Da bravo vicino di casa

di insomnia_
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Da bravo vicino di casa


 

Harry e Louis, da bravi vicini di casa, erano soliti a fare la strada per andare a scuola insieme.
Harry e Louis, da bravi amici, camminavano sempre vicini e ogni tanto si tenevano anche per mano.
Harry amava la pallavolo come nessun altro ragazzo della sua età. Adorava saltare e provare a schiacciare quando la rete non era troppo alta. Adorava lanciarsi a terra per cercare di prendere la palla in tutti i modi, ma, soprattutto, adorava la pallavolo perché era uno sport pulito e senza contatto fisico.
Louis storceva sempre il piccolo nasino pieno di lentiggini, e diceva che invece il calcio era un vero sport. Louis adorava sentire i piccoli chiodi delle scarpette affondare nel terreno soffice. Adorava l’erba del campo e adorava giocare quando pioveva perché “con il fango è tutto più divertente!”.
Allora era il turno di Harry di mettere il muso. Si girava dall’altra parte senza provare a controbattere, perché sapeva che dal basso dei suoi otto anni non sarebbe mai riuscito a vincere contro Louis, che di anni invece ne aveva dieci.
Quello che invece Harry non sapeva era che il più grande provava sempre una fitta al cuore quando i suoi occhioni verdi incontravano il pavimento, e tutte le direzioni possibili eccetto quella di Louis e delle sue iridi azzurrine.
Allora le due manine, legate fino a quel momento, si scioglievano.
Ma il più grande voleva continuare ad ascoltare la voce di Harry, sebbene arrabbiata, e quindi rincarava la dose, dichiarando che la pallavolo era proprio da femminucce, e nessun bambino sano di mente avrebbe rifiutato una partita a calcio, che invece era uno sport per veri duri.
Harry allora qualche lacrima se la faceva scappare, ma girava il visino dall’altra parte e si asciugava le guance in fretta, per poi rimbeccare Louis, dicendo che era proprio un bambino cattivo.
E Louis invece piangeva dentro, forse talmente in profondità che neanche se ne accorgeva, e piazzava le mani sui fianchi continuando ad avanzare fiero.
E Harry nei suoi pensieri malediceva lui e il calcio, continuando a far scivolare qualche lacrima sulle guance diafane, e continuando a lanciare qualche occhiata ferita al profilo del più grande.
Ma Harry e Louis litigavano sempre, e mai cambiavano strada. Continuavano a camminare uno di fianco all’altro, come bravi vicini di casa, come bravi amici, e forse come qualcosa che ancora non sapevano descrivere. E anche se le manine non si stringevano più, qualcos’altro rimaneva a legarli saldamente, mentre Harry parlava della pallavolo e Louis ribatteva raccontando del calcio.
 
 *
 
 
Harry ora ha imparato ad apprezzare quello sport tanto da duri, mentre seduto sugli spalti grida incoraggiamenti vestito solo della maglia dei Doncaster Rovers e delle sue lacrime, sperando di scorgere Louis in uno di quei volti.
Ma Harry nonostante tutto continua a fare la strada da casa a scuola da solo, guardando in basso e calciando qualche piccolo sassolino, mentre pensa che il fango vorrebbe averlo per davvero sul corpo, perché alla fine non lo odia più come prima, e perché alla fine sarebbe meno difficile da lavare via.
E Harry sa che avrebbe dovuto interessarsi al calcio molto prima e buttare nel cesso la pallavolo, perché dall’alto dei suoi diciotto anni non può più tenere per mano, da bravo vicino di casa, da bravo amico, e da forse qualcosa che era riuscito a descrivere troppo tardi, chi invece insieme a lui i diciotto non li ha mai raggiunti.

 




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