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indietro
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Jocasta
stava cercando di meditare, e non le sembrava che stesse
andando bene.
Quando Dooku arrivò e le si
sedette accanto, la ragazzina lo
fissò. Lui era più giovane di lei di due anni, e
Jocasta lo conosceva solo di vista.
«Cerchi qualcosa?»
Dooku non le rispose neanche. La
perforò con gli occhi
più scuri che lei avesse mai visto, quindi si
tirò in piedi e fece per allontanarsi.
«No, aspetta!» si
affannò Jocasta.
«Torna indietro!»
Dooku si voltò, la
guardò.
La ragazzina gli tese la mano,
un’offerta tanto infantile
quanto sincera. «Se prometti di non disturbarmi, puoi
restare».
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Inarcando
le sopracciglia, il Padawan Dooku fissò lo
scaffale mezzo vuoto… per poi spostare lo sguardo su
Jocasta, inginocchiata in mezzo a una distesa di dischetti di dati.
«È in questo che
dovrei aiutarti? A mettere a
posto duecento…»
«Centosessantadue».
«…dischetti?»
«Sì».
«In tal caso» disse
lui, dandole le spalle,
«ci vediamo».
«Dooku, torna
indietro!» lo richiamò
Jocasta, alzandosi in piedi d’impulso. «Per
favore!»
Lui si fermò. Doveva essere
proprio disperata, se alzava la
voce all’interno degli Archivi.
Dooku attese un istante, poi
tornò a girarsi verso di lei.
«Molto bene. Ricorda, però, che mi devi un
favore».
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Durante
una missione, Dooku e Jocasta erano rimasti soli… e
avevano assistito a un omicidio.
Lasciandosi dietro un morto e un uomo
gravemente ferito,
l’assassino era scappato. Dooku aveva fatto per inseguirlo,
ma…
«Dooku! Torna indietro!»
Il giovane si girò.
Jocasta cercava di rallentare
l’emorragia del ferito con le
mani… I suoi capelli fulvi erano scarmigliati, incrostati di
sangue rappreso.
Ma i suoi occhi blu, mentre incrociavano
quelli di Dooku, erano calmi.
«Aiutami» gli chiese,
«o
quest’uomo morirà».
Lui esitò. Gettò uno
sguardo in direzione
dell’assassino in fuga… Poi, riluttante,
andò ad inginocchiarsi davanti a Jocasta.
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A
Jocasta dolevano gli occhi.
Era il secondo giorno che trascorreva al
capezzale di Dooku…
Il giovane Jedi, tornato da una missione turbolenta, aveva rifiutato
seccamente una visita medica… Ma quando era collassato senza
un motivo apparente, i Guaritori del Tempio lo avevano ricoverato
d’urgenza.
«Vent’anni e niente
buonsenso»
sibilò Jocasta, fissando le fattezze immobili del giovane.
Indugiò un istante, poi gli
afferrò la mano.
Sentirla così inerte le fece male.
«Torna indietro, Dooku»
sussurrò,
chiudendo gli occhi.
Un lieve fruscio di coperte la spinse a
riaprirli… e si
trovò a ricambiare lo sguardo stordito del giovane.
«…Jo?»
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Dooku
si portò una mano davanti agli occhi, in un gesto
insofferente. «Qui-Gon» disse a Jocasta,
«ha portato nel nostro alloggio una bestia ferita».
«Mi auguro non sia un mostro
enorme».
Dooku lasciò ricadere la mano.
«È
abbastanza piccolo da stare in mano al mio Padawan… Ma fa
più rumore di un branco di Bantha».
Si alzò in piedi, cupo.
«Quella bestia deve tornare nei
vicoli di Coruscant oggi
stesso» dichiarò. «Vado ad informare
Qui-Gon».
Si avviò, ma Jocasta
sbottò: «Oh, torna
indietro! Qui-Gon provvederà quando la bestiola
starà meglio… Non forzarlo ad
abbandonarla».
Dooku sospirò, esasperato.
«E va
bene…»
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Jocasta
lo intercettò in un angolo del Tempio.
«Dooku…»
Lui alzò su di lei uno sguardo
vuoto, eppure implacabile.
Un ciuffo di capelli bianchi ricadeva sul
viso della donna, ma lei non
vi badò. «Torna indietro»
domandò, posandogli sulla guancia una mano segnata dalle
rughe.
Erano solo due parole, ma dicevano
così tanto…
Cambia idea.
Resta qui con me.
Il Tempio è la tua casa.
Dooku la guardò negli occhi.
L’uccisione di
Qui-Gon gli aveva provato quanto inetti fossero divenuti i Jedi, quanto
marcia fosse la Repubblica. Lui doveva essere irremovibile.
«No».
Da allora, non tornò indietro
mai più.
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Note:
Non so bene perché, ma secondo la mia testolina bacata,
Dooku e Jocasta Nu erano amici, prima che lui lasciasse
l’Ordine Jedi.
Di conseguenza, mi è uscita questa cosa.
Spero non sia un orrore.
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