Autunno
L’automne
est un deuxième printemps où
chaque feuille est une fleur.
Regina
stava aspettando Daniel per la lezione di equitazione.
Nell’attesa,
controllò il proprio abbigliamento:
stivali, un paio di pratici pantaloni, mezzi-guanti e una giacca di
stoffa azzurra.
Come
faceva spesso, si era legata i capelli scuri in una treccia. Era
l’acconciatura che preferiva, poiché non
richiedeva molto tempo e le teneva libero il volto.
Trasse
un respiro, lasciando vagare lo sguardo.
L’autunno
era ormai arrivato, e gli alberi al limite del
prato sfoggiavano foglie variopinte, con colori che variavano
dall’oro al rame.
Anche
il tempo stava cambiando: al caldo accecante
dell’estate, si erano sostituite giornate più
fresche.
Regina
chiuse gli occhi e sollevò il viso, assaporando il
tepore dei raggi solari sulla pelle delle proprie guance.
Questa
era vita, pensò, non gli interminabili ricevimenti
che piacevano tanto a sua madre. Non i sorrisi falsi e zuccherosi da
scambiare con orde di ricchi estranei.
Il
rumore di alcuni passi la riscosse da quei pensieri, inducendola ad
aprire gli occhi e a girarsi.
Daniel
si stava avvicinando a larghe falcate, conducendo con
sé un cavallo dal manto scuro e lucido.
Ronzinante,
dal canto suo, seguiva docilmente lo stalliere, e intanto
masticava il morso con un certo gradimento.
Le
labbra di Regina si incurvarono in un sorriso. Accattonando
qualsiasi decoro, la ragazza corse incontro allo stalliere.
Gli
gettò le braccia al collo e gli schioccò un
bacio sulla guancia fresca, quindi si ritirò, sorridente.
Daniel
le sorrise di rimando. «Vedo che sei sopravvissuta
alla lezione di cucito» commentò.
«Pressappoco»
replicò Regina, flettendo
le dita. «Ho le mani tutte indolenzite».
Lui
inclinò appena il viso. «Te la senti di
cavalcare?»
La
ragazza allungò una mano per ricevere le redini.
«Certamente».
Daniel
sorrise impercettibilmente, cedendole il destriero
già sellato. «Molto bene».
Tenendo
le redini nella mano sinistra, Regina usò la destra
per girare la staffa verso di sé. Stava per sollevare il
piede, ma all’ultimo si fermò.
Si
girò a guardare lo stalliere.
«Daniel?»
«Sì?»
domandò lui, con aria
interrogativa.
«Puoi
insegnarmi a montare a pelo?»
Daniel
parve stupito da quella richiesta.
Regina
pensò che certamente, tra le istruzioni che sua madre
aveva dato allo scudiero, non rientrasse l’insegnarle a
cavalcare come una selvaggia.
«Certo»
rispose comunque il giovane.
«Posso chiedere il perché?»
Regina
scrollò le spalle. «Voglia di cambiare,
suppongo».
Lui
annuì. «Capisco» affermò,
e la ragazza sapeva che era la verità.
Del
resto, nessuno sapeva meglio di Daniel quanto lei provasse
insofferenza verso la monotonia della sua vita agiata.
«Allora
mi insegnerai?» incalzò Regina.
«Ci
vorrà un po’ di tempo, ma lo
farò» rispose lui.
La
ragazza lo fissò, allungando la mano destra ad
accarezzare il collo del cavallo. «Ci vorrà un
po’ di tempo?» gli fece eco, sentendosi un
po’ offesa proprio malgrado. «Non sono forse una
brava allieva?»
«Non
ho detto questo» replicò Daniel.
«Dovremo lavorare un po’, ma non certo per mancanza
di talento. Sei una cavallerizza nata».
Regina
lo guardò. Il giovane non era tipo da adularla senza
ragione…
«Lo
credi davvero?» gli chiese.
Lui
aggrottò appena la fronte.
«Sì».
Lei
tornò ad accarezzare il cavallo, stavolta nascondendo un
sorriso. «In ogni modo…»
esordì, cercando di dissimulare quanto piacere le avevano
fatto le parole di Daniel. «Su cosa dovremo
lavorare?»
«Be’…»
Lo stalliere tese a sua
volta una mano per accarezzare il cavallo. «Dovrai allenarti
a cavalcare in sella senza staffe, e perfezionare il tuo trotto
seduto».
Regina
fece una mezza smorfia. Lei era più brava nel trotto
battuto, che richiedeva il sollevarsi e risedersi sulla sella al ritmo
dell’andatura dell’animale.
Tuttavia,
non era certo intenzionata a rinunciare, così
guardò Daniel e annuì.
«D’accordo».
«Vuoi
iniziare subito?» le domandò lui.
«Altrimenti
quando?» ribatté la ragazza.
Infilò
il piede sinistro nella staffa e, con un movimento
fluido, si issò in sella, gettando la gamba destra al di
là del dorso del cavallo.
Sistemò
le redini, e rivolse un sorriso a Daniel, che era
rimasto in piedi di fianco al cavallo.
Lui
diede una pacca al collo di Ronzinante, quindi
indietreggiò di un passo.
Regina
studiò i suoi capelli appena arruffati, i suoi zigomi
e i suoi occhi azzurro intenso… C’era un tempo, la
ragazza lo ricordava, in cui quel volto ancora non era così
caro al suo cuore, in cui Daniel era solo uno stalliere affidabile e
competente.
In
breve tempo, però, lui era diventato un prezioso
confidente, e poi molto più di questo.
Regina
non era certa di come fosse successo, del perché le
cose fossero cambiate tanto… Sapeva soltanto che, ora come
ora, la sola presenza di Daniel era sufficiente per farla felice.
«Inizia
col togliere i piedi dalle staffe, dunque»
disse il giovane, inconsapevole dei pensieri che le passavano per la
testa.
Regina
obbedì, sfilando i piedi dalle staffe.
«E
quindi?» chiese, armeggiando appena con le
redini. «Come sprono il cavallo?»
Non
le sembrava che fosse più possibile usare dei colpi di
tallone.
«Con
le ginocchia, Regina. Stringi le ginocchia».
Lei
fece come Daniel diceva, e il cavallo avanzò docilmente
di qualche passo.
La
ragazza si ritrovò a sorridere. Guardò avanti,
e i suoi occhi trovarono il profilo delle chiome dorate degli alberi.
Forse,
pensò, il cambiamento era entrato nella sua vita come
l’autunno…
Al
torpore soffocante di un’estate fatta solo di regole ed
etichetta, era subentrata una nuova stagione… Una stagione
meno monotona e più imprevedibile, con tanta pioggia quanto
sole... Una stagione più frizzante che, finalmente, la
faceva sentire viva.
«Daniel?»
chiamò, mentre il cavallo
avanzava tranquillo. «Non trovi che i colori autunnali siano
bellissimi?»
Con
la coda dell’occhio, lo vide sorridere. «Hai
qualcosa contro la primavera?»
«La
primavera è verde»
replicò Regina, girando la testa indietro, verso di lui.
«Solo i fiori sono colorati».
E
lei, di certo, non era stata un fiore.
«L’autunno
è giallo, e rosso, e marrone,
e arancio» concluse, per poi dare una piccola scrollata di
spalle. «L’autunno vince».
Sì,
si sentiva di più una foglia.
Una
foglia verde e ordinaria… ma poi era arrivato Daniel, e
lei era cambiata, ed aveva scoperto di avere molte più
sfumature.
Il
giovane rise. «Se avessi saputo che iniziare ad imparare a
montare a pelo ti avrebbe messo tanto di buonumore» disse,
muovendo qualche passo per non essere lasciato troppo indietro,
«te lo avrei proposto io».
Regina
tirò le redini per far fermare il cavallo.
«Sai
cosa mi mette di buonumore?»
domandò, guardando Daniel che si avvicinava. «Il
fatto di star cambiando».
Con
un sorriso fugace, smontò agilmente dal cavallo.
Ronzinante
non si allontanò, ma piegò il collo a
brucare l’erba verde mentre Regina si slanciava tra le
braccia di Daniel.
Lui
parve sorpreso e divertito insieme, però la strinse come
sempre. Saldamente e con affetto.
Sentendo
le labbra del giovane che le sfioravano i capelli, Regina
affondò il viso nella sua spalla ed ispirò a
pieni polmoni.
Era
l’odore della felicità, quello… O
forse del cambiamento?
La
ragazza sorrise contro la stoffa della giubba di Daniel.
Solitamente,
sua madre disapprovava i cambiamenti, ma a lei…
A lei piacevano molto.
Note:
Ho troppi, troppi Stable Queen feels (tutta colpa di tumblr. E di
YouTube. Per non parlare di The stable boy e The doctor. AGH). Non
riesco a gestirli, perciò devo mettermi a
scrivere…
Spero solo non mi sia uscita una cosa sdolcinata.
La citazione là in alto è di Camus
:)
P. S. È da un po’ che non faccio più
equitazione, quindi se ci fosse qualcosa di inverosimile nelle
istruzioni di Daniel o nelle mosse di Regina, avvertitemi :D
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