nageroboshi cap 5
5.Il
falco di talento nasconde i suoi artigli.
Divisa bianca, colazione, faccende varie,
Shizuka,
faccende varie, cena .
Le giornate erano così,
variavano al massimo in un
entusiasmante sequenza di Shizuka, Shizuka, Shizuka. Proprio come
oggi, dovevo ammetterlo però , le giornate con lei erano le
più
difficili ma anche le più divertenti.
Mi sentivo ridotta ad un colore: il bianco
della mia
divisa e ad una serie di azioni . I capelli legati, sempre e solo
tirati su perfettamente in ordine, anche loro in una posa
sconosciuta, costretti in qualcosa di innaturale.
Da quando ero entrata in servizio non mi
avevano più
permesso di tenerli sciolti, le prostitute li tenevano sciolti mi
aveva apostrofato una delle cameriere anziane e io ero una cameriera
e servivo un nobile casato e i miei capelli sciolti sarebbero stati
un oltraggio. A quelle parole ero a stento riuscita a non riderle in
faccia, se io ero classificata come oltraggiosa per i miei capelli
sciolti Ida rientreva allora in una gamma di aggettivi non ancora
inventata, ma evitai di farglielo notare.
Faticavo ad ammetterlo, perché
farlo sarebbe stato
deprimente e decisamente non da me, non ero mai stata incline alle
lamentele e di certo non avrei iniziato ora. Però sentivo la
mancanza del vento marino sulla faccia, del profumo di prati, della
consistenza dell'arco sotto la mia mano, il suono dello scocco e il
sibilo della freccia. Ovviamente che una serva si aggirasse con un
arco rientrava nuovamente nell'aggettivo che mi era stato affibiato:
oltraggioso. Arco e frecce erano fuori questione decisamente.
Ma alle volte il mio spirito non poteva
fare a meno di
correre là, verso casa, in un frangente di
libertà. Ripercorreva le
vie conosciute, i posti amati, mi riportava al luogo a cui
appartenevo, mi circondava di volti noti, del calore della mia
famiglia.
Quei momenti erano tristemente belli.
Me li ricavavo nel corso della giornata,
assorta,
pensierosa, serena, cercavo un luogo tranquillo dove poter pensare,
dove rimanere sola, senza il mondo del palazzo a rincorrermi o io a
rincorrere lui. Alle volte parlavo con Kaede, altre semplicemente
stavo zitta ad osservare il cielo e mi bastava.
Quei momenti erano la mia linfa.
Dubitavo seriamente che oggi ne avrei avuto
il tempo,
perché sua eccelenza-regina delle carogne-Shizuka continuava
a
mandarmi su e giù a mettere in infusione tipi di
tè diversi , per
trovarne uno che riscontrasse i suoi gusti.
Le lanciai un'occhiata fiammeggiante quando
mi rispedì
per la decima volta nelle cucine, i nove tè precedenti erano
tutti
troppo caldi, troppo tiepidi, poco dolci,non abbastanza rinfrescanti
per il suo nobile palato da regina delle carogne. Feci dietro front
trattenendo a stento la rabbia, ormai ero lo zimbello delle cuoche
che si stavano sbellicando dalle risate: affogatevi nella minestra
megere!
Quei momenti erano la mia forza per
sopportare momenti
come questo:
“Mmm questo è
accettabile”
non le dissi che era come il primo che le
avevo portato,
sospettavo che lo sapesse bene e io dal canto mio ero solo contenta
che la tortura fosse terminata.
“Com'è il
tè?” le domandai astiosa
“Ottimo” mi
guardò da oltre la tazza ridendo
“E lo spettacolo
com'era?” le chiesi sorridendo,
sapevamo entrambe che mi riferivo al mio ridicolo salire su e
giù
mi guardò come per dire 'come
puoi prendertela per un
adorabile scherzo?'
adorabile un corno! Ma mandai
giù gli insulti.
“Non avrei potuto chiedere di
meglio”
“Vuole il bis? Potrei richiamare
la compagnia dei
teatranti” mi permettevo simili uscite perché
sapevo che in fondo
la divertivano, anche se probabilmente non l'avrebbe mai ammesso.
“Era per l'impertinenza
dell'altro giorno, ma mi sa
che non hai imparato niente”
“Lei vuole fare imparare a un
pesce l'arte del volo”
“Almeno tento di essere creativa
e non annoiarmi”
sbuffai, aveva ragione purtroppo.
“ Qui alle volte è
davvero lento, il palazzo pare
dormire” e dopo quell'osservazione mi concessi di sedermi
accanto a
lei, in questi giorni per qualche strano e contorto motivo eravamo
diventate confidenti. Shizuka sapeva che non avrei mai provato
pietà
nei suoi confronti, che non l'avrei asfisiata con domande sui suoi
stati d'animo, probabilmente apprezzava questo di me e preferiva la
mia compagnia a quella di qualche altra cameriera impicciona, anche
se amava ancora punzecchiarmi e infastidirmi con sceneggiate come
quella di prima, semplicemente la divartiva.
“Se ti annoi vuol dire che non
hai fatto su e giù un
numero sufficiente di volte” sorseggiò il
tè “Inizio a pensare
che questo tè non sia poi così buono”
rise e
io alzai gli occhi al cielo.
“Che cosa fa di
solito?” le domandai
“ Faccio quello che ci si
aspetta da una qualsiasi
brava e compita nobile donna, lezioni di portamento, etichetta,
cerimonale, lezioni di varie discipline, tante letture, una vita
intera nelle mani dell'educazione, ma più che altro
dovrebbero
chiamarla prigionia” di certo Shizuka era schietta e
apprezzavo
molto questa sua caratteristica.
“Sa nobile Shizuka, alle volte
ripenso al mio
villaggio e lo paragono a questo posto” le rivelai sincera
anch'io
“Da dove vieni?” avevo
attirato la sua curiosità
“Goshogawara, un piccolo paesino
vicino al mare, forse
là non avremo fasti e lussi, ma tutto è
incredibilmente vivo,
incredibilmente vero”
“Mi piacerebbe una volta vedere
il mare, immagino il
suo odore, sa di libertà” chiuse gli occhi
sorridendo a
quel'immagine e compresi che non aveva scherzato riguardo la
prigionia. “Ho passato una vita dietro queste mura,
perché una
nobildonna non si sporca i piedi viaggiando, e nemmeno dovrebbe voler
viaggiare, no, una nobildonna sta zitta e fa quello che le viene
detto dai suoi parenti maschi, o almeno così la pensa mio
fratello”
sospirò risentita “Ma avrai notato anche tu che
quello che pensa
mio fratello è ,la maggior parte delle volte, decisamente
opinabile”
mi guardò di sottecchi
“Beh il nobile Ida è
...” un porco? Un bastardo? Un
sadico? Cercai un aggettivo positivo ma non ne trovai.
“Oh non avere remore, so anche io
che mio fratello è
il più grande stronzo nato su questa terra”.
Era chiaro che non amava suo fratello.
“Lui e mio padre mi incolpano
della morte della mamma,
non mi hanno mai voluto bene, non vedo papà da anni,
è sempre
rintanato alla corte imperiale e quando torna non viene mai a
trovarmi, Ida mi evita a meno di non dovermi ordinare qualcosa,
quando me lo ritrovo davanti so che è sempre per cose
spiacevoli, ma
alla fine uno si abitua, solo che quando Satsu è morta mi
sono
sentita così... ” non finì la frase,
non che ce ne fosse bisogno.
Era chiaro che si era sentita profondamente
abbandonata.
Ed era ingiusto, perchè in
fondo, sotto quell'apparenza
altezzosa, pungente, dispettosa c'era la vera Shizuka, una ragazza
intelligente, bella, divertente e dalla battuta pronta, che non
meritava niente di quello che le era accaduto.
“Meno male che sei arrivata tu
così almeno ho un
nuovo giochino con cui divertirmi” aveva un ghigno semiserio
che le
attraversava la faccia, era tornata la solita di sempre, non le
piaceva lasciarsi andare allo sconforto e preferiva affrontare tutto
con la sua pungente ironia. Apprezzavo anche questo di lei.
“Il giochino non è
d'accordo” le feci notare “Non
può trovarsi un altro passatempo?”
“Non è che ci sia
molto da fare qui, qualche volta
passeggio nel parco, vado a cavallo ma raramente, altre mi fermo a
guardare mio fratello mentre si allena con le sue guardie, non che
stare a contatto con quella banda di maiali sia divertente ma meglio
che restare in stanza tutto il tempo”
almeno lo ammetteva anche lei che erano dei
maiali,la
cosa mi rincuorò.
“E per quanto il kyudo o le
katane abbiano il loro
fascino, ultimamente preferisco ripiegare su di te, giochino”
rise,
non si era accorta che alla parola kyudo i miei occhi erano diventati
languidi.
“Senti serva” mi prese
in giro “Vai a prendermi
qualcosa da mangiare?” me lo chiese col sorriso, gentile e
non
protestai stavolta, anche se significava scendere di nuovo le scale.
Risalivo con della frutta quando fuori
dalla finestra
riconobbi il sibilo inconfondibile: freccia.
Mi sporsi fuori, Ida e alcuni suoi uomini
facevano
pratica, li osservai un po': dilettanti. Poi mi venne un'idea e corsi
su a riferirla a Shizuka, non sapendo se mi avrebbe ammazzata o cosa.
Stava ridendo da cinque minuti buoni
“ Kyoko sei
sicura di farcela?”
“Ovvio” le risposi
offesa, non mi piaceva veder
messe in dubbio le mie capacità, ma la perdonai: era la
prima volta
che mi chiamava con il mio nome, invece che serva.
“E va bene allora, andiamo a dare
una svegliata a
questo posto”.
Eravamo nel campo di tiro, Shizuka in
testa, al nostro
arrivo tutti si voltarono.
Ida guardò la sorella torvo e
incenerì me “Che ci
fai qui Shizuka?” ringhiò
“Ho visto che vi stavate
allenando e la mia serva
sostiene di essere molto brava con arco e frecce, che cosa ridicola
da dire per una donna non trovate ?Quindi volevo vedere se è
una
bugiarda patentata e farmi due rasate, così propongo una
sfida tra
te e lei” stava mentendo spudoratamente e affrontando suo
fratello
con una tranquillità non da tutti. Era chiaro che ci fosse
abituata.
“Non se ne parla, quelle mani da
pezzente non
toccheranno le mie armi”
“Suvvia fratello, non ti costa
nulla, immagino tu non
abbia paura di una simile concorrenza, il peggio che può
capitarti è
morire dal ridere per i suoi patetici tentavi, immagino la umilierai,
ma ehi la vita è così ” .
Alla parola umiliazione gli occhi di Ida si
riempirono
di piacere, la cosa lo estasiava.
“E va bene, tre tiri, non uno di
più” prese in
mano l'arco e tre frecce.
Scoccò il primo colpo: centro
quasi perfetto, il
secondo centro fu molto simile al primo, il terzo colpo lo
sbagliò
leggermente, era molto bravo.
Shizuka mi guardava, era chiaro cosa le
passava per la
testa: battilo. Non era una richiesta ma un ordine, e io mi sarei
sentita profondamente ridicola ad averla trascinata lì se
non ci
fossi riuscita.
Presi in mano un arco e lo tastai, mi
piacevano la
consistenza e il peso, così lo scelsi e mi misi in
posizione.
Chiusi gli occhi deglutendo, forza Kyoko.
Li riaprii di
scatto puntandoli come un falco sul punto da colpire e scoccai.
Centro. Perfetto.
Intorno a me si levarono dei mormorii, mi
voltai Shizuka
sorrideva, Ida era nero “Sicuramente la fortuna del
principiante”
tentò di rassicurare il fratello ridendo sotto i baffi.
Gli altri due colpi furono più
facili, ormai mi ero
sciolta e non ebbi esitazioni.
Altri due centri perfetti.
Gli uomini di Ida se ne restavano in un
silenzio
glaciale, Shizuka a stento tratteneva le risate e Ida, Ida aveva
l'espressione più cattiva, furiosa e folle che gli avessi
mai visto.
L'avevo battuto di fronte ai suoi uomini e la voce presto si sarebbe
sparsa.
“Mi hai ingannato
sorella” biascicò furente
“Non credo proprio, io l'avevo
detto che era una
sfida” Ida non provò nemmeno a ribattere
“Su andiamo Kyoko”.
Una volta lontane Shizuka
comincò a piegarsi in due
dalle risate “Hai visto la sua faccia Kyoko? L'hai vista?
“.
Sì, l'avevo vista e mi ero
goduta ogni secondo di
quella rabbia, di quella furia, una parte di me aveva la brutta
sensazione di essersi cacciata nei guai, ma ero troppo eccitata per
prestarci attezione.
“Non l'ho mai visto
così arrabbiato, sei stata un
portento, un portento” continuava a ridere “Che
batosta, Ida ti
vedrà nei suoi incubi peggiori” mi sorrise
“Grazie”
lo disse dolcemente, tranquillamente e quel
grazie
risuonò come una parola bellissima.
Ne era valsa la pena, avevo umiliato Ida,
avevo umiliato
un nobile, una piccola rivincita dal valore inestimabile. E mi
sentivo lusingata da quel grazie tanto dolce.
“ Se hai paura Kyoko, non ti
preoccupare, farò in
modo che non ti accada nulla mia alleata” rise ancora
facendomi
l'occhiolino.
La verità era che in quel
momento, in quegli attimi tra
un respiro e lo scocco neanche per un secondo avevo pensato alle
conseguenze.
Avevo umiliato un nobile.
*
Le mie katane tenute al fianco sbattevano
tra di loro,
il rumore dei foderi era sinistramente mettalico. Era la loro dolce e
suadente cantilena di morte.
Misi la mano sull'elsa cercando di
cancellare le
immagini di quello che avevo fatto. Mi disgustava e mi disgustavo,
ma non mi veniva lasciata scelta.
Ero il mezzo mostro che qualcuno aveva
forgiato ad arte.
Ed ero fiaccato da quel peso, non nel
fisico, ma
nell'animo.
Facevo quello che mi veniva ordinato, lo
facevo per
proteggere ciò che avevo di prezioso,il poco che mi
rimaneva.
Sospirai stanco prima di entrare nel cortile principale. Erano catene
le mie dalle quali ,avevo paura, non mi sarei mai liberato.
Alzai la testa abbattuto e la vidi: Kyoko.
Per un attimo
mi sentii meglio poi scacciai quel sollievo,sensazioni che non dovevo
provare, indietreggiai all'ombra di un albero per non essere notato.
Aveva in mano un arco, che faceva?
Poi capii, non sapevo se ridere o correre a
fermarla,
aveva fegato.
Stava sfidando Ida.
Aveva i capelli legati, non come la prima
volta che
l'avevo vista, ma anche così concentrata e seria era di una
bellezza dolorosa. Quelle ciocche le avrei sciolte una ad una, fatte
scorrere tra le dita, tirandole l'avrei tratta a me, facendo
combaciare la sua schiena con il mio petto. Sospirai nuovamente,
stavolta per un motivo diverso, dovevo porre fine al mio delirio o al
mio desiderio, che poi erano la stessa cosa. Tornai a guardarla ,
nella realtà, non più nella mia immaginazione,
tra i miei pensieri
aveva la capacità di far scendere la concentrazione e far
salire
qualcos'altro.
Composta e diligente tirava senza
esitazione.
Un centro, due.
Stava facendo infuriare Ida.
Tre centri.
No, lo stava rendendo folle.
E io dovevo fare due chiacchiere con
Shizuka al
riguardo.
Corsì via prima che si
spostassero dall'area di tiro,
nell'ombra come mio solito.
Camminavo per la stanza avanti e indietro,
irrequieto
“Ti vuoi calmare?” mi
disse
“No” le risposi
infastidito “Tu ora mi spieghi
cos'era quella sceneggiata” Shizuka sbuffò, era
appena rientrata.
“Quella sceneggiata era lo
schianto totale di Ida
contro la più cocente sonfitta”
lei lo trovava divertente ma a me non
divertiva affatto
“E hai visto Kyoko?”
l'avevo vista purtroppo
“E' stata meravigliosa,
straordinaria”
lo sapevo purtroppo
“Sai che se non la tratti bene
potrebbe infilzarti con
una freccia nel petto” rise divertita
Potrebbe sì, o forse l' aveva
già fatto perché a
pensarla mi sentivo male.
Mi accorsi di essermi distratto, ero
ridicolo,
combattuto tra il correre da lei e restarmene nel mio angolino come
invece avrei dovuto. Temevo le conseguenze del conoscerla a questo
punto, che effetto mi avrebbe fatto ?.
Sarei diventato ancora più
ridicolo probabilmente.
E mi chiesi perché mi stavo
interrogando su un problema
simile, quando la questione era che a lei non mi sarei nenache mai
dovuto avvicinare.
Mi ero di nuovo distratto, ridicolo
appunto.
Cercai di concentrarmi ripromettendomi di
indugiare in
dolci pensieri più tardi. Almeno quello potevo farlo senza
conseguenze.
“Forse non afferri il
problema” le risposi pacato
“Ti rendi conto che la tua idea sconsiderata la
metterà nei
guai?”
“Kyoko non è una che
si lascia intimorire”
“Certo fa arrabbiare la sola
persona che la possiede
con ogni diritto e poi si aggirerà spensierata,
immagino” le dissi
ironico
Shizuka mi guardò colpevole
“Ida lo sa che la mente geniale
dietro quella
buffonata sei tu,senza di te lei non avrebbe mai trovato il coraggio,
ma non verrà a cercare te quando dovrà farla
pagare a qualcuno, no
andrà da lei e per quanto Kyoko sia forte, Ida è
pur sempre un uomo
e sai quanto può essere violento”
quelle mie parole mi misero l'ansia
addosso, mi sentivo
sciocco oltre ogni modo, ma il pensiero di Ida che la puniva mi
innervosiva
l'avrebbe...
e io...
mi coprii la faccia con una mano, non
volevo pensarci.
“Domani vedi di
controllarla” la ammonii “Non è
giusto che stia male, inventati qualche scemenza, sei brava in
quello”
“Figuriamoci se permetterai ad
Ida di toccarla”
disse tutta accesa Shizuka ignorando la frecciatina
“Io?”
“Ovviamente!”
“No, io non intendo fare proprio
un bel niente, non
intendo farmi vedere da lei, io non mi avvicinerò e sai
perché”
“No, non lo so il
perché” ribattè indispettita
“E'
un motivo talmente stupido, meriti affetto e amore più di
chiunque”
non lei urlai 'guardami', ma trattenni la
rabbia, con
Shizuka su quel punto sarebbe sempre stata una battaglia.
“E poi l'ho promesso a
Kyoko”
“Faresti meglio allora a non fare
promesse che non
puoi mantenere, non credi che io abbia già le mie
grane?” sbottai
irritato.
Mi guardò per la seconda volta
con espressione
colpevole “Mi dispiace” si calmò
“E' anche colpa mia se ti
costringono in quella maniera”
cercai di riguadagnare la calma
“Non ti preoccupare,
lo sai che non è un peso”
sapeva che mentivo, ero un uomo spezzato e
rattopato fin
troppe volte perché non si vedesse.
Mi si sedette accanto premurosa
“Com'è andata sta
volta?”
“Il solito schifo”
chiusi gli occhi, le immagini
della missione tornavano a ronzarmi in testa ogni volta che ne
parlavo
“Lo sai che ti voglio
bene” mi prese una mano
“Lo so Shizuka”.
Era quell'affetto che mi portava avanti,
era il motivo
per cui sopportavo gli ordini, lo schifo, il rimorso. E poi c'era
Kyoko, sapevo poco di lei, ma avrei voluto conoscerla di
più, avrei
voluto un po' più di quel sollievo che avevo provato
vedendola.
Sapevo di sbagliare, di metterla in
pericolo.
Avrei voluto concedere un po' di luce alla
mia anima
nera.
Mi alzai e mi fermai sull'uscio
“Non le farà nulla”
mi limitai a dire.
Alla fine, dopotutto, mi sarei intromesso.
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Altro proverbio XD: nooo , non ho una passione per la cultura
giapponese ( è solo un'impressione )
in questo caso "Nō aru taka wa tsume o kakusu"
vuol dire
: non scoprite le vostre carte ... così su due piedi direi
che
Kyoko ne ha di assi nella manica , ma dopotutto ha dovuto a suo modo
arrangiarsi e la trovo carina in questa sua "maschiaggine" del tiro con
l'arco
mentre il povero Kenjyu ombra tra le ombre che cosa nasconde ?
Perché si nasconde ? Dai tesoruccio, non fare il
timido
(non ascolta nemmeno la sua mamma ç_ç figlio
degenere) ma
prometto che presto si metterà più a nudo ...
ehm,
cioè verrà allo scoperto in quanto personaggio (
insomma
avete capito XD )
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