Blood
Legacy.
Memorie
di sangue.
Quando i
Pevensie tornarono a
Narnia e si resero conto della situazione, fu come se ogni briciola del
loro cuore fosse stata strappata in pezzi. Calpestata. Distrutta.
Annientata. Come quella stessa terra un tempo loro e piena di vita ora
chiusa in un silenzio perenne e desolato.
-Dobbiamo fare qualcosa.-
Lucy si avvicinò alla porta di legno che portava alle
segrete, e ci passò una mano sopra, appurando che era ancora
sigillata, percependo il legno ruvido sotto i polpastrelli.
-Sicuramente. Scopriremo cosa succede.- Peter le passò
davanti, invitandola silenziosamente a fargli spazio per poter
scardinare l'entrata.
Nessuno dei quattro si era reso conto prima di
quel momento del luogo in cui si trovavano, delle memorie impresse tra
i resti di quelle rovine. Era irriconoscibile perfino per loro che ci
erano cresciti, un ammasso di pietre e rocce spezzate.
Cair Paravel.
Distrutto. Andato. Perso.
Peter ed Edmund riuscirono nel loro intento,
ed i ragazzi varcarono la soglia, lentamente, temendo quello che si
sarebbero potuti trovare davanti. Si sentirono immediatamente sollevati
nel ritrovare una minima parte di quel luogo prezioso ancora immutata,
così come immutata era rimasta nelle loro memorie.
E,
poi, furono ricordi.
***
-Ma negli ultimi secoli voi dove siete
stati?-
Si arresero all'idea che non avrebbero più
incontrato nessuno di loro conoscenza quando quelle parole gli
perforarono le menti, lasciandogli la sensazione amara del rimorso e
della nostalgia.
Era passato troppo tempo e troppi eventi infelici si
erano susseguiti nel corso degli anni perché un briciolo di
quella normalità che si erano abituati a vivere ogni giorno
esistesse ancora.
Si erano trovati giusto poche ore prima alle rovine
di Cair Paravel, osservando come il tempo e gli uomini avessero
cambiato la loro casa. Ogni cosa iniziava ad andare al proprio posto.
E
la verità fece terribilmente male, come facevano male tutte
quelle domande che avevano e che non ricevevano risposta, come quei
pezzi di un grande puzzle che si coricavano al loro posto mano a mano
che apprendevano.
Erano passati milletrecento anni.
Trumpkin era strano
e scorbuticamente duro, sospettoso... ma non cattivo. Era capibile, il
modo in cui si poneva. E degno di fiducia.
-Portaci dagli abitanti di
Narnia.-
***
Il
buio faceva meno
paura, quando lo si osservava all'aperto circondato da altre presenze
riconosciute.
Caspian ci stava ormai facendo l'abitudine. A essere in
giro per la foresta – quella foresta piena di leggende non
più così irreali –, a non avere
più il calore delle coperte, i vestiti sempre puliti, o le
mura riparatrici dagli spifferi di vento.
In un certo modo era come se
assaporasse per la prima volta una nuova aria, un nuovo modo di vedere
le cose, una nuova vita. Vita di cui era maggiormente consapevole e
proprietario.
Insieme a quelle creature, circondato dalla foresta
silente, per la prima volta nella sua vita Caspian si
sentiva... libero.
Si tirò a sedere, osservando il
fuoco che era stato acceso al calare del sole danzare, illuminando le
sagome dei Narniani assopiti nella notte. Non sapeva esattamente che
ore fossero ma dal colore che aveva il cielo all'alba non sarebbe
dovuto mancare troppo.
Si riteneva soddisfatto di se stesso, per il
modo in cui, sere prima, aveva parlato davanti alla popolazione
Narniana riuscendo a smuoverli e farsi appoggiare nella guerra.
E si
era quasi sentito uno di loro.
Mancava solo l'arrivo dei Re di un
tempo. Sicuramente con la loro esperienza sarebbero riusciti ad avere
qualche possibilità di vittoria in più per
Narnia.
-Non dormi, Principe Caspian?-
Il ragazzo sobbalzò
leggermente nell'udire la voce di Senelia spezzargli i pensieri. Fece
correre lo sguardo nella direzione da cui l'aveva sentita provenire,
individuando la sagoma della ragazza ancora parzialmente celata
nell'oscurità.
Sel si fece largo tra gli ultimi cespugli che
delimitavano il campo e la spada che portava affianco
tintinnò, quando cercò di liberare il piede da
un'erbaccia con movimenti bruschi seguiti da qualche borbottio,
strappando un lieve sorriso a Caspian.
Non era propriamente una dal
passo silenzioso, lo aveva notato, ma preso dai suoi pensieri non
l'aveva vista o sentita avvicinarsi.
-Così pare.-
mormorò, seguendone i movimenti quando la vide incespicare
in avanti, rischiando di cadere. Senelia si passò una mano
nei lunghi capelli scuri per scostarli dal viso e si
avvicinò, fingendo indifferenza.
-Non sono più
molto allenata.- si giustificò, mantenendo lo sguardo basso
e sedendosi a terra. Erano passati anni, millenni, da quando si
allenava regolarmente e aveva l'agilità di un'elfa
– pur non essendolo per niente.
Quello che le rimaneva di
quel periodo erano solamente vaghi ricordi di una fatica che non
sentiva e una forza vitale da tempo scomparsa. Era tutto più
semplice, allora.
-Dovresti tornare a farlo.- le suggerì
Caspian, ravvivando il fuoco giusto per occupare le mani e non starsene
fermo. Gli occhi della ragazza brillarono, seguendo le lingue di fuoco
danzanti, memori di immagini a lungo dimenticate e sepolte.
-Dovrei.-
***
Addormentarsi
quella
sera non fu affatto facile, per i Pevensie. Non c'erano le driadi che
soavi cantavano poesie per rendere più accogliente la notte
con le loro voci di foresta, o le risate cristalline delle ninfe di
fiume.
Era come se fossero stati catapultati in un mondo totalmente
nuovo e sconosciuto che dovevano ancora imparare a capire.
La foresta
era silenziosa, salvo qualche cicaleccio di grilli o gufi –
ricordava molto un semplice bosco Londinese privo di qualsiasi forma di
magia.
La foresta era silenziosa in un modo così profondo e
pesante da sembrargli assordante come quelle bombe che di notte
venivano fatte scoppiare nel loro quartiere.
Lucy si girò su
un fianco, dando le spalle a Susan, non volendo credere alle parole
sentite durante la giornata da Trumpkin. Non poteva, semplicemente. Era
più forte di lei. Ma Narnia non mentiva, e la foresta non
portava nessuna voce a contraddire il nano.
Fu una delle notte
più silenziose che passò in quel luogo una volta
magico.
***
-E'
meglio che vada a
riposare anche io.-
Avevano appena finito di limare la lama delle loro
spade davanti al focolare, parlando di tempi passati, di speranza, di
guerra e del leone il cui nome era diventato quasi innominabile.
Il
tempo era passato piacevolmente, tra sguardi che si incontravano e
parole sussurrate per non farsi sentire da orecchie esterne ai loro
discorsi.
Erano due figure affascinanti che si incontravano, due
pensieri che scontrandosi davano vita a scintille, l'uno caparbio nelle
sue decisioni e l'altra decisa a vedere l'ennesimo risultato quasi
sicuramente fallimentare. Era quasi talmente abituata dal passato che
quella botta di vita la incuriosiva.
Misero via le spade e le pietre
con cui le avevano limate, orgogliosi dell'occupazione che li aveva
tenuti impegnati.
Non si ricordava quand'era stata l'ultima volta che
aveva impugnato seriamente la sua spada – eccetto qualche
sera prima, per eliminare i Telmarini che avevano seguito Caspian nella
foresta e si erano perduti. Da quello aveva saputo che il corno era
stato suonato e Trumpkin preso in ostaggio.
Osservò il
circondario: il bosco era ancora buio ma, osservando il cielo verso
est, si iniziavano a scorgere le prime tinte del mattino che prendevano
il posto del blu cupo che aveva dominato fino quell'istante la notte.
Senza volerlo si passò una mano all'interno del palmo,
disegnando con l'indice il profilo di quel segno che non la lasciava
mai. Si alzò poi in piedi, lisciando i calzoni e facendo per
avviarsi verso l'albero più vicino.
-Dove ti sei fatta
quella cicatrice?- la fermò la voce di Caspian, interessata,
quando ormai gli aveva già dato la schiena. Selenia attese
qualche attimo prima di parlare, poi sospirò leggermente,
rilassandosi.
-Non è una cicatrice...- Sorrise sghemba,
senza voltarsi, permettendo al proprio sguardo di posarsi sulla mano
aperta che si era portata davanti al viso. Fece un segno col capo al
Principe, per poi continuare a camminare senza lasciare che le facesse
altre domande.
Arrivata verso l'albero vi si arrampicò
sopra. I rami l'accolsero quando vi si rannicchiò sopra per
riposare, le foglie le diedero delle carezze sulla pelle come se
fossero mani di sorelle. Osservò ancora la mano, il taglio
netto che ne incideva il palmo.
Quella... quella era
un'altra storia.
Ciao
a tutti :)
Come
avrete notato sto
usando questo tipo di narrazione un po' diverso
dal mio (chi segue Narnia's Spirits o ha letto altri miei scritti
noterà la differenza). L'obiettivo è quello di
non soffermarmi troppo sugli eventi che già si sanno e
raccontare solo alcuni pezzi “più
importanti”. Come se fossero tanti pezzi raccontati come se
fossero mezzi flashack che vanno a formare la storia. E' strana
come cosa,
lo so. Anche per
questo sono capitoli molto più corti e che scorrono
abbastanza in fretta. ^^
Vi
ringrazio
dell'attenzione, per le recensioni e le letture. :)
Dhi.
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