Cari lettori, io avrei un consiglio musicale per voi, ma sappiate che
è una melodia che – perlomeno a mio parere
– prende molto, quindi scegliete voi se usarla o meno come
accompagnamento della lettura.
Ad ogni modo,
si tratta di questa.
Alla
cara _eco, che oggi si merita la sua dose di auguri.
Buon
compleanno, sorellina!
C'erano giorni
Nonostante a
volte le giornate sembrassero tutte uguali, Katniss si rendeva conto
che non era così.
La massa
indistinta poteva sopraffarla, e aggrovigliarsi attorno alla sua gola
nel tentativo di soffocarla, ma ogni giorno, preso singolarmente, aveva
qualcosa di speciale.
Peeta, al
contrario, non temeva l'esistenza intera che si srotolava davanti ai
suoi occhi. Non lo turbavano le ore i giorni i mesi gli anni che
andavano a formare un piano d'insieme lungo una vita. Ciò
che lo terrorizzava erano gli attimi, quelli che potevano bastare per
passare da riconoscersi in se stesso a trasformarsi in una creazione
assassina di Capitol City.
Sulla vita,
sul suo percorso complessivo era fiducioso, e sperava in un domani
migliore. A preoccuparlo era la possibilità che gli istanti
di oggi fossero quelli di dominio della bestia, e che gli precludessero
quel futuro in cui forse, tutto sommato, aveva già riposto
troppe speranze.
Entrambi,
però, conoscevano il valore della giornata.
Tra i primi
momenti di veglia e l'ultimo brandello di coscienza notturna era
racchiuso un intero mondo, il loro. Ogni giornata era un microcosmo,
un'avventura spaventosa in mare aperto, e tuttavia ogni volta uscivano
insieme dal porto che li riparava.
C'erano dei
giorni in cui anche soltanto alzarsi dal letto sembrava impossibile,
giorni in cui doveva essere Peeta ad elencare le cose buone che aveva
visto in quegli anni, perché Katniss non riusciva a
ricordarle.
E poi c'erano
altre mattine difficili, mattine in cui era lei a scivolargli accanto,
sotto le coperte tiepide, a sussurrargli all'orecchio, ad aiutarlo a
tenere lontani i fantasmi.
C'erano notti
in cui nessuno dormiva, passate a vegliare sull'altro, trascorse
stretti in un abbraccio che si era fatto doloroso, senza riuscire a
chiudere gli occhi. Ma c'erano anche notti di sonno, leggere come
farfalle, e notti d'amore.
C'erano pranzi
consumati in silenzio e cene tirate giù senza appetito,
occasionali serate con Haymitch e pasti in cui, più che
mangiare, si parlava finchè c'erano cose da dire. E quando
le parole erano finite, il silenzio non pesava.
C'erano i baci
confusi nel cuore della notte, che cominciavano prima ancora che si
fermassero le lacrime. C'erano i baci perduti, legami inconsapevoli
scambiati in un passato a cui si cercava di non pensare. E poi c'erano
i baci rubati e quelli ritrovati, i baci sulla fronte e quelli sulle
labbra, i baci di mattina e nella notte più fonda.
C'erano giorni
di finestre aperte e tè senza zucchero, di focaccine al
formaggio e gite al lago.
C'erano giorni
in cui non accadeva nulla, e notti in cui accadeva troppo.
C'erano occhi
stanchi e spalle incurvate, e dita intrecciate camminando per strada.
C'erano tende tirate e sorrisi distratti, pensieri lontani e occhi
socchiusi.
E sempre, ogni
volta, c'erano loro, perduti ripresi distrutti risorti, ed il mondo che
li aveva sconfitti e poi accolti. Legati a doppio filo ed aggrappati
alla vita, trascinati ogni volta più in là dai
suoi flutti.
Sempre
più lontani da riva, e sempre più a casa in
quell'ampio, imprevedibile oceano.
Conoscitori
delle maree, guerrieri delle mareggiate, amanti della brezza leggera,
esperti della burrasca.
Come novelli
pescatori del Quattro, alla fine di ogni giornata riprendevano la via
di casa con il passo di chi, atterrito, sa che non si
avventurerà di nuovo in mare aperto.
E come
pescatori esperti, ogni mattina ritornavano nel luogo che temevano e
amavano.
Ogni mattina
riaffrontavano la vita, ed ogni sera, uno nell'altra, trovavano
conforto.
Navigavano insieme nelle acque del loro oceano, come due
candide vele gemelle. O forse, piuttosto, come una soltanto.
I pescatori sanno che
il mare è pericoloso e la tempesta terribile,
ma non hanno mai
ritenuto questi pericoli
una ragione
sufficiente per rimanere a riva.
–
Vincent Van Gogh
_______________
È
bello essere di nuovo a casa , EFP mi era mancato ^^
E con cosa
fare una comparsa se non con una storia per la festeggiata? Avrei
voluto scrivere qualcosa sul signor Mellark e... no, non voglio svelare
troppo. Comunque avevo anche iniziato ma il tempo è tiranno
e se devo fare una cosa fatta alla meno peggio meglio non farla,
così ho seguito l'ispirazione del momento ed è
venuta fuori questa storia. Spero che sia gradita, ad ogni modo ^^
Lo
stile è un po' diverso da quello con cui scrivo di solito,
ma la chiameremo sperimentazione
ed affermazione dello stile della scrittrice.
Mi dispiace
per voi, ma come avrete notato sono fissata con la storia che Peeta e
Katniss sono come due vele e che la loro vita è come il
mare. Lo so che ci ho già scritto una shot e dovrei
smetterla di insisterci sopra, ma non mi so trattenere. Peggio per voi.
Oltretutto,
dato che mi credo tanto simpatica, vorrei farvi notare un gioco di
parole involontario in burrasca, che in inglese si traduce con gale. Ma che
burlona che sono.
Lasciando
perdere il mio orripilante senso dell'umorismo, brezza leggera e burrasca
sono due termini tecnici che appartengono alla scala Beaufort, usata
per misurare la forza del vento per mezzo dei suoi effetti sul mare.
Non lo so, mi ha sempre affascinato leggerne le definizioni.
Probabilmente sono senza speranze.
Un'ultima,
importante cosa. La frase "Legati a doppio filo ed aggrappati alla
vita" è un riferimento alla shot "Aggrappati alla vita (Un posto
sicuro)" di Nyah_. Se non l'avete mai letta, fiondatevi
subito su quella storia perché è davvero stupenda.
Bene, e su queste note di Tanti
auguri a te mi dileguo, prima che a forza di parlare il 25
finisca ^^
Un abbraccio a
tutti i lettori!
wip
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