L'ombra della Petacci

di Crona Lunatica
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Mistica era ferma alla fermata dell’autobus con Adriana, la quale con l’amica non aveva nulla a che fare.
Il viso pulito illuminato dai due occhi neri come i capelli, legati in una coda di cavallo non aveva niente della maschera che Mistica si portava addosso.
Ma quella mattina Adriana era diversa; non salutò l’amica con il solito sorriso sincero che formava due fossette sulle sue guance lisce.
<< Adriana, ehi, cosa succede?>>
<< Mi ha lasciata>> non fu necessario dire chi.
Mistica non commentò; abbracciò l’amica come gesto di solidarietà.
<< Forse…non so se ti può essere di consolazione, ma…mia madre ha detto che hanno ritrovato un cadavere ieri sera.>>
<< Lo sapevo>> mormorò Adriana mentre le lacrime affioravano nei suoi occhi << L’ho sentito da una donna...in panetteria>>.
<< La signorina Baldoria! Quella befana deve averlo sentito da mia madre mentre ne parlava al nonno>>
<< Ha detto…che è stato ucciso dal fantasma di Claretta Petacci>>
Mistica sbiancò << Cosa?>> riuscì a mormorare.
Entrambe erano sconvolte adesso, ma cercarono di darsi un contegno. Non erano amiche per niente. Adriana e Mistica erano simili. Se una era moderata e l’altra radicale, entrambe avevano un forte autocontrollo che non esitavo ad utilizzare per influenzare gli altri.
La loro amicizia era cominciata in modo singolare; Mistica aveva difficoltà in chimica e Adriana, la migliore della classe, si era offerta di dare ripetizioni.
Ovviamente i primi tempi erano stati duri. Adriana dovette usare tutta la sua pazienza per far apprendere qualcosa alla compagna e fu solo dopo settimane di duro lavoro che Mistica riuscì a recuperare con un sette e mezzo.
Quando però Adriana si trovava in difficoltà con i prepotenti, Mistica correva in suo aiuto; da lì era nato il loro legame.
Mistica con la sua eccentricità lunatica e Adriana con il suo carattere chiuso ma generoso erano presto divenute amiche, inseparabili come due gemelle.
In seguito a questo legame, ben strano agli occhi di tutti, Adriana si era aperta nelle sue confessioni e quando Mistica veniva a sapere che qualcuno spezzava il suo cuore si curava per bene di rivoltarlo come un calzino. 
Quando furono a scuola, le due cercarono di comportarsi normalmente, anche se fu difficile; le voci correvano veloci e non era raro che in corridoio, tra i gruppi di ragazze, alcuni parlassero del fatto appena avvenuto.
In compenso il compito di storia era saltato, per la gioia di molti e la delusione di una.
<< Mamma>> chiamò Mistica non appena tornò a casa << Mamma, dove sei?>>
Andò in cucina dove, attaccato al frigorifero trovò un biglietto di Emilia << Torno tardi stasera, ciao, mamma>>.
Mistica sospirò e si preparò qualcosa da mangiare << Mettiti pure comoda>> disse rivolta all’amica.
<< Dovrei andare in bagno>> rispose Adriana
<< Sì, sì, sai dov’è…intanto io preparo qualcosa da mettere sotto i denti>>
la ragazza le sorrise prima di uscire dalla stanza.
Rimase fuori per diversi minuti mentre Mistica cucinava e questa, non vedendola tornare, si diresse verso la porta del bagno, ma vide che Adriana non era lì, era davanti allo studio del padre e stava forzando la maniglia.
<< Che stai facendo, non ti ricordi più com’è fatta casa mia?>> le chiese,  con tono canzonatorio.
<< Oh…hm…scusa, credevo che fosse qui…>>
<< Non fa niente, è da un po’ che non vieni…da quando hai cominciato ad uscire con…>> non terminò la frase per rispetto all’amica, che si morse le labbra e distolse lo sguardo per poi rialzare il viso dal petto e cambiare abilmente il discorso.
<< Allora…cosa prevede il menù?>>   
<< Patate al forno e Würstel con un mucchio di ketchup e maionese e per dessert torta delle rose da parte di mia madre annaffiata da un’ottima annata di…coca cola, signora si accomodi e benvenuta al ristorante “Chez Mistique”!>>
Le due si misero a tavola e pranzarono allegramente; Mistica parlò in modo da non menzionare e di sviare il discorso dalla tragedia avvenuta la sera prima per optare con qualcosa di più normale come le verdure più odiate da entrambe e le infinite qualità di camomilla e di infusi che si trovavano al supermercato per poi accennare al discorso scuola accarezzando i voti dei compiti in classe e delle interrogazioni ed infine parlare dell’opportunità di frequentare gli stage lavorativi durante l’estate.
Questo finché Adriana non la interruppe ricordandole che avevano una verifica l’indomani e avrebbero dovuto studiare…con grande dispiacere di Mistica.
<< Ok, d’accordo>> disse questa infine.
Presero libri e quaderni e cominciarono a ripetere i vari argomenti; erano arrivate ormai quasi alla fine, quando sentirono suonare alla porta.
<< Saranno i venditori ambulanti>> commentò Mistica, si avviò verso l’ingresso e non appena ebbe aperto la porta vide sua madre, in divisa, la faccia scura come solo una volta le aveva visto.
<< Mistica, possiamo parlare?>> la voce di sua madre tradiva un certa apprensione.
Solo una volta aveva avuto quell’espressione e quel timbro di voce; il giorno in cui era morto il padre.
 
Emilia aveva lasciato la cartella del marito sulla sua scrivania non appena era arrivata in centrale e non aveva fatto in tempo a sedersi che un agente era entrato con un plico di fogli.
<< Le ho portato i risultati delle analisi>> disse.
<< Bene>> replicò lei prendendoli.
<< La morte è stata causata da un allucinogeno contenuto in un cioccolatino che l’insegnante ha ingerito…abbiamo fatto delle ricerche in casa della vittima e abbiamo trovato questo>> le mostrò una busta di plastica per le prove ritrovate sul luogo del delitto che conteneva un post-it bianco con una rosa rossa in un angolo.
Vedendo la grafia Emilia sbiancò senza che l’agente se ne rendesse conto << faremo analizzare il biglietto…>>
<< Non ce n’è bisogno>> replicò sconvolta a mezza voce << Questa è la grafia di…Mistica>>
<< Sì, è proprio un mistero. Abbiamo cercato tra i conoscenti, ma non c’è nessuno che si chiami così. Al momento stanno controllando tra i nomi dei suoi studenti>> l’agente non l’aveva capita.
Emilia sedette sulla sedia e si portò le mani alle tempie massaggiandole.
Come poteva essere finito lì uno dei biglietti di sua figlia?
<< Dove l’avete trovato?>> chiese infine, trovando la voce. Nonostante lo shock cercò di mantenere la calma o sarebbe stata preda di una crisi di nervi.
 << Sulla scrivania di De Dama. Era appiccicato al coperchio di una scatola di cioccolatini>>   
<< Cioccolatini?>>
<< Sì. Probabilmente fatti in casa, il coperchio mostrava un’immagine diversa dal contenuto. Leggi tu stessa>>
La rosa rossa della decorazione sul biglietto pareva una macchia di sangue; Emilia sospirò e si fece coraggio, poi lesse le parole che vi erano scritte.




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