http://www.youtube.com/watch?v=wEITD4W88Vk
-Capitolo
14: You say you can't hold it together much longer and i should look
after your heart-
My
worth is the look in your eyes
My
prize the smile playing tricks on your lips and I wonder again Do
you ever dream of the world like I do? I too fear the change
coming on Rolling out of the blue like a storm Can you hear it
scream at the hurt that I knew?
How
I wish you’d only see How your own choices make your
dream Come out shining true before it can leave you I wish that
you could see How your own choices make your dream Come out
shining true all around you
What
is this chill at my heel? That makes the protections I've built
around my pseudo world premiere Tearing my utopian fiction apart
as it happens to just pass along?
I feel a change coming
on Rolling out of the blue like a storm Crashing against my
delirious thoughts where humanity's waiting alone
(Change
by
Poets
Of The Fall)
Quando
Klaus ricevette la telefonata di Rebekah, si precipitò
rapidamente presso l'appartamento di April.
Ne
avvertì il profumo non appena varcò la soglia
d'ingresso dell'edificio. Lo sentì pungergli le narici insieme
al fetore del sangue rappreso sul suo corpo e lo sentì
mischiarsi con l'odore del dolore e della paura.
Salì
le scale due alla volta, muovendosi involontariamente con innata
velocità, fino a quando raggiunse l'appartamento della
ragazza: vi trovò Stefan, adagiato con aria distante sulla
parete opposta al letto di April, mentre fissava lei e Rebekah, con
le braccia strette al petto. Le due ragazze erano vicine-la vampira
seduta ai bordi del letto con eleganza, e l'umana distesa in un
abbraccio fatto di sangue e lenzuola. Rebekah sembrava combattere con
il desiderio di accarezzare il volto deturpato dell'umana per farla
smettere di tremare, ma qualcosa la bloccava dal farlo. Forse il
pensiero di farle male, oppure quello di apparire troppo umana
agli occhi dei presenti.
“Che
diavolo è successo Bekah?” Klaus si sentì
sfiatare, quando scorse la rovina sul volto di April. Questa aveva il
viso gonfio, la pelle solcata da macchie violacee o nere lungo tutte
le guance e il mento. Entrambi gli occhi erano quasi chiusi, le
labbra gonfie e i capelli spettinati. La violenza che si era accanita
su di lei non aveva conosciuto pietà.
“È
stato Christopher.” rispose la sorella, senza nemmeno voltarsi
verso di lui. Continuò a guardare April con le mano congiunte
sul grembo e lo sguardo assente. L'umana era sveglia, e quando scorse
la figura di Klaus poco distante dai piedi del letto in cui si
trovava, sembrò voler combattere con la debolezza che
l'attanagliava pur di potergli dire qualcosa.
Ma
Klaus non voleva sentire.
Avrebbe
ascoltato ogni singola parola di April solo una volta strappato il
fegato di Christopher.
“Lei
è andata a dirgli che voleva lasciarlo definitivamente e lui
l'ha picchiata a sangue.” A quel punto Rebekah si voltò
verso il fratello e guardò direttamente la vulnerabilità
con cui si era denudato.
Il
volto del ragazzo era una maschera di puro odio, di quello che non
conosceva confini e che avrebbe sradicato ogni cosa gli si fosse
parata davanti, lungo il cammino che lo avrebbe portato a sfociare
questo sentimento.
“L'abbiamo
soggiogato affinché dimenticasse e non minacciasse più
April.” aggiunse Stefan, con aria fortemente distaccata. “Ma,
a quanto pare, chiunque abbia trasformato Violet ha giocato in
furbizia e dev'essere giunto anche a lui. Vuole colpirti in tutti i
modi attraverso lei, Klaus.”
Il
giovane vampiro parlò giusto per dire qualcosa, non perché
gliene importava qualcosa delle condizioni di April, bensì per
scrollare di dosso a tutti quanti il senso di angoscia che l'odore
del sangue dell'umana aveva gettato sugli altri due.
Klaus
si voltò a guardarlo con aria interrogativa, trovando una
sorta di novità in tutta quella vicenda.
Rebekah
li guardò con aria distante. “Abbiamo molti nemici,
Klaus. Troppi. Non riusciremo mai a capire chi ci sta giocando con
noi a questa maniera....” disse, troppo preoccupata per
formulare un'ipotesi. I suoi occhi slittarono di nuovo verso April,
la quale assisteva al dialogo tra i tre vampiri stanca e impotente.
Klaus
apprezzò il fatto che la sorella fosse priva di punti di
riferimento come lo era lui: ragionare in quel momento, quando era la
rabbia a dominare, sarebbe servito solo a fargli perdere
ulteriormente il controllo.
“Intanto
non farò vedere la luce di un nuovo giorno a quel bastardo...”
disse, voltandosi deciso come era arrivato e lasciandosi ondeggiare
sulla schiena il lungo impermeabile.
“K-Klaus?”
La
voce di April, della leonessa, era un riflesso di tutto il
male che giaceva sul suo corpo. Era flebile, spenta, atona, simile a
un lamento di morte. Klaus non ebbe il coraggio di guardarla; si
limitò a farlo con la coda dell'occhio e notò che
Rebekah si era privata dell'immobilità e aveva teso il braccio
verso di April, per impedirle di alzarsi dal materasso. Quest'ultima
aveva allungato il braccio verso di Klaus, le sue lacrime erano scese
silenziose sulla cute, e il vampiro poté avvertirne il rumore
rimbombargli nella testa.
“Ti...ti
prego...non farlo.” lo implorò.
Lo
implorava di non uccidere colui che le aveva fatto tanto male?
Klaus
non poté accettarlo, anzi, usò quelle parole per
buttare benzina sull'odio e la collera che lo logoravano
dall'interno. Elaborò mille modi per uccidere quel verme, nei
modi più dolorosi possibili.
“Mi
spiace. Non posso.” rispose, senza dolcezza, ricorrendo solo
alla potenza di quell'amore ferito che aveva deciso di proteggere con
il sangue.
Uscì
dall'appartamento, seguito dagli sguardi di Stefan e April.
La
ragazza urlò debolmente il suo nome, ma il vampiro si richiuse
la porta alle spalle giusto in tempo per non poterlo udire
indistintamente.
* *
* *** * ** * ** * ** ** *
Il
modo in cui riuscì a entrare all'interno dell'abitazione di
Christopher fu singolare.
Gli
aprì la cameriera, Klaus si presentò come un socio in
affari del suo amico Chris, questa chiese il permesso del suo padrone
per lasciarlo entrare e il vampiro fu dentro. Ordinò alla
ragazza di lasciare quella casa il prima possibile- perché
stava per dare inizio a uno spettacolo dove non si necessitava di
platea- e, finalmente, l'odore di Christopher fu l'unico che riuscì
a percepire all'interno di quella costruzione.
Lo
trovò dentro il suo enorme salone, mentre armeggiava con una
pistola, fischiettando una musichetta jazz che Klaus trovò più
che adatta come elogio funebre per la sua morte: patetica e stonata
come qualsiasi melodia potesse abbandonare le sue labbra.
Era
solo e particolarmente allegro, malgrado il sangue di April odorasse
ancora sulle sue mani. Si era sempre chiesto come gli umani potessero
credere che dell'acqua potesse cancellare dalle loro pelli i crimini
di cui si erano macchiati. Lui aveva ucciso e massacrato, ma
ricordava ogni singola vita che aveva spezzato, come una macchia
indelebile sul proprio spirito, ormai, inabilitato a tornare candido
e puro come forse non era mai stato.
Quell'uomo
aveva, invece, già dimenticato il male che aveva fatto ad
April.
“Sei
contento eh?”
Christopher
si voltò di scatto e, preso dal panico, sparò due colpi
mentre si voltava rapido verso Klaus. Lo prese in pieno petto, ma non
ebbe il tempo di reagire in nessun'altra maniera, poiché la
sorpresa di vedere il ragazzo che non barcollava sotto i suoi
proiettili e che non mostrava dolore gli fece sgranare gli occhi. Il
suo cuore perse un battito e Klaus desiderò fargli perdere
tutti gli altri in maniera lenta e dolorosa. Il vampiro tirò
la testa all'indietro, concedendosi una risata gutturale che nacque
dall'abisso nero che si portava dentro.
“Quando
ti strapperò le labbra avrai poca voglia di sorridere per la
gioia, mio caro...” gli disse, e avanzò verso di lui.
Christopher
mostrò la stessa spina dorsale che aveva mostrato quando
Klaus, Rebekah e Stefan si erano divertiti a giocare con lui: si
lasciò cadere a terra, quando le gambe gli cedettero e iniziò
a sparare altri colpi, puntando la mano tremante contro il corpo del
vampiro. Intanto strisciava all'indietro come un serpente, mentre
Klaus continuava ad avanzare verso di lui, incurante dei proiettili
che attraversavano la sua pelle.
“Ma
come? Mostri così tanto fegato quando picchi una ragazzina e
con me strisci come un verme che vuole scappare dal becco
dell'aquila?” Klaus diede inizio allo spettacolo, colpendo il
ragazzo con un calcio alla caviglia. Il dolore fu così intenso
che Christopher alzò la pistola verso l'alto, sparando un
altro colpo verso il soffitto, prima di perdere l'arma e lasciarla
cadere sul pavimento. Il proiettile passò accanto alla tempia
destra del vampiro, che si fermò per un secondo non appena
avvertì un rivolo di sangue scorrergli lungo lo zigomo.
Sfiorò
quel liquido denso e caldo con i polpastrelli di indice e medio della
mano destra e se li portò davanti agli occhi.
La
fuga all'indietro di Christopher terminò non appena questi
finì con la schiena contro il muro. “Ma cosa....cosa sei
tu?!” gridò spaventato, come un bambino che gridava di
fronte al peggiore dei suoi incubi.
Klaus
sorrise, portandosi poi il sangue alle labbra.
La
paura.
Era
così allettante nutrirsi di lei prima di lanciare il colpo
finale. Era un sentimento così tetro, tattile come una nube
nera che sfamava la bocca dell'odio. Questa nube si sarebbe dissolta
solamente quando la fame del rancore si sarebbe saziata.
Christopher
si era nutrito della paura di una ragazza malata quando l'aveva
picchiata a sangue, fino a ridurla ad un ammasso di sangue e carne.
Lui non si sarebbe fermato fino a quando non avrebbe potuto contare
tutte le 206 ossa di Christopher su un lago di sangue.
“Di
qua ci siamo già passati.” ridacchiò Klaus,
tingendosi le labbra e il mento del rosso del proprio sangue.
“Portiamoci verso il secondo atto.”
E
detto questo, si fiondò sull'umano, gioendo del suo urlo
finale.
* *
* * * * * * * * * * *
“Senti,
non costringermi a riempirti di altri lividi, anche perché
l'unica parte sana di te è quella dove non batte il sole!
Quindi stai ferma.” Rebekah non aveva problemi a fermare April
dal suo intento di scendere dal letto e straparlare. Era così
debole che anche una zanzara sarebbe stata capace di trattenerla. Ma
restava comunque irritante e fastidiosa; combatteva con il suo stesso
corpo pur di liberarsi dalle catene della debolezza che la
intrappolavano sopra quel letto.
“Non...non
voglio che lo uccida.” disse, restando seduta sul materasso e
cercando di liberarsi dalla presa di Rebekah sui suoi polsi.
Stefan
fissava la scena con lo stesso interesse con cui si osserverebbe il
deserto. Era rimasto nello stesso punto, immobile e disinteressato,
ignorando le parole che abbandonavano le labbra di entrambe le
ragazze.
“Ma
come diavolo ti viene in mente di dire cose del genere? Ti ha ridotta
in questo stato e lasciata come un animale per strada....e vuoi che
una bestia così viva?” Rebekah era allibita, perché
delle volte gli umani erano così masochisti dal non voler
punire i loro carnefici? Bontà non era sinonimo di stupidità.
April
si lasciò cadere sul materasso, gemendo per il dolore. Rebekah
trattenne il fiato, quando si sentì colpevole di aver causato,
involontariamente, altra agonia al corpo della ragazza.
“Tu
non...capisci.”
“Ah
io non capisco?” esclamò Rebekah, spalancando le
braccia. “Spero che sia la pena a parlare per te.”
April
fissava il soffitto scuro: numerosi punti erano privi di intonaco, in
alcuni persino si potevano scorgere delle gocce di umidità
unirsi tra loro per mostrare delle vere e proprie pozze. Le faceva
così male tutto il corpo che immaginò qualsiasi tipo di
fantasia su quel muro, al fine di renderlo meno triste di quanto non
fosse. “Io...vorrei tanto che Christopher muoia.”
sussurrò.
“Allora
che cosa vuoi? Perché fai i capricci?” Rebekah
stabilizzò il tono della voce, riassumendo una posizione
comoda ed elegante sul letto, accavallando le gambe.
April
voleva spiegarglielo, ma il dolore era troppo intenso. Le bruciava
dentro come fuoco, tagliava la sua forza con prepotenti e
inarrestabili lame, soffocava il suo volere contro un cuscino, senza
darle possibilità di combatterlo. Il dolore l'aveva uccisa
mentre Christopher la colpiva e stava facendo lo stesso allora che
era su quel letto. Non sopportava sentirsi così debole e
provata, non con la malattia che incombeva e le avrebbe tolto la vita
respiro per respiro.
“Non
voglio che...lui...lo uccida.” sussurrò, continuando a
fissare il soffitto. “Non voglio che si sporchi le mani....non
per me. Non di nuovo.”
Rebekah
la guardò stupita e incredula. April stava cercando di
salvaguardare l'anima di Klaus? Ignorando il fatto che lui potesse
vendicarla per in torti subiti?
“Nik
si è macchiato le mani già molte volte prima di
incontrarti.” disse, con più dolcezza, socchiudendo lo
sguardo mentre osservava il volto fanciullesco e deturpato della
giovane. “Uccidere uno in più o uno in meno non fa
differenza.”
April
gemette di dolore, quando avvertì una fitta a livello delle
costole. Si piegò quasi in due, mentre serrava lo sguardo così
forte da farle scivolare le lacrime dalle palpebre.
Rebekah
si sforzò di non muoversi dalla sua posizione e lanciò
un'occhiata indietro verso Stefan, ancora indifferente. “E ora
smetti di parlare, o ti sentirai solo peggio.”
“Lui...deve
essere diverso. Io lo so.”
Rebekah
venne tentata dal chiedere se parlasse di Klaus o Christopher, ma si
bloccò giusto in tempo. Visto il modo in cui April era
scoppiata in lacrime-forse per il dolore fisico o per quello al
cuore-capì che era di suo fratello che parlava. Era sempre di
lui che parlava.
“Deve....dev'esserci
stato un tempo in cui...in cui non avrebbe torto un capello a una
mosca. E lui..lui non deve uccidere. Non deve...”
“Credi
di poterlo cambiare?” La voce di Stefan giunse talmente
inaspettata che colse l'attenzione di entrambe le ragazze. Gli occhi
smeraldini del vampiro si erano lentamente spostati su di loro, e
sembrava come se egli avesse ascoltato la loro conversazione per
tutto il tempo, fingendo però di non esserne interessato.
Rebekah lo scrutò con attenzione, chiedendosi il perché
di quell'improvvisa curiosità. “Credi di potergli
togliere la sete di sangue con i tuoi begli occhi?
“Mi
piacerebbe crederlo.” April tossì debolmente,
guardandolo con freddezza.
“Allora
non sei innamorata di lui.”
“Tu
non sai niente.”
Scese
il silenzio. Rebekah avvertì una stretta al cuore quando sentì
la voce di April pronunciare quelle ultime parole: come se si fosse
sentita ferita dal fatto che Stefan l'avesse accusata di non amare
Klaus. Malgrado fosse terribilmente debole e stanca, aveva comunque
trovato la forza per difendere i propri sentimenti e i propri
pensieri, di stanziarli dalla rabbia che sentiva verso Niklaus per
lasciare prevalere ancora una volta quell'affetto sincero che ha
caratterizzato la loro relazione.
L'umana
tossì di nuovo con più forza, e Rebekah istintivamente
le posò con delicatezza una mano sul ventre,sentendolo
spasimarle sotto il palmo. La vampira deglutì sofferente.
“Non
puoi cambiare un vampiro, Ford.”
“No,
infatti...voglio solo...tirare la parte migliore di lui come lui ha
fatto con me tempo fa.” April abbassò gli occhi lucidi
sulla figura del vampiro, il quale la guardò con indifferenza,
serrando rudemente la mascella. “Ho..visto quello che è
successo a Violet. Prima di morire per la seconda volta, lei era
tornata quella che conoscevo. Io...voglio provare a tirar fuori
l'umanità dall'animo di Klaus. Almeno...in questi ultimi
attimi che mi rimangono. Se proprio devo andarmene, voglio far sì
che almeno la parte peggiore di Klaus venga via con me. E che rimanga
quella che io...ho amato.”
Quelle
parole, così semplici, umane e dettate da un cuore sulla via
della morte, lo colpirono nel più profondo. Rebekah lo intuì
da come il ragazzo aveva chinato il capo e socchiuso lo sguardo, in
riflesso a quelle frasi che gli erano penetrate dentro come veleno.
La cosa che la intristì fu, però, che le parole di
April lo riportarono a un passato che non aveva ancora seppellito Un
passato che non era legato a Rebekah. Non era lei la donna che
avrebbe tirato fuori il meglio di Stefan: era qualcuno che era già
esistito e che mai sarebbe più rinata probabilmente.
“Finiamola
con questo vittimismo.”
Stefan
si ritrovò rapidamente accanto al letto di April e, senza che
Rebekah potesse fare nulla per impedirlo, dell'altro sangue iniziò
a scorrere solitario lungo il pallore di un corpo.
** *
* * * **** ** * * ** * *
Se
il sapore del sangue di Christopher poteva essere descritto con una
sola parola, quella era repellente.
Sapeva
di sporco e violenza, di lussuria e codardia, di tutto il marcio che
potesse risiedere dentro un uomo.
Malgrado
il senso di vomito, Klaus premeva sempre con maggiore profondità
nella carne dell'uomo ogni qualvolta ricordava il male che aveva
arrecato ad April. Voleva privarlo anche della sua ultima goccia di
sangue, ma poi si diceva che una morte così rapida e indolore
non la meritava.
Klaus
voleva fare in modo che giungesse nell'aldilà in maniera tale
che, se ci fosse stata una seconda vita dopo la morte, ricordasse il
dolore che aveva patito per mano sua. Voleva restare il suo incubo
peggiore per ogni notte delle sue future esistenze.
Quando
staccò i canini dalla tenera carne del collo di Christopher,
gettò la testa all'indietro, lasciando che il sangue gli
scivolasse lungo il mento, per poi lasciarlo gocciolare sul
pavimento.
L'umano
emise un debole gemito, privo di forza e volere per combattere la
ferocia di Klaus. Il suo volto era terribilmente pallido, gli occhi
quasi vitrei vagavano lentamente nel vuoto, il suo corpo era scosso
da spasmi incondizionati che non riusciva a controllare.
Stava
morendo, ma Klaus non voleva permetterglielo.
Non
così.
Sarebbe
stato troppo veloce e indolore per lui.
“Non
fai il duro con me, come mai?” Klaus lasciò il colletto
della sua camicia, portandosi il palmo della mano al mento. Trascinò
così il sangue della sua vittima alle labbra, per poi
ripulirle con la punta della lingua. Christopher lo fissò con
disgusto.
“Ah
no giusto.” Klaus affilò lo sguardo e serrò la
mascella. “Io sono più forte di te, quindi abbassi la
cresta.”
“T-ti...prego.
Smettila.” Christopher scoppiò a piangere, malgrado la
cosa non fosse così evidente. Il suo corpo era troppo provato
dalle torture per poter rendere manifesto il suo dolore, ma le
lacrime avevano preso a scendere lentamente sulla sua pelle,
mescolandosi al sangue color cremisi.
Klaus,
però, non ebbe pietà alcuna. Anzi, quel comportamento
non fece che accrescere ancora il suo desiderio di vendetta nei
confronti dell'uomo.
“Scommetto
che April ti ha detto lo stesso mentre tu la massacravi di botte.”
ringhiò, puntandogli il dito contro. Aveva una voglia matta di
affondare di nuovo i denti nella sua carne, ma aveva ancora quel poco
di forza di volontà che gli permetteva di ben pianificare la
sua vendetta.
Christopher
pianse più forte, i singhiozzi gli scossero il petto e il
dolore alle coste gli provocò un attacco di tosse. “Mi
spiace, mi spiace, mi spiace...” ripeté quelle parole
sempre più debolmente, chiudendo gli occhi e scuotendo la
testa.
Sì,
gli dispiaceva davvero. Ma solo
perché stava pagando caro il suo gesto.
Se
Klaus non avesse reagito, lui non avrebbe mai provato rimorso per
quello che aveva fatto e sarebbe andato avanti con la sua vita, con
un sorriso sulle labbra. Magari mentre April moriva in un letto di
ospedale, con i segni della sua violenza che ridevano di lei, insieme
alla malattia che la stava portando via.
“Se
ti dispiace davvero, allora dovresti essere disposto a pagare per i
tuoi crimini.” Klaus scattò su di lui, piegandosi
sulle ginocchia e stringendogli la spalla con forza. Premette con il
pollice sulla clavicola dell'umano, facendolo gridare di agonia.
Musica per le orecchie del vampiro.
“Non
dovevi permetterti di toccarla nemmeno con un dito.”
“E
tu quante...quante donne, ragazze, bambine hai...hai ridotto in
quello stato?” Christopher venne dominato dalla rabbia; puntò
i suoi grandi occhi verdi in quelli del vampiro e digrignò i
denti. Sapeva quanto quell'affronto gli sarebbe costato caro. “Ma
solo perché non eri innamorato di loro non te n'è
importato nulla?”
Klaus
scoppiò in una fragorosa risata. “Stai cercando di farmi
la morale per caso?” domandò, e strinse più forte
la spalla dell'umano, beandosi ancora una volta del suo dolore.
“Nelle tue condizioni non è sicuramente la scelta più
saggia.”
Christopher
tossì, sputando sangue. “Sei solo un mostro.”
sussurrò, mentre le corde
della sua voce vibravano al suono della paura della morte.
“Beh
tra mostri ci si intende sempre.” rispose Klaus. Portò
l'altra mano sopra la spalla opposta dell'uomo e iniziò a
stringere anche in quel punto; spezzargli entrambe le clavicole gli
avrebbe fatto un male cane, ne era certo. “Ma..sai cosa? Io
sono un mostro, e ho una giustificazione nell'esserlo perché è
nella mia natura. Tu sei umano invece;
nella tua indole non dovresti comportarti in questo modo orribile. Tu
non ne hai alcun diritto.”
Iniziò
a premere con entrambi i pollici sulle ossa dell'uomo e iniziò
a sentirle sgretolare sotto pelle. Aveva deciso di fare lo stesso con
tutte e 24 le costole, per poi passare alle ossa del bacino, degli
arti superiori e di quelli inferiori.
Poi,
quando Chris non avrebbe più potuto muoversi, Klaus sarebbe
passato a giocare con i suoi visceri.
L'umano
gridò, con tutta l'aria che aveva nei polmoni. “April
non mi ama, proprio perché sono un mostro, è
vero.” disse, non appena
la pressione delle dita di Klaus si allentò di poco. Riprese a
premere non appena lui ebbe ripreso fiato, e sentì che ormai
quelle erano sul punto di cedere sotto la sua forza. “Ma come
pensi...come pensi...possa amare te dopo quello che stai facendo?”
“Sai
quanto mi interessa se lei è così folle da volerti
lasciare andare?” Klaus si fermò un'istante, fortemente
oltraggiato da quelle parole. Sapeva che April lo aveva implorato di
non uccidere quel bastardo, e sapeva anche il perché lo avesse
fatto, ma non aveva alcuna intenzione di ascoltare nessuna di quelle
voci che gli imponevano di arrestarsi dal compiere quel crimine.
Lui
non sarebbe cambiato, nonostante
quello che provava per April fosse forte abbastanza da fargli credere
di desiderare una cosa simile.
“Non
avresti dovuto ridurla in quello stato e ora sarò io a fartela
pagare.”
Basta,
era ora di farla finita.
Klaus
capì di dover rinunciare al suo ingegnoso piano di tortura
quando ebbe ripreso a pensare.
A
lui, a April, a loro due insieme.
Avrebbe
dunque spezzato il collo a quel bastardo e avrebbe fatto banchettare
i corvi con il suo corpo.
“E..e..quindi
lascerai che April se ne vada...da sola? Circondata da mostri?”
Christopher ebbe ancora la forza di parlare, lo spirito di
autoconservazione prevaleva su ogni cosa.
E
riuscì a fermare Klaus.
Il
vampiro lasciò le mani adagiate sul corpo di Christopher e lo
guardò con occhi sbarrati. Il fatto che lui sapesse della
malattia di April accrebbe la fiamma che gli bruciava dentro, ma le
restanti parole soppressero la violenza con cui stava agendo.
April
lo aveva implorato di non ucciderlo e, se lui fosse tornato da lei
con le mani sporche del sangue del cadavere di Christopher, ella
sarebbe morta da sola.
L'avrebbe
rinnegato, come aveva fatto qualche sera prima, l'avrebbe allontanato
e sarebbe morta sola.
Sola.
Sola.
No,
Klaus non lo avrebbe permesso.
Non
avrebbe permesso che la ragazza venisse accompagnata dalla solitudine
anche nella morte, oltre che nella vita. Ma cosa poteva fare?
Dio, desiderava troppo spezzare la vita di Christopher, ma i suoi
muscoli erano bloccati da quello stramaledetto peso sul petto.
Voleva,
ma non poteva e non doveva.
Per
April.
Sì,
per le valeva la pena non essere se stesso, almeno per un giorno.
Allontanò
le mani dal corpo di Christopher, posando le ginocchia sul pavimento,
e abbassando lo sguardo quando sentì l'umano tirare un sospiro
di sollievo. Ne avvertì persino sorgere una risata, quando la
consapevolezza di essere salvo, di
nuovo, prese possesso
di lui.
“Grazie...grazie...”
disse ripetutamente, guadagnandosi un'occhiata fredda da parte di
Klaus. Quando scorse quegli occhi di ghiaccio sul suo corpo, il
sorriso di Christopher si spense e tutte le barriere che si erano
erette crollarono rovinosamente.
Klaus
non lo avrebbe lasciato andare.
Aveva
avuto un attimo di ripensamento, ma mai lo avrebbe lasciato andare.
L'umano
prese a tremare, quando Klaus gli afferrò il volto tra le mani
e lo guardò negli occhi. Le dita affusolate erano strette
serrate sui suoi zigomi, lasciando presagire che, in pochi secondi,
sarebbero state così strette dal potergli spappolare le ossa
del viso.
“Tu
non uscirai di qui senza aver pagato, Christopher.” sentenziò
il vampiro, riservandogli un'occhiata velenosa. “Non ti
avvicinerai mai
più ad
April. Non la guarderai, non le parlerai, lei non esisterà più
per te e tu non esisterai più per lei.”
Christopher
smise di divincolarsi alla presa di Klaus quando sentì le sue
parole riecheggiargli nella mente, convincendolo dunque a obbedirgli.
Il volere del vampiro divenne il suo.
“E
già che ci sei...andrai al dipartimento di polizia e
confesserai ogni tuo crimine, sopratutto quelli di cui puoi donare
delle prove. Andrai in galera e ci resterai per il resto della tua
patetica esistenza. E ogni giorno odierai te stesso per essere questa
merda.”
Qualcosa
dentro Christopher si ribellò: la paura di essere
imprigionato, di scontare delle pene, di venire giudicato come il
bastardo che
effettivamente era stato in vita, tutto questo lo implorava di non
obbedire alle parole di Klaus. Ma non aveva nulla con cui opporsi, e
in una frazione di secondo si ritrovò ad annuire mestamente,
suscitando un risolino da parte del vampiro.
“Perdonami,
ma non sono così magnanimo da concederti di passarla liscia
del tutto.”
ridacchiò
Klaus, allontanò
poi le mani dal viso di Christopher e ne portò solo una a
stringergli il mento. “Spero che la permanenza in prigione sia
di tuo gradimento. Sai come si divertiranno con un bel tipetto come
te?”
Detto
questo, e leggendo le parole della paura nelle iridi di Christopher
che solo silenziose potevano rimanere, Klaus si alzò in piedi
e diede le spalle al corpo immobile dell'umano.
Sorrise
mentre varcava la porta di casa di Christopher, e provò uno
strano senso di sollievo in quello che aveva appena fatto.
Intanto
il sole iniziò a sorgere.
* *
* * * * * ** * * * * * * * * * *
Ma
quella giornata non poteva terminare senza preoccupazioni?
Quando
Klaus rientrò presso l'appartamento di April non trovò
altro che vuoto e silenzio e avvertiva uno strano e preoccupante
puzzo, come di sangue.
Di
April.
Di
Stefan.
Colto
da un impeto di rabbia, l'Originario si fiondò alla loro
villa, spalancando le grandi porte con un semplice gesto della mano e
gridando a gran voce il nome della sorella, del suo folle amico, e
della sua umana senza
però ottenere alcuna risposta. Gridò ancora e ancora i
loro nomi, non curandosi di poter svegliare i vicini o di poter
offuscare la luce del sole nascente con la propria collera, e si
diresse presso le stanze al piano superiore, pregando in cuor suo di
non aver ricevuto risposta semplicemente perché aveva a che
fare con dei sordi.
Si
fermò a circa metà della scalinata, non appena avvertì
qualcosa di familiare: l'odore
di April, ma c'era
qualcosa di diverso in esso. Era come se...
“April
Ford!” la chiamò, correndo verso il punto da cui sentiva
provenire il suo profumo. I suoi passi, rapidi e leggeri, risuonarono
tra le buie pareti della villa mentre tutti i suoi sensi erano
rivolti unicamente a lei.
Era
nella stanza degli ospiti.
Klaus
vi giunse in pochi secondi, spalancandone le porte con un gesto
rabbioso. La stanza sembrava vuota; la luce faceva capolino oltre le
lunghe e bianche tende che coprivano le ampie finestre per poi
estendersi lungo il pavimento color cremisi. Il letto era vuoto, ben
fatto; i mobili impolverati e silenziosi.
Lei
non c'era, ma
l'avvertiva comunque.
“Nik?”
La
sua voce, forte e melodiosa come l'aveva conosciuta e amata, risuonò
in un punto alle sue spalle. Si voltò per poterne incontrare
poi il radioso sorriso; aveva i lunghi capelli neri bagnati, il volto
pallido ancora attraversato da diversi segni e da alcuni lividi, e
indosso portava un abito che, sicuramente, era di Rebekah.
Probabilmente quello meno provocante ed elegante che possedeva.
Klaus
si girò completamente verso di lei, rimirandola nella prima
luce del giorno.
Lei
avanzò verso di lui, senza mai smettere di sorridere, e allora
lui l'avvertì.
Il
suo cuore che batteva.
Era
ancora viva.
“Stefan
ti ha dato il suo sangue?” domandò. Anche se sapeva che
quella non era la prima domanda che avrebbe voluto rivolgerle, furono
quelle le parole che riuscì a pronunciare in sua presenza.
“Sì,
è per questo che i miei lividi...sono diventati meno
visibili.” April chinò la testa, portandosi un ciuffo di
capelli dietro le orecchie e sorridendo timidamente. O forse,
semplicemente, il ricordo del fluido vitale del ragazzo che le
scorreva lungo la faringe un po' la inquietava. Com'era normale che
accadesse.
Scese
un silenzio imbarazzante in cui nessuno dei due seppe che cosa dire.
C'era attesa, tensione, desiderio di dirsi tante cose senza però
riuscire a farlo, in quel silenzio che li avvolse.
“Come
ti è saltato in mente di andare da quel folle del tuo
ex-fidanzato?” Klaus allora optò per quello che sapeva
fare meglio: essere rude e insensibile.
“Oh
ti prego, non farmi la predica.” April mosse un passo nella sua
direzione, sempre con quel sorriso così umano sulle
labbra. “Dovevo prendere di nuovo in mano la mia vita e
affrontarla a muso duro. Sono andata da lui perché dovevo
chiudere la nostra sciocca relazione definitivamente, punto.”
Klaus
tamburellò con il piedi sul pavimento, si morse le labbra e
distolse lo sguardo. “Era proprio necessario?” domandò,
accorgendosi solo in seguito che le sue parole erano prive di
qualsiasi tatto. April stava morendo, e quindi la relazione con
Christopher si sarebbe sicuramente conclusa senza che lei lo facesse
verbalmente, che senso aveva dunque affrontare una simile situazione?
E anche se April avesse preso la decisione di trasformarsi in un
vampiro, non era necessario.
“Non
mi piace scappare.” April si strinse le braccia al petto, e
fece spallucce, storcendo la bocca in una smorfia divertente. “Se
me ne devo andare, devo farlo per bene.”
“Sappi
che non ti sopporto quando parli così.” Klaus parlò
d'istinto, appurando quel fastidio solamente in quel momento. April
parlava senza vittimismo, senza paura e senza nemmeno il coraggio di
un'eroina che non temeva la morte: parlava semplicemente come una
persona che non voleva dare ascolto al proprio dolore e quindi lo
sminuiva.
April
venne colpita da quelle parole e tornò improvvisamente seria.
“E tu perché non l'hai ucciso?”
Il
vampiro non si aspettava quel genere di domanda poiché non
aveva idea che la ragazza fosse a conoscenza di quanto era accaduto.
Un po' ne provò vergogna, sentendosi quasi sminuito nella
propria figura di vampiro cattivo, e si sentì nudo come solo
un verme poteva essere.
Ma
April lo guardava solo con gli occhi di qualcuno che gli era grato.
“Un
accordo è un accordo. Tu mi hai chiesto di non ucciderlo e io
ho rispettato....”
Il
tuo ultimo volere.
Non
riuscì a portare a termine la frase, arrestandosi
improvvisamente.
April
abbozzò un sorrisetto furbo e abbassò gli occhi scuri.
“Cosa c'era di diverso...dall'acconsentire all'omicidio di
Violet per mano di Stefan?” domandò.
Klaus
non si aspettò nemmeno quella domanda. Non aveva idea di come
affrontare quell'argomento, ricercando una possibile via di fuga che
lo portasse al perdono da
parte della ragazza. Non l'avrebbe mai ottenuto, probabilmente l'aver
risparmiato Christopher l'aveva fatta sentire speranzosa
nel ritrovare qualcosa in lui
che era morto da tempo.
“E
poi tu come fai già a sapere del tuo ex ragazzo?”
domandò, cambiando discorso perché una risposta a
quella domanda sarebbe stata riccamente carica di sentimentalismo.
“Lo devo a quella chiacchierona di Rebekah?”
April
scosse la testa, sorridendo. “Non lo sapevo in realtà.
Volevo solo verificarlo.” ammise furbamente, strappando un
sorriso dalle labbra del vampiro che non si aspettava minimamente che
lei lo stesse mettendo alla prova. L'umana si avvicinò di più
a lui e la stretta vicinanza parve soffocare entrambi.
“Se
Christopher non mi avesse picchiata....” April alzò la
mano e la fece scorrere delicatamente sullo zigomo destro di Klaus.
Quest'ultimo assaporò ogni attimo di quel tocco, socchiudendo
gli occhi come preda di un bel sogno. La mano di lei era fredda come
il ghiaccio. “Sarei venuta da te.”
Il
tono di voce della ragazza scese man mano di una tonalità. Le
sue dita si adagiarono sulle labbra rosse e carnose del ragazzo, il
pollice scorse sopra quello inferiore.
“Hai
proprio pianificato tutto, vero Ford?” ridacchiò Klaus,
avvertendo diversi brividi caldi serpeggiargli lungo la schiena, a
causa del tocco di April.
April
sorrise, con tenera dolcezza. “Ho preso la mia decisione, Nik.
E tu sei l'unico con cui voglio condividerla. Anche se mi hai fatto
male, io ho subito pensato a te.”
Klaus
attese che lei continuasse, restando immobile sotto le carezze delle
sue mani. Queste scesero lungo le sue ampie spalle, per poi scendere
lungo le braccia e cingergli i fianchi. Il respiro caldo e vitale
della ragazza soffiò sul collo del vampiro. “Ho deciso
di non trasformarmi.”
Dio,
lo sapeva.
Eppure
Klaus non poté fare a meno di sentirsi morire dentro al
sentire pronunciare quella parole. Avvertì una sensazione di
pizzicore agli occhi, ma la scacciò battendo ripetutamente le
palpebre. Voleva imprecare, gridare, dirle che era una pazza, per poi
affondare i canini nella sua carne, ucciderla e farla tornare in
vita. Ma questa scena si svolse unicamente nella sua mente.
“Perché?”
domandò nella realtà, abbassando lo sguardo su di lei.
April
stava quasi per piangere, ma con muto orgoglio si mostrava forte e
fiera. Proprio come una leonessa. “Perché non serve
l'eternità per vivere. Si può vivere un'intera vita
anche in pochi attimi.” rispose. “Io in quei giorni con
te, ho vissuto più di quanto abbia mai fatto nel resto della
mia vita.”
Klaus
distolse lo sguardo, quando avvertì gli occhi bruciargli di
più.
Anche
lui aveva vissuto con April più di quanto aveva fatto nelle
altre centinaia di vite che aveva avuto.
Non
rammentava un se stesso così vivo da quando aveva amato Tatia
e da quando la sua famiglia era unita e umana sotto
lo stesso tetto. Pensò che sarebbe stato meglio se la vita
fosse finita insieme a quegli amori.
Ma
poi non avrebbe incontrato April, e allora si chiese perché
lei dovesse rinunciare all'immortalità.
“E
quindi che cosa vuoi? Non piangerò sul tuo letto di morte, mi
rifiuto di farlo.”
“Non
ti sto chiedendo questo.” April lo interruppe, arrestando quel
crescendo di rabbia nella voce del ragazzo. “Io voglio solo che
tu continui a farmi vivere. Come hai fatto fino ad ora. Voglio vivere
appieno questi ultimi giorni che mi restano.”
Gli
accarezzò il volto con un'amorevolezza disarmante, che
soppresse tutti i pensieri che attanagliavano Klaus. Posò poi
le labbra sulle sue con delicatezza, rubandogli un bacio rapido che
però lo uccise.
“Abbiamo
poco tempo....io non posso sopportarlo, April.” sussurrò
sulle sue labbra, la voce gli tremava.
Non
si era mai reso conto di quanto la morte fosse odiata e maligna.
Portava
sempre via i migliori da quella terra.
April
si morse il labbro, con innocente malizia. “Non sprechiamolo
allora, Nik.” disse.
Sorrise
e abbassò gli occhi sulle labbra del vampiro. Capendo dove la
ragazza voleva andare a parare, Klaus posizionò le proprie
labbra su quelle di lei, unendole in un passionale bacio. La strinse
a sé, cingendole i fianchi e facendo aderire il suo corpo a
quello di lei.
Non
c'era passione più imponente di quella che si nutriva quando
la fine era vicina.
April
iniziò ad arretrare, in direzione del letto. Gli slacciò
i bottoni della camicia uno per uno, mentre la bocca di Klaus
scendeva famelica sul collo della giovane, facendovi scorrere sopra
le labbra e la lingua.
Il
vampiro portò le mani alla schiena della ragazza, tirando giù
rapidamente la zip. Vedendo però che questa si bloccava ad un
certo punto, fece voltare rapidamente la ragazza, premendo il petto
contro la schiena di lei. La sentì iniziare ad ansimare,
mentre la sua bocca continuava a torturarle dolcemente la pelle nivea
del collo e con le mani si apprestava a scoprire il suo corpo. Con
una la liberò del il vestito, con l'altra esplorò la
sua pelle calda e tremante-forse non a causa della frenesia-facendone
scorrere il palmo lungo il ventre, poi lungo le gambe.
April
tirò la testa all'indietro, lasciandosi andare a un
lunghissimo gemito di piacere. Si girò poi, ancora una volta,
verso Klaus, liberandolo della camicia e infine dei pantaloni.
Lui
la prese tra le braccia, passandole un braccio sotto i polpacci e
tenendole l'altro in vita e la portò sopra il letto. La
distese con delicatezza, per paura di farle male, e si protese verso
di lei, facendo scorrere le mani lungo le lenzuola, verso la testa di
lei, per poterla baciare sulle labbra.
April
lo lasciò fare, passandogli una mano tra i capelli e
cingendogli i fianchi con le ginocchia. Klaus era intenzionato ad
amarla come mai nessuno aveva fatto mai prima con lei.
Voleva
rendere quella notte unica, indimenticabile, fatta solo per loro due.
Affinché
lei ricordasse.
Le
baciò la guancia, scendendo poi verso il collo, verso i seni,
verso il ventre, lasciando una scia di baci lungo la sua pelle
fremente. April inarcò la schiena e si lasciò andare ad
un altro segno di piacere, allungando le braccia verso l'alto, fino a
sfiorare con le dita le federe dei cuscini.
“Niklaus...”
sussurrò il suo nome, quello strano, assurdo nome che aveva
sempre pronunciato con difficoltà all'inizio della loro
storia.
“Shh.”
Klaus risalì di nuovo all'altezza del suo volto, posandole
l'indice sopra le labbra per non farle proferire ancora verbo. Lo
fece perché si era accorto che lei stava per piangere, che le
barriere che si erano innalzate attorno a lei stavano per cedere e
che la paura stava per prendere il sopravvento.
Non
poteva permetterglielo, non quella notte.
Le
accarezzò dolcemente il viso, mentre con l'altra mano la
liberava lentamente dell'intimo, annullando qualsiasi restrizione tra
i loro corpi.
“Ti
amo April.”
Accompagnò
quelle parole a un gesto delicato del suo bacino, spingendosi
lentamente in lei. Quelle che uscì dalle labbra di April fu un
risolino, accompagnato da gemiti di piacere che non poté
controllare mentre il vampiro si muoveva in lei. Egli portò le
proprie mani a cingere i polsi di lei, mentre lei affondò il
viso nell'incavo del collo di lui, per soffocare i suoi versi di
piacere e le lacrime che incondizionatamente scendevano lungo le sue
guance.
Sentendo
la voce di April mossa da singhiozzi e dolci parole sussurrate, Klaus
le lasciò i polsi e la fece accoccolare sopra le sue
ginocchia, assumendo una posizione seduta. Continuò a muoversi
in lei, con gesti controllati ma decisi, stringendola in un abbraccio
che non lasciava via di fuga, mentre April si stringeva a lui come se
fosse la sua ancora di salvezza.
In
un preciso momento del loro amplesso, la passione valicò
entrambi. Le spinte si fecero più decise, più forti,
più possessive, come se Klaus non avesse più
potuto lasciarla andare via.
Il
piacere crebbe incessante nel corpo di entrambi, fino a quando
l'orgasmo non li travolse e le loro voci risuonarono all'unisono nel
buio di quella stanza.
I
due poi si accoccolarono l'uno accanto all'altra come se quella non
fosse stata la loro ultima notte.
E
così, infatti, sarebbe stato.
Il
mio valore è lo sguardo nei tuoi occhi, il mio premio il
sorriso che gioca sulle tue labbra e mi chiedo: sogni mai il mondo
come lo sogno io?
Anche
io ho paura del cambiamento che arriva rotolando dal cielo come
una tempesta. Lo senti come urla alle ferite che mi porto dentro?
Quanto
vorrei che tu vedessi come le tue scelte fanno sì che il
sogno diventi reale e risplenda prima che ti possa
lasciare. Vorrei che tu potessi vedere come le tue scelte fanno
sì che il tuo sogno risplenda nella realtà attorno a
te.
Cosa
è questo brivido che mi insegue? E che mette in mostra le
protezioni che ho messo attorno al mio mondo immaginario, facendo
a pezzi la mia utopica finzione proprio quando stava per
funzionare?
Sento
un cambiamento in arrivo che rotola dal cielo come una
tempesta, scontrandosi contro i miei pensieri deliranti dove
l’umanità attende da sola.
Ehm....ciao
a tutti! *^*
Attendo
il lancio delle uova, delle vostre ciabatte, di tutto quello che vi
circonda, poiché so che questo capitolo causerà molta
delusione.
Ma
partiamo con ordine, perché ho molte cose da spiegare, dato
che temo di non averlo fatto bene attraverso il capitolo: April non
ha perdonato Klaus di punto in bianco per quello che è
accaduto a Vil (come è stato detto nel capitolo 12, lei non si
è disinnamorata del vampiro, dato che spegnere un sentimento
così rapidamente sarebbe stato surreale) ma dopo la morte
della migliore amica ha preso la decisione di non trasformarsi e di
tornare da Klaus. Voi direte: perché questa decisione in
contrasto con il comportamento precedente di April? Semplice (o
meglio per me lo è che sono una incasinata complessa xD): ho
provato a immedesimarmi in una ragazza che sa di stare per morire e
che vorrebbe dare un senso ai suoi ultimi giorni. April ha sempre
affermato di aver conosciuto un lato di Klaus che l'ha fatta
innamorare e quindi ha deciso di provare a ritrovare questo lato
prima di andarsene per sempre. Ha avuto un'ulteriore punto a suo
favore quando Klaus non ha ucciso Christopher per lei (anche se,
diciamocelo, se lo sarebbe meritato quel bifolco!) ed è qui
che decide dunque di rivelare la sua decisione finale. April teme di
perdere se stessa diventando un vampiro, asserisce al fatto che ha
vissuto più di quanto abbia mai fatto nei momenti in cui è
stata con Klaus e non vuole andarsene senza aver vissuto di nuovo
quei momenti con quell'uomo che ha conosciuto. Non so se mi sono ben
spiegata, probabilmente no come al solito, ma spero comunque che la
situazione non risulti banale come possa sembrare a molti.
Inoltre
ho deciso di non far venire a galla il nome di Katerina. Questo
perché, come ha detto Rebekah, sono molti i nemici della loro
famiglia e pensare a un unico soggetto sarebbe stato difficile. Anche
se il nome di Kath è sempre il primo a comparire!
Essendo
stato questo capitolo un vero e proprio parto, mi scuso se ho fatto
un vero e proprio disastro. Sono sempre pronta per ulteriori
chiarimenti e per risposte, così come sono pronta a ricevere
le vostre mazzate! XP Inoltre, avendo avuto poco tempo per
correggere, vi chiedo umilmente sorry se ci sono errori
grammaticali...e se vi va, fatemelo pure presente così
provvederò a correggerli!
Ringrazio
tutti i lettori che mi stanno seguendo, preferendo e ricordando u.u
così come ringrazio le fantastiche fanciulle che mi rilasciano
sempre dolcissimi commenti, spazzando via la scarsa autostima che
ripongo sempre in quello che scrivo!
Spero
davvero di ritrovarvi tutti anche nell'ultimo capitolo che
pubblicherò la prossima settimana, seguito poi dall'epilogo!
;)
A
presto, ciao ciao ^^
ps:
le frasi alla fine del capitolo non sono altro che la traduzione
della bellissima canzone scelta per il capitolo. I “Poets of
the fall” sono un gruppo poco conosciuto qui in Italia, ma
meritano davvero tanto! Spero che abbiate ascoltato quella meraviglia
*____*
Ok,
me ne vado per davvero u.u
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