Era la festa di San Valentino, la giornata si era aperta con
una grandinata, forse per avvertirmi che i chicchi grandi quanto una pesca non
sarebbero stati l’ unica fonte di dolore della
giornata.
Mi diressi verso la Mankind industries, una grande multinazionale
impegnata nel settore tessile che riforniva di tessuti pregiati le migliori
sartorie della nazione, ma il motivo non riguardava di certo un negozio di
stracci dato che da anni adottavo sempre e solo il mio cosiddetto “Style”. La
mia motivazione si chiamava Sarah, una dei componenti del consiglio d’
amministrazione, nonché la mia attuale compagna.
Mentre mi incamminavo verso la sede, notai il solito gruppo
di curiosi, il quale investigava sulla stranezza del mio abbigliamento… Che
fastidio, possibile che debbano notarmi a tutti i costi? Con tutte le stranezze
in questo mondo…
Dopo aver passato il pub, mi ritrovai davanti alla mia
destinazione, e qui capii il significato allegorico della grandine: “guai
pesanti in arrivo”.
La mia ragazza stava in piedi davanti alla porta, il viso
rigido, gli occhi vitrei… se la matematica non è un’ opinione, direi che un bel
84% di essere lasciato fosse una percentuale del tutto onesta.
“Alexander…” Fu la prima parola che spiccicò appena mi vide
e dal tono freddo, quasi riluttante, dedussi una possibile Armageddon.
La mia teoria, si rivelò però errata, dato che invece di un
litigio di proporzioni bibliche, mi liquidò con un semplice “finiamola qui”.
Sono passati dieci anni da allora ed adesso la mia
professione è quella del cacciatore di taglie, un lavoro quasi onesto e quasi
senza rischi… se la taglia dei criminali non supera i 1000 Zarath, sia chiaro.
Mentre ripensavo all’ ultima donna della mia vita, mi alzai
dalla sedia di legno tarlato e mi diressi in direzione dello specchio, o quello
che ne rimaneva. Da bambino mia madre mi aveva raccontato che nello specchio
delle persone cattive si materializzava il demonio… Sono passati lustri da
allora, ma la paura di vedere un mostro cornuto nel mio specchio, non è mai del
tutto sparita.
Mi esaminai con scrupolo. La mia paranoia mi permetteva di
notare anche il più minuscolo difetto del mio corpo. Barba incolta, capelli
lasciati a se stessi che ricordavano molto una serie crescente di tsunami,
occhi assonnati, borsoni sotto quest’ ultimi… Wow, direi che sono proprio un
cesso.
Preso com’ ero dal mio narcisismo, non m’ero minimamente
accorto di un fondamentale dettaglio: Ero senza un braccio.
Dovete sapere che in questi dieci anni, data la mia
immancabile buona stella (possa spegnersi presto), fui coinvolto in un’ azione
di guerriglia da parte della fazione di estrema destra denominata “Pace
guerriera”. A prescindere dalla fantasia del nome, questo gruppo di bastardi,
mirava a mettere in allarme il Re, per impedire altre assurde guerre, come la
guerra di Mercurio, chiamata così in virtù dell’ assurdità con cui era
scaturita. In ogni caso, pur condividendo gli ideali pacifisti di quei
ciglioni, mi viene spontaneo pensare “Ma io che cazzo c’ entro?”.
Fortunatamente, la perdita degli arti è un problema risolto da tempo, grazie
all’ ausilio di speciali protesi meccaniche che funzionano con una procedura
che non sono mai riuscito a capire del tutto.
Ovviamente, per volontà della suocera sfiga, a me toccò un
modello sperimentale rubato da chissà quale laboratorio bellico, che
apparentemente non aveva nulla di anomalo, se non si considera lo spropositato
aumento di forza fisica, ma son dettagli.
Durante la ricerca del mio principale strumento da lavoro,
al mio orecchio giunse un suono per niente desiderato.
Era il mio cellulare, il mio cellulare che suonava la
canzone Machiavellism dei “Dir en Grey”, quindi poteva essere solo una persona,
una persona che per me era morta dieci anni or sono.