8
- Capitolo
8
- 8 Ottobre 2011
- "Se studiassimo medicina, avrei
trenta ad anatomia, ma purtroppo studiamo lingue e ciò non
ci aiuterà a...".
- "Lingue, hai detto bene...".
- Matteo, per confermare la sua
affermazione, slacciò un altro bottone della mia camicetta,
per poi baciarmi un seno da sopra il reggiseno con eccessiva enfasi.
- "Amore...".
- "Sì?".
- "Ho deciso. Cioè, mi
sono decisa. Possiamo..." rivelai, con il fiatone, desiderosa di
continuare a sentire le sue mani su di me e le sue carezze infinite.
- Stavamo insieme da mesi, troppi
mesi, a detta delle mie amiche, e in quel momento ero giunta alla
conclusione che fosse inutile aspettare ancora, perchè per
me Matteo era quello giusto.
- Lui, un po' incredulo, mi
fissò, smettendo di dedicarsi al mio petto.
- "Possiamo, cioè, hai
deciso...?".
- "Non ha senso aspettare. Io ti
amo...".
- "... Lo sai che ti amo anch'io,
tanto...".
- "... E anche io sono stufa di
bloccarci sempre, ogni volta che stiamo in pace, da soli. Voglio te,
solo te" mormorai, arrossendo furiosamente.
- "Anche io, amore. Ma sappi che
ti avrei aspettato ancora" sussurrò lui, prima di gettarsi
di nuovo addosso a me e continuando a slacciarmi la camicetta. "Ti amo
da impazzire".
- "Anche io, anche io!".
- **********
- Nuovo lunedì,
nuove lezioni, nuove dosi eccessive di caffeina, solite chiacchiere con
i soliti amici.
- Tuttavia, questa volta
c'è qualcosa di nuovo, una sorta di piccola
novità: sto facendo colazione a casa di Dario, mentre di
solito è lui che viene da me prima di andare a seguire le
lezioni.
- I suoi genitori non ci
sono come al solito, visto che la loro condizione di infermieri li
costringe a lasciare casa prima delle otto del mattino, e, non avendo
altri figli, la casa non è ospitata da nessuno tranne noi.
- Ieri sera ho mandato un
sms al mio amico in cui gli chiedevo di vederci prima della lezione di
Letteratura Tedesca, ma ovviamente costringerlo ad uscire di casa prima
delle dieci del mattino era alquanto impossibile, per cui sono andata
io da lui e gli ho anche preparato la colazione.
- "Quindi... Trudy se ne va
a Torino. Wow" sussurra colpito Dario, dopo che gli ho spiegato la
novità del momento. E' serio, con ancora addosso i
pantaloncini blu e la maglietta bianca che usa per dormire, e mi
squadra insistentemente oltre il vetro dei suoi occhiali rettangolari.
- "Sì. Sono
felice per lei...".
- "Ma...?" mi interrompe,
lasciando perdere il toast che stava per mangiare.
- Sospiro, iniziando a
torturare con le mani un tovagliolo di carta fino al punto di ridurlo
in una piccola pallina.
- "Ma ho paura, ecco. Ho una
brutta relazione con gli addii, se non te ne sei reso conto" spiego,
sbuffando e incrociando le braccia.
- "Non sarà un
addio, Lena...".
- "Dai, Dario, sii serio. La
mia più cara amica oltre Trudy vive a nemmeno trenta
chilometri da qui e ci vediamo pochissimo, figurati ora che Trudy se ne
andrà così lontano! Ho paura, Dario, ho paura di
non farcela senza di lei, e poi...".
- "E poi?".
- "E poi questo mi fa
chiedere cosa sto combinando di buono, io. Non so nulla
del mio futuro, so solo che se va tutto bene a novembre avrò
un stupido pezzo di carta tra le mani! Se non supero il test di accesso
alla magistrale? Chi verrà a vivere con me? Sarò
ancora più
sola? Troverò un lavoro o morirò di fame? Sono
così abituata a programmare le pagine da studiare al giorno
per ogni esame che vorrei poter programmare la mia vita...".
- Comprendendo che ormai la
sua colazione sia saltata, Dario lascia perdere il cibo e avvicina la
sua sedia alla mia, in modo da trovarsi di fronte a me. Appoggia le sue
mani sulle mie spalle e mi fissa negli occhi, sorridendo.
- "Sbaglio o queste sono
più o meno le cose che ti sei chiesta quando hai iniziato
l'università?" chiede retorico. "Tante preoccupazioni e poi,
puff!, hai conosciuto me, Trudy, le altre, ti sei innamorata, sei
andata avanti... Sai che significa questo?".
- Scuoto il capo, senza
sapere cosa dire.
- "Che gli imprevisti sono
la cosa più bella che ci sia. Non puoi fare nulla per
controllarli, non conosci la loro esistenza, eppure eccoli
lì, pronti a sconvolgerti la vita e sorprenderti.
Andrà tutto bene... E poi avrai sempre me, te l'ho detto
mille volte" ribadisce, sul serio per la millesima volta.
- Annuisco, e lui, dopo
l'ennesimo sorriso, si fionda ad abbracciarmi, lasciandomi un bacio tra
i capelli con una dolcezza che non gli ho mai visto esercitare.
- "Gr-Grazie" biascico,
ricambiando l'abbraccio e accarezzandogli la schiena.
- Quando ci separiamo, ci
ritroviamo per qualche istante fronte contro fronte, e la cosa mi
risulta così... Strana che, non so come nè
perchè, gli lascio un bacio sulla guancia, perchè
sento che rimanere immobile mi avrebbe fatto sentire ancora
più strana.
- Sorridendo imbarazzato, si
scosta e si alza dalla sedia, passandosi una mano tra i ricci ribelli.
- "Allora... Vado a
prepararmi, tra mezz'ora c'è lezione..." mormora.
- "Sì,
sì, io nel frattempo sistemo qui...".
- Annuisce, per poi
scomparire oltre il corridoio, e lasciandomi un po' confusa e stranita.
- Ho forse sbagliato a
dargli quel bacio? Perchè è cambiato
improvvisamente?
- Siamo amici da una vita,
perchè certi comportamenti lo mettono ancora in soggezione?
- Immersa nei miei pensieri,
passo una decina di minuti a sistemare la cucina, finchè non
mi blocco visto che non so dove riporre la ciotola da lui usata per il
latte.
- Così esco dalla
cucina fino a bussare alla porta della sua camera.
- "Entra" mi dice,
così apro e me lo ritrovo davanti con indosso solo i suoi
soliti jeans e calzini.
- La cosa mi lascia un po'
allibita perchè realizzo di averlo sempre visto
completamente vestito, anche perchè non siamo mai andati al
mare insieme, e quando nota che lo sto fissando fa una faccia
imbarazzata.
- "Eh, ho messo un paio di
chili, lo so... Devo andare in palestra...".
- Scuoto energicamente il
capo, sforzandomi di guardarlo in viso e sentendo di star arrossendo di
brutto. "Ma no, no, è che... Sono abituata a vederti
vestito, scusa, cioè, non è che stai male"
biascico, sentendomi decisamente stupida.
- E' come se per me Dario
avesse solo il suo bel carattere e i suoi occhiali, scoprire che ha un
busto nudo come tutti gli altri è stato rilevante e
scioccante.
- "Noo, sto solo uno schifo"
ironizza.
- "Scemo, dai...".
- "Ma sei arrossita?"
ridacchia, sorpreso, forse più di me.
- "Io? Eh? No, sono venuta
per chiederti dove mettere la ciotola del latte..." svio subito
l'argomento.
- "Oh, sì"
risponde, avviandosi verso la cucina.
- Lo seguo, e mentre lo vedo
riporre l'oggetto, noto qualche graffio sulla schiena visto che mi sta
dando le spalle.
- "Cosa hai fatto alla
schiena?" chiedo quindi, preoccupata.
- Si blocca mentre sta
chiudendo l'anta del mobile, per poi terminare l'operazione e fare un
cenno imbarazzato.
- "Oh, quello..." sussurra,
deglutendo.
- Gli lancio uno sguardo
interrogativo, e lui sospira, per poi scrollare le spalle. "Stavo per
dirtelo... Ho fatto sesso con una, ieri" spiega. "E mi ha lasciato
questi segni...".
- Senza sapere cosa dico,
opto per un semplice: "Oh" di comprensione.
- "E' una delle studentesse
Erasmus, è spagnola, la ospita un' amica di Giovanni e...".
- "Non mi devi spiegazioni"
gli ricordo, pensando che, quindi, entrambi abbiamo avuto un'occasione
questo fine settimana e che lui è riuscito a coglierla.
- "Ma no, te lo avrei detto
comunque... In pratica mi ha fatto il filo per tutta la serata e...".
- "Ma ti stai
giustificando?" lo prendo in giro, spingendolo lievemente, e notando la
sua pelle d'oca quando la mia mano sfiora la sua spalla nuda.
- "No! Ti sto solo raccontando...
Aspetta, vieni che nel frattempo mi metto la maglia...".
- Lo seguo nella sua stanza
e mi appoggio allo stipite della porta, mentre lui si affaccenda per
indossare una maglia rossa e le scarpe. "Non mi ricordo nemmeno come si
chiama, da una parte mi sento in colpa! Lo sai che non mi trovo a mio
agio con queste... Storie...
Ha passato tutta la serata a gettarsi addosso, poi mi ha chiesto di
accompagnarla a casa perchè aveva dimenticato una cosa e me
la sono ritrovata davanti mezza nuda" continua a spiegare.
- "Vabbè, dai, ti
è andata bene! Da quel che so tutti quelli
dell'università pagherebbero per passare una serata con
quelle spagnole" ironizzo, facendogli l'occhiolino.
- "Beh, alla fine non sono
nulla di che" rivela, ridacchiando.
- "Addirittura!".
- "Ma sì...
Preferisco le italiane, sai?".
- Rido, senza sapere cosa
dire, perchè in un lampo mi sono ricordata di star
continuando ad omettere il racconto che riguarda me, Leo e la nostra
strana relazione.
- Ormai ci vediamo spesso,
quindi non ho più scuse per continuare a mentire, ma non me
la sento affatto, ho una paura che non so descrivere, forse
perchè temo il suo giudizio di sicuro negativo.
- Perciò, con i
sensi di colpa a mille, mi limito a tacere, sperando di zittire anche
la mia coscienza.
- "... Quindi, se superate
la prova intercorso, all'esame porterete solo metà
programma. Siete liberi di farla o meno, ma penso che vi convenga,
visto che siete all'ultimo anno e di certo avrete altre decine di libri
a cui badare ora che si avvicina la sessione estiva. Troverete gli
argomenti da studiare sulla mia pagina personale entro oggi pomeriggio,
e durante la prossima lezione farò circolare un foglio in
cui dovrete scrivere il vostro nome se avete deciso di fare la prova".
- Mentre la professoressa
Ciarla parla, l'aula è più silenziosa del solito,
perchè di sicuro tutti aspettano di ascoltare quel
particolare vantaggioso che li farà decidere a sostenere la
prova e a studiare per avere "mezzo" peso in meno durante la sessione
estiva.
- "La prova ci
sarà il ventidue aprile, quindi avete un paio di settimane
per prepararvi" continua la docente. "Bene, pensateci, per oggi
è tutto, ci vediamo mercoledì".
- Sgrano gli occhi udendo
quella data, perchè il ventidue aprile è il
giorno del mio compleanno e, conoscendomi, so che deciderò
di fare la prova per avvantaggiarmi con lo studio.
- Sospirando, ripongo la mia
copia in inglese di "1984" e il quaderno di Letteratura Inglese III per
poi aggregarmi al mio solito gruppetto che, ovviamente, sta commentando
la decisione della professoressa.
- "Avvisarci con solo due
settimane di anticipo, questa è pazza!" sbotta Lucia.
- "E se parlassimo con gli
altri e provassimo a farla spostare di almeno una settimana?" propone
Alessandra.
- "Sapete com'è
fiscale la Ciarla" sospiro.
- Andiamo nel bar
dell'università visto che è ormai ora di pranzo e
abbiamo la prossima lezione alle due, e lì troviamo Germana
con il suo gruppo di nuovi amici, un gruppo di nullafacenti che passano
le loro giornate all'univeristà senza fare nulla e con cui
ha legato molto nelle ultime settimane.
- Gira voce che conoscano
gli amministratori della pagina Spotted, e forse è
ciò che li rende tanto interessanti ai suoi occhi.
- Ci saluta distrattamente,
come fa quando è con loro, e noi rispondiamo nello stesso
modo, feriti dal suo ignorarci a causa di quella gente.
- "Non dico che non debba
avere altri amici, ma può essere loro amica anche senza
ignorarci" commenta Marina, che ultimamente, essendo la sua
coinquilina, si ritrova la casa invasa da quei tizi e a doverla
sistemare dopo i loro festini che stanno diventando una meta attrattiva
per mezza università.
- Lucia annuisce,
comprensiva, mentre io vado a prendere un panino per pranzare e
facendomi spazio tra la solita folla che c'è al bar a
quell'ora.
- Noto che qualcuno mi
lancia un'occhiata un po' strana, qualcuno mi fissa, ma cerco di non
badarci, pensando che sia dovuto ancora alla vecchia storia degli
spotted riguardo Matteo ed Elisabetta, così, nel giro di
dieci minuti torno al tavolo dei miei amici che, a loro volta, mi
fissano senza dire nulla.
- "Cosa c'è? Ho
un brufolo in faccia?" sbotto, gettando il panino sul tavolo con forza.
- Quando vedo che un paio di
loro reggono il telefono in mano, faccio due più due e alzo
gli occhi al cielo, sconvolta. "Cos'hanno scritto, ora?".
- Trudy mi passa il suo
iphone e, allibita, mi ritrovo davanti ad una foto in cui, in
lontananza, ci siamo io e Lisa che guardiamo dei tanga di pizzo da
Tezenis.
- "A quanto pare Lena si sta dando
da fare dopo la rottura con Matteo. Era ora! Ma... Chi avrà
il coraggio di vederla con quei cosi addosso? Chiunque tu sia, hai
tutto il mio appoggio, devi essere proprio coraggioso!"
recita la didascalia sotto.
- Per un pelo non getto in
aria il costosissimo iphone, grazie a Dario che lo salva e lo consegna
alla proprietaria.
- "Non sono nemmeno libera
di comprare dell'intimo, ora? E poi, tutti mi hanno rotto le palle
perchè non mi sono messa con qualcun'altro dopo Matteo, e
ora che potrebbe sembrare il contrario mi rompono le palle, per di
più in pubblico?!" urlo, infischiandomene dell'attenzione di
tutti che si rivolge a me, per poi alzarmi e uscire dal bar come una
furia, sforzandomi di non piangere per la rabbia.
- O è stata
Elisabetta o Germana, questi sono i miei unici pensieri mentre urto
numerose persone che stanno andando a pranzare.
- Come si fa a pubblicare
simili idiozie? E perchè nessuno non mi lascia in pace?
- Comprare dell'intimo non
è un reato, e, nonostante fosse vero che ero da Tezenis per
indossare qualcosa di decente per Leo, sarei potuto essere
lì anche solo per fare shopping con un'amica.
- E poi, diamine, questo
è stalking! E' una cosa da denuncia!
- "Fermati, Lena!".
- Quando sono ormai fuori
l'ateneo, vedo Trudy e Dario che mi stanno correndo incontro, urtando a
loro volta numerose persone.
- "Per favore, calmati" dice
subito Dario, trattenendomi per il braccio e, di conseguenza,
bloccandomi.
- "E' una cosa orribile, lo
so, ma... Per favore, ragiona. Marina ha detto che sabato sera Germana
mostrava una certa foto ai suoi nuovi amici e ridevano come matti,
quindi indagherà per scoprire se è stata lei. E
tu sei andata lì sabato, giusto?".
- "Sì... Volevo
comprare qualcosa da mettere sotto il vestito per il mio compleanno"
mento, visto che, conoscendo Dario, mi chiederà il motivo
del mio nuovo interesse per la lingerie.
- Trudy - che sa il reale
motivo - mi regge il gioco e non batte ciglio. "Aiuteremo Marina nelle
ricerche...".
- "Che schifo. La odio!"
sbotto. "Se è stata lei è un'ipocrita! Volendo
potrei farmi dare da chiunque le foto che si fece scattare dal suo ex,
per vendicarmi!".
- "Lena, tu le sei
superiore..." mormora Dario.
- "Superiore un cazzo! Sono
una scema, ecco cosa sono! Sono la povera Lena che non può
avere una vita sua perchè tutti le stanno con il fiato sul
collo! Mi sono rotta!" urlo, per poi liberarmi dalla presa di Dario.
"Lasciatemi in pace, per favore..." aggiungo, per poi dare loro le
spalle e dirigermi verso casa.
- L'unica cosa che so
è che devo contattare Leo, incontrarlo e ottenere il mio riscatto.
- Circa tre ore d'ore dopo,
mentre sto ricopiando gli appunti di Trudy di Filologia Germanica che
mi sono persa a causa della mia "fuga", sento suonare il campanello, ma
non vi bado più di tanto, perchè la mia
coinquilina sa che sono ancora arrabbiata e che, per oggi, non
contruibuirò alla vita domestica, se così
vogliamo definirla.
- Così, faccio
finta di nulla e continuo a scrivere, finchè non bussano
alla mia porta.
- Pensando che sia la mia
amica, borbotto "Avanti", per poi voltarmi e rimanere bloccata nel
vedere che davanti a me non ho nient'altro che Matteo, che mi sorride
cortesemente come se fossi una schiofrenica e lui uno psichiatra.
- E' vestito con
più cura del solito, e i suoi capelli sono ordinati, come se
fossero stati pettinati con cura, come era solito farli quando uscivamo
insieme.
- Probabilmente la mia
espressione è davvero idiota, perchè lui si
guarda intorno, imbarazzato, per poi tornare a guardarmi.
- "Scusa la mia irruzione.
Volevo... Sapere come stavi, ecco".
- Deglutisco, senza sapere
cosa dire o fare, alquanto sorpresa. Ho sentito bene? Il mio ex vuole
sapere come sto?
- "Prego?" chiedo quindi,
senza premurarmi di celare il mio scetticismo. Al momento sono
così presa dal contenermi e dallo stupore che non riesco a
gestire più cose contemporaneamente, come sono solita fare.
- "Volevo sapere come stavi"
ripete lui, senza battere ciglio. "Voglio dire, ti ho visto correre
fuori dal bar e...".
- "Elisabetta
dov'è?" lo interrompo, dando voce al mio primo pensiero. E'
così strano vederli separati, e la prima e unica volta che
è successo lei mi ha invitato alla sua festa di compleanno,
quindi dovrei preoccuparmi.
- Lui abbassa lo sguardo, e
mi fa sentire un po' vittoriosa, perchè so di avergli
sferrato un colpo basso.
- "Sa che sono in
biblioteca..." dice spudoratamente, come se mi stesse narrando una
piacevole storiella di poca importanza.
- "Cosa? Casa mia non
è una biblioteca, nel caso ti sfuggisse".
- Già sono
arrabbiata, e vederlo davanti a me, mentre ammette di star mentendo
alla sua ragazza, mi fa sentire ancora più irata.
- Sospira, passandosi una
mano tra i capelli, e poi torna a guardarmi. "Non potevo dirle la
verità, Lena...".
- "Perchè? Cosa
sei venuto a fare di male?" lo provoco, alzandomi di scatto e
incrociando le braccia.
- "Nulla! Voglio sapere
come...".
- "Oh, piantala! Ti ho detto
che mi vedo con uno, settimane fa, e probabilmente non ci hai creduto
solo perchè non me lo porto in giro per
l'università come un cane al guinzaglio" - qui si morde un
labbro, colpevole - "Ma ti è bastato vedere che ho comprato
della lingerie su una schifosa pagina dell'università per
vedere che fosse vero, e così eccoti qui. Cosa dovrei
pensare?!" urlo, senza premurarmi di star facendo la parte dell'ex
pazza che, probabilmente, si fa anche tanti film nella sua mente.
- Tuttavia, lui mi stupisce,
perchè, dopo un attimo di shock, causato probabilmente dalla
mia grinta, annuisce, guardandomi negli occhi.
- "Tu... Sei sempre stata mia, quindi
è normale che ora mi senta un po'... Strano, nel sapere che
fai sesso con altri" ammette, con la sua solita faccia da schiaffi.
- "Solo perchè
sei stato il mio primo non significa che mi debba rinchiudere in un
convento ora che non stiamo più insieme" dico, incredula per
l'assurdità del suo discorso. "Ed io non sono di nessuno. Le
persone non sono oggetti, Matteo, e forse non l'hai mai capito".
- "Sei diversa".
- "Eh?".
- "Sei diversa" ripete,
continuando a fissarmi intensamente. "Sei sempre stata... Dolce,
premurosa, mentre ora... Hai cacciato fuori il tuo carattere. Una parte
di me vorrebbe ancora stare con te perchè ora sei
intrigante, me ne sono reso conto la sera del mio compleanno".
- Sbalordita al massimo,
cerco di non cogliere qualche allusione piuttosto evidente, e mi limito
a scrollare le spalle.
- "Quando qualcuno ti
ferisce, l'unica opzione che hai è reagire, altrimenti
rischi di vivere nella sua ombra. E questa persona con cui mi sto
vedendo mi ha aiutato a capire quanto valgo" spiego, piuttosto
freddamente.
- "E' una persona fortunata.
Mi pento di...".
- "Dovevi pentirtene prima"
lo blocco, perchè so che meno ascolto e meglio è
per me e per la mia salute mentale. "Prima di baciare la tua ragazza
davanti a me dopo un mese dalla nostra rottura, senza nemmeno
salutarmi... Hai scelto lei, stop. Ora, per favore, sei pregato di non
guastarmi la festa ora che sono felice".
- "Scusami, sono egoista, lo
sai...".
- "Certo che lo so. Avrei
solo voluto saperlo prima. E sappi che se mi andrà
dirò ad Elisabetta della tua visita" sbotto con finta calma,
sentendo, tuttavia, un grande peso che scivola via.
- Colpito ed affondato, lui
annuisce, per poi salutarmi ed uscire silenziosamente.
- Rimango qualche istante
immobile, fissando la porta, per poi gettarmi sul letto e
raggomitolarmi, sentendo in arrivo un lungo pianto, che, probabilmente,
è liberatorio.
- Questa sera mi sento come
l'adolescente che non sono mai stata.
- Avete presente quelle
adolescenti ribelli, che sembrano donne vissute, trasgressive e cazzute
che si vedono nei telefilm?
- Io ero l'opposto.
- Sono sempre stata una
ragazzina che si innamorava dei personaggi dei libri, che aspettava le
feste per indossare un bel vestito e le scarpe alte che mi slanciavano
un po', e che massimo a mezzanotte tornava a casa, dopo una semplice -
e spesso noiosa - serate tra amiche al cinema o in pizzeria.
- Questa sera ho voglia di
non pensare, di non essere me stessa, di osare e buttarmi, di mettermi
alla prova per capire che posso essere anche qualcun'altro.
- Devo capire che quello che
sono lo sono perchè lo voglio e non perchè non
posso essere diversa.
- Ho indossato un completo
intimo rosso e nero con un vestito nero, ho provato a truccarmi meglio
che potevo e ho piastrato i capelli in modo che mi arrivino oltre la
schiena.
- In tutto questo, Trudy non
ha detto una parola, sin da quando se ne è andato Matteo, e
so che non lo farà.
- Forse parlerà
tanto, ma il suo pregio è che sa quando bisogna tacere.
- La saluto mentre prendo le
chiavi della macchina e, lentamente, per non cadere a causa dei tacchi,
esco di casa, scendo le scale che conducono al portone d'ingresso del
palazzo e raggiungo l'auto.
- Accendo la radio, proprio
perchè non ho voglia di pensare a nulla, e, come per
sfogarmi, passo tutto il tragitto a cantare l'ultimo cd di Pink, che mi
dà la carica giusta per la serata.
- Arrivata, prendo un lungo
respiro e parcheggio l'auto, per poi rimanere qualche istante
lì, ferma, senza sapere cosa fare.
- Mi guardo nello
specchietto retrovisore per aggiustarmi il rossetto, sforzandomi di non
piangere perchè mi sento come una Germana qualunque.
- Sento comunque qualche
lacrima di rabbia a causa della pessima giornata combinata ai mille
pensieri che mi opprimono, e faccio del mio meglio per sopprimerla.
- Ora ho carattere, stando a
ciò che dice Matteo, no? Quindi devo usarlo per farmi
valere, diamine!
- Impedendomi di non pensare
e di agire solo, mi decido a scendere, impiegando secoli per
raggiungere la porta di Leo dopo aver bussato al citofono.
- Quando apre la porta e mi
vede, mi lancia uno sguardo che mi dà conferma di cosa
succederà stasera.
- Lo sappiamo entrambi,
sappiamo entrambi che finiremo per concludere ciò che
abbiamo lasciato in sospeso sabato, e cerco di dirmi di stare
tranquilla, che lui sa come comportarsi e che mi farà
sentire desiderata.
- Decidendo di fare il primo
passo, entro e lo saluto con un bacio, a dispetto del solito casto
bacio sulla guancia che siamo soliti scambiarci per salutarci, e la
cosa non gli dispiace, perchè non esita a ficcarmi la lingua
in bocca e a stringermi a sè.
- "Non sai quanto ho pensato
di
te..." mi accoglie, guardandomi negli occhi, come per imprigionarli nei
miei.
- "Hai pensato solo a me o
anche ad altro?".
- "Beh, non saprei
descrivertelo, ora".
- "E allora fammelo vedere".
- Sul serio sono stata io a
parlare?
- Probabilmente
sì, perchè dopo un suo sguardo malizioso e
d'intesa, mi ritrovo senza giacca, adagiata contro la porta della sua
camera da letto con le sue mani che prima mi accarezzano una gamba e
poi si intrufolano sotto il vestito.
- "Ti ho pensato anch'io"
sussurro quando mi ritrovo stesa per la seconda volta sul suo letto,
con lui sopra di me che è così eccitato per
ciò che sta per succedere che sembra non sapere cosa fare.
- "E di cosa hai
pensato?".
- "A questo" dico, prima di
attirarlo a me, ribaciarlo e condurre una delle sue mani sul mio seno,
poi su tutto il mio corpo, per poi mettermi a cavalcioni su di lui e
consentirgli di slacciarmi il vestito, cosa che io non riuscirei a fare
a causa delle mani che mi tremano.
- Riesco sul serio a non
pensare a nulla, nè alle parole di Matteo, nè a
Spotted, nè a Trudy che se ne andrà,
nè a Dario che è andato a letto con una straniera
come sto facendo io...
- Il solo pensiero di essere
una sorta di ribelle, di fare qualcosa che non ho mai osato fare per
mia scelta, mi fa sentire più forte e audace.
- Ho sul serio cacciato
fuori il mio carattere o è una fase?
- Chiudo questo breve flusso
di pensiero grazie al tocco di Leo, che è sul serio bravo.
- Probabilmente ora
è se stesso, non si sta contenendo come è solito
fare per fare bella figura, e la cosa non mi dispiace, visto che sono
stanca di essere circondata da gesti falsi e ipocriti.
- Desiderosa di sentire la
sua pelle a contatto con la mia, lo privo della camicia, poi dei
pantaloni, mentre lui mi slaccia il reggiseno senza
difficoltà, troppo preso dagli eventi per fermarsi a
guardare il completo che ho scelto con tanta cura.
- Quando non so
più cosa fare, ci pensa lui a prendere in mano la
situazione, a stendersi su di me, facendomi schiudere le gambe e
privandomi degli slip, con meno premura e più passione, per
poi rimanere nudo a sua volta.
- Si china su di me,
baciandomi, e chiedendomi un eccitato: "Posso...?", mentre mi lascia
una scia di baci fino al collo, per poi scendere sempre più
giù.
- Annuisco, sforzandomi di
rilassarmi, riuscendoci giusto un istante prima che le danze abbiano
inizio...
- Gemiti, sospiri, parole
sussurrate sottovoce diventano gli abitanti della camera da letto,
facendomi provare sensazioni ancora più piacevoli rispetto a
quelle che ricordavo, e che sono la prova tangibile che, sul serio,
Lena è cambiata, anche se, probabilmente, solo per stasera.
- *°*°*°
- Tadà, ecco il capitolo in
cui Lena e Leo si danno una mossa, che, forse, è un po'
diverso da come ve lo eravate immaginati.
- Mi riferisco a tutto il processo che
ha avuto luogo nella mente di Lena, che ci consente di capire cosa
cavolo rappresenta per lei Leo, visto che di amore non si tratta, ma
nemmeno di una cosa fisica senza fini.
- Dopo un po', si è capito
che lui è la sua "Via di fuga", nel senso che le ha
consentito di capire che la ragazza che ha amato solo Matteo, che si
ostina a fare tutti gli esami in tempo, abbastanza rigida, mai frivola
che conoscono tutti, in realtà lo è
perchè vuole esserlo, non perchè non potrebbe
essere altrimenti.
- Voglio dire, Lena finalmente ha
capito di aver sempre avuto una percezione sbagliata di sè
stessa, ha sempre pensato di dover vivere la sua vita così
perchè non poteva essere diversamente, mentre in
realtà può essere quello che vuole. Ovviamente,
ciò non la porterà a chissà quale
cambiamento, sarebbe assurdo: le basta sapere che la Lena che conoscono
tutti è così perchè lo vuole lei.
- Parlando della parte iniziale del
capitolo, beh, mi è piaciuta molto scriverla,
perchè fa capire quanto siano importanti Dario e Trudy per
Lena.
- Comunque, ho deciso che d'ora in poi
pubblicherò ogni due settimane perchè sto
scrivendo il capitolo 14 e a causa di numerosi impegni non ho mai molto
tempo per scrivere, così pubblicando di meno non
terminerò in fretta i capitoli già scritti.
- Quindi... Al 5 Novembre! :D
- milly92.
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