Titolo raccolta:
What should remain a secret
Titolo storia: Pirate
Autore: Red
Robin (Entrambi)
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
Personaggi/Pairing:
Dick Sniper, Sanji, Roronoa Zoro / ZoSan
Genere: Sentimentale,
Slice of life
Rating: Giallo/Arancio
Avvertimenti:
Vagamente OOC, Shounen ai, Original Character
Prompt scelto: 6
- Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire
Elemento del Prompt
Utilizzato: Spiaggia
Beta: My
Pride
Note: Che
dire? Il pg originale è già cicciato fuori nel
prompt 10 (Che non avete ancora letto XD)... qui magari si avvicina di
più al suo incontro XD, South City è la
città di FMA dove Dick è cresciuto e ovviamente
si collega ancora con Roy ed Ed e Jason (In fondo i collegamenti che
spiegano meglio). Sempre tutti ‘sti casini XD
vabbè, spero che piaccia ò.ò
Mi pare di aver detto tutto in caso ripeto, Dick è Bisex sin
da piccolo, e ama vestirsi da bambina v.v ovviamente, la
sessualità non c’entra nulla, è pura
infatuazione infantile, come ogni bambino!
Pirate
Quel giorno correvo svelto per le strade di quell’afosa
città chiamata South City: dovevo sbrigarmi a tornare alla
spiaggia privata dove molte delle villette facevano bella mostra di
sé su di essa.
Non mi sarei dovuto nemmeno trovare a scuola, poiché la mia
matrigna mi aveva ordinato di rimanere in casa per evitare che venisse
visto uno dei bei lividi che mi aveva regalato sul volto,
così avevo deciso di infrangere le regole, anche se non
completamente. Ma non potevo assolutamente perdermi il primo giorno di
scuola elementare del mio amico e vicino Jason. Soprattutto
perché avevo promesso a quella che avevo scoperto essere sua
madre1 di fargli una
foto in classe, e io, pur essendo più grande di almeno due
anni, ero la persona più vicina che avrebbe potuto esaudire
il suo desidero. E poi me ne avrebbe regalato una copia, e io amavo
vedere quel nanetto dalla zazzera mora.
Mi era semplicemente bastato indossare la divisa da ginnastica
femminile, un paio di mollettine, degli orecchini a cerchietto
,(portavo già un paio di buchi) e usare il trucco della mia
matrigna per sgattaiolare fuori senza essere visto o riconosciuto.
Anche se avevo solo otto anni, già sapevo cavarmela
abbastanza bene da solo. Anche perché, tranne quando andavo
a trovare il mio amico, nessuno si era mai preso la briga di crescermi.
Mia madre era morta di parto e mio padre... beh, nessuno sapeva dove
fosse. Dopo aver sposato un’altra donna e aver generato il
mio fratellastro, lui era improvvisamente sparito.
Arrivai alla spiaggia ormai stanco e, raggiunta la prima casa, mi
accostai alla riva, riprendendo a correre. Non era la prima volta che
scappavo da un posto all’altro, ma sapevo bene che se lei non
mi avesse trovato nella mia camera per tormentarmi, sicuramente le cose
sarebbero state anche peggio.
Con lo zaino in spalla semi-aperto e la macchinetta nella mano, mi
curai solo di non perdere quest’ultima e di regolare il mio
fiato. La strada da fare era ancora lunga nonostante avessi corso dalla
città fiorente nell’entro terra, sino alla
periferia sul mare, e, una volta raggiunta la mia proprietà
- perché difatti il testamento di mio padre specificava che
una volta adulto sarebbe divenuto mia -, mi sarei dovuto arrampicare su
per la grondaia sino al primo tetto e salire dal balcone fino alla mia
finestra.
Non era un ‘lavoretto’ facile, ma certamente non mi
sarei lasciato intimorire. Non erano poche le volte da cui mi ci ero
calato e risalito. Il tutto stava nel non fare rumore e non lasciarsi
sorprendere. Quella era una donna abbastanza violenta, ma andava bene
così se voleva dire lasciar stare mio fratello.
Assorto nei miei pensieri, mi accorsi troppo tardi che avrei dovuto
fare il giro della casa. Ma ormai mi aveva visto e, seppure fossi
scappato nella direzione opposta, i solchi sabbiosi le avrebbero
indicato la strada, quindi non sarebbe servito a niente. Dovevo solo
superare la nostra proprietà e raggiungere la porta di casa
di Jason. Sua madre mi avrebbe certamente aperto, perché
ogni lunedì lavorava a casa. Però non valse a
nulla, per quanto bussai, una volta saliti i gradini di legno mi
accorsi che non sembrava essere in casa, e lei, nonostante quel fisico
asciutto, non era abituata quanto me a correre su quel manto biancastro
e fortunatamente poco rovente. Quindi presi una decisione e continuai
oltre, dove incontrai due o forse tre case più rade e
raggiunsi un ristorante mai visto prima che sostava proprio tra la fine
di quella spiaggia e del mare.
Mi voltai un’ultima volta, riscoprendomi solo, ma non avrei
mai potuto esserne certo, quindi, sperando nella buona sorte, salii i
gradini sporchi di sabbia, vedendo quella in eccesso sparire,
risucchiata dall’acqua salmastra sotto i miei piedi.
All’interno trovai un locale pulito e quasi lussureggiante.
Persino un pianoforte faceva bella figura di sé in un
angolo, ma tutto lì dentro mi suggeriva che non ci fosse
nessuno, nemmeno i proprietari, così raggiunsi la finestra
che si affacciava sulla sala, proprio di fronte alla porta dalla quale
era entrato, cercando così di nascondermi.
Mi arrampicai su una sedia e oltrepassai quella che sembrò
essere una piastra sotto quell’arco che collegava la vista
dei clienti alla cucina, e, una volta atterrato sul pavimento, mi
guardai attorno: alla mia destra, non molto distante, sembrava esserci
una rientranza che avrebbe fatto al caso mio; corsi verso di essa,
sperando che, se lei mi avesse inseguito, non si avventurasse oltre. E
fu proprio lì che rimassi sorpreso nel trovarmi due figure
adulte - e palesemente maschili, visti i petti scoperti -, a baciarsi.
Ero sorpreso, sì, ma il mio cervello, abituato a ragionare
in modo da farmi risultare invisibile, mi spinse a indietreggiare e
senza rendermi conto caddi all’indietro, inciampando su un
secchio metallico.
Improvvisamente un paio d’occhi si puntarono sorpresi e
furenti nella mia direzione e l’unico commento che io riuscii
a cacciare fuori fu un -Ops.-
-Di’ un po’, come mai hai tutta questa fretta nel
mangiare? Il cibo non scappa mica via.- ironizzò la voce
dell’uomo più robusto. Aveva un aspetto
particolare a partire dalla lunga cicatrice sul petto, quella
sull’occhio cieco, gli orecchini e persino dei
divertentissimi capelli verdi.
-Ehi, marimo, lasciala stare.- asserì l’altro,
dalla figura più longilinea e una capigliatura bionda quasi
quanto la mia. L’unica ‘stranezza’ era un
sopracciglio insolitamente ricciolo che sfociava proprio verso
l’interno del volto.
-Non fa niente. Era da un po’ che non mangiavo, e poi
è tutto così buono.- ammisi, dondolando le gambe
sullo sgabello. Ero seduto alla piastra che poco prima avevo
scavalcato, e accanto a me c’era il ragazzo che mi aveva
posto l’osservazione sul cibo, mentre l’altro era
intento a cucinare per noi.
-Questo si vede, ma non spiega come faccia uno scricciolo come te a
rimpinzarsi a questo modo... nemmeno Rufy ne sarebbe capace.-
osservò, facendomi stornare incuriosito lo sguardo su di
lui, e fu in quel momento che mi accorsi che aveva i miei stessi occhi
verdi.
-Chi è Rufy?- chiesi con innocenza. -Un vostro amico?-
-Sì, possiamo definirlo così.- mi rispose, mentre
l’altro sbuffò alzando gli occhi al cielo.
-È il nostro Capitano.- spiegò. -Vedi, noi siamo
pirati.-
-E allora perché hai un ristorante?- chiesi io, e
l’uomo dai capelli verdi cominciò a ridere di
gusto.
-Perché il nostro Cuoco è un imbecille.- disse,
ricevendo prontamente una scarpata in faccia.
-Sta’ zitto, marimo, e ridammi la scarpa.-
-Non ci penso proprio, stupido torciglio, potevi pensarci prima.-
-Ma voi due perché litigate?- m’intromisi. -Non
siete fidanzati?- e probabilmente fu proprio quella domanda che
richiamò entrambi all’ordine, facendo
sì che il biondo mi redarguisse seduta stante.
-Ohi, i patti erano chiari. Anche se sei una fanciulla carina, stavolta
non transigo. Noi ti nascondiamo e tu non hai visto niente.-
-D’accordo, non lo chiedo più.- fu la mia unica
risposta. Eppure non potei negare a me stesso di essere curioso. Avevo
visto già un’altra coppia litigare un
po’ come loro, ma solitamente almeno uno dei due cercava di
restare tranquillo quando voleva avvicinarsi all’altro.
-Comunque, non ci hai detto ancora come ti chiami.- notò il
ragazzo con le spalle larghe.
-Ah! Credevo non fosse necessario. Non lo avete fatto neppure voi.-
asserii a mia volta, portandomi alla bocca una striscia di pancetta con
le mani, mentre l’uovo nel mio piatto fumava ancora2.
-Devo ammettere che hai proprio ragione, io sono Sanji.- si
presentò il cuoco. -E quell’alga verde molto
simile al marimo che ti trovi vicino si chiama Zoro.-
-Di’, ricciolo, hai proprio voglia di litigare?- si
alterò quest’ultimo, battendo i pugni talmente
forte sul tavolo da far alzare i piatti.
-Vedi di non rovinarmi il locale, brutto scimmione.- lo
richiamò l’altro, prima di tornare a concentrarsi
su di me. -E tu? Qual è il tuo nome?- chiese. -Suppongo che
una bambina dal volto così grazioso abbia un nome
altrettanto delizioso.-
-Ma che fai, cuoco pervertito? Ci provi anche con le mocciosette?-
-No, stupida alga, si chiama essere galanti con ogni tipo di gentil
sesso, sia pure in miniatura.-
-Ma io sono un maschio.- dissi loro, riportando per
l’ennesima attenzione su di me. -E non sono un moccioso, ho
già otto anni.- affermai fiero.
Il biondo che rispondeva al nome di Sanji mi fissò sbattendo
le palpebre con fare perplesso, mentre Zoro mi adocchiò con
fare divertito prima di darmi una pacca sulla spalla e scompigliarmi i
capelli.
-Non si dicono le bugie alla tua età, non te
l’hanno insegnato?- mi chiese, puntando lo sguardo verso
l’alto. -E tu levati quell’espressione inebetita
dal volto, o mi brucerai il condimento per gli onigiri.-
-Ma è la verità, mi chiamo Dick e vivo nella casa
viola che sta sulla spiaggia.- insistetti, decidendo di togliermi le
molette dai capelli, che a dirla tutta non erano molto lunghi.
-Ohi, vorresti dirmi che alla tua età te ne vai
già in giro vestito da femmina?- mi fu chiesto prima che,
adocchiando il compagno, cominciasse a ridere sommessamente.
-Che cavolo ti ridi, stupido marimo?! Persino in miniatura dovevo
trovarmeli, i travestiti! Questa è una condanna!-
-Ma è stato necessario. Se a scuola mi avessero visto
avrebbero chiamato a casa. La mia matrigna aveva detto che stavo male e
che non mi sarei presentato.- spiegai.
-Quindi tu solitamente non ti vesti così.- chiese Sanji con
fare più tranquillo.
-No, solo per gioco.- asserii, vedendolo pietrificarsi ancora una
volta, mentre Zoro rise con più foga.
-Cuoco, sei proprio sfortunato.- prese in giro. -Se non altro siamo
sicuri che non andrà a fare domande su ciò che ha
visto.-
-E cos’ho visto?- chiesi. -Non avevate detto che non dovevamo
parlarne?-
-Infatti. Piantala di ripeterlo, marimo, era imbarazzante.-
-Suvvia, per un bacio.- disse con uno strano tono. -Non credo che per
questo crescerà con dei problemi.-
-Se si veste da bambina ne ha già tanti di problemi.-
-Ehi!- lamentai. -A me piacciono anche le bambine!-
-Visto, cuoco? A otto anni ha già le idee chiare, a
differenza tua che vai a chiedere la mano alle donne, e poi cerchi
conforto tra le mie braccia.-
-Dick, hai mai mangiato un piatto a base di marimo?- mi fu chiesto. E
dapprima non capii, ma quando Zoro prese a indietreggiare e Sanji mi
porse un piatto pieno di onigiri e una montagna di hosomaki guarniti,
compresi. Quei due uomini erano davvero divertenti e una coppia
veramente particolare, anche se il resto dei loro amici non erano da
meno.
Quello fu il mio primo incontro sulla spiaggia con la mia nuova
“famiglia provvisoria”. Solo in seguito seppi che
quella era la famigerata ciurma di Cappello di Paglia, se non che nuovo
detentore del titolo di Re dei Pirati.
1I
personaggi di questa fiction sono nati e riadattati in un altro fandom
(FMA), parliamo di una coppia gay che ha adottato un bambino quasi
illegalmente... quindi la fantomatica mamma è un secondo
papà <3
2Pardon
la scelta del cibo scritto che fa poco ‘Japan’, ma
scovando nel frigo queste due cose le ho mangiate per cena per sfizio e
ne ho ancora il sapore in bocca *w*... lo so, faccio schifo nel
mangiare e ringrazio iddio di non essere una grassona - ora
verrò linciata per la noticina insulsa e forse un
po’ divertente. È più che altro una
sorta di curiosità *E RR morì v.v*
Per avere maggiori informazioni; potrete trovare Dick in queste de
raccolte Scritte rispettivamente una da me e l’altra da my
Pride…
Life
in three - Mia
*Heart
Burst Into Fire* - My Pride
Se pazientate, qui potrete conoscere Jason, ma per dick… bhe
attendete almeno la 5^ serie XD
Our
Child*Ren*
Time
to say Goodbye
Questa storia si collega direttamente al forum Soleil City
- GDR a tutto tondo!, è un Community che si occupa
anche di contest e fiere cosplay in cui vi invitiamo a partecipare
<3
Senza impegno ovviamente, per maggiori info potete contattarci v.v e
ora passiamo ai ringraziamenti ch evi interessano di più
della pubblicità, ne sono certo v.v
tognoz:
Ed ecco l’aggiornamentoo ma soprattutto…
Luuuuccaaaaaaaa XD lo so sono sklerotica XD Ti aspettavi una fic
migliore di questa, ne sono consapevole ma zia ha scelto il numero e
non posso contraddire XD spero lo stesso che non sia un affare negativo
e ho finito il vestito okamoso <3 sono a 2 su 3... Anche se
mancano i volà e le scarpe che mi devono comprare
è un bel traguardo XD spero di non averti annoiataaa
<3
orbit:
Salve fedelA XD non so se mi commenterai ancora, ma soprattutto spero
che questo capitolo non abbi aannoiato, benchè non sia
questo gran che XD Non ho molto da dire, soprattutto dopo tutto questo
tempo XD Al prossimo si speraaa <3
My Pride:
E qui la domanda sorge spontanea… non sei scontata? Zi ho
quasi finito il vestito okamoso, ricordati di cercarmi i
tacchi… e.. Luccaaaa <3 *oggi mi sono svegliata
euforica sisi v.v* XD Come noti questo + Dick… il Dick che
facciamo arrivare nel forum, ti ricordi? Questo è il vecchio
forum a ben notare ma poco importa, per una volta sfrutto io le role,
tu lo fai sempre D: basta vado a rivestire quel cappello e tutto il
resto *Sai di cosa parlo* <3 Luccaaaaaa *E continua* XD
Dona l’8% alla
causa pro loro nomi recensioni
Farai felice un
milione di scrittori
E me XD!
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