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Autore: Dhialya    27/12/2013    3 recensioni
Le scoppiò il cuore di felicità, sollievo, di una rinnovata emozione che le invase l'intero corpo, facendole tremare la voce e divenire gli occhi lucidi. Corse loro incontro, gli saltò addosso, assaporò i loro profumi da troppo tempo dimenticati.
Le sembrò di tornare a respirare dopo millenni.

Una creatura che ha atteso nell'ombra di una Narnia dimenticata per milletrecento anni il ritorno della speranza, di coloro che la strapparono alla Strega di Ghiaccio dandole una casa e l'affetto di una famiglia.
Il ritorno dei Pevensie, la guerra contro Miraz, la voglia di riprendersi la propria terra e la propria casa.
Un patto legato dal sangue ed inciso su pelle. Che supera il tempo, che si imprime nei cuori, che domina i ricordi.
-Dove ti sei fatta quella cicatrice?-
-Non è una cicatrice... -
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Famiglia Pevensie, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Blood Legacy.
Memorie di sangue.







Quando i Pevensie tornarono a Narnia e si resero conto della situazione, fu come se ogni briciola del loro cuore fosse stata strappata in pezzi. Calpestata. Distrutta. Annientata. Come quella stessa terra un tempo loro e piena di vita ora chiusa in un silenzio perenne e desolato.

-Dobbiamo fare qualcosa.- Lucy si avvicinò alla porta di legno che portava alle segrete, e ci passò una mano sopra, appurando che era ancora sigillata, percependo il legno ruvido sotto i polpastrelli.

-Sicuramente. Scopriremo cosa succede.- Peter le passò davanti, invitandola silenziosamente a fargli spazio per poter scardinare l'entrata.

Nessuno dei quattro si era reso conto prima di quel momento del luogo in cui si trovavano, delle memorie impresse tra i resti di quelle rovine. Era irriconoscibile perfino per loro che ci erano cresciti, un ammasso di pietre e rocce spezzate.

Cair Paravel.


Distrutto. Andato. Perso.

Peter ed Edmund riuscirono nel loro intento, ed i ragazzi varcarono la soglia, lentamente, temendo quello che si sarebbero potuti trovare davanti. Si sentirono immediatamente sollevati nel ritrovare una minima parte di quel luogo prezioso ancora immutata, così come immutata era rimasta nelle loro memorie.

E, poi, furono ricordi.


***


-Ma negli ultimi secoli voi dove siete stati?-

Si arresero all'idea che non avrebbero più incontrato nessuno di loro conoscenza quando quelle parole gli perforarono le menti, lasciandogli la sensazione amara del rimorso e della nostalgia.

Era passato troppo tempo e troppi eventi infelici si erano susseguiti nel corso degli anni perché un briciolo di quella normalità che si erano abituati a vivere ogni giorno esistesse ancora.

Si erano trovati giusto poche ore prima alle rovine di Cair Paravel, osservando come il tempo e gli uomini avessero cambiato la loro casa. Ogni cosa iniziava ad andare al proprio posto.

E la verità fece terribilmente male, come facevano male tutte quelle domande che avevano e che non ricevevano risposta, come quei pezzi di un grande puzzle che si coricavano al loro posto mano a mano che apprendevano.

Erano passati milletrecento anni.


Trumpkin era strano e scorbuticamente duro, sospettoso... ma non cattivo. Era capibile, il modo in cui si poneva. E degno di fiducia.

-Portaci dagli abitanti di Narnia.-


***


Il buio faceva meno paura, quando lo si osservava all'aperto circondato da altre presenze riconosciute.

Caspian ci stava ormai facendo l'abitudine. A essere in giro per la foresta – quella foresta piena di leggende non più così irreali –, a non avere più il calore delle coperte, i vestiti sempre puliti, o le mura riparatrici dagli spifferi di vento.

In un certo modo era come se assaporasse per la prima volta una nuova aria, un nuovo modo di vedere le cose, una nuova vita. Vita di cui era maggiormente consapevole e proprietario.

Insieme a quelle creature, circondato dalla foresta silente, per la prima volta nella sua vita Caspian si sentiva... libero.

Si tirò a sedere, osservando il fuoco che era stato acceso al calare del sole danzare, illuminando le sagome dei Narniani assopiti nella notte. Non sapeva esattamente che ore fossero ma dal colore che aveva il cielo all'alba non sarebbe dovuto mancare troppo.

Si riteneva soddisfatto di se stesso, per il modo in cui, sere prima, aveva parlato davanti alla popolazione Narniana riuscendo a smuoverli e farsi appoggiare nella guerra.

E si era quasi sentito uno di loro.

Mancava solo l'arrivo dei Re di un tempo. Sicuramente con la loro esperienza sarebbero riusciti ad avere qualche possibilità di vittoria in più per Narnia.

-Non dormi, Principe Caspian?-

Il ragazzo sobbalzò leggermente nell'udire la voce di Senelia spezzargli i pensieri. Fece correre lo sguardo nella direzione da cui l'aveva sentita provenire, individuando la sagoma della ragazza ancora parzialmente celata nell'oscurità.

Sel si fece largo tra gli ultimi cespugli che delimitavano il campo e la spada che portava affianco tintinnò, quando cercò di liberare il piede da un'erbaccia con movimenti bruschi seguiti da qualche borbottio, strappando un lieve sorriso a Caspian.

Non era propriamente una dal passo silenzioso, lo aveva notato, ma preso dai suoi pensieri non l'aveva vista o sentita avvicinarsi.

-Così pare.- mormorò, seguendone i movimenti quando la vide incespicare in avanti, rischiando di cadere. Senelia si passò una mano nei lunghi capelli scuri per scostarli dal viso e si avvicinò, fingendo indifferenza.

-Non sono più molto allenata.- si giustificò, mantenendo lo sguardo basso e sedendosi a terra. Erano passati anni, millenni, da quando si allenava regolarmente e aveva l'agilità di un'elfa – pur non essendolo per niente.

Quello che le rimaneva di quel periodo erano solamente vaghi ricordi di una fatica che non sentiva e una forza vitale da tempo scomparsa. Era tutto più semplice, allora.

-Dovresti tornare a farlo.- le suggerì Caspian, ravvivando il fuoco giusto per occupare le mani e non starsene fermo. Gli occhi della ragazza brillarono, seguendo le lingue di fuoco danzanti, memori di immagini a lungo dimenticate e sepolte.

-Dovrei.-


***


Addormentarsi quella sera non fu affatto facile, per i Pevensie. Non c'erano le driadi che soavi cantavano poesie per rendere più accogliente la notte con le loro voci di foresta, o le risate cristalline delle ninfe di fiume.

Era come se fossero stati catapultati in un mondo totalmente nuovo e sconosciuto che dovevano ancora imparare a capire.

La foresta era silenziosa, salvo qualche cicaleccio di grilli o gufi – ricordava molto un semplice bosco Londinese privo di qualsiasi forma di magia.

La foresta era silenziosa in un modo così profondo e pesante da sembrargli assordante come quelle bombe che di notte venivano fatte scoppiare nel loro quartiere.

Lucy si girò su un fianco, dando le spalle a Susan, non volendo credere alle parole sentite durante la giornata da Trumpkin. Non poteva, semplicemente. Era più forte di lei. Ma Narnia non mentiva, e la foresta non portava nessuna voce a contraddire il nano.

Fu una delle notte più silenziose che passò in quel luogo una volta magico.


***


-E' meglio che vada a riposare anche io.-

Avevano appena finito di limare la lama delle loro spade davanti al focolare, parlando di tempi passati, di speranza, di guerra e del leone il cui nome era diventato quasi innominabile.

Il tempo era passato piacevolmente, tra sguardi che si incontravano e parole sussurrate per non farsi sentire da orecchie esterne ai loro discorsi.

Erano due figure affascinanti che si incontravano, due pensieri che scontrandosi davano vita a scintille, l'uno caparbio nelle sue decisioni e l'altra decisa a vedere l'ennesimo risultato quasi sicuramente fallimentare. Era quasi talmente abituata dal passato che quella botta di vita la incuriosiva.

Misero via le spade e le pietre con cui le avevano limate, orgogliosi dell'occupazione che li aveva tenuti impegnati.

Non si ricordava quand'era stata l'ultima volta che aveva impugnato seriamente la sua spada – eccetto qualche sera prima, per eliminare i Telmarini che avevano seguito Caspian nella foresta e si erano perduti. Da quello aveva saputo che il corno era stato suonato e Trumpkin preso in ostaggio.

Osservò il circondario: il bosco era ancora buio ma, osservando il cielo verso est, si iniziavano a scorgere le prime tinte del mattino che prendevano il posto del blu cupo che aveva dominato fino quell'istante la notte.

Senza volerlo si passò una mano all'interno del palmo, disegnando con l'indice il profilo di quel segno che non la lasciava mai. Si alzò poi in piedi, lisciando i calzoni e facendo per avviarsi verso l'albero più vicino.

-Dove ti sei fatta quella cicatrice?- la fermò la voce di Caspian, interessata, quando ormai gli aveva già dato la schiena. Selenia attese qualche attimo prima di parlare, poi sospirò leggermente, rilassandosi.

-Non è una cicatrice...- Sorrise sghemba, senza voltarsi, permettendo al proprio sguardo di posarsi sulla mano aperta che si era portata davanti al viso. Fece un segno col capo al Principe, per poi continuare a camminare senza lasciare che le facesse altre domande.

Arrivata verso l'albero vi si arrampicò sopra. I rami l'accolsero quando vi si rannicchiò sopra per riposare, le foglie le diedero delle carezze sulla pelle come se fossero mani di sorelle. Osservò ancora la mano, il taglio netto che ne incideva il palmo.

Quella... quella era un'altra storia.




























































Ciao a tutti :)
Come avrete notato sto usando questo tipo di narrazione un po' diverso dal mio (chi segue Narnia's Spirits o ha letto altri miei scritti noterà la differenza). L'obiettivo è quello di non soffermarmi troppo sugli eventi che già si sanno e raccontare solo alcuni pezzi “più importanti”. Come se fossero tanti pezzi raccontati come se fossero mezzi flashack che vanno a formare la storia. E' strana come cosa, lo so. Anche per questo sono capitoli molto più corti e che scorrono abbastanza in fretta. ^^
Vi ringrazio dell'attenzione, per le recensioni e le letture. :)
Dhi.
   
 
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