Capitolo 10
Discesa nell'Ade - parte c (il passato che ritorna V)
No one but me can save myself, but its too late
Now I can't think,
think why I should even try
Fade to Black, Metallica
"Bellatrix Lestrange."
La voce di Harry
risuonò mortalmente atona alle orecchie di Ron ed Hermione. La figura scura e
longinea di Bellatrix fluttuava sulle acque sottostanti del lago, tornate ad
essere perfettamente calme ed immobili. Il giovane Weasley puntò lo sguardo
laddove era rivolto quello di Harry, mentre Hermione fece scivolare lentamente
la bacchetta giù per la manica del proprio mantello.
"Perspicace,
Potter."
La voce serpentinta di Bellatrix sembrò perforare l'aria come un
sibilo, tanto che Hermione ebbe come l'impressione che tutta quanta la Foresta
Proibita si fosse soffermata ad osservare quell'incontro. Bellatrix Lestrange
aveva fama di essere una protetta, una delle donne Mangiamorte più altamente
interpellate dall'Oscuro Signore. Aveva fama di essere gelida quanto la lama di
un coltello, calcolatrice e spietata nei confronti delle proprie vittime. Assassinava uomini
e bambini senza distinzione e raramente mancava nelle file di uno schieramento.
Il fatto che fosse lì, di fronte a loro,
la diceva lunga sull'opinione che Voldermort aveva di loro.
"A cosa dobbiamo l'onore?" Sibilò di
rimando Harry, guadagnandosi uno sguardo truce da parte di Hermione. Ron si
voltò a guardarlo, credendolo impazzito per la provocazione che aveva rivolto
alla donna.
"Onore?" Le labbra taglienti di
Bellatrix si stesero in un sorriso. "Sì, Potter, hai ragione. Per te sarebbe un
onore morire per mano mia." A quelle parole seguì una risata stridula che non
allietò affatto l'udito del trio. "Peccato che mi debba astenere
dall'ucciderti." Disse, con un tono di voce falsamente dispiaciuto. A quelle
parole, perfino Harry si concesse un attimo di smarrimento.
"Harry Potter, anche conosciuto come il
Bambino Sopravvissuto perché bla, bla, bla... tutto molto divertente, davvero,
ma la verità è una sola, ragazzo mio, e la verità è che oggi non è il giorno
della tua morte, bensì quello dei tuoi cari amichetti." Ridacchiò, portandosi
una mano smaltata di fronte alle labbra. La stretta di Harry sulla propria
bacchetta si rafforzò, mentre potè percepire chiaramente Ron ed Hermione
trattenere il respiro.
"Bene, abbiamo parlato anche troppo."
Detto ciò, una sferzata di aria gelida accompagnò i movimenti di Bellatrix verso
il trio di ragazzi, che sollevarono le bacchette pronti a bloccare qualsiasi
offensiva da parte della Mangiamorte. Esattamente come aveva detto, Bellatrix
scagliò un incantesimo Cruciatus nella direzione di Ron ed Hermione, mancando
volutamente Harry. Il Bambino Sopravvissuto si voltò appena in tempo per
osservare Hermione bloccare la magia con un Protego potente, mentre Ron veniva
scagliato in lontananza contro un masso nelle vicinanze.
"Ron!" Gridò Harry, scattando in
direzione dell'amico.
"Senza fretta, Potter." Sibilò
Bellatrix. Prima ancora di poter realizzare cosa stesse accadendo, Harry si
sentì sollevare in aria; emise un gemito strozzato quando la sua schiena andò
ad urtare il tronco di una quercia. I rami di quest'ultima, con un movimento del
tutto imprevedibile, si abbassarono circondando la vita del ragazzo e
bloccandolo a mezz'aria.
"Harry!"
"Goditi la scena in tribuna d'onore,
Potter!" La risata di Bellatrix riechieggiò una seconda volta, mentre uno stormo
di corvi si sollevò spaventato dalle fronde degli alberi. La Mangiamorte puntò
nuovamente la bacchetta in direzione di Ron, riverso a terra e privo di sensi "Bon
vajage."
L'intuito di Hermione fu sufficiente per
capire che la luce verde proveniente dall'arma di Bellatrix altro non era che un
Avadra Kevadra pronto per essere scagliato. Con uno scatto poderoso dei fianchi,
Hermione si lanciò nella traiettoria dell'incantesimo, mentre Harry osservava
impotente a quasi cinque metri da terra. La maga sollevò la bacchetta, pronta ad
evocare un Protego di pari potenza, ma la voce le venne meno quando con una
deviazione improvvisa il fascio verde colpì a morte Ron, poco dietro di lei. Il
mago emise un rantolo soffocato, mentre il suo corpo veniva percorso da
convulsioni brevi ma intense.
Quando Ron esalò l'ultimo respiro, le
grida di Hermione rappresentarono l'unico suono emesso dalla Foresta. La maga
prese a correre nella direzione in cui giaceva l'amico, incurante dei sassi che
le ostacolavano il cammino.
"Ronald Weasley, un inetto in meno che
impesta questo mondo." Disse Bellatrix con tono strafottente.
Ron, Ron, non è possibile, no ...
"Hai guardato bene, Potter? Presto o
tardi quella sarà la tua stessa fine." Senteziò Bellatrix, sollevando la
bacchetta verso la figura di spalle di Hermione. Harry, capendo l'intento della
Mangiamorte, tentò di gridare all'amica di allontanarsi, ma la sua voce non andò
oltre le sue labbra. Sorridendo soddisfatta, Bellatrix lanciò un secondo Avadra
Kevradra destinato al successo. Il corpo di Hermione si accasciò, inerme, sopra
a quello di Ron, mentre rigoli di sangue presero a fuoriuscire dalla bocca della
ragazza. Harry allargò le braccia nel disperato tentativo di liberarsi dalla
quercia, ma lo sforzo lo fece desistere.
Hermione! Ron!
Harry fissò le due figure accasciate a
terra, adesso semplici corpi ricoperti da mantelli. Sentiva le lacrime pungergli
gli occhi sotto alle lenti, mentre una sensazione orribile imprigionava la sua
voce nei recessi della sua gola. Non poteva credere a ciò che era successo, al
fatto che non avesse potuto niente di fronte alla furia scatenata di Bellatrix
Lestrange. Il pensiero della donna fece spostare il suo sguardo smeraldo sulla
Mangiamorte, che lentamente aveva preso a fluttuare verso la sua direzione.
Quando giunse a meno di due metri da lui, Harry potè vagamente immaginare le
fattezze della donna dietro alla sua maschera mortale.
Dopo averlo osservato in silenzio per
qualche minuto, le labbra di Bellatrix si stesero in un sorriso. "Notevole,
Potter."
A quelle parole, Harry non potè fare a
meno di sorprendersi.
"Ho sempre immaginato questo giorno, il
tuo volto rigato dalle lacrime, le tue grida impazzite. Invece, non mi stai
dando alcuna soddisfazione. Devo forse credere che quegli insetti non erano
importanti per te?" Domandò, facendo un cenno con la mano alle sue spalle.
"Bastarda." Sibilò Harry.
"Ohoh, no questo invece l'avevo
previsto." Ridacchiò e con un gesto veloce afferrò il mento di Harry,
strattonandolo verso di lei. Il mago emise un gemito, mentre le dita affusolate
della Mangiamorte stringevano in una morsa la carne giovane di Harry.
"Ascoltami attentamente moccioso." La
voce di Bellatrix si fece nuovamente tagliente, mentre una luce omicida balenò
nel suo sguardo. "Il fatto di non poterti uccidere è per me una fonte di
immenso dispiacere, ma al mio Signore servi. Se vuoi salvare quella ragazza così
rozza e disgustosa, tutto ciò che devi fare è procedere verso est. Vedrai che al
momento opportuno saprai di essere arrivato." Infine, con le labbra sfiorò un
orecchio del mago.
Harry serrò la mandibola e con uno
scatto, allontanò il volto da quello della Mangiamorte.
"La verità fà male, Potter." Disse,
sollevando la bacchetta e scomparendo davanti allo sguardo del giovane. Harry
sentì la stretta attorno al proprio corpo allentarsi, fino a quando non cadde a
terra. La polvere del terreno l'avvolse, ma Harry parve esserne incurante.
Non c'erano più.
Questo fu tutto ciò che formulò la sua mente, in un primo momento.
Sollevò lo sguardo, maledicendo le lenti
sporche dei suoi occhiali e le lacrime che lentamente stavano iniziando ad
appannargli la vista. Poco distante, il corpo di Hermione giaceva disteso sopra
a quello di Ron e solo i mantelli, mossi da un flebile vento, davano vita a una
scena di morte. Le mani di Harry si serrarono in due pugni, intrappolando la
terra nella loro stretta. La consapevolezza di ciò che era successo e di ciò che
non sarebbe più stato, lo inondò come un fiume in piena, travolgendolo al
ricordo dei due amici.
I suoi genitori, Ron e in seguito
Hermione. Tutti, tutti lo stavano lentamente lasciando. Tutti morivano per colpa
sua, esclusivamente sua.
Harry si accasciò al suolo, toccando con
la fronte l'erba arida e bruciata della Foresta. La sua mente tornò alle parole
di Bellatrix, sussurrate con cattiveria al suo orecchio.
'Adesso sei solo Potter. Sei nato
solo e morirai solo.'
Per la prima volta in vita sua nessun'altra frase gli suonò più vera.
**
"Ti odio. Te e la
fortuna che ti ritrovi."
Una figura
incappucciata osservò i cerchi concentrici che si propagavano quasi ipnotici
sulla superficie dell'acqua, mentre una massa scura e indistinta veniva
trascinata verso il fondo da mani pallide e putrefatte. Di fianco, a volto
scoperto, Draco Malfoy osservò la distesa d'acqua che rifletteva le luci di
quella notte così apparentemente serena; le stelle parevano adagiarsi docilmente
sulle flebili onde che, come carezze, lambivano le sponde circostanti. Per lungo
tempo, quel piccolo bacino d'acqua si era sporcato del sangue di tutti loro. Del
sangue di chi veniva gettato, morto, nelle sue acque e dal sangue di chi, al
contrario, gettava. Da esso venivi avvolto, inghiottito e condotto direttamente
all'Inferno dove in tanti speravano, ardevano andare.
Perchè l'Inferno
liberasse tutti loro, liberasse lui.
"Quanto lo odio,"
Ribattè nuovamente la figura incappucciata. "Si è fatto ammazzare quel
bastardo."
Malfoy si coprì
il volto con il capuccio del mantello, sospirando. "Almeno lui, adesso, ha
risolto i suoi problemi."
Dalla figura
incappucciata provenne uno sbuffo derisorio. "Chissà come è bello poter morire."
"Sicuramente, è
meno faticoso che vivere." Sentenziò Malfoy, riprendendo a camminare verso il
sentiero che lo avrebbe ricondotto indietro.
Il Mangiamorte lo
imitò, senza tuttavia abbandonare il tono di scherno. "Proprio tu, Malfoy, che
adesso puoi divertirti! Se l'avessi io, tra le mani, sarebbe tremendamente
difficile rispettare l'ordine dell'Oscuro. Avrei colto l'occasione per farmi
ammazzare." Concluse, ridendo.
Malfoy non si
voltò, ma mantenne lo sguardo puntato verso di sè. "Non sono così fortunato. Non
ho nessuna intenzione di divertirmi con lei."
Alle sue spalle
salì un fischio derisorio.
"Ha un bel
faccino, quella pollastrella. Belle tette, bel culo. Fossi in te non sarei così
esigent-"
"Ho detto," Disse
Malfoy, puntando con un gesto veloce la bacchetta contro il compagno, "Che non
farò niente del genere. Mc Graw."
L'uomo
incappucciato rimase in silenzio, mentre un sorriso sardonico si dipinse sulla
labbra di Malfoy. "Uno dei tanti motivi per cui non faccio niente a Ginevra è
per la sensazione fantastica che provo nel vederti così divorato dall'invidia,
Mc Graw."
"Ouch, Malfoy!
Così mi trafiggi dal dolore." Disse Kyle Mc Graw, procedendo oltre Malfoy.
L'ex-Tassorosso risalì il sentiero, mentre Malfoy osservò la sua figura voltata
di spalle.
Fosse la volta
buona, pensò, rispondendo mentalmente.
**
Ginny Weasley
osservò la porta della stanza a lungo.
Dopo aver ripreso
conoscienza, aveva realizzato di essere priva delle catene che inizialmente le
affliggevano i polsi, ma un dolore ricorrente le attanagliava la base del collo.
Aveva lasciato i polpastrelli vagare sotto la massa increspata dei suoi capelli,
ma niente lasciava presagire il segno di una ferita. Il dolore, tuttavia,
pulsava ostinato e nessuna pressione pareva attenuarlo.
Sì ricordò di
Voldermort quando, abbassando lo sguardo, si scoprì sempre vestita del lungo
mantello nero. Trattenne a stento un forte senso di nausea che, partendo dallo
stomaco, le trafisse la gola. Quella vista, quel fetore sembravano ancora
ristagnare nei suoi sensi.
Aveva parlato con
Voldermort ed era sempre viva. La morte non era così facile da ottenere.
Ripensò alle
parole dell'Oscuro Signore, continuando a fissare la porta che rimaneva
ostinatamente chiusa.
Avrebbe rivisto
Harry. Forse anche Ron, forse Hermione. Forse, nessuno dei tre. Avrebbe comunque
visto degli Auror. Ipoteticamente parlando e giocando bene le sue carte, avrebbe
potuto salvarsi. Sì, poteva esistere una soluzione. Una soluzione a cui
Voldermort non aveva pensato. Poteva, doveva esserci. La sua mente lavorò
freneticamente, cercando un piano abbastanza congeniale che non includesse la
parola morte, o per lo meno, non la sua. Forse, Malfoy non aveva tutti i torti,
affermando che non valeva la pena morire. La vita offriva ogni tipo di
soluzione, bastava sceglierla con cura.
E proprio mentre
Ginny scandagliava ogni possibile soluzione, la porta si aprì con violenza. I
suoi riflessi guidarono la sua mano all'altezza della vita, tastando quel vuoto
che le ricordò di essere priva di qualsiasi difesa. Alla porta, la figura di
Draco Malfoy la riportò alla realtà.
Gli occhi grigi
del ragazzo si posarono su ogni particolare della stanza, infine, trovandola
intatta si adagiarono su Ginny.
"Sei sveglia."
Disse, infine, chiudendo la porta alle sue spalle.
"Non certo per
merito tuo. Lo sono da un bel po'."
Malfoy si slacciò
la fibbia argentata che legava il mantello alle sue spalle, gettando a terra il
soprabito senza grandi premure. "Dopo tutto, sei sempre in grado di fare
dell'ironia, Weasley. Non so se ritenerti stupida o più intelligente di quanto
credessi."
"Ti consigliò la
seconda."
Senza badarle,
Malfoy si tolse il pensante maglione. Ginny osservò incuriosita, fino a quando
realizzò l'intento del biondo.
"M-Malfoy,"
Balbettò, maledicendosi per il rossore delle guance. "Credo che tu sia finito
nella stanza sbagliata."
Un sorriso
mellifluo sollevò gli angoli della bocca di Malfoy, mentre quest'ultimo armeggiò
con la cintura attorno alla sua vita. "No, non credo. Sono nella stanza giusta,
invece." Disse, continuando il suo operato.
Ginny afferrò
l'unico cuscino che aveva ed affondò il volto in esso. "Non voglio vedere, sei
disgustoso!"
La voce di Malfoy
le giunse lontana, tanto che quando sollevò lo sguardo non lo vide più nella
stanza. "Bagno, Weasley."
La giovane donna
aggrottò la fronte, rispondendo a tono quando Malfoy decantò la sporcizia che
incrostava la vasca. "Weasley, bagno."
Ginny inghiottì
aria. "N-Non ho nessuna intenzione di fare un bagno con te."
"Infatti,"
Rispose la voce strascicata di Malfoy. "Tu non lo farai, aiuterai me a
farlo."
"Non credo
proprio!" Sbottò Ginny, colpendo con la schiena il parapetto del letto.
"Weasley, lui ti
ha dato a me. Con tutto quello che ho fatto, mi sei capitata come insulsa
ricompensa. Dal momento che esisti, non trovo altre utilità se non quelle di una
schiava. Quindi, Weasley, prima che la mia pazienza abbia una fine vieni qui."
Il tono gelido di quelle parole non passò inosservato alla ragazza che, memore
delle ferite che ancora gemicavano, preferì obbedire. Seppur a malincuore.
Quando entrò
nella stanza da bagno, tenne gli occhi così fortemente chiusi che il suo capo
gemette dal dolore. Tastò lo spazio attorno a lei con le mani, in cerca di
qualcosa di solido che potesse corrispondere ad un oggetto.
"Weasley."
"Non ho nessuna
intenzione di aprirli, Malfoy."
L'ex-Serpeverde
non replicò, ma il rumore dell'acqua nella vasca tanto bastò per convincere
Ginny. "Ok, ok, li apro, ma tornatene sotto!" Con grande attenzione, la ragazza
aprì un occhio, poi l'altro. Draco Malfoy giaceva a torso nudo contro la vasca
di porcellana, mentre il vapore aveva ammorbidito le ciocche bionde lungo la
fronte.
Ginny mantenne lo
sguardo fisso sul volto del ragazzo, pregando i suoi occhi di non tradirla
preferendo il basso.
"Se vuoi,
Weasley, posso sanare la tua curiosità." Disse Malfoy, con un tono derisorio.
"No, non
scomodarti, non credo che ne valga seriamente la pena." Ribattè Ginny,
afferrando la spugna che quella mattina lei stessa aveva adoperato.
"Niente spugna,
Weasley." Disse Malfoy, chiudendo gli occhi. "Usa le mani."
"Le-le mani?"
Malfoy sbuffò.
"Sì, le mani! Weasley, credi forse che voglia essere lavato dalla spugna che hai
usato? E' sporca."
Con un gesto di
stizza, Ginny picchiò il palmo della sua mano destra contro la schiena di
Malfoy. "Mi scusi!" Nello stesso momento, Malfoy fece emergere la sua mano da
sotto l'acqua schiumosa, afferrando senza preamboli il polso sinistro della
ragazza.
"Weasley, non
scherzare con il fuoco. Mi basta poco."
Ginny sollevò un
sopracciglio, quasi ridendo. "Non posso morire, Malfoy. Gli servo."
"Non puoi morire,
ma puoi soffrire."
Ginny strattonò
il polso, liberandosi dalla presa di Malfoy che portò la mano nuovamente
sott'acqua. La giovane Weasley afferrò una bottiglia di sapone e la rovesciò
sulle spalle del ragazzo. Infine, si osservò i palmi delle mani e con uno sbuffò
li adagiò contro la pelle di Malfoy.
"Con delicatezza,
Weasley."
Ginny fece una
smorfia, ma obbedì. La pelle dell'uomo, così diafana, si arrossò al di sotto
delle scie di sapone e Ginny osservò i muscoli di Malfoy rilassarsi sotto al suo
tocco. Arrossì leggermente, ma si ostinò nel non voler provare nessuna
sensazione. Analizzò freddamente la situazione, guardandosi attorno con
circospezione. Il bagno era talmente spoglio che non offriva alcuno spunto per
dei piani di fuga. Non vi era uno specchio, solo un lavabo ingiallito e la vasca
da bagno. Tornò con lo sguardo a Malfoy, odiandolo per la sicurezza che
ostentava. Non sembrava minimamente preoccupato della sua presenza.
Le mani di Ginny
tornarono nuovamente sulla spalle, alla base del collo. Lo sguardo della ragazza
si fermò su una goccia d'acqua che con lentezza scivolò lungo la schiena del
ragazzo, mentre le sue mani si fermarono.
"Cosa stai
facendo?"
La voce di Malfoy
le risuonò odiosa, dandole la forza di serrare una stretta poderosa attorno al
collo dell'uomo, mentre con tutto il peso del corpo si sbilanciò contro Malfoy.
Tuttavia, perse il controllo della situazione. Si sentì afferrare con violenza,
mentre le braccia di Malfoy la trascinarono nella vasca assieme a lui. L'urto
fece fuoriuscire l'acqua oltre i bordi, mentre il mantello di Ginny si gonfiò
del liquido.
"STRONZA! COSA
CREDEVI DI FARE?"
Ginny tossì con
violenza, mentre una mano di Malfoy serrò il collo della giovane.
"Mc Graw aveva
ragione! Non dovrei trattarti così bene." Disse, mentre la rabbia filtrava come
veleno ogni singola parola. Ginny sgranò lo sguardo, afferrando il polso di
Malfoy con entrambe le mani. Tentò di liberarsi, ma scivolò più volte
nell'acqua.
Con un gesto
d'ira, Malfoy la liberò della sua possente presa, mentre Ginny ansimò in cerca
di aria. Non soddisfatto, le afferrò i capelli ed immerse il suo volto
nell'acqua.
"Weasley, la mia
pazienza è seriamente esaurita." Disse, mentre la giovane gesticolava per
liberarsi. Con uno strattone, Draco le sollevò il viso. Ginny tossì acqua,
ancora succube della presa dell'uomo.
"Non so cosa tu
abbia intenzione di fare, ma è inutile!" Urlò, tanto che Ginny chiuse gli occhi
di scatto. Malfoy tolse con violenza la mano, strattonando volontariamente le
ciocche vermiglie di Ginny. Capendo di essere libera, Ginny incespicò verso il
lato opposto della vasca, sbattendo la schiena contro la fine. Si strinse le
braccia al petto, tremando.
"Puoi odiarmi, a
me non interessa." Disse Malfoy, stendendo le braccia lungo i bordi come se
niente fosse accaduto. Dal lato opposto, gli occhi di Ginny lo osservavano con
odio. I singhiozzi presero a scuoterle il corpo, mentre le lacrime si confusero
con l'acqua insaponata.
"Non voglio
morire."
"Non
sembrerebbe." Sbottò gelido Malfoy.
"N-Non voglio
morire. Voglio tornare a casa." Singhiozzò, ormai le sue difese erano
definitivamente crollate. "Voglio andare a casa."
"Molti di noi ti
considerano fortunata, Weasley. Proprio perchè morirai."
Ginny sollevò il
volto, osservando Malfoy terrorizzata.
"Molti di noi
pagherebbero per fare la tua fine."
"No-non capisco."
Malfoy la osservò
in silenzio. "Noi non possiamo morire, a meno che non sia Voldermort a volerlo."
Notando il
silenzio di terrore della ragazza, Malfoy continuò. "Tu stessa hai sentito
Voldermort. Hai provato quella paura, quel terrore che ti divora le viscere,
Weasley. Noi siamo fatti di quel terrore, ogni giorno. Siamo suoi. Siamo privati
di qualsiasi altra cosa. Siamo stati costruiti per essere devoti al Male,
nient'altro conta per un Mangiamorte. Di un'unica cosa non siamo stati
privati... del desiderio di morire. Voldermort ci fa desiderare ogni giorno la
morte, distruggendoci e godendo del fatto che non potremo mai averla."
Ginny fissò
Malfoy, incredula. Infine, spezzò il silenzio con un singhiozzo. "Tu-tu tradirai
Voldermort?"
Malfoy la
osservò, mentre una ciocca di capelli bagnati le cadde sulla fronte. "Tu
tradirai Voldermort per morire."
"Ognuno ha la
realtà che si merita, Weasley. In un modo o nell'altro, la soluzione la si trova
sempre."
Ginny abbassò lo
sguardo sull'acqua ormai torbida di sapone.
"Io non voglio
che tu muoia, Malfoy." Quelle parole le uscirono dalle labbra, senza darle il
tempo di riflettere.
Quando sollevò il
capo, notò un bagliore negli occhi gelidi dell'ex-Serperverde.
"Non vuoi che
muoia." Disse, iniziando a ridere, chinando il capo all'indietro. "Non vuoi che
muoia, ma se mi stavi per uccidere!"
Il voltò di Ginny
si incupì. "Malfoy, hai questa capacità innata di rovinare tutto." Sbottò.
"E sentiamo,"
Disse Malfoy sporgendosi verso di lei. Ginny arrossì, senza abbassare tuttavia
lo sguardo. "Cosa avrei rovinato?"
Dopo qualche
secondo di silenzio, con uno scatto che sorprese lo stesso Malfoy, Ginny attirò
a sè l'uomo, premendo le sue labbra contro quelle di lui.
"Questo." Sbottò,
rossa in volto, prima di uscire dalla vasca e scomparire nella stanza accanto.
**
"Sta
scherzando?!" Il corpo voluminoso di Hagrid fu scosso da un fremito, tanto che
la professoressa McGranitt fu costretta a sistemare le proprie lenti sul naso
adunco. Nell'ufficio del Preside Silente, tutti i professori di Hogwarts si
stavano scambiando occhiate più o meno perplesse, mentre Hagrid aveva espresso a
voce i loro pensieri. I personaggi dei quadri assistevano al colloquio con
altrettanto sconcerto.
"Far entrare i
Mangiamorte ad Hogwarts è una pazzia!" Tuonò il Gigante.
Silente tossì con
tono pacato, attirando l'attenzione dei presenti. "Hagrid, per favore. Calmati."
"Hagrid,"
Intervenne la Direttrice di Grifondoro. "Ascolta ciò che Silente ha da dirci."
Negli occhi del
gigante balenò un luccichio sinistro. "Minerva, lui ha consigliato di far
entrare i Mangiamorte. Lui è uno di loro!" Tuonò, riferendosi ad un Piton
in quel momento assente.
"Hagrid," Il tono
di voce di Albus Silente non tradì alcuna emozione. "Tutti voi dovreste riporre
fiducia nel professor Piton, la stessa fiducia che riponete in me."
"Pre-Preside,
forse chiede troppo da noi." Intervenne la professoressa Cooman.
"Cara Sibilla, tu
stessa hai affermato che il piano è previsto anche nella tua sfera." A quelle
parole, la professoressa chinò il capo, imbarazzata.
"Tutti gli
studenti saranno condotti nella camera delle Necessità, attraverso il passaggio
che li porterà ad Hogsmeade. Abbasseremo le difese di Hogwarts, senza
insospettire i Mangiamorte e faremo in modo di chiuderli all'interno."
"Adesso il piano
mi piace un pochino di più." Bofonchiò Hagrid.
Silente sorrise.
"Avremo bisogno dell'aiuto di tutti coloro che abitano Hogwarts." Disse,
riferendosi al fantasma del Frate Grasso che, tranquillo, volteggiava sopra i
presenti. "Senza dubbio, Preside."
"Silente," La
professoressa McGranitt attirò l'attenzione dell'uomo. "Cosa faremo quando i
Mangiamorte saranno all'interno di Hogwarts?"
Le lenti del
Preside scintillarono senza che alcuna luce vi riflettesse. "Questi sono solo
dettagli, cara Minerva."
"BENE!"
L'esclamazione di Hagrid scosse perfino i mobili, mentre il gigante prese a
schioccare le nocche delle mani poderose. "Non vedo l'ora di mettere le mani su
quei manigoldi. Già mi prudono!"
Silente sorrise
sotto ai baffi candidi. "Sono felice che il piano sia di tuo gradimento,
Hagrid."
"Solo perchè mi
fido di lei, Preside!"
"Molto bene,
Hagrid perchè l'aiuto che sto per chiederti è indispensabile."
Gli occhi del
gigante scintillarono d'orgoglio.
**
Con un ultimo
sforzo, Harry distese Ron al fianco di Hermione, sotto ad un arbusto che
affondava le proprie radici nelle acque del Lago Santo. Sentì una fitta alla
spalla, ma il dolore non gli impedì di trovare un luogo sicuro dove collocare i
corpi dei suoi amici. Aveva il volto sporco di terra e rigato dalle lacrime, che
erano scese copiose dopo la scomparsa di Bellatrix. Ogni movimento era una morsa
stretta attorno al cuore, ogni pensiero un ricordo del suo migliore amico e
della ragazza che amava. Si accovacciò di fianco ad Hermione, prendendole una
mano ancora calda tra le sue. Ignorando le fitte di dolore, se la portò all'altezza
del cuore, chinandosi sul corpo inerme della ragazza.
Non era riuscito
a dirle niente, niente di ciò che avrebbe così disperatamente desiderato dirle.
Le sole parole
che sentiva nascergli dal profondo, in quel momento non servivano a niente.
Erano inutili se non vi era lei ad ascoltarle.
"Ti accompagnerò
ad Hogsmeade, Herm." Le sussurò, spostandole una ciocca castana al lato della
fronte. "Così, potrai comprare quel libro che volevi tanto. E lo leggerò
anch'io, perchè tanto so che sarò costretto a farlo." Un lieve sorriso increspò
le labbra di Harry. "Sei terribile quando sei così ostinata, a Ron non hai mai
fatto leggere niente. E' un ingiustizia." Disse, spostando lo sguardo
sull'amico.
"Passeremo da
Ambrosius Flume e compreremo le Cioccorane per Ron e quando torneremo al
castello Ron ci dirà che preferiva le Millegusti + 1." Disse, con tono strozzato
della voce. "Già, ci dirà proprio così." Harry rafforzò la stretta attorno alla
mano di Hermione, sforzandosi di non piangere altre lacrime.
"Herm, io ti a-"
Harry si bloccò
di colpo, osservando il volto tranquillo della ragazza. "Tu comunque lo sai."
Concluse, lasciandola andare.
Si portò in piedi
ed osservò Ron. "Trattamela bene, compagno. Tornerò presto a riprendervi e ci
sarà Ginny con me."
Afferrò la
bacchetta, disegnando un cerchio attorno all'arbusto. Mosse sommessamente le
labbra, mentre un incantesimo di protezione li avvolse completamente.
Nessun'altro, oltre ad Harry avrebbe potuto vederli.
Proprio per loro,
Harry Potter era deciso più che mai a rimanere in vita.
Dalla tasca dei
pantaloni afferrò il Mantello dell'Invisibilità del padre e con un gesto esperto
si coprì completamente con esso. Impugnò saldamente la bacchetta e con uno
scatto poderoso delle anche si diresse nella direzione indicata da Bellatrix
Lestrange.
Verso est, verso
Voldermort.
**
"Preside! I
Mangiamorte! I Mangiamorte stanno attaccando la parte Ovest del castello!" Gridò
la professoressa Cooman, da dietro le lenti dei suoi grandi occhiali. Andava
correndo avanti ed indietro di fronte al portone di Hogwarts, dove per
l'occasione gli insegnanti avevano fatto riunire tutti gli studenti della
Scuola. Un coro di voci terrorizzate echeggiò tra le mura del castello, mentre i
Prefetti, invano, tentavano di placare la paura nei più piccoli. I direttori di
ciascuna casa stavano in piedi di fianco ai propri studenti, con le bacchette
saldamente impugnate.
"Molto bene.
Ragazzi!"
La voce di
Silente attrasse l'attenzione di tutto il corpo studentesco.
"Non abbiate
timore, ciascuna Casa segua il proprio Prefetto. Non disubbite agli ordini che
vi saranno impartiti, sono stato chiaro?" Domandò, osservando il gruppo di
studenti di Serpeverde. "Una volta che sarete fuori da Hogwarts rimanete uniti,
non vi allontanate per nessun motivo. Altrimenti, i Mangiamorte non tarderanno a
raggiungervi."
Le voci si
ammutolirono all'istante. "Ai Serpeverde che non abbracciano le mie opinioni,"
Disse Silente. "Consiglio di stare molto attenti. In un campo di battaglia,
nemici ed amici si confondono facilmente. Loro non avranno certo pietà per voi."
Concluse, con durezza. "Adesso, avanti! Uscite!"
Uno ad uno gli
studenti si allontanarono e lentamente l'atrio del castello si svuotò
completamente, salvo degli Auror e degli insegnanti che vi rimasero. Senza
trapelare agitazione nel tono della voce, Silente comandò agli Auror più esperti
di raggiungere l'ala Sud del castello con il preciso ordine di attirare i
Mangiamorte verso i sotterranei di Hogwarts. Li pregò di salvaguardare le
proprie vite, senza soffermarsi ad attaccare. In poco tempo, si crearono tre
barriere umane che lentamente indietreggiarono, attirando la schiera nemica
verso i sotterranei. Volarono incantesimi e fatture potenti, mentre gli stessi
quadri partecipavano all'azione sporgendosi dalle loro cornici. I fantasmi,
eccitati come non mai, fluttuavano impazziti tra le schiere nemiche, sbattendo
il proprio ectoplasma contro i volti dei Mangiamorte. Il Barone Sanguinario
fendeva la propria ascia, liberando grida di guerra per secoli represse,
Nick-Quasi-Senza-Testa gettava le pesanti armature verso il nemico, mentre il
Frate Grasso colpiva alle spalle con il proprio Rosario. Corpi, grida e sangue
colmarono Hogwarts.
"Poveri illusi!"
Un Mangiamorte si scoprì il volto, mentre con un abile mossa evitò uno
schiantesimo scagliato contro di lui. Lucius Malfoy lanciò un Cruciatus che,
tuttavia, non trovò la propria destinazione.
Aveva gli occhi
iniettati di sangue, mentre una smorfia sgraziava i lineamenti nobili del suo
viso.
"Siete degli
stupidi se credete di poter resistere, anche solo pensare di vincere!" Esclamò,
liberando una forte risata che echeggiò con prepotenza.
"Lucius, pensa a
combattere! Le parole non ti si addicono affatto."
Lucius Malfoy si
voltò verso la voce che lo aveva beffeggiato. La figura esile di Severus Piton
gli sorrise melliflua.
"TU, Severus!
Tu!" Con un grido di rabbia, Lucius si scagliò contro il Mangiamorte. L'impatto
fu violento, tanto che entrambi si trovarono con le spalle contro un muro. Piton
sollevò la bacchetta, appena in tempo per evitare un Cruciatus.
"TU, maledetto
traditore! Lurido mezzosangue!"
Con un agilità
sconosciuta a molti, Piton prese a correre nella direzione dei sotterranei,
mentre Lucius e gran parte dei suoi uomini presero a seguirlo, lanciando contro
di lui incantesimi di ogni tipo. Uno schiantesimo colpì il professore di Pozioni
ad una spalla, ma lo sfiorò, provocando solo una leggera ferita ed una striscia
di stoffa tagliata.
L'ira che
accecava i Mangiamorte impedì loro di vedere cosa realmente stesse accadendo.
Lentamente, mentre si dirigevano lungo le scale che conducevano sotto Hogwarts,
gli Auror bloccarono le vie d'accesso ai sotterranei, un tempo Casa dei
Serpeverde. Come guidati dagli abili fili di un burattinaio, gli Auror, i
professori e lo stesso Silente evocarono degli incatesimi protettivi attorno
alle proprie persone, gridando a pieni polmoni Wingardium Leviosa.
La terra tremò
all'improvviso ed in seguito, un boato echeggiò nell'aria.
Il fianco a Sud
di Hogwarts cedette al peso del castello, mentre un ondata d'acqua del Lago Nero
investì in pieno la fiancata del castello. I sotterranei si colmarono delle
grida dei Mangiamorte, mentre le acque, senza pietà alcuna, li travolsero
spingendoli verso il basso. Quando le onde del Lago cessarono di esistere, un
silenzio sovrannaturale calò in tutto il Castello.
Silente ed altri
come lui atterrarono sulle sponde opposte del Lago Nero, mentre la terra si
assestò definitivamente.
Lontano, la
figura incrinata di Hogwarts si immobilizzò.
I sopravvisuti si
affrettarono ad accertarsi delle condizioni di chi si era riuscito a
smaterializzarsi, mentre i professori si incaricarono di controllare chi dei
proprio alleati fosse assente.
"Minerva, chi
manca?" Domandò Silente, non appena la professoressa McGranitt andò da lui.
"Hagrid e Piton,
Silente."
"Per la barba di
Merlino!" Entrambi si voltarono verso le acque del lago. "E' stato fantastico!"
La mole di Hagrid spuntò dalle acque, mentre il fango della riva gli scivolò
addosso. In pugno teneva ben saldo il proprio ombrello, mentre su tutto il corpo
apparvero delle bruciature.
"Hagrid!"
"Oh, Silente! E'
stato meraviglioso! Vorrei farlo di nuovo!" Hagrid rise, notando l'espressione
cupa che la McGranitt gli rivolse.
"Mi sono permesso
anche di portare lui." Disse, sollevando senza sforzo il proprio braccio
nerboruto. La figura di Severus Piton, completamente impregnata d'acqua, oscillò
come un pendolo in aria. I capelli neri del professore aderirono completamente
al suo volto spigoloso.
"Lasciami
andare." Sbottò, infastidito.
"Come vuoi."
Disse Hagrid, scrollando le spalle. Aprì il palmo della propria mano, lasciando
che Piton cadesse rovinosamente a terra.
"Mi sono permesso
di usare la magia, Preside." Hagrid si scusò, ma Silente sorrise.
"Va bene, Hagrid.
In fondo hai salvato anche Severus."
Dal professore di
Pozioni provenne un grugnito.
"Oh, non ho fatto
tutto da solo, anche loro mi hanno aiutato!" Esclamò, puntando il grosso dito
verso le sponde del lago. Silente si avvicinò all'acqua, facendo un inchino
profondo. "Vi ringrazio per averci aiutato a liberare Hogwarts da Voldemort."
Dall'acqua
affiorarono delle piccole bolle d'aria, infine il popolo del lago tornò verso le
profondità.
"Sono molto
simpatici," Esclamò Hagrid, visibilmente contento. "Un po' timidi, forse."
Silente trattenne
una risata sotto i baffi. "Sapevo che ti avrebbero trovato simpatico, Hagrid. E'
per questo che ho voluto che fossi proprio tu a chiedere loro di aiutarci."
Il petto di
Hagrid si gonfiò orgoglioso.
"Tuttavia, adesso
non possiamo adagiarci sugli allori." Disse Silente. "Abbiamo una guerra da
vincere."
Note
dell'Autrice: Questo è il famoso capitolo incriminato, quel capitolo che per
lungo tempo è rimasto incompleto. La parte iniziale prima degli asterischi è
stata scritta diverso tempo fa (uno o due anni fa, addirittura), mentre tutto il
resto che segue è stato scritto recentemente. Il capitolo successivo è sempre in
fase di scrittura, quando nella mente mi attraversa una possibile idea per
mettere per iscritto quello che intendo far accadere. Sono abbastanza certa che
dopo la parte D del decimo capitolo ci sarà nuovamente un ritorno al presente
(tanto per farvi scervellare un po'), ma credo che i racconti passati non siano
del tutto finiti :) comunque, questo è sempre da vedere. Vi ringrazio
Micia_Loves_Draco, Flori per le loro parole; zippo, sono
curiosa di sapere cosa pensi del Malfoy in questo capitolo XD; Ommy,
forse sai che non amo le Hermione/Ron, ma ti assicuro che a me il personaggio di
Ron piace moltissimo, è uno dei miei preferiti! Grazie anche a coloro che han
letto senza commentare. Alla prossima!
Claudia
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