Indovinate un po' chi
c'è con il capitolo nuovo? ù.ù Esatto,
proprio io! :D Alla fine ce l'ho fatta a finirlo prima di Natale e, vi
dirò, s'è quasi scritto da solo. Non avevo bene
in mente come scrivere le cose, ma per fortuna sono venute senza
intoppi di alcun genere e devo dire di esserne davvero soddisfatta
*spuntano cartelli con scritto "pericolo, possibili nevicate rosse"*
Ehm... questo perchè solitamente sono molto molto
autocritica verso ciò che scrivo xD Ma vi ho tediato anche
troppo, quindi vi auguro una buona lettura :3
Ps: nel capitolo
troverete due link per i sottofondi che ho scelto per accompagnare la
lettura
Capitolo VI - Cielo tempestoso
Quando i membri della Famiglia Vongola si riunirono davanti alla scuola
nel tardo pomeriggio, si accorsero di essere quasi tutti tesi, ansiosi
e con poca voglia di chiacchierare, anche se in misura diversa e
più o meno celata tra loro. L’unico sereno era
Tsunayoshi, che si guardava attorno con un sorriso dolce, cercando di
osservare il più possibile la sua vecchia e cara Namimori,
poiché quando l’avrebbe rivista nel suo tempo non
sarebbe stata la stessa cosa.
-Eccoli che arrivano.- esordì il tutor, indicando con un
cenno alla sua destra, dove i due ingegneri, accompagnati da Chrome, li
salutarono con un ampio gesto del braccio.
-Alla buon’ora!- sbraitò il Guardiano della
Tempesta, portandosi le mani sui fianchi. -Vi stiamo aspettando da un
pezzo!-
-Calma Gokudera-kun, non c’è fretta!-
replicò Irie, spostando poi lo sguardo sul venticinquenne.
-Salve, Sawada-san.- salutò aggiungendo un piccolo inchino.
-Ehilà Vongola.- aggiunse Spanner, cacciando la mano destra
in tasca, mentre la sinistra reggeva la corda di una sacca che teneva
in spalla.
-Buongiorno Boss.- concluse poi la Guardiana della Nebbia, chinando il
capo in direzione del castano.
-Buongiorno a voi.- rispose Tsunayoshi. -Ora che ci siamo tutti, direi
di entrare.- suggerì, incamminandosi nel cortile della
scuola.
-Andiamo di nuovo nell’aula del Comitato Disciplinare?-
domandò Yamamoto.
-No, oggi andiamo sul tetto.- asserì il venticinquenne. -E
se ti stai domandando il perché… beh,
è lì che mi sono ritrovato quando ho fatto
ritorno nel mio tempo.- spiegò subito dopo, proseguendo
verso le scale.
In poco tempo giunsero sull’ampio e deserto terrazzo
dell’edificio, trovando ad attenderli il Decimo Boss dei
Cavallone, che li accolse con un sorriso luminoso.
-E così è finito il tempo.- esordì,
dopo aver fatto un cenno di saluto col braccio.
-Già, come mai ti trovi qui, Dino?- chiese il castano,
sinceramente incuriosito, poiché non rammentava la presenza
del biondo al suo ritorno dal viaggio nel futuro.
-Non lo nascondo, sono preoccupato per il mio otouto.- ammise.
-È strano che tu l’abbia chiesto, Tsuna.-
s’intromise Reborn, saltando sulla spalla
dell’allievo. -Non c’era Dino quando sei tornato?-
-Confesso che non me lo ricordo…- fece con voce dubbiosa,
portandosi la mano sotto il mento per riflettere.
-Beh non pensarci troppo.- consigliò il killer. -Ci
basterà fare ciò per cui siamo qui e vedere che
succede.-
-Hai ragione.- concluse Sawada, prima di rivolgersi ai due inventori e
posizionarsi al centro del terrazzo. -Shoichi-san, quando vuoi, io sono
pronto.- riprese poi, volgendo lo sguardo alla città, per
ammirarla un’ultima volta nel suo pieno splendore sotto i
raggi del tramonto.
-Decimo…- esordì Gokudera, attirando le iridi
castane su di sé. -Grazie di tutto.- aggiunse, chinando
leggermente il capo.
Il Boss si concesse un sorriso commosso e per un momento soltanto
calò le palpebre. -Grazie a voi… grazie a te,
Hayato.-
L’istante seguente, Irie sparò il colpo di
bazooka, che esplose in una luce accecante e diede vita a una
voluminosa nube rosea. Contemporaneamente, a causa del rinculo,
l’arma era letteralmente schizzata via dalle mani del ragazzo
con gli occhiali, che però se ne accorse solamente quando
udì un lamento di dolore e l’inquietante frastuono
di un corpo che rotolava giù per le scale che portavano al
tetto della scuola.
-Ops…?- balbettò Shoichi, osservando il risultato
inatteso della sua azione che aveva coinvolto il povero Cavallone.
-Mmh… Forse le modifiche che abbiamo apportato sono un
po’ troppo…- rifletté invece Spanner ad
alta voce, rigirandosi il lecca-lecca tra i denti.
-Ecco spiegato il motivo dell’assenza di Dino.- disse
l’Arcobaleno, per nulla preoccupato per la salute
dell’ex allievo. -State tranquilli, ci vuole ben altro per
stendere uno come lui.- li rassicurò, avvicinandosi. -E poi,
eventualmente può occuparsene Hibari.-
Le espressioni dei due ragazzi si dipinsero immediatamente di profondo
senso di colpa quando pensarono al come il pacifico presidente
del Comitato Disciplinare si sarebbe preso cura del proprio insegnante.
-Più tardi andremo al tempio a pregare per lui.-
capitolò il biondo, facendo spallucce.
***
-Oi Tsuna! Finalmente sei tornato!- esclamò allegro lo
spadaccino, scrutando l’amico tra le pieghe di quella massa
fumosa simile a zucchero filato.
-Ciao Takeshi.- replicò Vongola Decimo, incamminandosi verso
la Pioggia, che lo affiancò per seguirlo quando gli fu
accanto. -È andato tutto bene durante la mia assenza?-
-Tutto liscio come l’olio.- rispose, aprendo la porta della
sala da pranzo. -Ehi ragazzi! È tornato Tsuna!-
Un coro di voci gioiose accolse il venticinquenne, che
guardò la propria Famiglia con occhi pieni di affetto e
riconoscenza. Solo parlando con le loro controparti del passato aveva
realmente compreso quanto lo avessero aiutato standogli accanto durante
il periodo in cui era stato rimosso il sigillo. Per questo
compì ancora un paio di passi, frenando qualsiasi loro
mossa, e si fermò quando li ebbe tutti di fronte, nessuno
escluso. Infine, inclinò il busto in avanti, esibendosi in
un profondo inchino che spiazzò ogni presente, persino
l’impassibile Nuvola.
-Decimo!- esplose la Tempesta, scattando verso di lui. -Cosa-
-Grazie.- lo interruppe Tsunayoshi. -Grazie, per essermi stati vicini.-
proseguì, rialzandosi. -Grazie soprattutto a te, Hayato, e
scusami ancora per averti rimproverato quella volta.-
Sotto lo sguardo confuso degli astanti, il castano attirò
l’italiano in un abbraccio. Dapprima smarrito per quel
comportamento, Gokudera rimise rapidamente i pezzi della memoria al
loro posto, per poi ricambiare la stretta del suo Boss con un sospiro
rassegnato.
-Decimo… ho solo compiuto il mio dovere di braccio destro e
amico. Non c’è alcun bisogno di ringraziare e
nemmeno di chiudere scusa.-
-Io invece sento di doverlo fare.- ribatté il Cielo,
allontanandosi per guardarlo in viso.
Sotto quello sguardo deciso e irremovibile, l’argenteo non
poté fare altro che arrendersi. -D’accordo Decimo,
per questa volta ha vinto lei.- affermò, causando la risata
dell’altro e quella di Yamamoto. -Com’è
andata nel passato?-
-Tu più di tutti dovresti saperlo, no?-
L’altro si grattò la nuca, imbarazzato.
-Giusto…-
-Ehi Hayato-nii, non dar fastidio a Tsuna-nii, è appena
tornato!- s’intromise il Guardiano del Fulmine, avvicinandosi
ai due.
-Oh, Lambo, ho una cosa da farti vedere.- intervenne di nuovo Sawada,
cacciando la mano destra sotto il mantello, alla ricerca di qualcosa e
attirando l’attenzione di tutti. -Guarda qui, te lo ricordi?-
disse, poi, nascondendo un sorriso furbo e falsamente innocente dietro
un foglio.
Il moro arrossì di vergogna. -Ma…! Tsuna-nii!
Quello era per te, mettilo via!- esclamò, allungando il
braccio per prendere il disegno fatto da lui stesso dieci anni prima,
ma la mano salda di Ryohei posata sulla spalla gli impedì di
portare a termine il suo intento.
-Ci siamo proprio tutti!- fece Kyoko, mentre suo fratello scoppiava in
una risata divertita.
-Guardate! Anche Hibari ha un bellissimo sorriso! Ehi Hibari, dovresti
prendere esempio da questo disegno, sai? Migliorerebbe i tuoi rapporti
con la gente!- dichiarò guardando il compagno, che gli
restituì un’occhiata affilata, totalmente
inefficace su di lui.
Incrociando le braccia al petto, l’ex Disciplinare se ne
andò dalla sala con un fiero e minaccioso silenzio, che non
faceva presagire nulla di buono per il giovane Bovino.
Quest’ultimo, infatti, si era afflosciato a terra, piangendo
amare lacrime e bofonchiando qualcosa sulla propria morte imminente per
mano della Nuvola. A nulla valsero i tentativi di tirargli su il morale
e di rassicurarlo sulla presunta ira di Kyoya, anzi aumentarono
l’intensità del suo pianto che si fece
così disperato da sfiorare il tragicomico. Tuttavia, quando
udì la risata allegra del suo Boss, Lambo si
zittì all’istante per ascoltarla e goderne come
chiunque in quella stanza.
Era raro vedere il loro Cielo così rilassato e spensierato,
proprio come ai vecchi tempi della Namimori, e quell’allegria
ben presto si rivelò contagiosa. Si unirono tutti a lui,
persino la timida Chrome rise di gusto per la gioia, e Tsunayoshi li
ringraziò ancora una volta nella propria mente, dicendosi
profondamente fortunato ad averli come membri della sua Famiglia.
***
La nuvola rosa si espanse rapidamente, fuggendo tutt’attorno
al suo “proiettile” e nascondendolo come una
coperta fitta e calda. Poco dopo, udirono un piccolo colpo di tosse
seguito da un sospiro stanco.
-Spero di non rivivere mai più una cosa del
genere…- borbottò il giovane Sawada, facendosi
largo in mezzo al fumo.
-Decimo!- chiamò Smoking Bomb, correndogli incontro. -Decimo
sta bene?!- proseguì, mettendogli le mani sulle spalle esili
e studiando il suo corpo al di sopra degli abiti per valutarne le
condizioni.
-C-Calmati Hayato!- replicò il castano, posando con
gentilezza i palmi sui polsi dell’italiano. -Non ho niente.
Quei pochi graffi che mi sono fatto contro i Corallo sono
già guariti… che c’è?-
domandò poi, di fronte all’espressione stranita
dell’altro. -Ho detto qualcosa che non va…?-
La risata di Yamamoto attirò la sua attenzione. -Gokudera
è rimasto sconvolto perché l’hai
chiamato per nome!-
-Oh… ehm, scusa, Gokudera-kun! Il te futuro mi ha chiesto di
chiamarlo per nome e ormai…-
L’italiano scosse il capo e sfoderò un sorriso
gioioso. -Va benissimo così, Decimo.-
Il Cielo annuì e guardò gli amici, sinceramente
contento di essere di nuovo tra loro. -Che ne dite di tornare a casa?
Si sta facendo tardi.-
-No, Tsuna.- replicò il killer, affiancando
l’allievo. -Non è ancora il momento di rientrare,
dobbiamo parlare di una cosa importante.-
-Importante?- ripeté il giovane Boss. -C’entra
qualcosa quella faccenda che ti ha fatto tardare l’altro
giorno?-
Il bambino annuì. -Siediti, sarà un discorso
lungo.-
Dubbioso e con la preoccupazione che avanzava per il tono usato
dall’Arcobaleno, Sawada obbedì, imitato da tutti i
presenti, che si accomodarono l’uno accanto
all’altro, formando un cerchio. Così, Reborn
cominciò il racconto, partendo dalla lettera inviata dal
Nono e dal suo collegamento con la presenza del futuro Vongola Decimo
nel loro tempo. Dopodiché, passò a raccontare del
sigillo, perché era stato necessario imporlo, cosa avrebbe
comportato il suo scioglimento e come avrebbero dovuto prepararsi in
vista dell’evento. Il tutor misurò ogni parola e
ogni pausa, esponendo i fatti nella maniera più semplice
possibile ma soprattutto con calma, perché non gli era
sfuggito il cambiamento sul volto del suo ImbranaTsuna. Infatti, man
mano che il discorso proseguiva, il quindicenne si fece dapprima
stupefatto, poi il suo viso si dipinse d’orrore e
sbiancò, e la cosa non gli piacque per nulla.
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Frastornato e incredulo di fronte a ciò che aveva sentito,
Tsunayoshi abbassò lo sguardo sulle proprie gambe incrociate
senza vederle realmente, la mente incastrata sulle stesse domande:
com’era possibile che stesse accadendo una cosa del genere?
Proprio a lui che di diventare il Boss di una Famiglia mafiosa non ne
aveva mai avuta l’intenzione? Scosse il capo in segno
negativo, rifiutandosi di accettare quegli eventi che erano
lì pronti a bussare alla porta del suo futuro più
imminente.
Il Nono gli avrebbe rimosso un sigillo di cui non aveva memoria, questo
avrebbe liberato le sue Fiamme che avrebbero poi preso possesso del suo
corpo perché più forti di lui, e avrebbe dovuto
sconfiggerle per avere la meglio. E non si poteva evitare. Inoltre, il
castano era certo che l’Arcobaleno non avesse rivelato tutti
i dettagli della questione, doveva esserci dell’altro,
c’era il suo intuito a gridarglielo così forte da
renderlo sordo al resto del mondo. Perché non gli aveva
detto cosa sarebbe accaduto di preciso dopo lo scioglimento?
Perché si era limitato a parlare di ciò che
sarebbe accaduto dentro la sua testa?
Gli astanti si preoccuparono ancora di più nel vederlo
chiudersi in se stesso, travolto dal peso di quella realtà
così vicina e inevitabile. Smoking Bomb per primo si
sentì stringere il cuore e mancare il respiro.
Deglutì a vuoto e sollevò una mano per posarla
sulla spalla del suo adorato Boss, ma si fermò quando lo
vide rialzare il volto pallido dagli occhi sgranati e tremanti.
-…cosa mi stai nascondendo? Eh, Reborn?- domandò
grave, puntando le iridi marroni in quelle nere dell’altro,
mentre stringeva i pugni sui pantaloni. -Cos’altro
c’è che non vuoi dirmi?-
Mai prima di allora il killer aveva sudato freddo davanti a un suo
studente. Quello sguardo disperato e consapevole, pur essendo
nell’ignoranza, lo aveva scosso fin nel profondo, persino
Leon s’era mosso con agitazione, ritirandosi rapidamente sul
retro del fedora e rifugiandosi al suo interno senza essere visto. Il
bambino pensò a una scappatoia, una qualunque, ma non ne
trovò. Chi l’avrebbe mai detto che si sarebbe
ritrovato di fronte a un vicolo cieco, braccato come una volpe rincorsa
dai cani?
Emise un sospiro e si preparò a rispondere. -Quando
sarà libera, la tua Fiamma diventerà
incontrollabile, te l’ho detto, e sarà compito tuo
farle capire chi comanda. Nel frattempo, però…
punterà alle Fiamme dei tuoi Guardiani per farle sue e
diventare ancora più potente.-
-No…- pericolosamente cereo, Tsuna scosse la testa. -Non
è…-
Tremante come una foglia in balia del vento, il giovane Cielo
posò i palmi sulle orecchie in un gesto
d’istintiva protezione. Non voleva che altre orribili
informazioni arrivassero alla sua mente già vittima di
quelle appena udite, che continuavano a ripetersi
all’infinito, come una condanna impossibile da annullare.
Sawada era atterrito e tutto il suo essere gli stava ordinando di
alzarsi e andarsene, ma c’era qualcosa che non funzionava. Se
fosse il corpo a non reagire ai comandi del cervello o viceversa, non
avrebbe saputo dirlo.
Improvvisamente, si sentì come stretto in una tagliola e si
portò una mano al petto, percependo a malapena il suo
movimento fin troppo veloce, quasi spasmodico. Al contrario, non
avvertì minimamente la presa ferrea del Guardiano della
Tempesta sulla spalla né il suo tocco sulla schiena,
impegnato in un massaggio che avrebbe dovuto aiutarlo a regolarizzare
il respiro, che a sua insaputa s’era fatto rapido.
Fu un movimento di fronte a sé a ottenere
l’attenzione dei suoi occhi spiritati, in particolare le
iridi verdi del suo braccio destro. Gli stava dicendo sicuramente
qualcosa, perché le sue labbra si muovevano, ma lui non
udiva assolutamente niente. Indietreggiò per timore, non
dell’altro ma di se stesso. Il solo pensiero di
ciò che avrebbe potuto fargli lo gettava nel terrore
più nero e doloroso. Sfuggì alla sua presa,
ignorò il suo sguardo che traboccava d’ansia e
scattò in piedi, dopodiché gli diede le spalle e
corse via.
-Decimo!- chiamò l’italiano, acchiappando
all’ultimo il polso dell’altro ragazzo, che
però non si arrese e continuò a tirare per
scappare. -Decimo, per favore! Mi ascolti!-
In risposta ricevette un gemito soffocato, ma non allentò la
presa, anzi la rafforzò e trascinò il Boss verso
di sé. Tsunayoshi non riuscì a contrastare la
forza di Gokudera e in un attimo si ritrovò fra le sue
braccia con la guancia contro il suo petto, e l’altro polso
imprigionato nella mano libera.
Quando aveva visto il suo Cielo cadere nella disperazione e tentare di
fuggire, Smoking Bomb aveva compreso che era compito suo fermarlo e
farlo tornare in sé. Finalmente, le parole pronunciate dal
venticinquenne avevano acquisito concretezza e sapeva che era giunto il
loro momento. Avvicinò meglio il castano e lo
abbracciò stretto, posandogli un palmo sulla schiena e uno
sulla nuca, permettendosi di carezzarlo con leggerezza per aiutarlo a
calmarsi.
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Nessun’altro osava intervenire. Qualcuno s’era
alzato per correre dietro all’amico, ma un cenno
dell’Arcobaleno aveva rimandato ognuno al proprio posto,
perché in quel frangente, l’unico in grado di far
ragionare il Cielo non era altri che la Tempesta, poiché
solo lei poteva comprenderne la furia e lo sconvolgimento interiore.
-Decimo, mi ascolti…- ripeté con voce tranquilla
il Guardiano. -Non deve aver paura per noi. Abbiamo avuto tempo per
pensare a tutto questo e abbiamo deciso che non la abbandoneremo. Lei
c’è sempre stato per ognuno di noi, ci ha sempre
aiutati. Ora è il nostro turno di aiutarla.-
-Ma… Gokudera-kun… Hayato…-
mormorò Tsuna, stringendosi alla camicia
dell’altro. -Io… io non voglio che voi…
È pericoloso…-
-Siamo pronti a correre qualsiasi rischio. Non ha fiducia in noi,
forse?-
Con uno scatto, Sawada aveva puntato le lucide iridi marroni in quelle
verdi. -No! Non è così!-
Le labbra dell’argenteo si distesero in un sorriso
rassicurante e determinato. -Allora non c’è nulla
di cui preoccuparsi. Lei è forte Decimo, ma lo siamo anche
noi. Dobbiamo esserlo per poterle restare accanto come Guardiani,
perché è nostro compito proteggerla.-
Di fronte a quel discorso così serio, ma pronunciato con una
gentilezza senza pari, il futuro Boss della Famiglia Vongola
s’era placato, quasi spento. Il ragionamento del suo braccio
destro non faceva una grinza, la sua mente lo sapeva, ma non riusciva a
non essere spaventato da tutta quella situazione. Da un momento
all’altro s’era ritrovato in mezzo a qualcosa che
non avrebbe mai e poi mai voluto vivere e la sua prima reazione era
stata la fuga, portarsi il più lontano possibile dai suoi
amici, dalla sua Famiglia, per tenerli al sicuro. Tuttavia, non aveva
messo in conto la loro opinione e i loro desideri, tutte cose che non
poteva contrastare per quanto avesse potuto intestardirsi.
Annuì, a se stesso e alla Tempesta, e automaticamente
tornò a posare la guancia sul suo petto, dove
avvertì il battito cardiaco: chiaro, forte, ma soprattutto
calmo. Ne seguì il ritmo per qualche istante e finalmente si
rilassò. Improvvisamente, però, si
sentì appesantito dalla stanchezza e chiuse gli occhi,
affidandosi completamente all’italiano.
-Gokudera-kun… andiamo a casa?-
-Certo Decimo.- rispose il Guardiano, sorreggendo il castano mentre gli
si addormentava tra le braccia.
Hello~
...visto quanto ho
declamato la mia somma soddisfazione per questo capitolo, mi auguro di
non aver fatto un clamoroso flop con voi xD
Tsuna TYL è
tornato al suo tempo, dove è stato accolto con grandissimo
affetto e ammmmore dai suoi Guardiani e dove ha mostrato il bellerrimo
disegno fatto da Lambo. Il sorrisone di Hibari ha colpito e affondato.
Invece, il
non-ancora-Boss-Tsuna s'è ritrovato nel bel mezzo di un
casotto bello grande e spero che la sua reazione vi risulti in IC, se
così non è segnalatelo che metto
subito-subitissimo l'avvertimento OOC. Eventualità che
comunque ritengo giustificata, visto che lo Tsuna qui presente
sarà un po' più sveglio di quello che ci hanno
fatto vedere nell'anime (quello del manga m'è sembrato molto
più serio... magari era proprio per la saga finale che ha
fatto level up intellettivo, mah <.<).
Ora passiamo ai
ringraziamenti ù.ù
Ringrazio veramente
tantissimo allen_picchio_ per aver messo la fic in tutto
quello che si poteva mettere *^* Quando ho visto 'sto tripudio di
apprezzamento ho gongolato tantissimo *^*
Poi ringrazio NakashimaEmi, shangai e Will_Power per averla inserita tra le loro
seguite, grassie mille tantissimo *^*
Ovviamente si ringrazia con tanta somma gioia chi commenta e anche chi
legge soltanto ù.ù
Mi
ripeterò, ma davvero non mi aspettavo tutto questo seguito
per questa fic, non potevate farmi un regalo più bello di
questo <3
Concludo augurandovi un
Buon Natale e un Felice Anno Nuovo!
See ya!
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