Ryo aveva passato tutta la
giornata a bighellonare in giro,
si stiracchio e si diresse verso casa, con la mente impegnata a cercare
di non
pensare a Kaori, e alla scelta che aveva fatto.
Entrò in casa e
sentì chiaramente che la casa era vuota, non
avvertiva la presenza di Kaori
Che
sia tornata sul
terrazzo?
Pensò, mentre
lo sguardo andava al soffitto; aprì la porta e
guardò il salotto, notò subito il bigliettino
appoggiato sulla tavola, si
diresse verso di esso, mentre si avvicinava la salivazione prese a
farsi rada e
aveva difficoltà a deglutire, immaginava già
quello che poteva esserci scritto.
Prese in mano il foglio e
lo aprì. La scrittura di Kaori era
grande e non molto ordinata lo colpì anche se sapeva bene
cosa ci avrebbe
trovato scritto.
Caro
Ryo,
Ho
preso le mie cose e me ne sono andata, ho capito che di me ti importa
poco,
purtroppo la memoria mi è tornata e mi sono ricordata tutto
quello che è
successo, quello che abbiamo passato ma soprattutto quello che mi hai
detto e
che ho provato.
Tu in
tutte queste settimane non hai detto nulla e non hai fatto niente per
farmi
capire, come al solito sei tornato sui tuoi passi, per paura o per
qualcosa
forse…magari quello che c’è stato
quella sera era solo un atto di disperazione.
Io so
quello che ho provato e non riesco più a restare in casa a
vivere con te,
quindi mi licenzio da questo lavoro con te.
Mi
muore il cuore a fare questo passo e non so se puoi capire.
(qui la scrittura era
tremolante)
Ti amo
Addio
per sempre
Kaori
M.
Ryo rimase fermo immobile
con la lettera tra le mani a
fissare quelle 3 parole tremolanti, scritte dalla persona forse
più importante
della sua vita, ma che aveva cercato di salvare allontanandola da lui.
Strinse la lettera tra le
mani, chiuse un attimo gli occhi e
il viso di Kaori comparve, li riaprì, il volto scuro, si
voltò e scese al
poligono.
Prese in mano la sua
Phyton e la caricò con i colpi, chiuse
di scatto il tamburo e sparò, sparò,
sparò per lenire il dolore che sentiva.
Sparò per tutta
la notte, ma il dolore non accennava a
diminuire.
Kaori, con le sue borse
era arrivata al Cat’s eye, si tirò
meglio sulla spalla la borsa più grande che le stava
scivolando e suonò il
campanello.
Non sentì i
passi di Miki arrivare, ma era difficile poterla
sentire.
- Ciao, ma
cos….-
Kaori stava guardando per
terra, all’apertura della porta
aveva alzato la testa guardando l’amica.
Doveva
avere un
aspetto orribile per far zittire in quel modo Miki.
-
mi dispiace presentarmi qua a
quest’ora, ma avevo
bisogno di un posto, per questa notte. –
Le disse timorosa
-
ma figurati Kaori, puoi stare qui quanto
vuoi, vieni
entra-
Salirono le scale che
portavano sopra al locale e la fece
sistemare nella camera degli ospiti, una camera molto semplice con un
letto
morbido e un armadio, tutta la stanza era bianca e le dava un senso di,
tranquillità, che però dentro di se non sentiva
molto.
Appoggiò le
borse a terra e si voltò a guardare la sua
immagine allo specchio attaccato vicino all’armadio; una
ragazza con i capelli
corti castano-rossi e due grandi occhi nocciola gonfi la osservava, gli
angoli
della bocca rivolti verso il basso e con i segni del pianto non erano
ancora
andati via, voltò le spalle a quell’immagine e
guardò Miki che la osservava
dispiaciuta.
Miki le prese la mano e la
guidò a sedersi sul letto.
-
cosa è successo? –
Le chiese con voce dolce.
Kaori portò le
mani in grembo e spostò lo sguardo su di esse
e con un sospiro cominciò a raccontarle un po tutto, Miki
sapeva che aveva già
riacquistato la memoria, lei e Mick erano gli unici,
quest’ultimo l’aveva
capito e lei gli aveva chiesto di non dire nulla a Ryo anche se era il
suo
migliore amico.
Miki ascoltò
tutto quello che Kaori le disse, la confortò,
ma non le disse molto, a tarda nottata vedendo l’amica
provata dalla stanchezza
le disse di andare a letto, e le assicurò che stava molto
meglio grazie a lei.
Miki andò a
dormire chiudendosi la porta alle spalle, Kaori
non aveva sonno, aveva dormito anche troppo quel giorno, ma non poteva
uscire
piano, i sensi di Umibozu e Miki erano all’erta come sempre e
se lei non voleva
disturbarli più del dovuto.
Così
aprì la finestra della camera e si mise a osservare la
notte, poi prese una sedia posta di fianco al letto e la
portò di fronte alla
finestra, si sedette e appoggiò i gomiti sul davanzale, si
prese la testa tra
le mani e cercò di rilassarsi, cercò di trovare
la risposta alle sue domande.
Cercò di non
focalizzare sempre Ryo, ma di trovare una
soluzione per la sua situazione, guardò chiuse gli occhi e
inspirò l’aria calda
della notte, l’odore degli alberi in fiore le
arrivò come un ondata di calma.
Senza rendersene conto si
addormentò delicatamente
inspirando ancora quell’odore.
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