Il temporale
Regina
varcò la soglia delle scuderie con un sorriso
impaziente, reggendo sottobraccio un cesto colmo di mele rosse.
I
suoi capelli ondulati, sciolti sulle sue spalle, sembravano ancora
più scuri per il contrasto con la mantella azzurro chiaro
indossata dalla ragazza.
Proprio
in quel momento, Daniel uscì dal box di
Ronzinante… e si arrestò nel vedere Regina.
«Ehi»
la salutò, un po’
sorpreso.
La
ragazza, dal canto suo, avanzò verso di lui con un
sorriso radioso. «Il nostro melo sta facendo
meraviglie» annunciò, accennando al proprio cesto,
«così ho pensato di portarti uno
spuntino».
Daniel
sorrise, tendendo una mano verso di lei. «Avevi detto
che oggi saresti stata occupata con le lezioni di solfeggio».
Regina
scrollò le spalle, chinandosi per poggiare a terra il
canestro. «Per mia fortuna, il mio precettore si è
ammalato, così ho avuto il tempo di fare una capatina in
giardino… Mia madre è venuta con me,
così mi sono presa molto tempo per avvistare ogni mela,
coglierla, rigirarmela tra le mani e infine appoggiarla con cura nel
cestino… Alla fine, si è stancata di
sorvegliarmi… E così, eccomi qui».
Daniel
la attirò tra le proprie braccia, ridendo piano.
«Quale tremendo complotto».
Regina
si rifugiò di buon grado contro il suo petto.
«E questa» disse, «è la prova
che l’inganno può essere usato per il
bene».
Sempre
sorridendo, Daniel giocherellò coi capelli scuri
della ragazza. «Hai una mente malefica davvero
temibile» scherzò.
Lei
lo colpì piano sul petto, ritraendosi.
«Ringrazia il cielo per la mia
magnanimità» rispose, in tono sdegnoso.
«O rimarresti senza spuntino».
Detto
ciò, si chinò a prendere una delle mele dal
cesto, e la porse a Daniel.
«Sono
molto buone» gli assicurò, mentre
lui si sfilava i guanti da lavoro e se li sistemava alla cintura,
così da poter ricevere il frutto nella propria mano.
Lo
soppesò per un momento, mentre Ronzinante sporgeva il
muso fuori dal box e sbuffava piano, le grosse narici dilatate.
Regina
sorrise, protendendosi ad accarezzare il collo del suo cavallo.
Daniel
si riscosse, e offrì la mela alla bestia.
«Ma
cosa…?» iniziò Regina.
Prima
che potesse fare una mossa qualsiasi, però, Ronzinante
prese la mela tra i propri denti e si ritirò nel box, in
modo da poterla mangiare in pace.
A
quel punto, la sua padrona puntò su Daniel uno sguardo
allibito.
Per
tutta risposta, lo stalliere commentò: «Sembra
che gli piaccia».
«Certo
che gli piace!» esclamò Regina,
con voce un po’ risentita. «Viene dal mio melo! Ti
ho detto che erano buone. Non ti fidi della mia parola,
adesso?»
«Regina»
rispose Daniel, scuotendo il capo,
«se avessi pensato che quella mela non fosse buona, non
l’avrei certo data al tuo cavallo…»
Lei
lo fissò, poi si abbassò a prendere un altro
dei frutti. «Questa volta mangialo tu,
però» lo redarguì.
Si
stava sforzando di tenergli il muso, ma quando Daniel la
ringraziò con un cenno esageratamente galante, la ragazza
sentì che le proprie labbra si incurvavano in un sorriso.
Era
inutile, non riusciva mai a restare arrabbiata col
giovane… E neanche a fingere di avercela con lui, per quel
che valeva…
Daniel
addentò il frutto senza toglierle gli occhi di dosso.
A
giudicare dal rumore, la mela doveva essere non solo bella croccante,
ma anche succosa.
Lo
stalliere inghiottì. «Deliziosa»
commentò, continuando a guardare Regina.
Lei
s’illuminò e fece un sorriso soddisfatto.
«Te l’avevo detto che era buona».
«Oh,
sì» disse lui, come se se ne fosse
dimenticato, «era deliziosa anche la
mela…»
Lei
lo fissò, interdetta. «Smettila» si
schermì, avvampando.
Daniel
sorrise. «Sembra assurdo» disse,
«ma sei ancora più bella, quando
arrossisci».
Nel
tempo che seguì, mangiarono qualche altra mela, parlando
del più e del meno.
Cora
aveva cancellato molte delle lezioni di equitazione della
figlia… Per cui, anche se di solito trovavano il modo di
vedersi di sfuggita almeno una volta ogni due giorni, Daniel e Regina
avevano molte cose su cui aggiornarsi.
Lui
non aveva grandi impegni, al di là dei suoi compiti alle
stalle, né era un uomo di molte parole… In
compenso, era un ottimo ascoltatore, e così fu Regina a
parlare per la maggior parte del tempo.
E
mentre lui la guardava in volto con attenzione e annuiva
silenziosamente, i due continuavano a sfiorarsi, come se non potessero
mai toccarsi a sufficienza.
Ad
un certo punto, l’attenzione di Regina venne catturata dal
destriero di suo padre, che scalpitò nel suo box con aria un
po’ nervosa.
«Ma
che succede?» domandò la ragazza,
voltandosi a scrutare l’animale.
«Cosa?»
Daniel seguì il suo sguardo.
Aggrottò appena la fronte, valutando il comportamento del
cavallo. «Un attimo» disse poi.
Seguito
da una Regina un po’ perplessa, si diresse sulla
soglia della stalla e gettò un’occhiata verso il
cielo.
Come
si era aspettato, alcuni nuvoloni grigi iniziavano a profilarsi
all’orizzonte…
«Forse
dovresti tornare a casa» suggerì
Daniel, rivolto a Regina. «Sembra che ci sia un bel temporale
in arrivo».
La
ragazza, però, si aggrappò testardamente al
suo braccio. «Non voglio».
«Se
si mette a piovere, dovrai aspettare che smetta, prima di
poter rientrare…»
Regina
mantenne la propria espressione caparbia. «Se dovessi
rientrare tardi, potrò sempre dire a mia madre che ero
venuta qui per portare qualche mela a Ronzinante…»
Daniel
abbassò lo sguardo su di lei e alzò una
mano, andandola a poggiare contro la sua guancia. «Oggi
è davvero il giorno dei complotti».
Regina
lo scrutò. «Ti dispiace?»
Lui
sorrise. «Se devo essere sincero, no».
La
ragazza, allora, si alzò sulla punta dei piedi,
così da andare a incontrare le labbra di Daniel con le
proprie…
A
distrarli dal bacio, furono le prime gocce di pioggia.
Stretti
l’uno all’altra, i due innamorati
osservarono le stille d’acqua che cadevano dal cielo, i
nuvoloni che ottenebravano la luce del sole.
Quando
si alzò un po’ di vento, furono raggiunti
dalla pioggia.
Allora
Daniel indietreggiò, una mano stretta sul braccio di
Regina in modo da condurre la ragazza al riparo con sé.
Lei,
dal canto suo, non riusciva a distogliere gli occhi
dall’esterno.
Quando
Daniel si fece avanti per chiudere le porte della stalla, Regina
esclamò: «Aspetta!»
Lui
si voltò a gettarle un’occhiata perplessa.
«Che succede?»
La
ragazza non rispose. Continuando a fissare davanti a sé,
avanzò di qualche passo, sino a trovarsi sulla soglia.
«Regina,
così finirai per
inzupparti…»
La
voce di Daniel la riscosse. Regina si girò verso di lui,
e riuscì a sorridergli. «E sarebbe un
male?»
Senza
aspettare una risposta, uscì all’aria aperta.
Le
gocce di pioggia si abbatterono subito su di lei… Erano
gocce grosse, fitte…
La
stalla si trovava su un lieve pendio, e Regina scese appena
più in basso mentre il rumore di alcuni tuoni si udiva in
lontananza.
La
ragazza volse la faccia verso l’alto, così da
sentire l’acqua fredda sulla fronte e sulle proprie
guance…
Fin
da quando era bambina, le tempeste l’avevano sempre
intimorita ed affascinata in egual misura… Erano sempre una
buona scusa per correre da suo padre – a patto che sua madre
non lo scoprisse – e in più… Regina non
sapeva bene perché, ma avvertiva sempre il desiderio di
gettarsi sotto la pioggia. Di sfidare l’acquazzone, per
così dire.
La
pioggia le frustò il viso, mentre il vento le si
insinuava sotto il mantello…
In
ogni modo, le venne da pensare, nessuno avrebbe mai sfidato una
tempesta, per lei.
Ricordava
che una volta, da bambina, era corsa fuori casa durante un
temporale. Cora, che l’aveva seguita lungo tutto il
corridoio, si era arrestata sul portone.
Dopo
qualche falcata, Regina si era fermata e si era girata a
guardarla, l’acqua che le gocciolava sul viso.
Con
l’espressione colma di un’ira controllata ma
spaventosa, Cora le aveva ordinato di rientrare immediatamente, ma
bambina non si era mossa.
A
quel punto, attirato dalla voce irata della moglie, era soggiunto
anche Henry.
Regina
ricordava l’aria confusa e soprattutto preoccupata di
suo padre, ricordava che lui l’aveva chiamata a sua volta,
con apprensione… Ma non si era azzardato a sorpassare sua
moglie, a uscire sotto la pioggia per andare a recuperare la sua
bambina.
Ad
un certo punto, un lampo aveva rischiarato il giardino. Regina non
aveva battuto ciglio, ma aveva colto con nitidezza la distanza che la
separava dai suoi genitori.
Poi
tutto era finito com’era ovvio: Cora aveva mosso una
mano, e la bambina aveva sentito corde invisibili avvilupparsi alle sue
gambe e trascinarla verso sua madre.
Due
braccia forti la afferrarono da dietro, riportandola al presente.
«Regina».
La
ragazza sbatté le palpebre, girando appena il viso.
«Daniel».
Lui
aveva la fronte appena aggrottata. «Rientrare non sarebbe
una cattiva idea, sai».
Regina
lasciò che la sua schiena affondasse contro il petto
di lui. «E se io volessi restare sotto la pioggia?»
chiese, col tono ostinato di una bambina piccola.
Il
suo sguardo era fisso sul cielo nuvoloso.
Daniel
non rispose subito. Tenendo la ragazza stretta a sé,
appoggiò il mento sui suoi capelli imperlati di
pioggia… «Immagino che stenderemo i vestiti vicino
al fuoco perché si asciughino più in
fretta».
Regina
respirò.
Si
girò nell’abbraccio di lui, in modo che si
ritrovassero petto contro petto, e affondò il viso
nell’incavo del suo collo.
Daniel,
dal canto suo, la trasse ancor più vicino a
sé, come per cercare istintivamente di proteggerla dalla
pioggia che picchiava su di loro.
Non
le chiese nulla.
Alla
fine, dopo alcuni lunghi istanti, Regina alzò la testa,
incontrando il suo sguardo.
Daniel
abbozzò un sorriso. Con cura, asciugò una
goccia che le stava scorrendo sulla fronte. «Vogliamo
rientrare?»
Lei
fece scivolare una mano lungo il suo braccio, andando a stringere
quella di lui. «Sì».
Una
volta tornati alle scuderie, si liberarono dei propri mantelli e li
stesero davanti al focolare – un caminetto modesto, che si
trovava accanto all’entrata.
Dopodiché,
mentre aspettavano che il temporale cessasse,
finirono di mangiare le mele.
Non
da soli, naturalmente: ne offrirono la maggior parte ai cavalli,
che parvero gradire molto quello spuntino.
Alla
fine, i due giovani si accomodarono davanti al fuoco, masticando
gli ultimi pezzi di mela…
Regina
si chiese cosa avrebbe detto sua madre, vedendola
così, seduta per terra di fianco ad uno
stalliere… E si rese conto che non le importava.
Si
sentiva così bene…
«Sai»
disse Daniel, «se hai sempre tante
mele, potresti farne seccare qualcuna».
Regina
girò la testa e lo fissò.
«Io?» chiese.
Lui
ricambiò il suo sguardo, inarcando appena un
sopracciglio. «No?»
La
ragazza non rispose subito.
Sua
madre aveva imposto che lei imparasse a leggere e a scrivere, che
fosse istruita nella musica e nella danza, che sapesse filare, tessere
e ricamare, che conoscesse il protocollo a cui attenersi in ogni
situazione…
Ma,
allo stesso tempo, aveva cercato di inculcarle l’idea che
ogni genere di mestiere fosse degradante. Come se la
praticità fosse qualcosa di infimo.
Grazie
a suo padre, però, Regina si era interessata ai
lavori dei giardinieri e degli stallieri… E amava occuparsi
del melo nel loro giardino, così come amava
cavalcare…
Per
merito di Daniel, poi, aveva definitivamente capito di non essere
nata per diventare ciò che sua madre voleva.
A
giudicare dai suoi insegnamenti, Cora esigeva una fanciulla
impeccabile che sedesse in un angolo e ordinasse ai suoi sottoposti di
svolgere ogni genere di mansione.
Ma
Regina non era così. Lei voleva vivere, e saper fare
tante cose…
«Potrei
provare» ammise, catturata da quella nuova
idea. «Chi lo sa, potrei anche rivelarmi una cuoca
provetta».
Sorrise,
mentre Daniel le stringeva silenziosamente una mano per dirle
che concordava.
E
fu allora che, nei propri abiti ancora umidi, Regina si
sentì felice. Felice e basta.
Non
c’era nessuna tempesta che lei dovesse affrontare da
sola. Daniel sarebbe sempre stato al suo fianco.
Note:
Quando mi sento giù, scrivo Stable Queen per consolarmi. (Il
ché è paradossale, considerato quello che la
Stable Queen fa ai miei feels.)
Che dire, auguro a tutti un felice anno nuovo!
Spero che questa storia
non abbia rovinato a nessuno il primo giorno del 2014 XD E spero di non
aver fatto pasticci coi personaggi...
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