Vuote parole

di HellSINger
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parlerò con parole nere e vuote
è catrame quello che scorre, come sangue sul mio stilo
è inchiostro corrotto da lacrime salate, emozioni;

 che non saprà mai esprimere,
 poichè resterà nero, impassibile.

è divorato il mio stilo da un veleno intenso
è una spada avvelenata che fende impietosa
la bianca pelle della musa graziosa, che muta

resta, sotto questo grave
e io son ultimo pensiero.
A te sol penso, immerso
nella gravezza della bellezza.

Il suo cor è un carion di magica musica
leggera, ballata dal respiro suo soave

Le rose del mattino chino il capo
avrebbero, dinnanzi alle sue labbia;
e come vipere gelose appasirebbero.

i suoi capelli sono fresche sterpi,
agravigliate, ritorte, fiortite,
nidi d'usignolo, ove col cor ferito rifugge.

Ed io vorrei illudermi, oh mia amata
musa, di poter essere viva primavera.

vorrei essere la terra che calchi
sol per poter esser tuo sostegno,
la rosa che celebra il tuo candore

ma illuso resterò invischiato,
come la colomba c'ama il
sorbo, che porta la sua fine.

Oh Lara, povera colomba di carta
Oh poeta, povero sorbo d'inchiostro




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