Si era svegliato e al
rumor di gocce è balzato in piedi preoccupato.
Questo fu il
risveglio di Zephros in una caverna umida e tetra. Poteva sentire
l’odore di fiamma spenta, tastava la roccia e la sabbia sotto
di lui e sgranò gli occhi a ciò che si
ritrovò proprio di fronte.
Due draghi
stavano beatamente ronfando.
Suppose che
fossero lì a fare la guardia a lui, ma non capiva
perché non l’avessero sbranato subito. E quella fu
solo la prima di una moltitudine di domande. Non riuscì a
porsele tutte, già che la testa gli doleva nuovamente dal
dolore. Si appoggiò su un ginocchio e si lasciò
scappare un gemito.
“Ti
fa tanto male?” domandò una voce maschile,
entrando nella caverna.
Il suo volto
s’alzò di scatto verso il ragazzo castano, che gli
si stava avvicinando. Si chinò e gli tastò il
ginocchio. Il moro trattenne un altro gemito, ma quando lo sconosciuto
gli toccò lo stinco, non poté non lamentarsi dal
dolore provocatogli.
“Fai
piano!!” sbraitò, svegliando il drago nero, mentre
quello colorato sbuffò e si voltò
dall’altra parte.
“Hai
preso una brutta botta.” sentenziò il castano.
Zephros non lo
ascoltò. Era troppo preso a fissare il drago nero, di cui
non riconosceva la forma. Lo sconosciuto lo osservò e poi
posò lo sguardo su Sdentato.
“Tranquillo,
non ti farà niente.
Il moro di
nuovo non lo ascoltò. Era assorto nei suoi pensieri e quel
ragazzo castano lo lasciò fare. Afferrò la sacca
che Zephros aveva usato come cuscino e ne tirò fuori una
boccetta di vetro con dentro del liquido giallastro, piuttosto
appiccicoso.
“Arrotolati
i pantaloni… se ci riesci.”
“Perché
mi vuoi aiutare, se sono tuo prigioniero?”
Il castano
sorrise.
“Se
fossi mio prigioniero, primo non ti aiuterei e secondo ti avrei legato
per bene.” mormorò serenamente.
Zephros lo
guardò con fare dubbioso. In effetti, non era legato e non
aveva certo paura di quel ragazzo mingherlino, ma ubbidì. Si
tolse gli stivali e scoprì l’enorme chiazza
rosso-violacea che evidenziava lo stinco. Quello sconosciuto castano
era rimasto piuttosto stupito da quello spettacolo, mentre Zephros
sbuffò senza badarci troppo.
“Devo
aver sbattuto contro uno scoglio… Di nuovo.”
borbottò.
Poi si
ricordò per quale ragione si era provocato una simile
ferita. Si era buttato dalla nave per cercare di salvare un uomo in
mare.
“Dov’è?
Dov’è Brunh??” domandò in
preda al panico.
Si
guardò attorno, ma del biondino minuto e lentigginoso che lo
accompagnava nei suoi viaggi, non c’era nemmeno
l’ombra.
“Sulla
spiaggia abbiamo trovato solo te…” gli rispose
un’altra voce dispiaciuta, questa volta femminile.
Era rientrata
anche una ragazza, che mollò della legna da ardere vicino al
piccolo falò spento. Si avvicinò e
controllò anche lei lo stato della sua gamba.
“E’
ridotta male… Mettigliene un bel po’ di pomata,
Hic, mi raccomando.”
Il mingherlino
annuì pigramente, mentre Zephros li osservava vacuo. Era
troppo preso a pensare alla fine del suo compagno per preoccuparsi di
quella, che lui definiva una stupida ferita.
“Dove?
Dove mi avete trovato?” chiese e con fare nervoso
s’aggrappò alla spalla della ragazza.
Lei, stupita,
non gli rispose subito, ma Hiccup lo fulminò con lo sguardo
e si preoccupò bene di fargli mollare la presa. Lui gemette
di nuovo e il castano fu costretto ad appoggiarlo al muro per farlo
stare buono.
“Sulla
spiaggia.” rispose secco. “Ma lo cercherai dopo, in
queste condizioni non ti reggi nemmeno in piedi.”
Zephros non lo
ascoltò neanche e gli dimostrò il contrario,
alzandosi. Guardò la coppia di vichinghi con aria gelida e,
esibendo un affascinante sorriso, fece un galante inchino.
Dopodiché si diresse verso l’uscita della grotta
zoppicando.
“E’
una follia, fermati!” cercò di fermarlo la ragazza.
Quello non le
diede retta, ma sapeva che aveva ragione. Aveva la gamba in condizioni
se non pessime, perlomeno indecenti per un simile sforzo. Gli doleva ad
ogni singolo movimento, ma non se la sentiva di rimanere fermo a non
fare nulla.
Ben presto,
inciampò. Però, al posto di sentire il suo tonfo
e la terra che si appiccicava sul corpo umido, sentì
qualcosa di ruvido e caldo sorreggerlo. Quando aprì gli
occhi, venne attratto dal muso nero del drago, che lo stava sorreggendo.
Occhi neri
fissavano il nero.
Tuttavia non
provava paura, perché scoprì che si trattava di
una creatura che già conosceva.
“Luminosa?”
Hiccup si meravigliò a sentire quel nome. Rimase a
fissarlo a bocca aperta con la pomata sulla mano, pronto a spalmarla
sulla gamba di quello sconosciuto. Poi si rese conto che aveva
scambiato le due Furie, una per l’altra.
“No,
lui si chiama Sdentato. Te lo già detto: non ti
farà del male.” disse, anche se sentiva che non ce
n’era bisogno.
“Lo
so.” rispose il moro, guardandolo fiducioso.
Sdentato lo
fece sedere per terra, in modo che potessero finalmente curarlo. Hic si
trattenne dal fare altre domande. Gli si avvicinò e gli
spalmò l’intruglio giallognolo sulla ferita.
Astrid invece, armeggiava con la sacca alla ricerca di qualcosa.
“Come
fai a conoscere Luminosa?” chiese alla fine il castano.
La
curiosità di Hiccup era troppo grande per trattenere quella
domanda. Lo guardò negli occhi di profondo oceano scuro e vi
trovò un sentimento che non riconobbe. Ma ben presto
svanì e gli occhi tornarono ad essere più gelidi
del ghiaccio nero.
“Tu
come fai a conoscerla!” ringhiò, infastidito.
“Una
ragazza di nome Aura è venuta poco fa sulla nostra
isola…” spiegò la bionda secca,
portando delle bende e un fazzoletto.
“Berk!”
la interruppe il moro. “Siete…
vichinghi?” chiese piuttosto scettico.
“Perché
ti stupisci tanto?” domandò in tutta risposta
Astrid.
“Credevo
che i vichinghi odiassero i draghi…”
“E’
una lunga storia.” liquidò l’argomento
la ragazza.
“Credo
che abbiamo tutto il tempo, signorina.” proferì
con tono caldo lo sconosciuto.
“E
non chiamarmi signorina!”
“Non
mi hai detto il tuo nome.”
“Se
è per questo, neanche tu ti sei presentato.”
borbottò Hic scocciato.
Il moro lo
squadrò e sorrise malizioso, già pronto alla loro
reazione per quando si sarebbe presentato.
“Io
sono Zephros, capitano della nave pirata Niflheimr, e viaggio alla
ricerca di nuove terre da scoprire assieme alla mia ciurma.”
“Un
pirata.” concluse il castano per nulla sbalordito.
Hiccup lo
squadrava dalla testa ai piedi con scetticismo, mentre Astrid sembrava
interessata, quasi emozionata da quell’informazione. Non
aveva mai incontrato un vero pirata in vita sua. Ne aveva solo sentito
parlare nelle vecchie storie di suo nonno.
Zephros la
osservava, divertito dal risultato ottenuto e con un sorriso
irriverente, posò il suo sguardo su Hiccup.
“Amico,
se quella è la tua ragazza, dovresti fare in modo che non
fissi altri ragazzi a parte te.” sussurrò
eloquente.
Il castano
sobbalzò e lo guardò ancora più
infastidito di prima. Lo detestava proprio e non se ne preoccupava a
nasconderlo. Non era solo per l’interesse di Astrid nei suoi
confronti, ma era il suo atteggiamento così sfacciatamente
irriverente a dargli fastidio.
“Io
sono Astrid e lui è Hiccup. Dimmi, come sei finito
qui?”
“Stavo
venendo giustappunto a Berk, ma ho perso uno dei miei uomini in mare e
mi sono tuffato per salvarlo… O almeno così mi
auguravo.”
“Capisco…”
“E
che ci andavi a fare a Berk?”
“Vacanza.”
“Sì,
anche Aura mi ha risposto così, anche se dubito che i pirati
vadano in vacanza.”
Il moro rise e
si passò una mano tra i capelli bagnati. Un ciuffo gli
ricadde davanti e notò che era color rame. Si
guardò le dita e sbuffò.
“Devo
togliermi questa roba… A quanti metri è il
mare?”
“Venti,
forse trenta metri da qui.”
“Dovrei
farcela.”
Zephros si
rialzò e cominciò a zoppicare verso
l’uscita. Sdentato lo seguiva con lo sguardo, mentre
Tempestosa eseguiva qualcosa che doveva essere uno sbadiglio. Anche
Astrid e Hiccup lo osservarono, la prima preoccupata e
l’altro indifferente, tanto che si preoccupò di
più di chiudere quella pomata così puzzolente e
appiccicosa.
“Hiccup,
aiutalo!” lo rimproverò Astrid.
“E
va bene… Almeno così mi lavo le mani.”
brontolò lui.
Il ragazzo si
alzò pesantemente e uscì pigramente dalla grotta.
Sdentato lo seguì finché non vide il padroncino
raggiungere lo sconosciuto. Zephros si faceva strada tra le rocce e,
nonostante la gamba artificiale, Hiccup fu più svelto di
lui. Lo sorresse mettendogli il braccio destro intorno alla sua spalla
e lo portò verso il bagnasciuga.
“Oh,
la tua ragazza ti costringe ad aiutarmi?”
“Sembrerebbe
sia così.”
“Povero
Hiccup Horrendus Haddock
III…”
Hiccup
sobbalzò e mollò accidentalmente la presa.
Zephros perse l’equilibrio, ma riuscì ad affondare
i piedi nella sabbia. Scosse la testa divertito e si diede una ripulita.
Si tolse il
gilet nero e la camicia blu notte, facendo vedere al mingherlino una
schiena piuttosto ben scolpita, anche se con qualche cicatrice. Hiccup
si dovette trattenere da quella che definì una
“pura esibizione di egocentrismo” e
ringraziò Thor di essere lui lì e non Astrid.
Che la gelosia
si stesse lentamente trasformando in invidia? Non lo sapeva nemmeno lui.
In
realtà, si chiedeva di più come mai un estraneo,
per lo più un pirata, lo conoscesse così bene.
Non ebbe il tempo di chiederglielo ad alta voce, che quello si immerse.
Quando
risalì il nero scivolava via dai capelli come pece. I suoi
occhi neri erano coperti da una folta chioma color rame e dalle punte
di gialla fiamma d’orata. Era decisamente un bel ragazzo,
nonostante la cicatrice sullo zigomo sinistro e i vari tagli sulla
schiena. Notò anche che dimostrava non solo una stazza
maggiore della sua, ma anche la maturità
dell’età, che suppose, forse attorno ai diciotto.
Zephros
sorrideva eloquente, come per dirgli che ora non aveva più
niente da nascondergli. Il castano ci mise un po’ per
capirlo, ma quando sgranò gli occhi il pirata
scoppiò a ridere.
“Ci
sei arrivato finalmente!”
“S-Siegfried?!
Sei… sei davvero tu?”
“Già!
Sono Siegfried Ærnmund Øzenturblenter II, futuro
capo della tribù dei Guerrieri Spelakkiati, che governa la
penisola dei Picchi Nordici.”
Il castano lo
guardava sbalordito.
Caspita se lo
conosceva quell’antipatico! Era alla Riunione dei Tribali
ogni sacro benedettissimo anno di Thor e si era sempre dimostrato un
ragazzo disattento a quel evento, sebbene avesse risolutezza da vendere
come futuro capo. Era sempre stato il più promettente tra
quelli che aveva conosciuto - perché non tutti sempre
partecipavano -. Ed ora era lì, a presentarsi e a parlargli
come se fosse un vecchio amico.
“Senti…
Sai per caso dove posso trovare gli ingredienti per
l’intruglio nero? Sai, io non li
conosco…”
“A
dire il vero, nemmeno io. Come diavolo hai fatto a tingerteli di
nero?”
“E’
Aura che di solito me lo fa. Beh, a quanto pare, dovrò
ritornare veramente da lei, alla fin fine.”
“Come??”
“Ah,
già non te l’ho detto. Tutto questo dovrebbe
essere un segreto! Per cui puoi…”
Hiccup non
riusciva più a proferire parola. Conosceva Aura e si
comportava come se fosse in una normalissima situazione. Non se ne
rendeva conto? Era un vichingo! I vichinghi non utilizzavano le navi
come i pirati! Erano diversi! Come poteva gironzolare qui e
là come se fosse un passatempo?
“No!
Non ti reggerò la farsa. Mai!! Sei un vichingo, non un
pirata!”
“E
tu sei un vichingo, ma non uccidi i draghi.”
“Cosa
diavolo c’entra?!” sbottò il castano,
infastidito da tutte quelle bugie.
“C’entra,
perché se vorrai salvare il tuo amico alato, allora dovrai
portarmi da Aura immediatamente. Siete in pericolo.”
spiegò Siegfried con tono serio e lo sguardo cupo.
“Di
che cosa stai blaterando?”
Era titubante
quando lo chiese. La rabbia svaniva di fronte alla paura di quel
qualcosa di orribile che stava per rivelargli. Perché sapeva
che non gli sarebbe piaciuto, bastava osservarlo negli occhi che si
obbligavano a fissarlo.
“Di
una guerra che scoppierà molto presto e tra le vittime,
verranno mietuti anche i draghi che tu ami tanto.”
***
N.A: Ho cambiato il nome di
Oswald in Siegfried, non chiedetemi perché... Comunque,
spero che il mio nuovo personaggio Zephros (o Siegfried, come
preferite) vi piaccia^^ E’ creato appositamente per questa
fiction e siete pregati di non fregarmelo. *coff coff* Un po’
angst la fine, lo so…
Questo capitolo lo dedico a Vic394 per ringraziarla della fan fiction
che mi ha dedicato e per lo spunto del nome della tribù di
Siegfried XD (Yak spelakkiati! :’D)
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