Farfalla nera
Prigioniera della tua crisalide,
or ora mutata in corazza,
tu, o farfalla nera,
ti nascondi al mondo.
Come tante altre tue compagne
ti celi timida nel tuo rifugio,
o graziosa, temendo che qualcuno
ti guardi male per le tue ali color mezzanotte.
Ma ecco che passa la signora Lumaca
che, volgendo la tua testina qua e là,
sembra guardi rattristata casa tua,
e pensi: “Cosa hai tu da nasconderti?
Che forse sei condannata anche tu a portare un fardello sulle spalle?
Almeno tu trova il coraggio di uscire dalla tua prigione”.
Ma tu non potesti udire il suo pensiero,
piccola, poiché ostinata
non volevi davvero dire addio alla tua casa.
Una donna in quel mentre apparve,
e subito volse lo sguardo verso te.
“Quale creatura si celerà qui dentro?”
disse lei.
Tu, memore delle parole di madama Lumaca,
uscisti dalla tua prigione,
spiegando quelle ali che l’oscurità dispettosa nascondeva.
Andasti a ingentilire la spalla della dama,
la quale sorrise compiaciuta,
pensando alla rara bellezza di quelle ali
che omaggio pareva che rendessero
alla sua ammirata persona.
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