Disclaimer
Note
d'autore: E rieccomi! Sono anni che non aggiorno questa storia, per diversi
motivi. Ma non l'ho dimenticata tanto che mi sono obbligata a riprenderla. Spero
che ci sia ancora qualcuno lì fuori che la legga però! Capitolo strano lo so, ma
necessario. Per la storia e soprattutto per me, che devo rientrarci.
Grazie a Robigna88 per il sostegno e la revisione del capitolo <3
Disclaimer: Supernatural e i suoi
personaggi non mi appartengono, (vorrei che Castiel fosse mio, ma questo è un
altro discorso) ma le storie che mi ispirano sì, per cui si prega i gentili
lettori di non copiare, grazie! Image ©
Sweet Madness (se
ci sei, batti un colpo!)
You know what to do
E ora dove cazzo
era?
Un enorme campo
verde, un sentiero acciottolato, alberi in fiore da tutte le parti. Fottuti
uccelli che cinguettavano tra i rami.
Castiel si guardò
intorno e cercò di capire da dove sarebbe arrivato pericolo. Cos'era quello
scenario da pacifica periferia americana? Un'allucinazione causata
dall'astinenza o lo stupido sogno di un povero disperato com'era lui? Sembrava
di stare in una fottutissima pubblicità.
“Okay cervello di
merda” gridò “mostrami quello che devi e falla finita, mi sono stancato di
questi viaggetti del cazzo!”
“Non eri così
sboccato, un tempo” disse qualcuno alle sue spalle.
L'ex angelo ebbe
l'impressione di essere stato colpito alla nuca. Quella voce non era la sua vera
voce, ma era quella che aveva sentito l'ultima volta. Si voltò lentamente, quasi
avesse paura di ritrovarsi faccia a faccia con lei. Ed era vero, aveva paura di
affrontarla.
“Anna...” sussurrò.
Merda. Era davvero
lei. Anna, il suo superiore. Nascosta nel corpo di una ragazza magra e pallida,
con quei capelli troppo rossi per essere naturali e le mani ossute.
L'allucinazione gli
sorrise e fece qualche passo verso di lui. I ciottoli stridevano sotto i suoi
piedi rendendo quella situazione ancora più reale. Ma non lo era, Cass lo
sapeva. Però faceva male lo stesso.
Quando Anna arrivò a
pochi centimetri da lui, l'ex angelo chiuse gli occhi, sperando che sparisse.
“Vattene per favore, vattene via” implorò.
Anna scosse il capo
e parlò di nuovo. “No Cass, non me ne andrò, non prima di aver parlato con te.
Apri gli occhi e guardami.”
L'altro obbedì e si
ritrovò quegli strani occhi verdi piantati nei suoi. Per un attimo pensò che
avrebbe tirato fuori qualche arma per farlo a fette, o magari era una trappola
per farlo prendere da Zachariah e i suoi burattini. Dopotutto era morta per
colpa sua, avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo per ammazzarlo.
“Non sono qui per
ammazzarti, Cass” assicurò lei in tono piatto “anche se volessi farlo, non
potrei. Io sono morta, ricordi? Li hai portati nel passato proprio per questo.
Sono morta per colpa tua.”
Ecco. Se Balthazar
era stata un'allucinazione consolatoria, Anna era una punizione, i sensi di
colpa che prendevano forma. E la morte di Anna era uno dei più grossi.
Cercò di mantenere
la calma, di non mostrarsi dispiaciuto, o impaurito. O qualsiasi altra cosa che
potesse mostrare quanto era grande il suo rimorso. “Eri diventata una stronza
psicopatica, dovevi essere fermata” le disse sperando di suonare risoluto.
Anna sorrise di
nuovo ma le vide stringere i pugni. “Forse, ma avevo ragione. Il problema era
Sam Winchester, andava eliminato, ma tu non me l'hai permesso. Se fosse morto,
tutto questo non sarebbe accaduto.”
Castiel pensò che
aveva fottutamente ragione; se Sam fosse morto allora, se non fosse mai nato,
tutto quello non sarebbe accaduto. Non sarebbero morte tutte quelle persone,
tutti quei suoi fratelli, e soprattutto lui non sarebbe stato un povero tossico
di merda che non riusciva a riemergere dal liquame in cui si era tuffato da
solo.
“Non immaginavo cosa
sarebbe successo” ammise con amarezza “Sam e Dean erano miei amici, non potevo
lasciartelo fare.”
Anna sparì dalla sua
vista dissolvendosi come nebbia. Forse l'allucinazione era già finita, forse si
stava svegliando. Si guardò attorno ma non c'era più, se n'era andata.
“Sì, ma la tua
fedeltà ha ucciso molte persone” replicò lei, riapparsa dietro le sue spalle “e
altri ne moriranno, tanti altri. Il mondo sta finendo, tutto per colpa di un
unico uomo. Tutto questo è colpa tua Cass, tua soltanto.”
Cass l'aveva
ascoltata senza guardarla, poi si girò e si accorse che era diversa. Non
indossava più quella giacca verde e i jeans. Aveva un abito lungo e bianco e i
capelli raccolti. Il suo viso invece era lo stesso, immobile, non c'era rabbia o
rancore nella sua voce, ma la sua lingua tagliava più di un coltello. Era lì per
ferirlo con le parole e ci stava riuscendo alla grande.
“Con che diritto sei
venuta qui ad incolparmi?” le disse con acredine. “Tu te ne sei andata da casa
per occuparti dei cazzi tuoi molto tempo prima che iniziasse questa merda.
Ancora non ho capito come mai improvvisamente sei ridiventata un soldatino
ubbidiente decidendo di far fuori i fratelli Winchester” si fermò e accennò un
sorriso ironico “anche Dean, che mi sembrava ti piacesse un po', o sbaglio?”
Lei non si scompose,
a parte un lampo scuro che guizzò nei suoi occhi. “Davvero mi stai chiedendo
perchè sono tornata nei ranghi? Proprio tu me lo chiedi, Cass?” fece una pausa e
per la prima volta da quando era apparsa, il suo viso si contrasse in una
smorfia di dolore.
“Quando sei legata
mani e piedi su un marmo gelido mentre due figli di puttana ti pungono e
lacerano e tagliano...beh giureresti fedeltà a chiunque purchè la smettano.
Anche questo è stato colpa tua, ricordi? Tu mi hai tradita, mi hai consegnata a
loro.”
Ma che cazzo di
allucinazione era? Che senso aveva lei lì? Non lo consolava e non lo torturava,
che diavolo voleva da lui? Semplicemente ricordargli in mille modi quanto fosse
responsabile di quell'incubo?
“Che cosa vuoi da
me, Anna?” le domandò “Perchè sei qui? Perchè il mio cervello ti ha creata?
Senza offesa, ma tra tutti i rimorsi e i rimpianti che ho...”
“Io sono il più
grande” finì lei.
Cass scosse il capo.
“No, affatto” mentì “non lo sei, non lo sei mai stata. Te ne sei andata su due
piedi piantandoci in asso, te ne sei fregata di tutto e tutti e poi hai deciso
di ergerti a paladina del paradiso seminando il panico nel passato e nel
presente come terminator! Perchè dovrei provare rimorso? Te la sei cercata.”
Sì era così, Anna,
se l'era cercata. Erano ordini e doveva eseguirli? Stronzate! Lui degli ordini
se ne era spesso sbattuto i coglioni e anche dopo che lo avevano fatto a pezzi e
riassemblato, aveva resistito ben poco col guinzaglio al collo.
“E cosa ne hai
ricavato?” gli domandò lei, facendogli capire che poteva sentire ogni singola
parola che scambiava con sé stesso.
Che coglione, era
ovvio. Anna non esisteva davvero, era nella sua mente, era fatta della stessa
materia dei suoi pensieri. Fottutti neuroni impazziti che collidevano producendo
pensieri ed immagini.
“Libertà” rispose
alla propria allucinazione, che rispose scoppiando a ridere.
“Oh sì, bella
libertà la tua, Castiel” commentò, mentre una folata di vento gelido le sciolse
i capelli. “Libertà da cosa? Da chi? Sei libero, Cass?”
Si guardarono negli
occhi per lunghi istanti, l'ex angelo cercava la risposta giusta, ma non la
trovava. Che cosa ne aveva ricavato? Aveva dato tutto per gli uomini, e aveva
sbagliato tutto.
“Vuoi che ti dica io
cosa hai ricavato, Cass?”
“No.”
Anna sorrise e
avanzò di qualche passo. “Invece sì. Tanto lo sai già, ma a volte un ripasso è
necessario” continuò.
Castiel chiuse gli
occhi. Sparisci, sparisci, sparisci.
“Ti era stato
affidato un compito molto semplice, soldato” iniziò l'allucinazione col corpo di
donna “salvare Dean Winchester e lasciare che le cose andassero com'era scritto.
Ma tu hai fatto diversamente. Hai peccato di presunzione, ti sei creduto
migliore di tutti gli altri...”
“No! Non è vero!” le
urlò serrando i pugni.
“...hai disobbedito,
ti sei schierato con loro, nonostante non ti considerassero uno di loro. Ti
chiamavano quando gli servivi, se ne fregavano se stavi male o eri in pericolo,
ma tu continuavi ad essere dalla loro parte...”
“Tu non sai un cazzo,
chiudi quella bocca!”
“...hai ucciso i
tuoi fratelli, hai causato la morte di molti innocenti. Hai ucciso me e
condannato a morte il tuo amico umano, Dean. E ora? Sei la metà di un uomo,
pieno di vizi e soffocato da rimorsi e rimpianti. È questa la tua libertà?”
Con un impeto di
rabbia, Cass scattò verso di lei per afferrarla e farla tacere con la forza. Ma
l'allucinazione si dissolse di nuovo e riapparve alla sua sinistra.
“Come puoi
afferrarmi? Non si può toccare la coscienza” disse lei con un sorriso. Cass si
sentiva sfinito, desiderava solo che quell'incubo finisse al più presto.
Perchè non si
svegliava?
“Perchè sei stanco
fratello mio. Molto stanco.” fece lei posandogli una mano sulla guancia. “E mi
dispiace tanto, non meritavi tutto questo.”
Castiel sospirò
provando molta tristezza. “No, non lo meritavo, io credevo di fare la cosa
giusta” si difese, ormai sul punto di piangere. “Non pensavo che sarebbe
successo tutto questo.”
Anna annuì,
l'espressione finalmente umana, quasi compassionevole. “Lo so Cass, lo so. Tutto
questo è troppo per te, non ce la fai più.”
“No. Sono sfinito.”
“Sì, sei sfinito.
Basta combattere fratello, ormai è finita. Arrenditi, trova la pace.”
L'ex angelo sentì
qualcosa di duro sfiorargli l'addome. Abbassò lo sguardo e vide un pugnale
angelico stretto nella mano della sua allucinazione.
Della sua coscienza.
“Che significa?” le
domandò, convinto che non volesse colpirlo. Anzi, sapeva che non l'avrebbe
colpito.
Lei strinse le
labbra e poggiò la lama al centro del suo petto. “Lo sai cosa vuol dire Cass.
Ora sta a te decidere.”
Castiel prese l'arma
dalla piccola mano di Anna, la guardò, da un lato e dall'altro. Non la vedeva da
molto tempo, aveva perso la sua anni prima e quasi aveva dimenticato com'era
fatta. Era fredda come un pezzo di ghiaccio.
E pesante.
“Tu sai cosa fare,
Castiel.”
Lui annuì. “Sì lo
so.”
Colpì Anna allo
stomaco, un'onda di luce si sprigionò da lei, ma a piegarsi dal dolore fu Cass.
Gridò, mentre sulla sua camicia di allargava un'enorme macchia di sangue.
Anna sorrise. “Buon
viaggio, fratello.”
Cass cercò di
parlare, ma dalla sua bocca uscì solo un sibilo strozzato.
Tutto divenne nero e
non sentì più nulla.
To be continued
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