Novembre
- Louis, aspettami! – gridai
mentre correvo sotto la pioggia. Si voltò verso di me, mi sorrise e
cominciò a correre.
- Sei un bastardo! – gridai
ancora, Louis si fermò di colpo, gli finii contro. Si voltò e – Cosa hai detto?- chiese con fare
saccente, mentre con l’ombrello mi bagnava i ricci.
- Che sei un bastardo! Visto? Siccome
non erano già bagnati per conto loro, li hai bagnati tu con l’ombrello!
– dissi mentre mi passavo una mano tra i capelli.
- Pf – fece una faccia strana
e mi fece spazio sotto l’ombrello. – Grazie
eh. – lo guardai e lui sorrise – prego -
Louis Tomlinson, il mio migliore amico.
A volte mi chiedo se la gente come me pensa un po’ al passato.
Insomma, intendo come me nel senso, solare, spensierata e felice. La
persone davvero felici ci pensano mai al passato?
Posai la mia mano su quella del ragazzo al mio fianco, lui abbassò il
capo e si girò dall’altra. Questa volta a sorridere fui io.
Ecco, la seconda cosa che mi chiedo è “Cosa pensa realmente Louis
Tomlinson della vita?” è una cosa curiosa. Lo vedi un mese e ha sempre
il sorriso sulle labbra, invece altri giorni sta zitto e per i fatti
suoi. Non mi ha mai raccontato nulla, mi ha solo detto che lo facevo
sentire bene.
Anche lui mi faceva sentire bene.
- Dai chiudi l’ombrello e corriamo
fino al cancello! – dissi, lui annuì e lo fece. Lo presi per
mano e lo trascinai correndo fino al portone scolastico. Una volta
entrati scoppiammo a ridere, e non c’era di più bello che sentire la
sua risata.
Ecco, un’ ennesima cosa che mi chiedo è “perché ridiamo?” si insomma,
sarà una domanda stupida, ma qualcuno riesce realmente a dare una
risposta? Io credo di no, ci sono vari motivi per la quale un
essere umano ride, no?
- Dai alzati da terra! Se ti vede la
preside ti tira su di quelle parole! – mi porse una mano per
aiutarmi ad alzare il mio culo da terra, e l’accettai.
- Louis, lo sai che tra esattamente un
mese è il tuo compleanno?!- gli gridai aprendo l’armadietto. Lui
voltò lo sguardo altrove e disse un flebile “si”.
A volte mi viene il dubbio che io non sia normale, forse malato,
insomma, mi vedo chiuso in una bolla. Non parlo molto, sono quasi
peggio di Louis. Lui non parla mai con nessuno.
Io almeno in classe un po’ parlo.
Louis non sta bene, lo si vede ad occhio, ma non mi ha mai parlato dei
suoi problemi, ma mi ricordo che quando io andavo in terza media, e lui
in secondo superiore, ha sofferto di bulimia perdendo l’anno. Sono
stato malissimo per lui. Era uno strano dolore, era forte, proprio al
centro del petto, eppure dicono che quando uno sta male o è triste,
piange. E allora perché sia io, che lui non abbiamo pianto?
Vedete, il mondo è complicato, mentono tutti anche sulle cose più
ovvie, cioè io non ho mai capito perché nessuno fa delle riflessioni
come le mie, forse penso troppo, forse ho bisogno di un dottore.
- Louis, Louis, Louis, mi dai
un’altra caramella? – chiesi mentre facevo rimbalzare le
ginocchia su e giù, facendo muovere anche il banco.
- No, poi ingrassi. – disse
cercando di non farsi notare dalla prof. – Louis, Louis, Louis.. Ma mi vuoi bene?
– chiesi ancora, lui si voltò verso di me, mi piazzò due caramelle in
mano e – Sto cercando di seguire la
lezione, e si, ti voglio bene – sorrisi e strofinai la mia
guancia sulla sua felpa. Sorrise anche lui e iniziai a seguire anch’io
la lezione.
Come mi sono ritrovato in classe con il mio migliore amico? Questa è
un’altra strana domanda, la risposta sarebbe che ha perso una seconda
volta l’anno, non andava bene a scuola, ma ci sarà un motivo se non
andava bene no? La gente si sofferma a dire “impegnati di più”
“ignorante!” “Studia somaro!” ma c’è qualcuno che guarda dietro a tutto
ciò? Io non ci sono riuscito, Louis è come un vetro a specchio. Lui
vede tutto, ma io non vedo niente, e quando gli chiedi qualcosa si
ferma a dire “nulla, non c’è nulla che non vada” mente sempre.
Cosa c’è che non va in noi esseri umani? Perché siamo così complicati?
A volte la nostra mente è troppo confusa che si ammala di se stessa.
Eppure continuiamo a vivere, oppure smettiamo? Insomma, non è facile
riconoscere una persona viva da una morta, ad esempio, di me potresti
dire che sono vivo. Oh certo, mangio, bevo, parlo, ma io direi più di
essere morto, proprio come Louis.
Non mi sento vivo.
- Harry, Harry! Svegliati! Guarda che
è finita psicologia! – mi sussurrò Louis all’orecchio. I
brividi, ero sveglio, sveglissimo, e avevo appreso tutto della lezione,
non mi addormento mai durante psicologia. Eppure Louis lo sapeva.
Ecco, nel momento in cui Louis mi tocca, mi sfiora, mi abbraccia, mi
parla, io mi sento vivo.
Ma vivo vivo, nel senso che se ho Louis io sono vivo. Ma invece Louis è
il contrario, a volte credo che se io non ci fossi, magari lui ora
sarebbe felice. Eppure, sapevo che per lui ero fondamentale.
Ecco il nostro era un rapporto strano. Ma io lo amavo, e magari
lo amavo amavo, o magari gli volevo solo un bene fraterno. Ma non
potevo sconvolgergli la vita, insomma, magari un giorno saremmo stati
vivi tutti e due, e allora gli avrei preso il volto fra le mani e lo
avrei baciato. Perché no? Insomma, volevo poter essere tranquillo e
fare pace con me stesso, ma non lo ero, e allora avevo bisogno d’altro
per togliermi dalla mia confusione.
Confusione. Che brutta parola.
Che la camera è in confusione vuol dire che tra poco arriva mamma e ti
sgrida, se i quaderni sono scritti con confusione vuol dire che hai un
3 assicurato, se parli in modo confuso vuol dire che sei una persona
insicura, ma se sei confuso, cosa vuol dire?
- Lou, mi abbracci? – gli
chiesi sollevando la testa, lui mi passò un braccio sulla schiena e poi
si avvicinò schioccandomi un bacio sulla guancia e stringendomi l’altro
braccio per avvicinarmi a lui.
Le mie labbra scoprirono un sorriso a trentadue denti, amavo quando mi
dava i bacini.
- Allora? Che fai al tuo compleanno?
– chiesi stiracchiandomi e accoccolandomi a lui. Mi accarezzò i capelli
e – beh, lo passeremo insieme, tutto
il giorno! Fino a mezzanotte! – Approvai annuendo e striando le
labbra poco, mi stavo godendo il suo tocco.
- Ouch! Arriva la prof – mi
fece rimettere la testa sul libro e l’ora successiva mi addormentai
davvero.
Sognai anche! C’eravamo io e Louis, Louis era bellissimo abitavamo
assieme, aveva un bieberon, poi c’ero io, con una bambina bellissima in
mano. “Papà” Io e Louis eravamo due papà. E chi lo sa che un giorno non
lo saremo davvero.
Dicembre.
- Louis, fa freddo – dissi
tremando mentre cercavo di riscaldarmi le labbra viola. Si tolse la
sciarpa e me la mise intorno al collo. – Sta zitto e guarda – disse indicando
il cielo. Era pieno di stelle, la luna illuminava tantissimo. – Perché guardiamo le stelle? – chiesi
dall’ammasso di lana che avevo al collo. – Perché mi va – ecco, Louis era un
po’ così, non diceva mai le cose chiaramente, ma se mi aveva ceduto la
sua sciarpa, pur di non farmi andare via, vuol dire che ci tiene a
quello che stiamo facendo, in Louis non devi cogliere le parole, in
Louis devi cogliere i gesti.
E non lo fa mai nessuno. Mi accolse sotto al suo braccio e io presi tra
le mie grandi mani la sua più piccola.
Lo sentii sorridere, cioè, non lo vidi, ma sapevo che aveva sorriso,
gli piace quando gli prendo la mano.
Mi addormentai li tra le sue braccia, volevo restare sveglio fino a
mezza notte per fargli gli auguri, ma proprio non ci riuscii, l’odore
della giacca di Louis mi inebriava le narici questo favoriva al mio
abbandono nel mondo dei sogni.
Quando mi risvegliai ero abbracciato a Louis, nel suo letto, e questa
volta non c’era l’odore della sua giacca, ma l’odore della sua pelle.
Strofinai il mio naso contro il suo collo e lui si svegliò con un
piccolo mugugno e mezzo sorriso perché gli avevo fatto il solletico.
- Buongiorno Louis!! AUGURII!
– gli saltai addosso e lo baciai su tutta la faccia mentre lui si
dimenava.
- Smettila Harry! – stava
ridendo come un matto, questa cosa mi piaceva a me da matti! Lo lasciai
respirare e poi lo abbracciai. – auguri
– ridissi porgendogli il mio pacchetto.
Era piccolo, lo aprì con cautela e ne tirò fuori la piccola collana con
inciso sopra i nostri nomi.
Sorrise e una piccola lacrima gli rigò il volto. – Grazie – sussurrò. – La terrò per sempre – continuò poi.
Sorrisi anche io e lo abbracciai forte.
Passammo tutto il giorno assieme, giocammo a palle di neve, rotolammo
nel fango, e in più ci siamo fatti un giro anche sulla ruota
panoramica.
Perché quando sei con qualcuno riesci a fare tutte quelle cose pazze
che da solo non faresti mai? Cos’è davvero l’avere qualcuno vicino?
Cosa ci condiziona dal fare e non fare, cosa ci condiziona dall’ amare
e l’odiare?
- Louis, so che i tuoi ci tengono al
Natale, ma avevi detto che saremmo stati assieme fino a mezza notte,
quindi vieni a casa mia, tanto i miei non ci sono! – lui annuì
velocemente e così lo trascinai all’ interno della mia piccola casa.
La prima cosa che facemmo fu quella di mangiare.
In compagna si mangia meglio, io quando sono da solo, non mangio mai.
Mi sento male se lo faccio. Invece se sono con Louis è diverso,
riuscirei ad ingurgitare anche mille palline di gelato.
E’ tutto così diverso quando sono in compagna, o è tutto così diverso
quando sono con Louis?
Cosa distingue me e Louis, cosa ci unisce, cosa siamo?
Andammo in camera mia e io mi buttai sul letto, erano solo le nove di
sera, e io avevo già sonno, tanto sonno.
Mi stavo per addormentare quando Louis mi si buttò letteralmente
addosso.
- Non puoi addormentarti Harry –
soffiò sulle mie labbra. Spalancai gli occhi sentendo il suo respiro
infrangersi contro la mia bocca.
E se io, in questa notte prima di natale, lo baciassi?
Mi allungai di più verso le sue labbra, lui non sembrava impaurito,
sembrava volere la stessa identica cosa.
E davvero voleva la stessa cosa? In realtà in quel momento non pensai
realmente tanto, lo feci e basta, feci unire le nostre labbra in un
piccolo bacio, e a lui non dispiaceva affatto, sorrise e approfondì
tutto.
Insinuò la sua lingua nella mia bocca e iniziò un lungo scambio di
salive, la gente vede tutto questo come uno sporco bacio, o, appunto,
scambio di salive. Ma non lo è, oh no.
Tutta questa saliva simboleggia uno scambio d’anime. Sta a dire “Io ti
dono la mia anima, il mio cuore, a patto che tu faccia lo stesso”.
Simboleggia uno scambio di due cuori che si uniscono, uno scambio
d’amore. Ma chi non ama, non sa.
Louis prese a togliermi la felpa, glielo lasciai fare, perché due corpi
a contatto sono la miglior cosa che esista, bacini che cozzano uno
contro l’altro, due corpi sudati che si uniscono senza pudore, senza
vergogna, l’amore è fidarsi l’uno dell’ altro, e farlo, l’amore, è il
miglior modo per dire “ti amo, mi fido di te”.
E così in poco tempo c’erano due corpi nudi uno sopra l’altro.
Ma avete presente quella cazzo di paura che si fa strada in noi sempre
nei momenti peggiori? No? Io si, e molto bene.
In quel momento, mentre Louis cercava di farsi strada tra le mie gambe,
lo fermai.
- Louis.. ho paura –
sussurrai, lui sorrise e mi baciò, si sporse verso il mio orecchio e – non averne – disse.
cercai di rilassarmi, sentii qualcosa solleticarmi l’entrata, cercare
di entrare dentro di me, cacciai un piccolo grido, no, non ce la facevo
avevo paura.
- L-Louis, non ce la faccio, scusa
– una lacrima lasciò il mio occhio e finì contro il cuscino.
Louis mi prese le spalle e le strinse con forza.
- Ti prego – disse prima di
riprovare ad entrare in me.
- No fermati Lou, per favore. –
iniziai a piangere silenziosamente mentre il ragazzo disteso sopra di
me iniziò a farsi strada tra le mie gambe.
- Fermati.. – dissi cercando
di essere convincete, cercando di fermarlo.
Piazzò con forza le mani sul materasso, vicino ai miei fianchi.
- Sta zitto Harry, per favore, sta
zitto! – disse mentre una lacrima lasciò il suo occhio e finì
sul mio addome. E così feci, stetti zitto.
Lasciai che il suo membro si fece largo nelle mie carni calde.
Mi lasciai riempire, e in poco la paura scomparve, e faceva
maledettamente male, davvero tanto, ma allo stesso tempo mi sentivo
così pieno, pieno di vita.
PIENO DI VITA.
Louis mi riempiva di vita. Louis era la mia vita.
Iniziò a masturbarmi al ritmo delle sue spinte e poco dopo venne
lasciando un liquido caldo dentro di me, venni anch’io sporcando me
stesso.
- Ti amo Harry. – disse prima
di lasciarsi cadere sul mio corpo. – Anche
io. – dissi.
E si, in quel momento quell’anch’io, era così sincero che mi convinsi
finalmente. Si lo amavo. Lo amavo alla follia. E tra i miei bellissimi
pensieri mi addormentai sognando di nuovo noi due. Io e lui, insieme,
insieme fino alla morte.
Hai presente quel sentimento straziante che dice “e se non mi ama
veramente?” Io lo ho provato quando la mattina di natale non trovai
nessuno nel mio letto, trovai solo un pacchetto con una lettera.
“Leggila dopo” c’era scritto su, allora aprii direttamente il
pacchetto, era una felpa con scritto i nostri nomi divisi da un cuore.
Mi misi un paio di pantaloni velocemente, infilai la lettera nella
tasca della mia nuova felpa, scarpe e giacca.
Uscii velocemente di casa volevo ringraziarlo per il bellissimo regalo
così iniziai a camminare velocemente con la fretta di rincontrarlo.
Volevo rivedere i suoi occhi, volevo ribaciare le sue labbra, lo volevo
amare ancora una volta.
Imboccai il piccolo viale che porta a casa sua, arrivai alla fine e la
piccola casa era circondata da sirene di polizia, c’erano i genitori di
Louis che piangevano.
Non capivo nulla. Nulla.
Avete presente quando non capite nemmeno le cose più ovvie perché il
vostro corpo inizia ad essere offuscato dal dolore? Non è per niente
bello. La prima cosa che feci fu quella di correre verso il ponte sul
quale io e Louis passavamo sempre.
Volevo consolarmi, volevo schiarire la mente per poter fare uno più uno
e capire. Ma l’avessi mai fatto. Lì la cosa più brutta. Le sirene di
un’ambulanza.
E ora si che potevo fare uno più uno. Louis non era rientrato la notte.
Mi passai una mano sulla faccia cercando di svegliarmi, cercando
inutilmente di credere che fosse tutto un incubo.
In quell’istante caricarono sull’ambulanza un corpo ricoperto
completamente da un telo bianco.
Era Louis.
Corsi verso i medici, le lacrime mi annebbiavano la vista. Non poteva
essere finita così. Non davvero.
Qualcuno mi bloccò, allora urlai.
- Come sta? NON E’ MORTO. LUI HA
DETTO CHE SAREMMO STATI INSIEME PER ANCORA TANTO TEMPO. LUI E’ VIVO
VERO? – gridai fino allo sfinimento, mi inginocchiai a terra e
un ragazzo giovane mi toccò la spalla.
- Non ce la ha fatta –
sussurrò prima di abbracciarmi.
- Voglio vederlo, un’ultima volta.
Per favore – il ragazzo mi tirò su e mi condusse sull’ambulanza.
- E’ un’eccezione sbrigati –
disse trattenendo le lacrime.
Aprii cautamente il lenzuolo e la faccia pallida di Louis coprì la mia
vista. Mollai di scatto il lenzuolo facendo un passetto indietro.
Guardai il dottore “Zayn Malik” questo ritraeva il ricamo sulla tasca
della sua divisa.
- Stava male – iniziò. – Era troppo tardi per salvarlo. Le sue
braccia mostrano cicatrici vecchissime e tagli nuovissimi, i suoi
vecchi malanni, come la bulimia mostrano che questo non era il suo
posto, ragazzo, ora lui è felice. Pensa positivo. – disse prima
di uscire dal mezzo. – Sbrigati
– disse ancora.
Con poco coraggio, veramente poco toccai la guancia fredda di Louis mi
avvicinai al suo volto e gli lasciai l’ultimo bacio, l’ultimo bacio di
sempre.
Corsi via da quel posto, corsi via dai ricordi, corsi via da tutto, mi
intrufolai in un vecchio vicoletto buio. Mi accasciai a terra e sentii
la carta scricchiolare sotto il mio movimento. Così la tirai fuori e
iniziai a leggere.
“Harry,
Questa notte è stata fantastica.
Voglio che non la dimentichi mai. Voglio che sai che il mio “ti amo”
era vero.
Harry non piangere perché non ci sono
più, non piangere e basta.
mi ricordo quando ci siamo promessi
“Insieme fino alla morte” oh Harry, scusami. Lo so che non doveva
finire così, penso solo che tu sei stato una delle ragioni per la quale
ho evitato il suicidio in 2° superiore. Tu eri la vita in persona, mi
facevi sentire vivo.
Harry non sono bravo con le parole.
La catenina la terrò sempre. E sempre, significa che mi ci faccio
seppellire con quella.
Trova qualcuno migliore di me, so che
un giorno ci rivedremo.
Ti amo Haz.
Tuo, Louis”
La accartocciai e la misi in tasca.
Non è vero. Lui non era morto.
Con calma tornai al ponte, era ancora un po’ affollato sulla parte di
destra.
Mi appoggiai e iniziai a guardare il sole che in quel momento era
freddo. Anche il sole era freddo.
Una lacrima rigò nuovamente il mio volto.
E ora come avrei fatto a vivere io?
“Lui ha bisogno di me” pensai. E allora, senza pensarci due volte mi
sporsi di molto, diedi una piccola spinta, ma non successe ciò che mi
aspettavo.
Qualcuno mi aveva afferrato impedendomi di cadere.
Sbarrai gli occhi e mi ricomposi dietro la balaustra.
Mi girai, era il dottore che mi aveva lasciato vedere Louis.
- Che cazzo fai? Senti ragazzo, so
che è difficile, è successo anche a me. MA NO. NON PUOI FARLO. Pensi
davvero che sarebbe felice se ti uccidessi anche tu? Davvero lo credi?
Ce la puoi fare, infondo lui ti amava perché lo facevi sentire vivo,
perché eri forte come lui non lo era. – detto questo mi lasciò
di nuovo da solo.
No, non ero sicuro di nulla.
Io avevo bisogno di lui, come lui aveva bisogno di me, baggianate, io
non ero forte. Nemmeno la metà di quanto era forte Louis.
Mi incamminai verso casa camminando bordo fiume.
Ripresi in mano la lettera accartocciata e la strinsi.
Solo ora posso dare una risposta a tutte le domande.
Ora posso dire che in realtà io non ero una persona felice, e si, io ci
penso al passato come il resto delle persone.
Ma in realtà non esistono persone realmente felici. Sono solo illusioni
quelle che ci facciamo. La felicità esiste solo con qualcuno vicino. E’
inutile rispondere a tutte le domande. Tanto le risposte svaniscono
come l’aria.
Louis, Louis cosa pensava della vita? Oh, ora lo so. Sono sicuro che
pensava che amando sarebbe stata bella, pensava che poteva essere
bella, che era solo da affrontare, che era una battaglia, che lui ha
perso.
Ridendo sconfiggiamo mano a mano la vita. Ecco perché ridiamo.
Ridiamo per sconfiggere qualcosa.
Ma ridiamo spontaneamente solo se siamo felici. Ed è mentre siamo
felici che battiamo la vita. Solo se siamo felici possiamo vincere.
Abbiamo passato entrambe momenti in cui i nostri corpi erano troppo
scossi per dirci di piangere, abbiamo passato momenti in cui stavamo
peggio di un solo pianto. E voglio solo che la gente capisca che se uno
dice di stare male, e non piange, sta davvero molto male.
Non possiamo sapere cosa vuol dire esattamente “essere confusi” non c’è
una risposta alla domanda “cosa vuol dire se io sono confuso”.
Avere vicino qualcuno significa che puoi vincere su tutto. Significa
che l’imbarazzo lo dividi in due e quindi fai le sciocchezze più
grandi, e le fai in compagna per divertiti, perché da solo non c’è
gusto.
E non c’è gusto nemmeno a vivere da solo. E allora perché sono ancora
qui.
Ed è sempre qualcuno che determina il nostro fare e non fare, il nostro
amare e odiare.
E io non ero diverso con Louis. IO ERO ME STESSO QUANDO ERO CON LUI.
Solo ora capisco perchè voleva a tutti i costi fare l'amore con me,
solo ora capisco che il suo suicido era qualcosa di programmato perchè
quando parlavi del suo compleanno si rattristava, lui lo sapeva già che
sarebbe morto quel giorno.
Dicembre di un
anno dopo
Ora, ha distanza di un anno, mi ricordo perfettamente tutto ciò che è
successo. Cosa c’è che non va in noi? Perché siamo così complicati? A
questa domanda non sono riuscito a rispondere.
E ora sto camminando lungo le strade desertiche perché sono tutti
dentro casa a festeggiare la viglia di natale.
Mi avvio a passo più deciso verso il cimitero.
“Louis Tomlinson. 24 dicembre 1991 – 24 dicembre 2013.”
Inizio a piangere.
- Louis, mi manchi. – sussurrò
cadendo inginocchiato davanti alla sua lapide.
Ho solo bisogno della risposta alla domanda “noi cosa siamo?” io non lo
ricordo più, rivoglio indietro tutto. Rivoglio indietro la vita.
Sto qui, un’ora a piangere.
E Louis, torna ti prego.
- Ho ancora la tua felpa, sai?
– provo a parlare ma i singhiozzi interrompono tutto.
Allora decido di alzarmi e mi dirigo al nostro ponte.
Mi siedo sulla balaustra ed inizio a pensare alla lettera inviata a
casa dei miei genitori e di mia sorella.
“Ciao.
So che non vi è mai importato nulla
di me, per questo mi avete dato una casa ed avete iniziato a
festeggiare sempre tutto da soli.
Però voglio che sappiate che io vi
voglio bene lo stesso. Non fa niente se voi mi odiate.
Ho lasciato i vostri regali sotto il
mio albero di natale, ci sono anche quelli dell’anno scorso e quelli
dello scorso anno ancora. Se vi va di andare a prenderli… Non so se ci
tenete ancora a me, ma voglio dirvi esplicitamente che quando voi
starete leggendo questa lettera io sarò sul bordo del ponte.
Anzi, non la voglio nemmeno
continuare la lettera, non vi interessa. Addio.
Scusate non volevo dare fastidio.
Harry”
Lacrime iniziano a rigare il mio volto.
- Sai Louis? Ho deciso che alla
domanda “Cosa siamo noi?” risponderemo insieme. – e così mi
lascio scivolare nel nulla durante l'ultima notte prima di natale.
Durante l'ultima notte di sempre.
“La
collana” sussurro.
“La felpa”
sorride.
“Ti amo”
dico.
“Anch’io”
risponde.
“24 dicembre 1991 – 24 dicembre 2013”
“1 febbraio 1994 – 24 dicembre 2014”
E queste due lapidi erano solo l’inizio di una nuova vita.
Okay, non so precisamente da dove
mi è uscita questa os. Non sono una da cose tristi.
ma spero di avervi toccato in qualche modo, non so, ma direi che
come os mi piace molto. ED E' MIA. ohh *-*
No va beh, spero in qualche recensione e buon 1Day. <3
Cieo, Dreamle.
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