Prologo
-B.J.
Qui in California ottobre è arrivato ormai da un pezzo. Dopo
una lunga estate il caldo ha finalmente lasciato la baia e un
insistente venticello comincia a staccare le foglie dagli alberi dei
larghi viali di Rodeo. Non fa ancora tanto freddo; le giornate sembrano
riluttanti ad accorciarsi e a fare posto alla nebbia che
scenderà presto dalle montagne.
È così un po' per tutti, penso trascinando i
piedi tra le foglie secche che ingombrano il marciapiede. A nessuno fa
piacere andarsene. Certi dicono che fa bene, che aiuta a dimenticare, a
cambiare. Sembra facile, da come ne parlano. Cazzate.
You can never ever leave a
place without leaving a piece of yourself.
Ho di nuovo dimenticato la giacca. A dire la verità, l'ho
lasciata a casa di proposito, ancora convinto, in un certo senso, che
la scuola sia appena finita, che passerò tutte le sere dei
prossimi tre mesi in spiaggia, a bere e a suonare. Quando sono
distratto faccio sempre così, vado avanti per inerzia, e
allo stesso modo probabilmente ad aprile continuerò a
stupirmi come un bambino per il cielo ancora così chiaro
alle cinque del pomeriggio. Rabbrividisco quando un soffio di vento
riesce af intrufolarsi sotto la maglietta, ma non ci faccio troppo
caso. Sempre così, in questo periodo - assente, pensieroso,
e inevitabilmente dieci volte più scontroso del solito. Per
questo sono da solo, tutti gli anni la stessa storia.
Sono reduce da settembre. Rido fra me al suono di quella parola.
Reduce... É strana, detta così, sembra che sto
parlando di una guerra. Per un attimo mi immagino che cammino, girando
in tondo, e ad un certo punto - sempre lo stesso - cominciano a
piovermi addosso granate, bombe a mano, proiettili, e allora io corro
per mettermi in salvo, finchè non finisce tutto e mi ritrovo
ad arrancare lentamente, ferito e sanguinante, fino ad arrivare allo
stesso punto di prima, dove ricomincia tutto daccapo. Una specie di
ruota. Continua così, e ogni volta devo rialzarmi,
riprendere fiato e tornare a camminare normalmente per poi ritrovarmi
di nuovo bombardato, sempre lì, ogni fottuta volta.
É una cosa abbastanza stupida a pensarci, ma è
quello che mi viene in mente. Probabilmente se mi succedesse davvero,
alla terza volta mi siederei da qualche parte, mi accenderei una
sigaretta, e vaffanculo a tutti quelli che mi vogliono morto. In ogni
caso, contro chi dovrei combattere? Non riesco nemmeno a capire da dove
arrivino tutte quelle granate. E anche se lo sapessi, non sono
così sicuro che avrei il coraggio di fare qualcosa.
Questo è il problema.
Il problema è che questa è la situazione, e non
cambierà mai.
Resterà tutto così com'è.
Angolo dell'autrice
Ciao a tutti ragazzi! Sono Laurieblarg e questa è la mia
prima storia pubblicata su EFP. Spero vi possa piacere!!
Questo primo capitolo è un po' corto
perchè all'inizio pensavo di inserirlo come one-shot, ma poi
ho pensato che sarebbe stato carino continuarlo.. e non ho
assolutamente idea di come possa andare avanti! Sono graditi commenti e
suggerimenti ;) Spero di aggiornare presto e di ricevere almeno qualche
recensione, fatemi sapere che ve ne pare!
Un abbraccio,
Laurie
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