Buon compleanno
Quel giorno, l’aria era
frizzante.
Quando
arrivò alle scuderie, Regina aveva le guance e il
naso arrossati dal vento.
Lì
dentro, la temperatura era decisamente più
calda: merito tanto del fuoco che crepitava nell’angolo
quanto della presenza dei cavalli.
Daniel
era già arrivato, ovviamente, ed era impegnato a
pulire lo stallo di Ronzinante.
Nel
momento in cui Regina si avvicinò, il cavallo sporse
fuori il muso, salutandola con un nitrito sommesso.
La
ragazza sorrise in silenzio, accarezzandolo sul collo.
Dal
canto suo, Daniel si raddrizzò, si deterse il sudore
dalla fronte col dorso della mano destra, e indirizzò un
cenno di saluto a Regina.
Lei
ricambiò con un ampio sorriso, senza smettere di
coccolare il suo cavallo.
Per
qualche istante, non fecero nulla di più: Daniel
continuò il suo lavoro, e Regina continuò a
blandire Ronzinante.
Alla
fine, fu lui a rompere il silenzio.
«Da’
un’occhiata» le disse,
«ti ho preso una cosa».
Regina
lo fissò. «Come?»
Per
tutta risposta, lui indicò la balla di fieno che si
trovava appena fuori dallo stallo. Solo in quel momento, la ragazza
notò che sopra di essa si trovava un involucro piuttosto
voluminoso.
Senza
sapere bene come reagire, prese l’oggetto in mano e ne
saggiò la forma. Era rettangolare, delle dimensioni di un
libro… Forse una scatola di fiori secchi?
A
Regina piaceva conservarli, e Daniel lo sapeva.
Il
giovane aveva smesso di pulire. Ora affiancava Ronzinante, e
osservava la ragazza.
«Aprilo»
la incoraggiò.
Regina,
allora, accennò un sorriso e fece come lui le
suggeriva. Il suo dono era dentro ad una sacca di tela; lei lo
sfilò, trovandosi in mano un pacco di un tessuto spesso e
abbastanza grezzo.
Svolse
quel panno… e si ritrovò un libro tra le
mani.
La
copertina era scura, e sul fronte aveva un riquadro bianco con
l’immagine di un cavallo. Il titolo era scritto appena sotto:
Sull’equitazione.
Regina
rimase senza parole.
«Allora?»
La
voce di Daniel la indusse ad alzare lo sguardo.
Il
giovane la osservava con una certa aspettativa… Sembrava
quasi stare sulle spine.
«Io…»
Regina diede una scorsa alle
pagine, notando che il testo era accompagnato da un bel numero di
immagini, e il tutto sembrava tracciato da una mano davvero accurata.
«Non so cosa dire».
E
nemmeno cosa pensare, a dire il vero.
Da
una parte, provava un’innegabile felicità,
tanto più che quel manuale sembrava molto più
interessante di molti trattati che le aveva rifilato sua
madre… Dall’altra, sapeva bene che i libri erano
alquanto costosi.
Per
quanto tempo aveva dovuto risparmiare, Daniel, per farle un regalo
simile?
«Non
ti piace?» chiese lo stalliere, quietamente,
mentre Ronzinante gli mordicchiava appena il mantello – un
gesto d’affetto del tutto particolare che riservava solo a
lui.
Regina
scosse la testa. «Mi piace» lo contraddisse,
stringendo il libro contro il proprio petto. «È
solo che…»
Daniel
aggrottò la fronte, apparendo un po’
preoccupato. «Solo che?»
Regina
esitò, si mordicchiò il labbro. Come
affrontare la questione dei soldi senza ferirlo o umiliarlo?
«Sai
che non eri tenuto a regalarmi niente».
Il
volto del giovane si ammorbidì in un sorriso.
«Lo so» rispose lui, serenamente. «Ma
volevo farlo. Regina, è il tuo compleanno».
Lei
dovette sorridere appena, pensando a come suonavano strane quelle
parole.
Non
era abituata a pensare all’anniversario della propria
nascita come a un giorno speciale.
Per
lei, significava soltanto che, quella sera, ci sarebbe stata una
grande festa in suo onore.
Una
festa con ospiti invitati da sua madre, una festa alla quale lei
avrebbe dovuto indossare un vestito scelto da sua madre…
Inutile dirlo, ma sua madre aveva deciso persino il menù.
In
quanto ai regali, poi… Regina non si illudeva in
proposito, sapeva che sarebbero stati sempre gli stessi…
Abiti dai corpetti abbastanza stretti da soffocarla; collane
così pesanti da procurarle un bel torcicollo; orecchini
tanto enormi da farle dolore i lobi delle orecchie.
E,
come tutti gli anni, era probabile che niente sarebbe stato di suo
gusto.
Ovviamente,
però, lei avrebbe dovuto sorridere e dichiararsi
deliziata e ringraziare profusamente tutti gli ospiti.
Per
lo meno, il regalo di suo padre sarebbe stata
un’eccezione.
L’uomo
riusciva sempre ad acquistarle qualcosa di gradito,
che fosse una collanina o un braccialetto o uno scialle colorato.
Per
Regina, le sole cose che rendessero speciale il suo compleanno
erano gli auguri di suo padre e il suo regalo.
Il
dono di Daniel era… qualcosa di completamente inaspettato.
Regina
se lo rigirò tra le mani, per sentire gli angoli
della copertina e sfiorare le pagine con la punta delle dita.
E
intanto, cercò di assorbire una nuova idea…
L’idea che esistesse qualcun altro, al di là di
suo padre, in grado di farle un bel regalo.
Qualcuno
che la conosceva a sufficienza per sapere cosa le sarebbe
piaciuto.
«Già»
mormorò la ragazza,
permettendo che un sorriso si aprisse finalmente sul suo volto.
«È il mio compleanno».
Daniel
le sorrise di rimando.
Diede
un’ultima pulita allo stallo, distribuendo nuova paglia
sul pavimento, dopodiché ne uscì e si
avvicinò a Regina. «Davvero ti piace?»
«Certo»
lo rassicurò lei.
Vederlo
preoccupato di non averle fatto il regalo giusto le scaldava
il cuore. Era bello sentire che a qualcuno importava della sua opinione.
Poi
la questione del denaro, che non aveva ancora lasciato del tutto la
sua testa, la spinse ad aggiungere: «Ma ti sarà
costato un occhio della testa…»
Lui
scrollò le spalle, muovendo un paio di passi verso di
lei. «No, non così tanto»
replicò, in tono leggero.
«Ma
comunque tanto» non poté fare a meno
di insistere Regina.
Daniel
sollevò appena un sopracciglio. «Interroghi
così tutti coloro che ti regalano qualcosa?»
«Veramente
no» ammise la ragazza.
Qualcosa
era vibrato nella voce del giovane stalliere, e lei temette di
averlo ferito nell’orgoglio. I soldi e lo status sociale
erano sempre un argomento delicato…
«Non
volevo offenderti» si affrettò ad
aggiungere. «È solo che… gli ospiti di
stasera porteranno un regalo solo per poter partecipare alla
festa…» Cercò di districare i propri
pensieri. «Non vedo perché tu debba farmi un
regalo, se non ricevi niente in cambio…»
Daniel
la guardò, costernato. «Tu hai una
considerazione troppo bassa di te stessa» le disse, scuotendo
la testa, e quelle parole sembrarono fermarsi
un momento nell’aria.
Eppure,
Regina non riuscì a ragionarci su…
Improvvisamente consapevole di quanto le fosse vicino lo stalliere,
sentì qualcosa di strano annodarle lo stomaco.
In
tutta fretta, cercò le parole giuste per alleggerire
l’atmosfera. «Credi che, se io li riempissi di
domande, i miei ospiti smetterebbero di farmi tutti quei
regali?»
Daniel
sbatté le palpebre davanti al cambio
d’argomento, ma poi accennò un sorriso.
«Potrebbero».
«Allora
dovrei sottoporli a un interrogatorio»
sospirò la ragazza. «Se rinunciassero anche a
venire alla mia festa, sarebbe un sollievo». Alzò
gli occhi sullo stalliere. «A tal proposito… Mi
dispiace che stasera tu debba lavorare sino a
tardi…»
Sapeva,
infatti, che Daniel avrebbe dovuto rimanere tutta la notte per
occuparsi anche dei cavalli degli ospiti.
Il
giovane arrischiò un sorriso. «Non devi
preoccuparti. Dispiace a me di non poter alleggerire la tua
serata» affermò, consapevole di quanto Regina
detestasse certi ricevimenti.
«Veramente,
lo hai già fatto» lo
informò lei, quasi allegramente. «Il pensiero che
questo libro sarà ad attendermi nella mia stanza
renderà la festa più sopportabile».
Daniel
sorrise. «Ne sono contento».
Erano
l’uno di fronte all’altra, ora.
Il
giovane esitò un istante, quindi si sporse e le diede un
bacio sulla guancia.
Regina
trattenne il fiato, rabbrividendo piacevolmente quando le labbra
di lui le sfiorarono la pelle.
Dopo
un istante, Daniel si ritrasse. «Buon compleanno,
Regina».
E
lei, stringendo le dita sul suo nuovo libro e guardando negli occhi
azzurri del giovane, si ritrovò a pensare che fosse un buon
compleanno per davvero.
Note:
Sì, avevo già pubblicato questa one-shot ieri
sera.
Oggi, però, ho apportato alcune modifiche, e anche se non
sono niente di ché (temo rimanga un testo inutile... ed è così fluff che vorrei malmenarmi), ho deciso di pubblicare la nuova
versione.
Spero solo di non aver fatto venire le carie a nessuno. |