Mille e uno zen 3Notte di San Lorenzo, un
cielo pieno di stelle cadenti.
Una coppia di giovani, come tanti, spensierati e innamorati, stesi su
una coperta, ad ammirarle.
La donna, che tra i due, era quella romanticona, che amava il lato
sentimentale ed emotivo delle cose, sembrava tuttavia insoddisfatta.
- Uffa, mi dici mai nulla di carino, di poetico.
- E che mai dovrei dirti? Del mio amore dovresti già aver certezza. -
Rispose il ragazzo, le cui lenti analizzavano con freddezza il manto
stellato.
- Ogni volta è la stessa storia. A guardare un cielo stellato,
qualsiasi persona normale si fa prendere dalla poesia e dal
romanticismo. Ma tu no! La tua scientifica visione delle stelle rovina
tutto, ogni volta! Ma questo bellissimo scenario proprio non ti
ispira proprio nulla di sentimentale? Che so, dire che quelle
stelle somigliano ai miei occhi, o che la mia figura somiglia a una
qualche costellazione...
- Ma sono bugie e sciocchezze. - Commentò il giovane studente,
sistemandosi gli occhiali con un dito. - Perché negare quello che
vediamo per quello che è: dei corpi celesti, ammassi di gas e detriti,
fenomeni scientifici?
- Perché trovo che renda il tutto terribilmente banale e freddo! -
Sbottò la ragazza. E sono stufa di sentire da te, l'uomo a cui ho
concesso il mio cuore, delle noiose e insipide lezioni di astronomia.
Per tutta risposta, forse per fare un dispetto, lo studioso partì
proprio con una di queste 'lezioni'.
- La velocità della luce è di trecentomila chilometri al
secondo....
- E questo che c'entra? - Chiese sbalordita la donna. Ma il ragazzo
continuò.
- .... Non vi è nulla di più veloce della luce. Tuttavia, per arrivare
dal sole a noi ci impiega circa otto minuti....
- E questa lezione di scienze ti sembra romantica? - Protestò la
ragazza. Ma lui, quasi ignorandola, persistette.
- ...Ed è l'astro a noi più vicino.Se ne deduce che la luce è veloce,
ma la distanza tra le stelle è infinitamente più grande. La luce che
vedi ogni giorno dal sole è in realtà in differita di otto minuti.
- Mi stai stufando, sai, io me ne vado! - Avvertì la ragazza,
spazientita. Fece per alzarsi, ma una mano la trattenne per il braccio.
- Immagina una distanza in migliaia di anni luce. In questo cielo
stellato molte di quelle stelle che vediamo potrebbero essere solo luci
di corpi celesti non più esistenti da parecchio tempo.
- E con questo? - La ragazza si preparò a dare quell'ultima strattonata
che lo avrebbe separato per sempre da quella fredda macchina
materialista.
- Ti ho spiegato questo perché spiegare il retroscena pratico di un
fenomeno, non ne sminuisce necessariamente la romanticità.
- Cosa ci sarebbe di romantico, in quello che hai detto? - Obiettò la
donna.
- Per me guardare questo cielo, in un certo senso, è la possibilità di
ammirare non solo esistenze lontane, nello spazio e nel tempo, ma anche
i ricordi che ci hanno lasciato.
La donna perse ogni resistenza, e si sedette. Che risvolto inaspettato
da parte di quel fissato scientifico. Ma voleva ancora una conferma.
- Ed io?
- Tu sei la stella più vicina a me.
La donna infine sorrise, anzi, si lasciò sfuggire una risatina.
- Che frase banale! - Disse ironicamente.
- Lo so. - Commentò lo studioso, sistemandosi freddamente gli occhiali,
nascondendo dietro le lenti spesse la sua espressione.
- Ma... grazie. - Sussurrò la ragazza "stella", appoggiando la testa
sulla spalla del suo osservatore più appassionato.
In una banale notte di San Lorenzo.
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