Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: InweElensar     05/04/2008    3 recensioni
La strana storia di una coppia insolita. Oppure vista da un'altra angolazione potrebbe essere: la normale storia di una coppia come tante. Decidete voi quale delle due opzioni è quella più calzante a ciò che andrete a leggere.
Tutto comincia da quella che potrebbe sembrare a tutti gli effetti una fine, ma...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E finalmente arriva il capitolo 7. Sono spiacente per questo ritardo, ma sono rimasta a secco di ispirazione, o meglio ho tutto in testa ma fatico a scriverlo.

Voglio davvero ringraziare tutti per il meraviglioso supporto. Non è che cercassi complimenti ad ogni costo credetemi, cercavo solo un pò d'incoraggiamento e mi fa tanto piacere averlo ricevuto, quindi grazie alle ragazze che mi hanno supportata: bebe, michi88, miolety, eminae, summer89 e amarantab e ad africa che non ha commentato ma ha aggiunto la storia tra le sue preferite :D

 

 

 

 

7

 

Fu un pomeriggio speciale.

Per qualche ora vi giuro dimenticai completamente con chi avessi in realtà a che fare e scoprii un ragazzo pieno di entusiasmo ed energia che mi trasmise tutta la sua adrenalina facendomi divertire come una pazza. Riuscì ad insegnarmi anche a surfare, oddio, a dire il vero diciamo che imparai a stare dai dieci ai trenta secondi alla volta issata sulla tavola. Ma che importava? La cosa stupefacente fu che Orlando mi fece passare una giornata davvero splendida. Non era solo un bel ragazzo e credetemi lo era davvero, fino quasi a farti del male, piuttosto era il suo modo di fare che finiva con il conquistarti ed il lasciarti completamente incantata. Se poi ci vogliamo aggiungere un sorriso capace di resuscitare un morto, capite bene che invaghirsi di lui era quasi una conseguenza naturale, come il tramonto che sussegue all’alba.

Io non ero solo invaghita, nel senso che certamente ero rapita dalla sua avvenenza e conquistata dal suo modo di fare, ma ero anche qualcosa di più: ero sulla sua stessa lunghezza d’onda. Fu una sensazione stranissima, ma quel pomeriggio mi parve davvero di conoscerlo da una vita quando in realtà non lo conoscevo affatto. Insomma fu un susseguirsi ed un rincorrersi di strane e piacevoli sensazioni.

Ma non furono tutte rose e fiori.

Quando esausti ci ritirammo sulla spiaggia, gli altri erano ancora in acqua molto lontani da noi. Eravamo entrambi stanchi, posammo le nostre tavole da una parte, al sole, e ci levammo le tute. Orlando lo fece con grazia felina, con una naturalezza innata, io invece feci la mia solita faticaccia, mentre lui mi guardava e sghignazzava impunemente.

“Non è affatto carino che tu rida delle disgrazie altrui” protestai facendo il broncio.

“Ma guarda ti assicuro che sei carina, mi ricordi una contorsionista. Una sirenetta acrobata!” mi rispose lui facendomi l’occhiolino, mentre si scioglieva i capelli lasciandoli liberi di ricadergli quasi sulle spalle umidi e lucenti. Cosa che mi procurò quasi un principio di sincope, ma che era matto a fare quelle cose mentre lottavo con il mostro, alias la tuta della Maui?

Avevo come il sentore che lui fosse pienamente consapevole del suo fascino e lo usasse impunemente per ammaliare, ma non tanto perché fosse vanesio, o narciso, ma semplicemente perché tutto ciò lo divertiva. Era un seduttore nato, era la sua natura, ma era anche scanzonato, non si prendeva poi troppo sul serio nel ruolo di novello Casanova.

“Sei un gran paraculo!” gli dissi facendogli una bella linguaccia corredata da pernacchia.

Lui rise di gusto e si stese al sole su telo da bagno. Alla fine, libera dalla tuta feci lo stesso.

“Carino il tuo costume” mi disse dandomi apertamente un’occhiata, praticamente passò in veloce rassegna la mia silhouette, ma pur non lasciando trapelare niente, la cosa mi mise enorme imbarazzo ed istintivamente mi misi in tutta fretta a pancia sotto come per proteggermi da lui, come se rappresentasse un pericolo. In un certo senso lo era davvero, davanti a lui ero troppo indifesa.

“Il tuo invece è assai curioso” gli dissi osservando i suoi pantaloncini stile militare che portava esageratamente a vita bassa, tanto che per tutto il tempo che era stato in piedi, avevo avuto la netta sensazione che gli potessero scivolare giù, fino alle caviglie da un momento all’altro. Era sfrontato, terribilmente affascinate e pericolosamente vicino, reale, in parole povere una vera tentazione. Chi al posto mio non avrebbe cullato l’idea di lasciarsi andare totalmente a lui, ad un suo solo cenno? Tutte credo. Almeno tutte quelle a cui lui piace, ma sono certa che alla fine lo avrebbero trovato affascinante anche chi sullo schermo lo snobba.

Nel frattempo lui si era assopito. Esattamente come accade ai bimbi, prima aveva fatto il diavolo a quattro sulla tavola ed ora era crollato sotto i caldi raggi del sole. Il suo stomaco si alzava ed abbassava ritmicamente segno che il suo respiro era regolare, forse stava addirittura sognando, dato che aveva un’espressione davvero beata dipinta sul volto. La sua pelle era leggermente arrossata dal sole, ma così serica tanto da indurmi a  desiderare di sfiorarla con le mie dita. Non avevo mia visto una pelle così compatta e così bella a vista, era incredibile. Orlando non era perfetto, tutt’altro, era piuttosto una perfetta accozzaglia di meravigliosi difetti che lo rendevano unico e splendido. Ero ancora a pancia sotto, con il viso appoggiato sul palmo di una mano che me lo guardavo in pace, beandomi della visione di quel corpo baciato dal sole e di quel viso sereno, quando mi balenò in testa un’idea sciocca ma innocente, volli fermare l’attimo, desideravo avere un ricordo tangibile di quel momento. Impulsivamente senza premeditazione alcuna afferrai il cellulare e lo fotografai, poi mi stesi anche io al sole rilassandomi. Ero stanca e pian pianino mi assopii fino ad addormentarmi della grossa anche io.

Non so quanto tempo passò non ho idea. Fui però svegliata da delle voci concitate, era come se qualcuno discutesse o peggio stesse litigando.

“A volte sei proprio un idiota! Mi domando come cazzo ragioni!”.

Chi stava parlando era Sebastian ed era rivolto ad Orlando, si fronteggiavano, ma l’attore sembrava piuttosto tranquillo a differenza del cugino.

“Stai esagerando” gli rispose cercando di gettare acqua sul fuoco.

“Esagerando? Ti ha fotografato cazzo! Che altro deve fare chiamare tutti paparazzi delle Hawaii e farli venire qui?”.

In quel momento mi svegliai definitivamente e capii che Copeland stava parlando di me e che aveva il mio cellulare in mano.

Mi alzai di scatto, e glielo levai di mano, fu un gesto spontaneo e del tutto impulsivo.

“Scusa ma questo è mio” feci piuttosto risentita al cugino di Orlando, del resto come si permetteva di averlo preso in mano?

“Ah! La bella addormentata si è svegliata…” fece piuttosto sarcastico arricciando un labbro mentre mi squadrava da capo a piedi “Poi mi spiegherai se ne valeva la pena” commentò caustico rivolto al cugino.

Avvampai e ci rimasi male, avrei voluto rendergli pan per focaccia, ma mi trattenei “Invece di a fare commenti fuori luogo, mi spieghi che ci facevi con il mio cellulare in mano?” chiesi ancora più irritata di prima ma mantenendo un certo contegno.

“Non è niente Meggy” intervene a quel punto Orlando “Si è irritato perché mi hai fotografato, sai lui è fotografo professionista ha questa fissa delle foto e pensa di essere l’unico al mondo ad avere il diritto di fotografarmi…” mi disse in modo assai poco convincente come per aggiustare il tutto, ma io ero stanca di quella pantomima e soprattutto non mi piacque il tono accusatorio di Sebastian.

“Sentitela facciamola finita. Okay il giochino è stato divertente adesso basta! So benissimo chi sei, e tu sai benissimo che io l’ho sempre saputo” dissi ad Orlando scoprendo le carte in tavola “Questo però non fa di me a priori una cacciatrice di scoop, né tanto meno una disonesta approfittatrice” continuai poi rivolta al cugino fotografo “Sia ben chiaro, ho voluto fotografarlo solo per ricordo e non ti permetto di prendere la mia roba e di accusarmi!” aggiunsi livida.

“Tanto la foto l’ho già cancellata” mi rispose Copeland con un sorrisino trionfante dipinto sulle labbra “Così siamo certi che se anche dovessi cadere in tentazione, senza materia prima non  farai danni”.

Mi salì il sangue alla testa “Io mi domando chi vi crediate di essere! Questo gioco è stato giocato da TUTTI allo stesso modo! Potevate NON invitarmi se temevate così tanto che io potessi essere un pericolo. E non tollero di essere accusata da gente che ha violato ma mia privacy prendendo il MIO telefono,  rovistando e cancellando materiale!” gli risposi abbastanza istericamente. Ero davvero offesa, mi facevano sentire in colpa e non sapevo neppure io il perché.

Orlando ebbe un moto di stizza. “Ha ragione Bas, cazzo, a volte sei davvero paranoico, tanto lo sappiamo che i paparazzi sanno che siamo qui e sicuramente, se non è oggi, già mi avranno beccato, o comunque mi beccheranno, che centra lei? Lei era una cosa diversa.

“Una cosa?” gli feci io scattando sulla difensiva torva, e puntando le braccia ai fianchi “Belli capelli io SONO una persona e non una cosa chiaro?” gli sibilai, ero così arrabbiata che prendevo tutto per verso sbagliato, ma ormai ero decisamente sulla difensiva.

“Calmati, è un modo dire. E’ ovvio che non sei una cosa in senso lato” mi rispose lui cercando di stemperare i toni.

Suo cugino sbuffava, ma intervenne Cheril “Probabilmente giocare, in questo caso non è stata una cosa molto furba” commentò, ma guardava Orlando non me.

All’improvviso mi sentii proprio a disagio, mi pareva d’essere come una sorte di animaletto domestico portata fuori al guinzaglio, forse Cher aveva ragione era stata una gran cazzata questa cosa del fingere di non sapere, ma da parte di entrambi, non solo di Orlando. All’improvviso tutto ciò mi fece sentire molto idiota, molto fuori posto e mi parve che tagliare la corda fosse l’unica soluzione, una liberazione.

Presi il mio cellulare e chiamai un taxi. Orlando mi guardò male “Scusa ti accompagniamo noi no?” mi disse un po’ contrariato, ma anche leggermente smarrito, come se la cosa gli fosse sfuggita di mano  non sapesse più come gestirla.

Lo guardai, e gli risposi che non era il caso, mi scusai con tutti e svelta mi avviai a passo veloce sul per il sentiero fino a raggiungere la strada. Di lì a poco arrivò il taxi e me ne andai senza voltarmi indietro. Avevo sentito dietro di me le proteste di Orlando, ma le avevo ignorate.

Una volta rientrata nella mia camera mi spogliai e infilai sotto la doccia. Tra qualche giorno sarei rientrata a casa a Boston e avrei archiviato questa strana, no, anzi questa straordinaria quanto incredibile vacanza. Nonostante tutto era una cosa più unica che rara, un ricordo prezioso di cui fare tesoro. Al sicuro nella mia camera, stavo valutando le cose con più calma e meno livore.

L’acqua calda mi scorreva sul corpo, mentre il profumo di vaniglia del mio bagnoschiuma mi deliziava le narici, dandomi quella sensazione di casa che in questo momento mi cullava rilassandomi. Una volta fuori dalla doccia, mi cosparsi il corpo di crema emolliente e mi infilai in un pigiamino in cotone, canotta e shorts molto comodo. Mi asciugai i capelli e fu allora e solo allora, che con un tempismo perfetto, mi bussarono alla porta.

Già prima di aprire sapevo che era lui, così quando me lo ritrovai davanti non fui molto sorpresa.

Si appoggiò allo stipite della porta inclinando la testa di lato. “Ti dirò una cosa” esordì “Avevo bisogno di un po’ di sana normalità. Non l’ho fatto di proposito è capitato, una fortuita coincidenza, sai quelle cose fatte sulle ali dell’impulso?” mi disse con quegli occhi che sapevo guardare oltre, entrarti dentro e scrutarti a fondo.

Annuii abbozzando un mezzo sorriso “Capisco perfettamente” del resto io avevo agito d’impulso tale e quale a lui e poi non ero più arrabbiata a dire il vero faticavo a d esserlo con lui.

Fece spallucce e sorrise a sua volta “Sono stato bene, intendo dire che è stato uno scambio reale, non mi sono divertito alle tue spalle. Sai a volte per gente come noi, nonostante tutto, poter essere solo noi stessi è quasi impossibile, quando ci si riesce è molto bello e anche gratificante. Mi dispiace che poi sia andato tutto a puttane per una foto, sono convinto che il tuo intento fosse onesto, che non ci fossero secondi fini”.

“Grazie” gli dissi sincera “Sai è molto surreale che io te ce ne stimo qui a parlare come due persone che si conoscono da tempo, quando in realtà non è così, però mi piace il tipo di persona che sembri essere, sinceramente non avrei mai immaginato che uno del tuo calibro potesse essere così semplice”.

“Oh ma non sono un Santo sia chiaro”.

“Ma certo che no! Anche perché saresti noioso suppongo” lo rimbeccai divertita.

Calò qualche secondo di imbarazzante silenzio. Lui fermo sullo stipite della porta che occhieggiava la mia stanza, io che dondolavo nervosamente sulle mie gambe cullandomi sull’amletico dubbio: lo faccio entrare o no?

Fu lui alla fine a rompere il silenzio “Posso entrare?” mi chiese senza tanti preamboli.

“Sì certo” risposi prontamente e lo feci accomodare.

Era nuovamente un po’ imbarazzato, sorrideva e si grattava la testa “Ci tenevo a dirti che non  mi comporto sempre così e che comunque tutto ciò che è accaduto è stato molto spontaneo, anche terapeutico se vuoi. Quando ti ho detto che sono in un periodo un po’ anti femminile è vero. Non perché io detesti le donne, tutt’altro, ma è finita da poco una storia molto importante ed è finita un po’ maluccio quindi è naturale che abbia scelto per un po’ di stare in stand by”.

“Davvero non c’è bisogno che ti giustifichi oltre, sono adulta e se non fossi stata consenziente, o se tua avessi fatto qualcosa che non mi stava bene te l’avrei detto senza problemi” lo rassicurai.

Era sempre più incredibile quello che stava accadendo.

Lui mi guardava e non so perché, ma io mi sentivo sempre più piccola e sempre più inadeguata. Per Diana! Era pur sempre un attore, un personaggio pubblico, un uomo famoso e io ero un’ordinaria Miss nessuno.

“Sei a disagio?” mi chiese improvvisamente “Eri più spavalda sulla spiaggia quella sera che abbiamo mangiato i gamberi” commentò sorridendo.

 Arricciai il naso “Bé allora potevo far finta che tu fossi un Jonathan qualunque, ora invece mi ritrovo Orlando Bloom in camera, se sono quanto meno un po’ spaesata è normale no?”.

Lui fece una smorfia e osservò il soffitto “Orlando Jonathan Blanchard Bloom è una persona come tutte. Pensa, ti svelerò un segreto, vado d’intestino come tutti i comuni mortali!” mi disse con aria grave e solenne.

 Mi fece fare una delle più grasse risate che mi sia mai capitato di fare.

“Sei veramente matto! Non sei mai veramente serio tu?” gli chiesi tra le risa.

“Certo che lo sono, ma questo mio umorismo è tipicamente britannico, se non mi prendo in giro, finisco che mi prendo troppo sul serio, come fa Bast che fa una tragedia per tutto!” mi confessò facendomi poi l’occhiolino.

Era molto strano in un secondo mi resi conto che era vicinissimo, molto gioviale, ma al contempo lontano anni luce, non recitava era spontaneo, ma comunque sia mi stava in un certo qual modo tenendo fuori dal suo vero mondo. Probabilmente era solo un modo per auto proteggersi.
All’improvviso sentii le sue mani insinuarsi sotto la mia canottiera e rabbrividii. Lui sorrise compiaciuto, gli piaceva esercitare quel genere di potere, gli piaceva sapere che mi stava comunicando certe sensazioni. Era esperto più di me e io ero decisamente sulle spine.
“Perché lo fai?”  ebbi il coraggio di chiedergli, a bassa voce non guardandolo neppure negli occhi
“Perché mi va” fu la sua risposta accompagnata da un sorriso accattivante che   avrebbe  steso un elefante.
Misi le mie mani sulle sue “Non credo sia una cosa fatta bene” dissi malgrado con la bocca dicessi una cosa e con il resto volessi l’esatto contrario.
Sorrise di nuovo. “Probabilmente hai ragione” fu la sua risposta e mi baciò.
Come la prima volta non fu subito una bacio vero, ma uno sfiorarsi di labbra e di lingue in maniera delicata quasi accennata. Chiusi gli occhi e deposi le armi. Infondo un bacio non era una cosa poi così compromettente. Infilò nuovamente la mano sotto la mia canottierina ma solo per carezzarmi la schiena con la punta delle dita. Mi baciava e mi sfiorava la pelle e io pensai che forse sarei anche potuta morire, perché ciò che mi trasmetteva era sconvolgente e non perché sapessi chi fosse, ma perché mi piaceva proprio lui, mi sarebbe piaciuto anche se fosse stato un inserviente, anzi forse in quel caso mi sarei concessa a lui senza remore, invece avevo paura di ciò che lui rappresentava: un mondo lontano una galassia dal mio.
Rimasi inerme, mi lasciai sedurre dai suoi baci languidi, appassionati, dalle sue carezze lievi e dannatamente sensuali, anche se caste.
“Potrei passare tutta la notte a baciarti  e toccarti, hai un sapore incredibilmente buono e una pelle straordinariamente liscia” mi disse a voce bassa leggermente incrinata dal desiderio, era su di giri ed era piuttosto evidente anche ad occhio nudo. Questa volta sorrisi io e ancora con le labbra sulle sue mormorai “Non è che la cosa mi dispiacerebbe, ma credo che potrei anche struggermi, per citare Giulietta : baci come un Dio!”.
Lui sfiorò la mia lingua con la punta della sua e ridacchiò “Bé diciamo che la più alta forma di perversione è desiderare una cosa e negarsela non trovi?” mi chiese  divertito.
Alla fine non facemmo niente se non baciarci e tocchicchiarci come due sbarbatelli del college. Era notte inoltrata quando usci dalla mia stanza divertito e incordato come un liceale alle prime armi. Certo per lui non doveva essere una cosa tanto normale, ma mi sorprese quanto tutto ciò non lo indispettisse, ma piuttosto lo avesse intrigato.
Sulla porta della mia stanza prima di andarsene mi baciò per l’ultima volta e mi ringraziò “Non ci crederai ma è una delle più belle serate che abbia passato da parecchio tempo in qua” mi disse prima di sparire nel vialetto oltre le siepi.
Restai a guardarlo andare via con la paura che fosse irreale, una sorta di mia proiezione fantastica. Poi incordata anche io come non si sa cosa m’infilai a letto sospirando. Avrei dovuto fare una doccia fredda, ma se mi fossi lavata sarebbe andato via il suo odore che sentivo ancora su di me e che mi dava l’illusione che stesse ancora tra le mie braccia.
Mi addormentai solo all’alba e sognai lui.

 

 

 

 

  
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