklaus
Mikaelson.
Nessun motivo al mondo.
Non l'avrebbe mai più
rivisto. E la sua dichiarazione d'amore era soltanto l'infatuazione di
uomo che voleva sempre tutto nella sua vita. E che non permetteva che
una donna lo rifiutasse. Come poteva aspettarsi, dopo quello che era
successo, che lei, lo rivedesse? Che cosa gli faceva credere che
volesse avere una relazione con lui?
Caroline si impose di chiudere gli occhi e si mise a sedere sul letto,
avvolta nella vestaglia, indispettita contro se stessa per aver
concesso ai suoi pensieri di indirizzarsi su quella strada.
Con il dorso della mano si asciugò una lacrima che le era
scivolata su una guancia e con uno sforzo di volontà, raccolse
il libro sotto il suo letto e cominciò a sfogliarlo. Aveva
sempre amato i romazi che raccontavano storia d'amore epiche,
leggendarie...eterne. Ma aveva letto soltanto due o tre pagine quando
squillò il telefono, irrompendo prepotentemente nel mondo in cui
era fuggita a rinchiudersi.
- Pronto? -
- Caroline? - riconobbe immediatamente la sua voce e, si maledisse per aver risposto al telefono senza controllare.
Dopo alcuni minuti in silenzio si riscosse.
- Sì? - il suo tono di voce era così fiebile, che le parve di averla solo pensata quella parola.
- Io...io...mi stavo chiedendo se non potrei vederti. Lo so che mi hai
già detto tutto quello che pensi, ma mi è venuto in mente
che forse ti interesserebbe parlarne con più calma, e...be',
forse potresti anche solo ascoltarmi. - il cuore le batteva
all'impazzata. Non sapeva cosa fare. Decidere di non vederlo e
rifiutare qualsiasi spiegazione o dargli una possibilità di
spiegarsi? Non riuscì a sopportare l'improvviso pensiero che
forse avrebbe anche potuto non rivederlo mai più.
- Caroline...- si accorse solo allora che non aveva ancora risposto, la
voce di Klaus era rotta. Molto probabilmente pensava che avesse
interrotto la comunicazione. - Sei lì? -
-Sì. - Perché le faceva una cosa simile? Perché
dopo averla tradita, distrutta, la buttava in quella assurda
indecisione? Si era rassegnata e allora perché insisteva nel
torturarla?
- Sì, ci sono. -
- Cosa ne pensi? Io...devo parlarti, Caroline. Sono sceso dall'aereo da
pochi minuti. Ho pensato soltanto di venire un attimo per vedere se
potevo salutarti. Poi, però, mi sono accorto che molto
probabilmente non avresti apprezzato la sorpresa. Quindi, ti ho
chiamato. Credevo che non mi avresti risposto...-
- Dove sei? - Caroline si accigliò lievemente mentre glielo chiedeva.
- Sono fuori, davanti alla porta di casa tua. - Klaus aveva un tono di scuse,
così confuso e pieno di vergogna che le fece nascere
involontariamente un sorriso malinconico.
- Io non credo sia il caso. -
- Ti prego, Caroline. Devi lasciarmi spiegare. Mi hai lasciato senza lasciarmi rispondere alle tue accuse!-
- Klaus, smettila. Ti già detto tutto ciò che dovevo dirti. -
- Lasciami almeno parlarti, poi sarò contento e potrai anche
ridirmi tutte le belle parole che mi hai detto la scorsa volta. Mi
farò anche picchiare, ma ti prego Caroline, ascoltami! - era
così strano sentire il grande e invincibile Klaus dirmi quelle
parole. Mi inteneriva il suo gesto e senza pensarci cominicia ad
annuire.
- Guarda cosa mi fai dire e fare. Mi renderai un essere smielenso e
inutile, ma non mi importa. - borbottava al telefono come se non lo
stessi ascoltando.
- E va bene. Sali in camera mia, ma solo per pochi minuti. - quando
riattaccai il telefono mi tremava la mano e sentivo la testa
che mi girava talmente forte da dover chiudere gli occhi.
Non ebbi neppure il tempo di infilarmi un abito, che già Klaus
bussò leggero alla porta della mia stanza. Mi limitai ad
avvolgermi più strettamente nella vestaglia e a lisciarmi i
capelli. Esitai per un momento che mi parve senza fine davanti
alla porta, prima di aprirla. Girai la maniglia e poi rimasi
lì immobile, a fissare l'uomo straordinariamente bello che
aspettava fermo davanti a me.
Klaus rimase immobile e silenzioso, come me per un momento, poi
Caroline fece un passo indietro e con un gesto lo invitò a
entrare.
- Ciao. - lui appariva nervoso, aveva un'aria da ragazzino e si
fermò a fissarla per un lungo momento dall'altro lato della
stanza.
Lo guardai gravemente in quegli occhi, che mi seguivano nervosi nella stanza.
Perché, diamine, dopo tutto quello che aveva fatto, il solo vederlo mi faceva salire il cuore in gola?
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Ce l'avevo fatta.
Ero riuscita a convincerla a incontrarmi.
Mentre la contemplavo, mi chiesi perché ero andato lì.
Che cosa le avrei detto? Che cosa potevo dirgli all'infuori del fatto
che ogni volta che la vedevo ero più innamorato di lei della
volta precedente.
Caroline sospirò e mosse qualche lento passo, attraverso la
stanza. Si guardò attorno e poi tornò a posare lentamente
lo sguardo su di me.
- Klaus, mi dispiace. Non riesco a togliermi l'immagine di Hayley
incinta di tuo figlio e tu che me lo tieni nascosto. - la sua voce era
quella di una donna delusa e ferita. Sembrava una regina. Ogni cosa in
lei era aristocratica, il suo portamento, la sua espressione, il modi
in cui si teneva eretta, perfino con quella vestaglia. Solo
l'espressione di intensa sofferenza che aveva negli occhi e che non
poteva essere nascosta, la rendeva più vulnerabile.
- Ho sbagliato a non dirti subito di Hayley, ma avevo così paura
di rovinare tutto prima ancora che cominciasse. Tutti i miei sogni si
stavano avverando e io non volevo perderti, prima ancora di averti. -
- Questo non ti giustifica. -
- Me ne rendo conto. Ma, ti prego cerca di capirmi. Avevo paura. Avevo
una fottutissima paura. Hayley non conta niente per me. E' stata
l'avventura di una notte e solo perché ero ubriaco. All'inizio
non volevo neanche il bambino, ma poi mio fratello mi ha aiutato a
capire. Ma. lascerei tutto per te, Caroline. Non hai che da
chiedermelo. - la guardai supplichevole.
- Non ti chiederei mai di abbandonare tuo figlio. Posso capire che tu
abbia avuto una notte di passione con lei. La cosa che non posso
perdonarti e che tu me l'abbia tenuto nascosto! Avevo il diritto di
saperlo! So che abituato a dire bugie a tutti, ma con me ho sempre
pensato che fossi sincero. -
- E lo sono sempre stato. Ho sbagliato a non dirtelo e adesso ne pago le conseguenze. -
- Mi dispiace Klaus. Ho bisogno di un uomo che sia sincero con me, che condivida tutto con me... -
- E io sono pronto a farlo. Voglio farlo! -
- Non mi è sembrato...-
- Anche a me dispiace, ma voglio ringraziarti. - mi avvicinai deciso verso di
lei e strinsi il suo viso angelico a coppa. - grazie a te, ho scoperto
cosa vuol dire amare qualcuno. - mi persi nei suoi immensi occhi,
profondi come il cielo. - ti amerò per sempre. - senza
più resistere, calai le mie labbra sulle sue e suggelai la mia
promessa con un lungo bacio.
All' inizio credevo che mi avrebbe respinto, poi però sentii le
sue piccole mani che mi stringevano i capelli, arruffandoli.
All'improvviso si scostò bruscamanete e mi diede le spalle.
- No, Klaus. No! Non tentarmi. - si voltò e mi puntò contro due occhi fiammeggianti. - vattene. -
- Caroline. - lei si voltò di nuovo, poi si rigirò e la
vidi cambiare di colpo espressione. Non sapevo cosa l'avesse intenerita
se il mio tono di voce stravolto o i miei occhi lucidi.
Fatto sta, che mosse qualche pass verso di me e poi alzando le braccia
mi circondò il collo e e cercò avidamente la mia bocca.
- Oh, tesoro, ti amo...ti amo...ti amo...- erano dolci le mie parole,
eppure frementi. Caroline mi strinse a sè e mi baciò, Mi
sentivo avvolto dal suo amore. Poi, senza rendermene conto le feci
scivolare dalle spalle la vestaglia e mi inginocchiai a baciare quel
corpo mentre Caroline restava in piedi davanti a me, come una dea. Che
avrei venerato per sempre. Sembrò che passassero ore prima che
ci stancassimo di baciarci, di toccarsi,di stringerci l'uno all'altro.
La presi fra le braccia e la adagiai delicatamente sul suo letto.
Era bellissima.
- Caroline? - la richiamai dolcemente, volevo che fosse convinta di
quello che stavamo per fare. Non volevo vederla pentirsi il giorno dopo.
Lei mi sorrise esitante. Mi bastava, mi spogliai velocemente e mi distesi accanto a lei tornando ad accarezzarla.
La guardai negli occhi e mi persi in quell'azzurro celestiale.
Avrei fatto le cose per bene stavolta.
L'avrei protetta, amata e rispettata per l'eternità, se me lo avesse permesso.
NOTE DELL'AUTRICE
Perdonatemi!! Vi supplico! Mi
dispiace per questo ennesimo ritardo, ma davvero non potevo postare
prima. Mi sto rendendo conto che riesco a malapena a continuare una
storia, figurarsi due! Ho avuto anche dei problemi nello scrivere gli
ultimi capitoli perché ero un po' demotivata e non ispirata. Se
sono riuscita a continuare e grazie a tutte le persone che commentano e
che seguono la mia storia. Vi ringrazio, a voi dedico questo capitolo
con la speranza che vi piaccia.
Fatemi sapere che cosa ne
pensate e davvero molto importante per me. Prometto di rispondervi,
come ho sempre fatto perché credo sia molto importante.
Un bacio enorme a tutti
A presto
_Mollica_
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