E finalmente arriva il capitolo 7. Sono
spiacente per questo ritardo, ma sono rimasta a secco di ispirazione, o meglio
ho tutto in testa ma fatico a scriverlo.
Voglio davvero ringraziare tutti per il
meraviglioso supporto. Non è che cercassi complimenti ad ogni costo credetemi,
cercavo solo un pò d'incoraggiamento e mi fa tanto piacere averlo ricevuto,
quindi grazie alle ragazze che mi hanno supportata: bebe, michi88, miolety,
eminae, summer89 e amarantab e ad africa che non ha commentato ma ha aggiunto la
storia tra le sue preferite :D
7
Fu un pomeriggio speciale.
Per qualche ora vi giuro
dimenticai completamente con chi avessi in realtà a che fare e scoprii un
ragazzo pieno di entusiasmo ed energia che mi trasmise tutta la sua adrenalina
facendomi divertire come una pazza. Riuscì ad insegnarmi anche a surfare, oddio,
a dire il vero diciamo che imparai a stare dai dieci ai trenta secondi alla
volta issata sulla tavola. Ma che importava? La cosa stupefacente fu che Orlando
mi fece passare una giornata davvero splendida. Non era solo un bel ragazzo e
credetemi lo era davvero, fino quasi a farti del male, piuttosto era il suo modo
di fare che finiva con il conquistarti ed il lasciarti completamente incantata.
Se poi ci vogliamo aggiungere un sorriso capace di resuscitare un morto, capite
bene che invaghirsi di lui era quasi una conseguenza naturale, come il tramonto
che sussegue all’alba.
Io non ero solo invaghita, nel
senso che certamente ero rapita dalla sua avvenenza e conquistata dal suo modo
di fare, ma ero anche qualcosa di più: ero sulla sua stessa lunghezza d’onda. Fu
una sensazione stranissima, ma quel pomeriggio mi parve davvero di conoscerlo da
una vita quando in realtà non lo conoscevo affatto. Insomma fu un susseguirsi ed
un rincorrersi di strane e piacevoli sensazioni.
Ma non furono tutte rose e
fiori.
Quando esausti ci ritirammo
sulla spiaggia, gli altri erano ancora in acqua molto lontani da noi. Eravamo
entrambi stanchi, posammo le nostre tavole da una parte, al sole, e ci levammo
le tute. Orlando lo fece con grazia felina, con una naturalezza innata, io
invece feci la mia solita faticaccia, mentre lui mi guardava e sghignazzava
impunemente.
“Non è affatto carino che tu
rida delle disgrazie altrui” protestai facendo il broncio.
“Ma guarda ti assicuro che sei
carina, mi ricordi una contorsionista. Una sirenetta acrobata!” mi rispose lui
facendomi l’occhiolino, mentre si scioglieva i capelli lasciandoli liberi di
ricadergli quasi sulle spalle umidi e lucenti. Cosa che mi procurò quasi un
principio di sincope, ma che era matto a fare quelle cose mentre lottavo con il
mostro, alias la tuta della Maui?
Avevo come il sentore che lui
fosse pienamente consapevole del suo fascino e lo usasse impunemente per
ammaliare, ma non tanto perché fosse vanesio, o narciso, ma semplicemente perché
tutto ciò lo divertiva. Era un seduttore nato, era la sua natura, ma era anche
scanzonato, non si prendeva poi troppo sul serio nel ruolo di novello Casanova.
“Sei un gran paraculo!” gli
dissi facendogli una bella linguaccia corredata da pernacchia.
Lui rise di gusto e si stese
al sole su telo da bagno. Alla fine, libera dalla tuta feci lo stesso.
“Carino il tuo costume” mi
disse dandomi apertamente un’occhiata, praticamente passò in veloce rassegna la
mia silhouette, ma pur non lasciando trapelare niente, la cosa mi mise enorme
imbarazzo ed istintivamente mi misi in tutta fretta a pancia sotto come per
proteggermi da lui, come se rappresentasse un pericolo. In un certo senso lo era
davvero, davanti a lui ero troppo indifesa.
“Il tuo invece è assai
curioso” gli dissi osservando i suoi pantaloncini stile militare che portava
esageratamente a vita bassa, tanto che per tutto il tempo che era stato in
piedi, avevo avuto la netta sensazione che gli potessero scivolare giù, fino
alle caviglie da un momento all’altro. Era sfrontato, terribilmente affascinate
e pericolosamente vicino, reale, in parole povere una vera tentazione. Chi al
posto mio non avrebbe cullato l’idea di lasciarsi andare totalmente a lui, ad un
suo solo cenno? Tutte credo. Almeno tutte quelle a cui lui piace, ma sono certa
che alla fine lo avrebbero trovato affascinante anche chi sullo schermo lo
snobba.
Nel frattempo lui si era
assopito. Esattamente come accade ai bimbi, prima aveva fatto il diavolo a
quattro sulla tavola ed ora era crollato sotto i caldi raggi del sole. Il suo
stomaco si alzava ed abbassava ritmicamente segno che il suo respiro era
regolare, forse stava addirittura sognando, dato che aveva un’espressione
davvero beata dipinta sul volto. La sua pelle era leggermente arrossata dal
sole, ma così serica tanto da indurmi a desiderare di sfiorarla con le mie
dita. Non avevo mia visto una pelle così compatta e così bella a vista, era
incredibile. Orlando non era perfetto, tutt’altro, era piuttosto una perfetta
accozzaglia di meravigliosi difetti che lo rendevano unico e splendido. Ero
ancora a pancia sotto, con il viso appoggiato sul palmo di una mano che me lo
guardavo in pace, beandomi della visione di quel corpo baciato dal sole e di
quel viso sereno, quando mi balenò in testa un’idea sciocca ma innocente, volli
fermare l’attimo, desideravo avere un ricordo tangibile di quel momento.
Impulsivamente senza premeditazione alcuna afferrai il cellulare e lo
fotografai, poi mi stesi anche io al sole rilassandomi. Ero stanca e pian
pianino mi assopii fino ad addormentarmi della grossa anche io.
Non so quanto tempo passò non
ho idea. Fui però svegliata da delle voci concitate, era come se qualcuno
discutesse o peggio stesse litigando.
“A volte sei proprio un
idiota! Mi domando come cazzo ragioni!”.
Chi stava parlando era
Sebastian ed era rivolto ad Orlando, si fronteggiavano, ma l’attore sembrava
piuttosto tranquillo a differenza del cugino.
“Stai esagerando” gli rispose
cercando di gettare acqua sul fuoco.
“Esagerando? Ti ha fotografato
cazzo! Che altro deve fare chiamare tutti paparazzi delle
Hawaii e
farli venire qui?”.
In quel momento mi svegliai
definitivamente e capii che Copeland stava parlando di me e che aveva il mio
cellulare in mano.
Mi alzai di scatto, e glielo
levai di mano, fu un gesto spontaneo e del tutto impulsivo.
“Scusa ma questo è mio” feci
piuttosto risentita al cugino di Orlando, del resto come si permetteva di averlo
preso in mano?
“Ah! La bella addormentata si
è svegliata…” fece piuttosto sarcastico arricciando un labbro mentre mi
squadrava da capo a piedi “Poi mi spiegherai se ne valeva la pena” commentò
caustico rivolto al cugino.
Avvampai e ci rimasi male,
avrei voluto rendergli pan per focaccia, ma mi trattenei “Invece di a fare
commenti fuori luogo, mi spieghi che ci facevi con il mio cellulare in mano?”
chiesi ancora più irritata di prima ma mantenendo un certo contegno.
“Non è niente Meggy” intervene
a quel punto Orlando “Si è irritato perché mi hai fotografato, sai lui è
fotografo professionista ha questa fissa delle foto e pensa di essere l’unico al
mondo ad avere il diritto di fotografarmi…” mi disse in modo assai poco
convincente come per aggiustare il tutto, ma io ero stanca di quella pantomima e
soprattutto non mi piacque il tono accusatorio di Sebastian.
“Sentitela facciamola finita.
Okay il giochino è stato divertente adesso basta! So benissimo chi sei, e tu sai
benissimo che io l’ho sempre saputo” dissi ad Orlando scoprendo le carte in
tavola “Questo però non fa di me a priori una cacciatrice di scoop, né tanto
meno una disonesta approfittatrice” continuai poi rivolta al cugino fotografo
“Sia ben chiaro, ho voluto fotografarlo solo per ricordo e non ti permetto di
prendere la mia roba e di accusarmi!” aggiunsi livida.
“Tanto la foto l’ho già
cancellata” mi rispose Copeland con un sorrisino trionfante dipinto sulle labbra
“Così siamo certi che se anche dovessi cadere in tentazione, senza materia prima
non farai danni”.
Mi salì il sangue alla testa
“Io mi domando chi vi crediate di essere! Questo gioco è stato giocato da TUTTI
allo stesso modo! Potevate NON invitarmi se temevate così tanto che io potessi
essere un pericolo. E non tollero di essere accusata da gente che ha violato ma
mia privacy prendendo il MIO telefono, rovistando e cancellando materiale!” gli
risposi abbastanza istericamente. Ero davvero offesa, mi facevano sentire in
colpa e non sapevo neppure io il perché.
Orlando ebbe un moto di
stizza. “Ha ragione Bas, cazzo, a volte sei davvero paranoico, tanto lo sappiamo
che i paparazzi sanno che siamo qui e sicuramente, se non è oggi, già mi avranno
beccato, o comunque mi beccheranno, che centra lei? Lei era una cosa diversa.
“Una cosa?” gli feci io
scattando sulla difensiva torva, e puntando le braccia ai fianchi “Belli capelli
io SONO una persona e non una cosa chiaro?” gli sibilai, ero così
arrabbiata che prendevo tutto per verso sbagliato, ma ormai ero decisamente
sulla difensiva.
“Calmati, è un modo dire. E’
ovvio che non sei una cosa in senso lato” mi rispose lui cercando di stemperare
i toni.
Suo cugino sbuffava, ma
intervenne Cheril “Probabilmente giocare, in questo caso non è stata una cosa
molto furba” commentò, ma guardava Orlando non me.
All’improvviso mi sentii
proprio a disagio, mi pareva d’essere come una sorte di animaletto domestico
portata fuori al guinzaglio, forse Cher aveva ragione era stata una gran cazzata
questa cosa del fingere di non sapere, ma da parte di entrambi, non solo di
Orlando. All’improvviso tutto ciò mi fece sentire molto idiota, molto fuori
posto e mi parve che tagliare la corda fosse l’unica soluzione, una liberazione.
Presi il mio cellulare e
chiamai un taxi. Orlando mi guardò male “Scusa ti accompagniamo noi no?” mi
disse un po’ contrariato, ma anche leggermente smarrito, come se la cosa gli
fosse sfuggita di mano non sapesse più come gestirla.
Lo guardai, e gli risposi che
non era il caso, mi scusai con tutti e svelta mi avviai a passo veloce sul per
il sentiero fino a raggiungere la strada. Di lì a poco arrivò il taxi e me ne
andai senza voltarmi indietro. Avevo sentito dietro di me le proteste di
Orlando, ma le avevo ignorate.
Una volta rientrata nella mia
camera mi spogliai e infilai sotto la doccia. Tra qualche giorno sarei rientrata
a casa a Boston e avrei archiviato questa strana, no, anzi questa straordinaria
quanto incredibile vacanza. Nonostante tutto era una cosa più unica che rara, un
ricordo prezioso di cui fare tesoro. Al sicuro nella mia camera, stavo valutando
le cose con più calma e meno livore.
L’acqua calda mi scorreva sul
corpo, mentre il profumo di vaniglia del mio bagnoschiuma mi deliziava le
narici, dandomi quella sensazione di casa che in questo momento mi
cullava rilassandomi. Una volta fuori dalla doccia, mi cosparsi il corpo di
crema emolliente e mi infilai in un pigiamino in cotone, canotta e shorts molto
comodo. Mi asciugai i capelli e fu allora e solo allora, che con un tempismo
perfetto, mi bussarono alla porta.
Già prima di aprire sapevo che
era lui, così quando me lo ritrovai davanti non fui molto sorpresa.
Si appoggiò allo stipite della
porta inclinando la testa di lato. “Ti dirò una cosa” esordì “Avevo bisogno di
un po’ di sana normalità. Non l’ho fatto di proposito è capitato, una fortuita
coincidenza, sai quelle cose fatte sulle ali dell’impulso?” mi disse con quegli
occhi che sapevo guardare oltre, entrarti dentro e scrutarti a fondo.
Annuii abbozzando un mezzo
sorriso “Capisco perfettamente” del resto io avevo agito d’impulso tale e quale
a lui e poi non ero più arrabbiata a dire il vero faticavo a d esserlo con lui.
Fece spallucce e sorrise a sua
volta “Sono stato bene, intendo dire che è stato uno scambio reale, non mi sono
divertito alle tue spalle. Sai a volte per gente come noi, nonostante tutto,
poter essere solo noi stessi è quasi impossibile, quando ci si riesce è molto
bello e anche gratificante. Mi dispiace che poi sia andato tutto a puttane per
una foto, sono convinto che il tuo intento fosse onesto, che non ci fossero
secondi fini”.
“Grazie” gli dissi sincera
“Sai è molto surreale che io te ce ne stimo qui a parlare come due persone che
si conoscono da tempo, quando in realtà non è così, però mi piace il tipo di
persona che sembri essere, sinceramente non avrei mai immaginato che uno del tuo
calibro potesse essere così semplice”.
“Oh ma non sono un Santo sia
chiaro”.
“Ma certo che no! Anche perché
saresti noioso suppongo” lo rimbeccai divertita.
Calò qualche secondo di
imbarazzante silenzio. Lui fermo sullo stipite della porta che occhieggiava la
mia stanza, io che dondolavo nervosamente sulle mie gambe cullandomi
sull’amletico dubbio: lo faccio entrare o no?
Fu lui alla fine a rompere il
silenzio “Posso entrare?” mi chiese senza tanti preamboli.
“Sì certo” risposi prontamente
e lo feci accomodare.
Era nuovamente un po’
imbarazzato, sorrideva e si grattava la testa “Ci tenevo a dirti che non mi
comporto sempre così e che comunque tutto ciò che è accaduto è stato molto
spontaneo, anche terapeutico se vuoi. Quando ti ho detto che sono in un periodo
un po’ anti femminile è vero. Non perché io detesti le donne, tutt’altro,
ma è finita da poco una storia molto importante ed è finita un po’ maluccio
quindi è naturale che abbia scelto per un po’ di stare in stand by”.
“Davvero non c’è bisogno che
ti giustifichi oltre, sono adulta e se non fossi stata consenziente, o se tua
avessi fatto qualcosa che non mi stava bene te l’avrei detto senza problemi” lo
rassicurai.
Era sempre più incredibile
quello che stava accadendo.
Lui mi guardava e non so
perché, ma io mi sentivo sempre più piccola e sempre più inadeguata. Per Diana!
Era pur sempre un attore, un personaggio pubblico, un uomo famoso e io ero
un’ordinaria Miss nessuno.
“Sei a disagio?” mi chiese
improvvisamente “Eri più spavalda sulla spiaggia quella sera che abbiamo
mangiato i gamberi” commentò sorridendo.
Arricciai il naso “Bé allora
potevo far finta che tu fossi un Jonathan qualunque, ora invece mi ritrovo
Orlando Bloom in camera, se sono quanto meno un po’ spaesata è normale no?”.
Lui fece una smorfia e osservò
il soffitto “Orlando Jonathan Blanchard Bloom è una persona come tutte. Pensa,
ti svelerò un segreto, vado d’intestino come tutti i comuni mortali!” mi disse
con aria grave e solenne.
Mi fece fare una delle più
grasse risate che mi sia mai capitato di fare.
“Sei veramente matto! Non sei
mai veramente serio tu?” gli chiesi tra le risa.
“Certo che lo sono, ma questo
mio umorismo è tipicamente britannico, se non mi prendo in giro, finisco che mi
prendo troppo sul serio, come fa Bast che fa una tragedia per tutto!” mi
confessò facendomi poi l’occhiolino.
Era molto strano in un secondo
mi resi conto che era vicinissimo, molto gioviale, ma al contempo lontano anni
luce, non recitava era spontaneo, ma comunque sia mi stava in un certo qual modo
tenendo fuori dal suo vero mondo. Probabilmente era solo un modo per auto
proteggersi.
All’improvviso sentii le sue
mani insinuarsi sotto la mia canottiera e rabbrividii. Lui sorrise compiaciuto,
gli piaceva esercitare quel genere di potere, gli piaceva sapere che mi stava
comunicando certe sensazioni. Era esperto più di me e io ero decisamente sulle
spine.
“Perché lo fai?” ebbi il coraggio di chiedergli, a bassa voce non guardandolo
neppure negli occhi
“Perché mi va” fu la sua risposta accompagnata da un sorriso accattivante che
avrebbe steso un elefante.
Misi le mie mani sulle sue “Non credo sia una cosa fatta bene” dissi malgrado
con la bocca dicessi una cosa e con il resto volessi l’esatto contrario.
Sorrise di nuovo. “Probabilmente hai ragione” fu la sua risposta e mi baciò.
Come la prima volta non fu subito una bacio vero, ma uno sfiorarsi di labbra e
di lingue in maniera delicata quasi accennata. Chiusi gli occhi e deposi le
armi. Infondo un bacio non era una cosa poi così compromettente. Infilò
nuovamente la mano sotto la mia canottierina ma solo per carezzarmi la schiena
con la punta delle dita. Mi baciava e mi sfiorava la pelle e io pensai che forse
sarei anche potuta morire, perché ciò che mi trasmetteva era sconvolgente e non
perché sapessi chi fosse, ma perché mi piaceva proprio lui, mi sarebbe piaciuto
anche se fosse stato un inserviente, anzi forse in quel caso mi sarei concessa a
lui senza remore, invece avevo paura di ciò che lui rappresentava: un mondo
lontano una galassia dal mio.
Rimasi inerme, mi lasciai sedurre dai suoi baci languidi, appassionati, dalle
sue carezze lievi e dannatamente sensuali, anche se caste.
“Potrei passare tutta la notte a baciarti e toccarti, hai un sapore
incredibilmente buono e una pelle straordinariamente liscia” mi disse a voce
bassa leggermente incrinata dal desiderio, era su di giri ed era piuttosto
evidente anche ad occhio nudo. Questa volta sorrisi io e ancora con le labbra
sulle sue mormorai “Non è che la cosa mi dispiacerebbe, ma credo che potrei
anche struggermi, per citare Giulietta : baci come un Dio!”.
Lui sfiorò la mia lingua con la punta della sua e ridacchiò “Bé diciamo che la
più alta forma di perversione è desiderare una cosa e negarsela non trovi?” mi
chiese divertito.
Alla fine non facemmo niente se non baciarci e tocchicchiarci come due
sbarbatelli del college. Era notte inoltrata quando usci dalla mia stanza
divertito e incordato come un liceale alle prime armi. Certo per lui non doveva
essere una cosa tanto normale, ma mi sorprese quanto tutto ciò non lo
indispettisse, ma piuttosto lo avesse intrigato.
Sulla porta della mia stanza prima di andarsene mi baciò per l’ultima volta e mi
ringraziò “Non ci crederai ma è una delle più belle serate che abbia passato da
parecchio tempo in qua” mi disse prima di sparire nel vialetto oltre le siepi.
Restai a guardarlo andare via con la paura che fosse irreale, una sorta di mia
proiezione fantastica. Poi incordata anche io come non si sa cosa m’infilai a
letto sospirando. Avrei dovuto fare una doccia fredda, ma se mi fossi lavata
sarebbe andato via il suo odore che sentivo ancora su di me e che mi dava
l’illusione che stesse ancora tra le mie braccia.
Mi addormentai solo all’alba e sognai lui.
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