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Epilogo
Le terme sembrano un luogo
completamente nuovo, ora che ci vado da liberta. Passo da una vasca
all’altra
con lentezza studiata, godendo della mia possibilità di
scegliere: il
frigidarium, il calidarium, la palestra...
Questo è un luogo dove l’intero
popolo romano si riunisce: uomini
importanti e commercianti, schiavi e liberti; ma quando ci arrivi
condotta dal
tuo padrone, sai perfettamente che per te non ci sarà
soddisfacimento.
Oggi, invece, la mia visita si
risolve
nel pieno appagamento.
Verso la fine della giornata,
vengo
raggiunta da una voce nota quanto cara.
- Inni! Inni!
Claudia si avvicina e mi getta
le
braccia al collo; ora può farlo liberamente, senza essere
frenata dall’immediata
disapprovazione di Tullia Lucina.
- Inni, ho saputo che ti sposi!
Mi afferra la mano e osserva
l’anulus
pronubus
che Fabrizio mi ha donato il mese scorso. Lavoro ormai da un anno
presso un
pomarius
cui mi ha presentata Claudio: il padrone del negozio era morto di
malattia e la
moglie e il figlio trentenne non riuscivano da soli a occuparsi di
tutto. Così,
dopo l’affrancamento, mi sono trasferita da loro e il
rapporto tra me e
Fabrizio si è fatto in tempi brevi molto stretto.
Il lavoro è duro,
la casa piccola e
scomoda; ma questa vita si avvicina molto gradevolmente al mio modo
d’essere.
Così sarebbe stata anche nella mia terra: faticosa e libera.
- Faremo un banchetto modesto
– dico –
Ma se tu e la tua famiglia ci farete l’onore di venire, ne
sarò felice.
- Verrò, certo che
verrò! Anche papà e
mamma non mancheranno, mamma ha persino già pensato a un
dono per te!
Sorrido, pensando al mutato
atteggiamento di Tullia Lucina. Dopo aver saputo del mio imminente
affrancamento, aveva cessato all’istante ogni
ostilità; il giorno che me ne
sono andata mi ha ringraziata per l’aiuto offertole con
Claudia e ora...
persino un dono di nozze!
Certo, il suo umore e la sua
stessa
esistenza devono essere migliorate notevolmente dopo la mia partenza:
Claudio è
stato di parola e non ha preso con sé altre concubine. E
Tullia Lucina è
nuovamente incinta.
Presto la sarò
anch’io, se la sorte
non vorrà essermi avversa.
Fabrizio è un uomo
pratico, un
lavoratore instancabile, solido, ma è anche una persona di
buon cuore, integra,
e non dubito della sua capacità di educare i nostri figli in
modo sano, onesto.
È impensabile come
Roma,
all’improvviso, sia diventata un luogo piacevole in cui
vivere. I miei capelli,
i miei tratti rivelano le mie origini straniere, ma gli usi e i costumi
di
questo luogo ormai mi appartengono; il mio futuro marito è
un romano e romani
saranno i miei figli. Non credo che mia madre pensasse a un futuro
simile per
sua figlia e dubito che lo approverebbe, ma lei è nata e
vissuta nella nostra
terra, non ha mai toccato con mano questo luogo in cui io, ormai, ho
trascorso
un terzo della mia vita.
- Vieni a salutare
papà? – mi chiede
Claudia.
Giro lo sguardo per la stanza
e lo
vedo, Claudio Lucio Pollio, in piedi presso una delle vasche. Mi sta
fissando e
un sorriso gli dipinge il bel viso maschio.
- Un’altra volta
– rispondo. Non
voglio indisporre Tullia Lucina, ora che sembra aver suggellato la pace
fra
noi.
Ma ricambio il sorriso di
Claudio,
perché il calore che vi trovo è lo stesso che
provo nei suoi confronti. Una
fruttivendola germanica e un importante, ricco romano non hanno nulla a
che
spartire l’uno con l’altra; ma la nostra amicizia
ha valicato i confini
consueti ormai da molto tempo.
So che Claudio ci
sarà, quando mi
troverò in difficoltà; e lui sa, sa che
potrà sempre aprirmi il suo cuore, e la
sua vecchia schiava sarà pronta ad ascoltarlo.
Certe cose non cambiano, non
cambiano
mai e io ne sono felice.
Faccio un cenno di saluto a
Claudio
con il capo e lui ricambia, poi torna alle sue occupazioni.
Eccomi qui, Innithivei, ex
concubina
vergine, attualmente promessa in sposa.
La mia vita continua.
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