La Nobile Famiglia Balsamo
Capitolo 6
La nobile casata Balsamo.
Ancora
fermo all’ingresso il piccolo Elfo Domestico fissava i Riddle e
Gwen; i suoi grossi occhi, simili a palle da ping-pong, erano colmi di
incertezza e del timore reverenziale verso i Maghi che pareva innato
nella sua specie. Dopo qualche secondo, disse:
«Prego, signori… Pillo… Pillo cercare signorino Balsamo. Dove trovarsi signorino Balsamo?».
Parlava in un
inglese davvero molto incerto – persino per un Elfo Domestico
– e per di più con uno strano accento, ma riusciva
comunque a farsi capire.
«Ehm… mi dispiace Pil..Pillo.. –
balbettò incerto Uther, mentre Endora lo raggiungeva e Hac e
Gwen si scambiavano uno sguardo incerto – qui non
c’è nessun Balsamo… questa è casa Riddle Io
sono Uther Riddle, mia moglie Endora e mio figlio Hackluit con la sua
amica Gwen..».
Il povero Elfo
divenne ancora più insicuro e spaurito, fissò lo sguardo
su ciascuno dei membri della famiglia poi disse nuovamente
«Prego,
Signore… di scusare. Pillo mandato a cercare signorino Balsamo
da Padron Julius. Padron Julius certo che trovarsi qui. Padroncino
Balsamo suo nipote. Carlo Giuseppe… Pillo non potere tornare
senza una risposta… Prego..». Finalmente questa litania fu
interrotta, nientemeno che da Charles in persona.
«Ciao Pillo! Che piacere vederti qui! Non me lo aspettavo!»
«CHARLES! Ma cosa diavolo fai? Devi restare nascosto! Sei in pericolo!»
«Va
tutto bene, signora Riddle! – rispose Charles – conosco
bene questo Elfo e… beh… il “Padroncino
Balsamo” di cui va parlando da cinque minuti sono io».
«Credevo che glielo avessi già detto Hac!». Aggiunse rivolgendosi all’amico
«Ma se
sei stato tu a chiedermi di mantenere il tuo segreto! “Per adesso
non ditelo a nessuno, per favore! Voglio che resti un segreto!”
sono parole tue santo Merlino! Ti sei raccomandato tanto (e non ho mai
capito il perché) e adesso ti lamenti che non ho detto nulla ai
miei? Prima mi chiedi di non fare una cosa e poi mi sgridi per non
averla fatta? Io…».
«Sì! D’ACCORDO!» lo interruppe Charles
«Ma io intendevo ai nostri compagni di scuola! Potevi dirlo ai
tuoi genitori! Specialmente ora!»,
«Beh, potevi essere più chiaro sai?» ribatté acidamente Hac.
«Va bene! Va bene! Ma credevo che fosse ovvio! Sono i tuoi genitori!».
«Beh! Non lo era! Non è vero Gwen?».
«Non
mettermi in mezzo Hac! – rispose lei – comunque… io
ai miei l’ho detto».
«Visto? Cosa ti dicevo?»
«Visto cosa? È una donna, è ovvio che non sappia mantenere i segreti».
«HACKLUIT GAWAIN RIDDLE! Osa ripetere una cosa così
maschilista e di rifilo uno schiantesimo là dove non batte il
sole».
«Oh
andiamo, Gwen! – replicò Hac senza nemmeno preoccuparsi di
non farsi sentire da sua madre – lo sanno tutti che le donne
fanno pena a mantenere i segreti! Giusto Jack?».
«Che c’entro io adesso? E smettila di chiamarmi Jack! Non lo sopporto!».
«La
verità è che voi due siete dei maledetti
maschilisti» gridò arrabbiata Gwen.
«Non
prendertela così Ti chiamo Jack perché mi piace di
più e ti voglio bene».
«Ma che
c’entro io Gwen?! – protestò Charles con la ragazza
– non ho detto NULLA contro le donne!»
«Oh non
fare il santarellino Jack! Voi due fate sempre comunella. Fingete
qualche contrastom ma siete sempre d’accordo! Non lo dici
apertamente, sì, ma la pensi come lui!»
«Non cominciare a chiamarmi anche tu JACK!».
«Oh,
suvvia Gwen! Era una semplice battuta! Stavo solo scherzando!»
ribatté seccamente Hac, tentando di riportare la calma. Ma non
erano esattamente le parole adatte a questo scopo.
«Beh, era una battuta stupida! Dovresti imparare a fare
scherzi più intelligenti! Anzi dovresti smetterla proprio di
fare battute! Che tanto non fai ridere! Idiota!».
«Ehm…ragazzi, per favore! Potreste spiegare anche a noi
cosa sta succedendo?» tentò timidamente di intervenire
Uther cercando di porre fine a
quell’improvvisa lite. Fu tutto inutile. I tre, non lo udirono o
lo ignorarono e continuarono a discutere con ancora più
violenza. L’Elfo, intanto continuava a rimanere sulla soglia,
pigolando ogni tanto «Signorino Balsamo» e qualche altra
parola in una lingua straniera
«E POI
IO NON HO DETTO NIENTE DI MALE!» protestò nuovamente
Charles rivolto a Gwen «Non te la puoi prendere con me se
fidanzato fa sciocche battute sessiste proprio quando hai le tue
cose!».
«EHI! Credevo fossi dalla mia parte, Jack!»
«LE MIE
COSE? CHARLES VAN PELT! Cosa centrano adesso “le mie cose”?
E poi non saresti un maschilista».
«Lo
sarei, Hac, se tu iniziassi a chiamarmi con il MIO VERO NOME! CHARLES!
Possibile che ti sia tanto difficile? Dovresti avere abbastanza
cervello almeno per questo!».
«Dai
ragazzi, non litigate così». Provò nuovamente a
mediare Uther, ormai praticamente disperato di fronte all’assurda
discussione nata tra i tre amici Aenche questo tentativo, tuttavia,
finì nel nulla. A dire il vero non capiva nemmeno bene di che
cosa discutessero: ciascuno parlava sopra all’altro, litigando
per almeno tre motivi differenti, nessuno dei quali sensato.
«Oh Santo cielo ancora con questa storia!»
«Sì, ancora con questa storia! Quante volte ti ho detto di chiamarmi con il mio nome?».
«Oh, andiamo! Lo so che ti piace che io ti chiani Jack!».
«Certo come “sapevi” di dover nascondere le mie origini ai tuoi!».,
«E tu potevi avere il cervello di dire chiaramente a chi potevo svelare il tuo stupido segreto!».
«E tu avresti potuto chiedermelo! Gwen lo ha fatto!»
«MI HAI FATTO FARE LA FIGURA DELLO STUPIDO!».
«NON HAI MAI AVUTO BISOGNO DEL MIO AIUTO PER QUELLO».
«STO
ANCORA ASPETTANDO LE VOSTRE SCUSE!». Intervenne Gwen, come
sentendo il dovere di rientrare nel litigio dei due.
«NON HO DETTO NIENTE DI MALE» gridarono Hac e Charles più o meno contemporaneamente.
«NIENTE DI MALE? MI AVETE OFFESA!» ribattè lei piccata,
«SILENCIO!» Intervenne finalmente Uther, levando la
bacchetta e lanciando un incantesimo tacitante sui tre che, finalmente,
trovandosi senza parole – anzi proprio senza voce, gli diedero
retta interrompendo il loro assurdo alterco.
«Grande
Merlino Ragazzi! Ma cosa diavolo vi è preso? Vi rendete conto
che avete passato gli ultimi dieci minuti litigando senza una sola
ragione sensata? Ora per favore cercate di calmarvi, di fare la pace e
di spiegarmi con calma cosa sta succedendo!».
I tre amici,
fortunatamente ancora ammutoliti dall’incantesimo, si guardarono
in cagnesco ancora per qualche istante. Ma l’interruzione del
padre di Hac, unita all’impossibilità di parlare, aveva
come tolto il carburante che alimentava il loro litigio. Le loro
espressioni si rilassarono ed i tre – ancora senza poter parlare
– suggellarono la pace con una tripla stretta di mano. Solo a
questo punto Uther si sentì abbastanza sicuro da rimuovere
l’incantesimo silenziatoire.
I tre amici
provavano un senso di vergogna e di inquietudine per quella lite
scoppiata improvvisamente: ripensandoci dall’esterno poteva
sembrare persino buffa tanto erano assurde ed insensate le ragioni per
le quali era scoppiate la lite. Ma durante il litigio si erano stati
terribilmente seri. Anzi, ciascuno di loro aveva la sensazione che, se
non fossero stati interrotti, il loro bisticcio sarebbe potuto
degenerare in qualcosa di peggio. Avrebbero potuto volare offese o
accuse delle quali si sarebbero pentiti; sarebbe scoppiato persino un
duello, forse.
Fu Charles,
sebbene un po’ imbarazzato, a rompere il silenzio: «Scusa
Hac! Avrei dovuto dirti che potevi parlare liberamente ai tuoi. E
Gwen… mi dispiace per quell’osservazione sulle “tue
cose”».
«Beh.
Forse avrei almeno potuto chiedertelo, Jack…ehm…Charles.
È più forte di me! Scusa! E… Gwen… dovrei
stare più attento con le mie battute. A volte non capisco quando
è il momento sbagliato».
«Ed io, avrei potuto essere meno permalosa» Intervenne Gwen.
«Il
punto è che mi sento terribilmente teso. Questa maledetta storia
mi sta facendo diventare troppo nervoso! Odio restare chiuso in
casa!». Intervenne nuovamente Charlie, sentendo l’urgenza
di spiegarsi, dopo un altro breve istante di silenzio.
«Lo
siamo tutti, Charlie. Tu ne hai più motivo di noi, ma anche io e
Hac siamo preoccupatissimi per te. Questa cosa ci sta facendo saltare i
nervi. Ma dobbiamo restare uniti! Se litighiamo tra noi, abbiamo
già perso!».
Sorrisero,
finalmente ed un triplo abbraccio suggellò così la
pace e l’amicizia ritrovata: in quel calore ogni tensione
scomparve: erano amici, il loro legame aveva superato la differenza e
l’ostilità tra le loro case, i pregiudizi dei compagni e
molto altro: avrebbero superato anche questa crisi e ne sarebbero
usciti più forti.
«Scusate!». Li interruppe dopo un poco Uther «Mi
dispiace interrompere la vostra riappacificazione ma… avreste,
per favore, la compiacenza di spiegare anche noi perché questo
Elfo Domestico conosce Charles?».
Charlie si
sentiva un poco in imbarazzo sotto lo sguardo interrogativo, anche se
benevolo, dei signori Riddle. Sedevano tutti a tavola, Charles ad un
capo con accanto a lui Gwen e Hac, all’altro capo sedevano Uther
ed Endora; tra loro stava anche Pillo. L’Elfo Domestico aveva
protestato a lungo, come se la prospettiva di sedere a tavola con una
famiglia di maghi, quasi da pari a pari, forse una sorta di bestemmia.
Aveva ceduto solo ad uno stizzito ordine di Charlie, ma continuava a
guardarsi intorno terrorizzato.
«Ecco
ehm…» esordì nervosamente Charles. «È
una storia un po’ complessa da spiegare… non so come
iniziare e…»
«Forse
potremmo farti qualche domanda. Potrebbe metterti più a tuo
agio». Intervenne gentilmente la signora Riddle.
«Mi
sembra una buona idea». Disse Gwen poggiando una mano sulla
spalla dell’amico che annuì.
«Molto
bene – cominciò Uther Riddle in tono accomodante –
cominciamo dalla questione principale. Perché questo
Elfo… Pillo, giusto?... Perché ti ha chiamato
“signorino Balsamo”?».
«Balsamo
è il cognome di mia madre: Giovanna Balsamo. Suo padre, mio
nonno, Carlo Balsamo era un Magonò. Apparteneva ad una famiglia
davvero molto antica, ricca e potente. Suo padre, Costantino Balsamo,
era l’alleato di Grindelwald nel paese. La sua situazione non era
facile. Lasciò l’Italia poco dopo il suo matrimonio per
trasferirsi qui e non ebbe mai più alcun contatto con il mondo
magico. Pillo è l’Elfo Domestico del fratello di mio
nonno, il mio prozio Julius».
«Quindi tu non saresti propriamente un Nato Babbano. Più un Mezzosangue».
«Considerato che il mio primo ascendente magico è il mio
bisnonno, non credo che ci sia tutta questa differenza». Rispose
amaramente Charles.
«Certo, scusa hai ragione» disse Endora un poco mortificata.
«Non
importa, signora Endora… e comunque, Nato Babbano o meno, ora
sono soprattutto un assassino ricercato».
«Andrà tutto bene Charlie, non temere». Intervenne
Hac. Charles gli rivolse un sorriso grato.
«E tutto questo lo hai scoperto… quando?»
«Solo
al mio terzo anno. Non so bene come i miei parenti abbiano
scoperto di avere un discendente segreto. Forse è stato mio
nonno a dirlo o forse mi tenevano d’occhio… fatto sta che
ho ricevuto questa strana lettera in cui il mio prozio mi spiegava
tutto e mi chiedeva di incontrarlo. Sapete, era il periodo in cui a
scuola c’erano tutte quelle aggressioni ai Nati Babbani. Passai
alcune settimane in Italia l’estate successiva, per conoscere
quel ramo della mia famiglia».
«D’acccordo, ma… come mai tenerlo nascosto? Non
è certo una cosa di cui vergognarsi!».
«Non
saprei dirvelo bene. Penso che di fronte a tutto quel disprezzo che
sentivo verso i cosidetti “Sanguesporco”, volevo affermare
il mio orgoglio per i miei genitori: tutto questo si è solo
rafforzato con il ritorno di Voi-Sapete-Chi e tutto il resto. Poi i
rapporti con i Balsamo si allentarono: io volevo continuare a frequentare
Hogwarts mentre loro pretendevano che mi trasferissi alla Scuola
Italiana. Non li sentivo da più di un anno, ormai. Non mi sarei
mai aspettato che avrebbero mandato qui Pillo».
Gli occhi di
tutti si rivolsero finalmente all’Elfo Domestico che, sentendosi
ancora una volta al centro dell’attenzione tornò guardarsi
intorno, incerto o tremante. Fissava soprattutto Charles ed era
evidente che attendeva ordini da lui.
Fu di nuovo Uther, tuttavia, a prendere la parola. «Molto
bene. Penso di aver capito a sufficienza, per ora. Adesso veniamo alla
questione fondamentale. Perché questo Elfo è venuto qui?
E come ha fatto a trovarti?».
«Rispondi alla domanda del signor Riddle Pillo. Per favore».
«Padron
Julius mandato Pillo a cercare padroncino…lui vuole parlare con
padroncino…Pillo pensa che padrone volere padroncino a
casa». Balbettò l’Elfo sempre in quell’inglese
incerto e con un forte accento.
«D’accordo – lo interruppe Hac – ma come hai fatto a trovarci?».
L’Elfo sembrò non
capire il punto. «Padron Julius avere ordinato. Lui sicuro che
padroncino trovarsi in casa di amici…»
«Sì, ma come hai fatto a superare le protezioni?».
Pillo fissò Hac con sguardo vacuo poi ripetè «Padron Julius avere ordinato. Pillo deve ubbidire».
«La
magia degli Elfi Domestici ubbidisce a regole proprie. –
spiegò finalmente Charles – Se hanno un ordine diretto
possono fare cose per noi impossibili. Non ci ho pensato quando abbiamo
imposto le protezioni. D’altra parte non saprei nemmeno come
avrei potuto impedirlo».
«Pensi che potremmo essere in pericolo?».
«Per i
Mangiamorte dici? Credo di no. La gente come loro non presta molta
attenzione ad esseri che considera poco più che animali o
strumenti parlanti».
«Pillo
avere lettera da parte di Padron Julius!». Intervenne finalmente
l’Elfo tirando fuori una busta dalla sua veste.
«Cosa? Perché non lo hai detto subito? Su! Dammela!». Disse Charles concitato.
«Pillo
stava per dire, ma amico del padroncino interrompere». Rispose
l’Elfo. Poi, come ripensadoci «PILLO CATTIVO!».
Strillò sbattendo la testa contro il grosso tavolo in quercia.
«Santo
Cielo! Smettila di punirti!» gridò Charles sconvolto dalla
reazione. «Scusa, non volevo gridare così. Non hai fatto
nulla di male. Non punirti più senza il mio permesso».
L’Elfo si interruppe immediatamente. Poi sbatté un’ultima volta la testa sul tavolo.
«Pillo
doveva punirsi per essersi punito senza permesso, signore».
Esclamò di fronte all’espressione sbalordita di Charles.
Questi preferì non dire altro. Gli Elfi erano una razza davvero
troppo strana. Presa imano la busta. Conosceva bene la figura incisa
nel sigillo di caralacca; il blasone della famiglia Balsamo: un
serpente, o un drago che si morde la cosa. Aprì la busta prese
la lettera e la lesse davanti a tutti.
Caro Carlo
Spero che il mio Elfo sia riuscito a
trovarti e a consegnarti questa lettera: sembra che ti sia protetto in
modo efficace. Sono molto fiero della tua abilità, stai rendendo
onore ai tuoi antenati.
Ora, so che l’ultima
volta non ci siamo lasciati sotto i migliori auspici: capisco che
probabilmente in quel momento la mia proposta era fuori luogo, che
volevi concludere gli studi nel tuo paese natale, con i tuoi amici.
Sono stato forse troppo brusco con te. E me ne dispiaccio.
Adesso però la
situazione è radicalmente cambiata. Ho seguito con grande
interesse gli eventi inglesi, ma devo dire di non aver mai immaginato
che tutto potesse precipitare tanto rapidamente. Dopo la caduta del
Ministero avere informazioni è stato ancora più
difficile: il paese è pressoché chiuso con
l’esterno. Tuttavia sono venuto a sapere dell’accusa che ti
hanno rivolto. Sono certo che si tratta di una montatura e che sapresti
giustificarti in un processo giusto. Ma un equo giudizio è
proprio quello che non puoi sperare di ottenere dal vostro attuale
governo.
Per questa ragione torno a
proporti di trasferirti qu in Italia. Sono certo che comprendi bene che
questa è la decisione migliore che tu possa prendere. Vorrei
comunque parlare con te di persona per stabilire un piano dettagliato e
decidere su alcuni particolari di una certa importanza.
Mi piocerebbe inoltre
ringraziare i tuoi amici e la famiglia che ti ha ospitato per averti
protetto e aiutato in questa situazione tanto difficile.
Se intendi accettare la mia
proposta, scrivi due parole in calce a questa mia. Non limitarti a
dirlo direttamente dall’Elfo: Pillo parla pochissimo inglese e ad
ogni modo non è il caso di affidare oralmente ad un Elfo
un messaggio tanto importante.
Attendo la tua risposta
Julius Apuleio Balsamo.
Non appena finì di leggere, Charles
gettò la lettera sul tavolo, come per metterla a disposizione di
tutti, poi sedette per riflettere. Vero, tra lui e il suo prozio non
correvano ottimi rapporti. Ma la proposta era buona; persino troppo
buona: accettarla avrebbe significato la salvezza per sé e la
fine di una situazione fin troppo pericolosa per i suoi amici. Eppure
gli dispiaceva scappare, lasciare il suo paese, il luogo in cui era
cresciuto. Restando in Inghilterra, forse, avrebbe potuto lottare
contro Voldemort, o almeno resistere: certamente Hac e Gwen non
avrebbero chinato il capo senza opporre resistenza. Partire per andare
al sicuro sarebbe stato come abbandonarli. D’altra parte lui era
una fonte di pericolo immediato per tutti loro. Si sentiva incerto e
insicuro come non mai, stretto tra due fuochi. Come inconsciamente
cercò lo sguardo dei suoi due amici seduti accanto a lui.
«Senti,
Charlie… Questa è una grande occasione per te. Ma non
voglio che sappia che noi siamo contenti di aiutarti e proteggerti. Non
devi scegliere di partire solo per non metterci in pericolo». Gli
disse Hac, cogliendo al volo l’implicita richiesta di consiglio.
Conosceva bene il suo amico e intuiva i suoi pensieri. Da parte sua
avrebbe forse preferito che rimanesse: se fosse partito avrebbe potuto
non vederlo più.
Charles sorrise. Hac lo aveva
chiamato con il suo vero nome. Lo faceva solo nelle occasioni
importanti: quando le cose si facevano serie. Gwen non disse nulla, ma
il calore della sua mano che stringeva la sua e il suo sorriso,
valevano più di un lungo discorso.
«Hac ha parlato anche per noi, Charles»
intervenne Uther. «Ma la decisione spetta solo a te. Cosa
farai?»
«Penso
che almeno sia il caso di parlare con il mio prozio. Non sono convinto
che mi abbia detto tutto. In seguito deciderò».
Prese la lettera e vergò poche parole proprio sotto la firma
Molto bene. Trova il modo per incontrarci. Charles.
Consegnò la lettera a Pillo, ordinando gli di portarla al suo
padrone. Quando l’Elfo Domestico svanì con un debole POP
si era ormai fatto buio e andarono tutti a riposare, pensando con
trepidazione ed un vago timore a cosa il futuro avrebbe portato loro.
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Ehm.... Alllora... Sono un filino scomparso con questa storia non è vero?
Davvero scusatemi tanto, ma non è sempre facile per me trovare
l'ispirazione. E ci sono TANTE cose da fare... Comunque ora sono
arrivato. Come potete immaginare ci sarà almeno un altro
capitolo. Volevo finire con questo ma c'erano troppe cose da dire -
più di quante pensassi - e volevo rendere l'attesa il più
breve possibile. Inoltre voglio dedicare un capitolo apposta
all'incontro-scontro tra Charles e Julius.
A proposito: vi aspettavate questo colpo di scena? Che ne pensate? Ditemi la vostra.
Per quanto riguarda i Balsamo, comunque, c'è anche un'altra storia che potete vedere QUI. Incontrerete il Bisnonno di Charles ed un giovane (e un po' migliore forse) Julius.
Ora passiamo ad un po di cose divertenti.
QUI
il Blasone di famiglia dei Balsamo L'ho realizzato con un sito online e
un po' modificato con il Paint. Ma dovrebbe essere un po' diverso. Il
motto "Est in fine principium novum" (In ogni fine c'è un nuovo
inizio) dovrebbe essere nella banda. Il serpente dovrebbe essere
più simile ad un dragone e dovrebbe essere d'oro. Purtroppo sono
una chiavica con i disegni. Se qualcuno sapesse darmi una mano gli
sarei molto molto grato. Altrimenti va bene così.
QUI
invece Un Albero Genealogico della famiglia Balsamo (comprensivo di
Charles!) tanto per farvi capire l'intreccio delleti parentele. Se
porterò avanti la storia che vi ho linkato prima qualcuno di
questi dovrebbe comparire. Visto che l'ho dovuto caricare sul gruppo
facebook qualcuno potrebbe non vederlo. Nel caso siate curiosi fate
richiesta QUI
Metterò anche qualche nota di spiegazione nel gruppo. Le note a questo capitolo sono già abbastanza lunghe.
Grazie della vostra attenzione. Vi voglio bene.
Recensite se potete
Tutto il resto è vanità.
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