La dodicenne era comodamente
seduta al bancone dell’Ichiraku ramen.
Non le erano mai dispiaciuti i
tagliolini in brodo, alimento alquanto presente nella dieta della sua famiglia,
nonostante le proteste del padre che detestava cucinarlo.
Certo, il suo piatto preferito
restava la carne, preferibilmente al sangue, ma non disdegnava una porzione di
Miso ramen quando era depressa.
E, in quel momento, lo era.
Tesa, irritata.
L’atmosfera in casa era
soffocante, a causa della presenza dello zio, ma anche fuori non si trovava più
a suo agio.
Le sue giornate erano
attraversate da percezioni che non le appartenevano.
Chakra.
Enormi correnti di chakra che la
investivano; struggente avviso che qualcosa stesse per accadere.
Aiuto?
No, minacce.
Chiunque fosse il possessore di
quell’energia, ce l’aveva con lei.
Voci nella testa che la
chiamavano.
Invocavano il suo nome,
accompagnato da un suffisso che mai le era stato attribuito.
Kyuubi no Youko.
Lo spirito delle nove code.
«Ehi, volpaccia!»
La voce di Eiji le giunse
all’orecchio, facendole appena alzare gli occhi dalla ciotola.
Sembrava molto più interessata
ai disegni decorativi del recipiente che al gemello.
«Gira al largo, Inuzuka. Oggi
non sono in vena di battutacce.»
«Già nevrotica di prima mattina?»
Ecco anche l’altro.
Tenjo era arrivato, con i suoi
pantaloni blu appena sotto il ginocchio, la maglia a rete coperta da una lunga
canottiera gialla.
Abbigliamento identico a quello
di Eiji, non fosse stato per il colore verde brillante che caratterizzava la
canottiera di questo.
Uguali come pochi, con i capelli
neri dai riflessi bluastri e i loro strafottenti occhi dorati, i gemelli
Inuzuka procedevano sempre in coppia, come a conferma del detto: “le disgrazie
non vengono mai da sole”.
«Gemelli, vi annuncio che non ho
fatto ancora colazione e la vostra carne sembra più appetitosa del solito.»
ringhiò, mostrando i canini affilati così dissimili da qualsiasi dentatura
umana.
Tanto aguzzi che suo padre
portava ancora le cicatrici di quando gli mordicchiava affettuosamente le dita.
Sulle braccia, invece, aveva
quelle che gli lasciava sua madre.
«Amore mio, sei decisamente una
donna da sposare.» commentò Eiji, alzando gli occhi al cielo.
«Facciamo presto, tesoruccio,
così stasera ti preparo spezzatino di Inuzuka!»
«Che pessimi gusti culinari.»
Una voce trillante commentò
sarcastica la battuta in falsetto di Tenjo, prima che l’Uchiha potesse
replicare.
Le iridi scarlatte della
dodicenne si spostarono verso la minuta figura sulla porta.
In controluce, era difficile
distinguerne i lineamenti e il corpo sottile si stagliava come flessuosa ombra
scura in un lampo di luce.
Il debole ringhio della volpe,
tuttavia, non lasciava dubbi sull’identità della fanciulla in questione.
Kasumi Hyuuga, dodici anni,
figlia di Hanabi e Neji Hyuuga, che aveva ereditato il ruolo di capo famiglia
in seguito all’espulsione di Hinata.
Una cascata di capelli neri
ricadeva morbida lungo la schiena flessuosa. Al di sotto delle spalle, la
chioma veniva rinchiusa da strette bende color crema, fino ai fianchi stretti.
Il piccolo corpo, talmente
minuto da dare l’impressione di potersi spezzare da un momento all’altro, era
celato alla vista dalla casacca di un kimono beige, che sfumava in un tenue
azzurro sui bordi, tonalità che riprendeva la spessa fascia blu cobalto che la
fasciava stretta sotto il seno, già alquanto sviluppato per i suoi dodici anni.
A fasciare le gambe snelle e
toniche, solo un paio di pantaloni dello stesso colore della fascia, la cui
lunghezza arrivava a coprire appena la metà della coscia, rivelando le bende
sulla gamba sinistra.
«Kasumi-chan!»
Le mani di Tenjo ed Eiji
svettarono prontamente in aria, in segno di saluto verso la cugina.
Non ne ricavarono altro che uno
sguardo sprezzante delle iridi di ghiaccio, contenenti l’abilità innata che era
stata loro negata per il peccato di non essere nati all’interno del clan
Hyuuga.
Uno sguardo che rendeva ancora
più freddo e impersonale il volto di porcellana della ragazza, nel cui pallore
risaltavano due tenui boccioli rosati a formare le morbide labbra.
«Cugini…»
Fu l’unico saluto appena
mormorato dalla fanciulla, la cui attenzione pareva concentrarsi tutta sulla
compagna di squadra dei parenti.
Hyuuga e Uchiha.
Una rivalità antica quanto il
mondo.
Per qualche strana coincidenza,
lei e l’erede degli Uchiha erano nate esattamente lo stesso giorno.
31 ottobre.
Kasumi non aveva mai creduto
alla casualità.
Se lei e la figlia del Rokudaime
avevano quel dato in comune, ci doveva essere una ragione.
Per la precisione, la giovane
Hyuuga vedeva in Kyuubi la sua più acerrima rivale.
Non riusciva a capacitarsi come
quella “cosa” potesse essere un’Uchiha.
Anche solo d’aspetto.
Non aveva nulla dei lineamenti
perfetti che caratterizzavano il suo clan, i cui membri avevano rigorosamente
capelli e occhi neri; iridi di pece pronte a diventare rubidi all’occorrenza.
Rosse e letali.
Non come quel sangue velato di
azzurro che tingeva gli occhi della ragazza.
«Hyuuga.» ringhiò Kyuubi.
Come ogni animale che si rispetti,
la volpe percepiva l’ostilità della coetanea.
Rivali sin dai primi giorni
d’accademia, l’odio era palpabile tra le due fanciulle.
Due bellezze diverse, ma con la
stessa alterigia.
Una nata dal fuoco, colma di
tutta la sua potenza e la sua luminosità.
L’altra figlia del ghiaccio, con
la fredda aura che la circondava e si rifletteva negli occhi di neve.
Il motivo della rivalità era
molto semplice.
Nascita.
Quando un figlio di un clan
importante veniva al mondo, quest’evento veniva festeggiato in tutto il
villaggio.
Nonostante il clan Uchiha
ammontasse solo a tre membri, il prestigio che si celava dietro al nome della
famiglia fondatrice della polizia di Konoha non era mai venuto meno e il
simbolo del ventaglio era in perenne conflitto con gli Hyuuga per determinare
quale abilità innata forse la più forte del villaggio.
Essendo le due ragazze nate lo
stesso giorno, tutti si aspettavano grandi cose da loro.
Ma Kyuubi, con la particolarità
della sua nascita, il ruolo ricoperto dalla madre e il cognome che aveva
ereditato, aveva come oscurato la gloria della coetanea.
Kasumi, sempre desiderosa di
primeggiare, non era mai stata felice di quella situazione.
Già costretta a competere col
fratello maggiore, la dodicenne odiava chiunque le sottraesse l’attenzione che
le era dovuta.
L’Uchiha gliene toglieva fin
troppa, specie quella dei cugini.
Alle rare cene cui partecipavano
assieme, la ragazza ascoltava le critiche che i gemelli muovevano alla loro
compagna di squadra.
Commenti sarcastici contornati
da malcelato entusiasmo per l’originale compagna di squadra; critiche che
Kasumi accettava solo come tali.
Si era quindi fatta un’idea ben
precisa di Kyuubi.
Sgraziata, manesca, presuntuosa
e per nulla femminile.
Tutto, in lei, non andava bene.
Da quel suo strano colore di
capelli e degli occhi, al modo scialbo di vestirsi, con pantaloni alla
pinocchietto dello stesso blu scolorito del gilet che troneggiava sulla canotta
scarlatta.
Per non parlare dei suoi canini.
No, Kasumi non poteva certo
accettare che quell’essere così lontano dall’umano le togliesse spazio.
Proprio in virtù di quella
dentatura troppo affilata, la giovane Hyuuga aveva trovato un’alleata, per
quanto scadente, nella lotta contro l’Uchiha.
«Ehiiii!»
Era un tornado in forma umana,
quello che fece irruzione all’Ichiraku in groppa ad un possente cervo che, ad
un colpetto sulla schiena della padrona, si fermò diligentemente in mezzo alla
stanza, interrompendo così lo scambio di occhiate omicide tra Kasumi e Kyuubi.
«Come butta, ragazzi?»
La voce allegra e spiritosa
contrastava completamente con quella della Hyuuga, i cui occhi bianchi si erano
levati disperatamente al cielo.
Tsubaki Nara.
Un nome, un programma.
Non necessariamente positivo.
«Ciao, Tsubaki-chan!» salutarono
i gemelli, battendo il cinque alla ragazza.
«Salve, gemelli! Ehilà,
Uchiha…non è ramen a base di carne quello, vero?»
Gli occhi di un intenso blu
scuro si assottigliarono pericolosamente, quando andarono a posarsi sulla
ciotola di Kyuubi.
Per tutta risposta, la dodicenne
afferrò un pezzo di carne tra le bacchette e, con un ghigno che metteva in
mostra i canini, lo mangiò.
«Non sono un coniglio, Nara.» la
beffeggiò.
Un kunai attraversò la sala,
piantandosi vicino all’Uchiha.
Tsubaki era ancora in posizione
di lancio e un sorriso poco rassicurante era dipinto sul volto regolare.
Condoglianze, Kyuubi, mai
mettersi contro un vegetariano.
Specie se questo vegetariano è
una donna, è famosa per gli attentati ai macellai, ed è figlia di Shikamaru
Nara e Ino Yamanaka.
Pessima combinazione.
La ragazza si tirò indietro una
ciocca di capelli sfuggita alle due code corvine che li tenevano bloccati.
Qualche rametto, souvenir di
un’allegra cavalcata nei boschi sopra il suo cervo, Mure, era impigliato nella
chioma arruffata e la maglia rosa da una sola spalla che copriva la maglia a
rete sotto di essa, presentava qualche macchia di resina qua e là.
La minigonna blu a punte, di
cotone sottile, era appena squarciata da un lato e lasciava intravedere i
pantaloncini neri che indossava sotto di essa e sopra le calze a rete che si
interrompevano appena sotto al ginocchio.
Sembrava appena uscita dai
boschi in cui passava la maggior parte del tempo e, in effetti, era proprio
così.
Ma le lunghe cavalcate su Mure
non la stancavano, se aveva ancora l’energia per mettersi a battibeccare con
Kyuubi sulla sua alimentazione.
Tsubaki non odiava l’Uchiha, a
differenza di Kasumi.
Semplicemente, riteneva
necessario convertirla alle verdure tanto disdegnate dalla kitsune.
Se poi, per farlo, considerava
doveroso adoperare maniere forti, come una mannaia, ricordiamo che il fine
giustifica sempre i mezzi.
Fortunatamente per la struttura
del chiosco, Tsubaki fu bloccata nell’attacco verso Kyuubi da sottili fili di
chakra, che le si attorcigliarono attorno ai polsi.
«Cos…?»
I due gruppi lanciarono
un’occhiata distratta alla porta del locale, dove aveva fatto la sua comparsa
una figura sottile e slanciata.
Corti capelli biondo sporco, dal
taglio alla maschiaccio, occhi verdi e fisico quasi androgino; la creaturina
sulla soglia si sarebbe potuta facilmente scambiare per un ragazzo un po’
troppo effeminato.
Il coprifronte fasciava la vita
stretta, ricadendo su fianchi altrettanto piccoli, appena all’inizio dei
pantaloni neri e larghi che indossava.
La stoffa di cotone leggero le
arrivava fino alle caviglie, dove si stringeva secondo un taglio decisamente
orientale. I piccoli piedi calzavano un paio di infradito di paglia, del tutto
differenti dai sandali ninja consueti.
Una maglietta cinese di un verde
oliva, allacciata con semplici alamari scuri sul lato sinistro del petto,
ricopriva il busto acerbo e un sorriso beffardo inaspriva gli altrimenti
delicati lineamenti del volto.
Haruno Yuki.
«Tsubaki, quante volte devo
dirti di non attaccare briga con gli Uchiha?»
A dispetto del fisico quasi
mascolino e del nome ambiguo, la voce della nuova arrivata era molto dolce, a
dir poco musicale, così come il volto si delineava in un morbido ovale, quasi
senza imperfezioni.
«Uffa, Yuki! Perché la devi
difendere sempre?» brontolò Tsubaki, ancora bloccata dai fili.
«Io difendo te, per evitare che
tu diventi cena, Tsubaki-chan.»
Le dita sottili della giovane
eseguirono un movimento aggraziato, così da sciogliere la compagna di squadra
dai legacci.
Dodici anni, figlia del ninja
della sabbia Kankuro e di Sakura Haruno, la giovane Yuki aveva ereditato il
cognome materno per importanza di clan all’interno del villaggio residente.
Era figlia della direttrice
delle squadre di soccorso di Konoha, dell’allieva di Tsunade-Hime, la
precedente Hokage, e andava fiera di questo.
A volte sembrava aver ereditato
il carattere frivolo della madre; di sicuro ne aveva la testardaggine, eppure
non dimostrava la stessa attenzione tutta femminile al proprio aspetto di
questa.
Haruno Yuki era cresciuta
secondo la tradizione dei marionettisti di Suna.
Suo padre l’aveva portata spesso
nel deserto, le aveva insegnato a cavarsela in mezzo alle intemperie e ad
affrontare le situazioni più disagiate.
In mezzo alla sabbia, l’unica
cosa su cui puoi contare è te stessa e non ti servono né capelli lunghi, né
abiti eleganti.
«Konnichiwa, Yuki-chan!» esordì
Kyuubi, sorridendo per la prima volta dall’inizio della giornata.
Yuki non le era mai dispiaciuta
come presenza, forse perché vi era abituata sin dall’infanzia.
Sua madre era la migliore amica
dei suoi genitori e, spesso, li aveva sentiti scherzare su una cotta giovanile
di questa verso suo padre.
Fatto sta che Yuki Haruno poteva
considerarsi una delle poche fortunate persone di Konoha a non essere nella
lista dei possibili antipasti della piccola Uchiha.
Anche perché, diciamola tutta,
era davvero troppo magra.
Al massimo poteva servire da
digestivo.
«Haruno…»
Kasumi rivolse un’occhiata
sprezzante alla propria compagna di squadra.
Non accettava ancora l’idea di
essere finita in squadra con quella ragazza.
Nonostante il prestigio
derivatole dalle abilità della madre, Kasumi era sempre restia ad approvare chi
non avesse una discendenza nobile alle spalle.
Gli Haruno erano un clan minore,
nulla a che vedere con gli Hyuuga, gli Uchiha, i Nara, gli Aburame, gli
Inuzuka, gli Yamanaka…
Perfino gli Akimichi, nonostante
il loro deprecabile aspetto fisico, erano, agli occhi della fanciulla, un
gradino sopra agli Haruno, che non potevano vantare neanche la più piccola e
insignificante abilità innata.
No, decisamente non approvava la
squadra in cui era stata inserita. Tanto meno il maestro…
«Ah, giovani virgulti della
giovinezza! Ecco dove eravate finite!»
Un tornado in tuta verde e
scaldamuscoli arancione comparì nel bel mezzo della stanza.
Rock Lee, 37 anni, Jonin ed
esperto di Taijutsu salutò con un caloroso abbraccio le sue tre allieve,
fortemente in imbarazzo di fronte all’insegnante.
Certamente, sapevano di dover
essere punite per aver disertato l’allenamento, ma forse essere sottoposte a
quelle effusioni pubbliche era davvero troppo.
«Come mai non vi siete fatte
vedere? Dovevamo incontrarci stamattina! Ah, ma io capisco il vostro interiore
tormento che vi spinge ad esplorare nuovi orizzonti…»
«Lee-san…cosa ci fate qui a
quest’ora?»
Un sospiro di sollievo si
diffuse nell’aria, all’ingresso del più giovane tra i maestri jonin.
Ota Fujiki si richiuse lo shoji
alle spalle, inchinandosi di fronte al ninja più anziano.
Lineamenti femminei, occhi grandi
e color verde bosco sottolineavano l’aria timida del ventiseienne.
«Salve, giovane Ota! Sono venuto
a recuperare le mie allieve!»
Con un sorriso, il ragazzo
studiò una ad una le fanciulle seguaci del jonin.
Erano quelle le avversarie che
avrebbero dovuto affrontare i suoi allievi all’esame chuunin, che si sarebbe
dovuto tenere a Kiri tra pochi mesi.
«Immagino che le stiate
allenando per l’esame chuunin.»
«Esattamente, e non vedo l’ora
di poter farle misurare con i tuoi fantastici allievi! Soprattutto…» la mano
ruvida dell’uomo scompigliò la testa di fuoco di Kyuubi «Sono curioso di vedere
all’opera questa ragazzina. È pur sempre la figlia di Naruto e Sasuke. A
proposito, come stanno?»
«Kaa-san è a casa.» spiegò
l’interpellata, scostandosi da quella dimostrazione d’affetto, gesti che
accettava solo dai genitori «…Tou-san…non lo so.»
«Doveva essere in missione, se
non sbaglio, assieme ad Hana e Ayumi.»
Kyuubi non udì il seguito.
Improvvisamente la testa
cominciò a girarle, mentre il mondo attorno a lei perdeva consistenza.
La nausea salì, assieme ad un
improvviso malessere che la portò ad appoggiarsi al sensei.
«Kyuubi, tutto bene?» domandò
Ota, senza ottenere risposta.
La kitsune udiva le voci dei
compagni che si affollavano attorno a lei, ma sempre più forte percepiva una
corrente.
Enorme, verde, letale…
Distruttiva.
Un presagio nefasto, il segnale
che molti attendevano e l’improvviso mancamento fu il solo sollievo a quel
disagio causato dall’opprimente sensazione che stesse per accadere qualcosa di
brutto.
Collegato a suo padre.
Sasuke era in missione, quando
accadde.
Prima un leggero malessere, poi
un dolore lancinante che si propagava come una scarica elettrica nel suo corpo,
concentrandosi nel segno.
«Uchiha-san…»
Hana Shiotari, ventiquattro
anni, Anbu dal fisico prosperoso, si chinò su quello che era stato il suo
maestro jonin ed era il suo attuale caposquadra.
Molto curata, attenta ai
dettagli e ai particolari, spesso anche frivoli, la fanciulla aveva penato a
lungo per diventare Anbu, quasi quanto a convincere la Godaime ad accorciare i pantaloncini estivi delle divise.
I capelli ramati, stretti in due
codini da fermagli a forma di farfalla con gli strass, ondeggiavano al ritmo
preoccupato del capo chino sul maestro.
Molto più dotata di Hana, ma
ugualmente frivola, Ayumi Ryutari, diciassettenne minuta e affascinante.
Capelli biondi, occhi azzurri e
un aristocratico nasino all’insù da bambola di porcellana.
Era entrata a far parte della
squadra Anbu a soli undici anni.
Sebbene fosse spesso ingenua e
tarda a comprendere, aveva una buona capacità d’azione e un grande cuore.
Sasuke l’aveva promossa più per
non separarla dai compagni più grandi che per merito vero e proprio.
Ota, Hana, Ayumi…ragazzi
problematici e ninja con ancora più difficoltà, Sasuke aveva fatto in modo che
restassero uniti e, per appianare i disagi che avrebbero potuto provocare ad un
altro superiore, li aveva tenuti con sé, aiutandoli e sostenendoli in ogni
difficoltà.
Alla fine, erano riusciti a
meritarsi quasi appieno il grado che portavano.
Riuscivano miracolosamente a
compensarsi l’un l’altro e, l’Uchiha ne era convinto, la perdita di uno di loro
avrebbe portato alla rovina l’intero gruppo.
«Hana, Ayu…allontanatevi.»
mormorò «E’ un ordine!» aggiunse, notando il loro tentennamente.
Le due ragazze fecero appena in
tempo a sparire, che il chakra di Sasuke, troppo a lungo trattenuto, esplose.
Caldo.
Fuoco.
Metà foresta fu rasa al suolo da
quell’energia spaventosa.
Il sigillo del fuoco si era
sciolto.
«Grazie per averla riportata a
casa, Ota.»
La voce di Naruto risuonò
limpida e cristallina sull’ingresso.
Di tanto in tanto, gli occhi
azzurri andavano preoccupati al corpo privo di sensi della figlia, adagiato sui
cuscini nella stanza accanto.
«Dovere, Rokudaime…»
Anche il ragazzo osservava con
ansia la propria allieva.
Non era mai stata soggetta a
malori simili, né aveva dimostrato una tendenza allo svenimento.
Al contrario, la sua capacità di
resistenza allo sforzo fisico era proverbiale.
«Spero non sia nulla di grave.»
«Probabilmente solo un po’ di
stress.»
Tentativo più di confortare se
stesso che Fujiki, Naruto trattenne a stento un sospiro, congedando il jonin.
«Preoccupato, Naruto?»
Itachi entrò nella sala, proprio
mentre il biondino si sedeva accanto alla figlia.
Presenza inquietante, austera.
Ombra che si aggirava per
l’abitazione; fantasma di un passato che non intendeva scomparire.
«Sarebbe strano se non lo
fossi.»
Il mukenin rise, con quel suo
strano modo di fare sommesso, come se sapesse sempre qualcosa in più degli
altri e intendesse far pesare la propria superiorità.
«È una bella bambina.»
«Lo so.»
«Peccato che abbia il
caratteraccio di mio fratello.»
«Sasuke è molto più dolce di
quanto semb…»
La porta dell’ingresso si aprì,
con il tonfo secco degli shoji quando giungono al termine del percorso per
spalancarli.
Il sorriso di Naruto, istintivo
ogni volta che il marito tornava, si gelò sul volto brunito quando scorse la
pelle ricoperta di segni scuri e le iridi fiammeggianti.
«Uchiha…» mormorò.
Il ragazzo annuì, in risposta.
Il chakra negativo era
percepibile attorno a lui; sottile nebbia impenetrabile.
«A quanto pare, il primo sigillo
si è sciolto.» commentò Itachi, senza apparente interesse.
L’Uchiha sembrò osservarlo
perplesso per qualche secondo, come se si stesse chiedendo il motivo della sua
fastidiosa presenza lì, poi parve rammentarsene.
«Sasuke è troppo buono con te.
Io ti avrei già tagliato a fettine.»
Sospetto confermato.
Sasuke e l’Uchiha erano e non
erano la stessa persona.
«Ti servo, e lo sai anche tu.»
Un “tsk” sdegnato accompagnò
quell’affermazione, mentre la katana si depositava a terra, sul tatami.
Gli occhi contenenti lo
sharingan si posarono sul corpicino stremato di Kyuubi e la sua espressione
parve addolcirsi.
«Sasuke…»
Naruto gli si avvicinò,
posandogli la mano sulla spalla.
Avvertiva il suo turbamento, lo
conosceva fin troppo bene per non riuscirci.
L’Uchiha parve temporeggiare,
poi sospirò.
«Dobbiamo dirglielo, Naruto.»
«Cosa?»
«Dobbiamo dirle come è nata e
chi è realmente.»
Il Rokudaime aggrottò le
sopracciglia.
«Come sarebbe a dire “chi è
realmente”? Lei è Kyuubi Uchiha, nostra figlia. Nient’altro.»
«Kaa-san…Tousan…»
La discussione fu interrotta da
un breve mugolio della bambina, i cui occhi scarlatti fissavano assonnati i
genitori.
Si svegliò di colpo, quando
scorse il corpo del padre rivestito da segni neri che emanavano un’energia
negativa e familiare.
Non le piacevano quei segni.
Si ritrasse, quando Sasuke si
chinò alla sua altezza.
Questi non fece una piega,
limitandosi a porgerle la mano.
Kyuubi l’annusò.
In quei momenti prevaleva la sua
parte animale, l’istinto.
Parte che Sasuke sapeva bene
come gestire.
Le piccole narici del nasino
aristocratico fremettero qualche secondo.
L’odore era alterato, ma sotto
quel chakra oscuro e malevolo percepiva chiaro e rassicurante, quello del
proprio Tou-san.
Si strusciò contro la mano.
Un moto di tenerezza, poi
l’Uchiha tornò serio.
«Kyuubi…io e Kaa-san ti dobbiamo
parlare.»
«Ci penso io, Sasuke.» si offrì
Naruto.
Scosse la testa, in risposta.
Spettava a lui, visto che era
lui la causa di tutto questo.
«Cosa c’è, Tou-san?»
«Ti sei accorta di essere un po’
diversa dagli altri bambini?»
«Ovvio, io sono più forte.»
Modestia.
Il clan Uchiha non si smentiva,
neanche nella sua ultima discendente, pensò Naruto.
«Oltre a questo, che era ovvio…»
E neanche in suo marito.
«…hai visto che a volte hai un
comportamento un poco…animale?»
«Anche Kaa-san.»
«Che c’entra? Kaa-san è un
animale!»
Stavolta nessuno risparmiò a
Sasuke un calcio nel deretano e anche piuttosto forte.
«Idiota!» sibilò il Rokudaime.
«Ha parlato lo scemo del
villaggio.» mugugnò l’Uchiha, massaggiandosi la parte lesa.
«Mmmmmh…» il volto del biondino
assunse un pericoloso color porpora «Aaaaah! Sei odioso! Mi chiedo perché ti ho
sposato!»
«Dunque…perché mi ami, perché
sono bello e perché sono bravo a letto?»
Il color porpora divenne
scarlatto e Naruto si voltò stizzosamente di spalle.
«Solo la prima delle tre
opzioni. Ultimamente nella terza stai diventando piuttosto scadente…»
«Dopo questa, chiedo il
divorzio.»
«Tou-san, Kaa-san…»
«Sì?» esordirono i due in
contemporanea.
«Cosa mi dovevate dire?»
Incredibile quanto poco ci
voglia a far riacquistare la serietà a Sasuke Uchiha.
«Ecco…hai visto che i tuoi
dentini sono un po’ più lunghi di quelli degli altri, che ami la carne, anche
umana…»
«Tou-san non sei bravo a
tergiversare, arriva al sodo.»
Sasuke sospirò.
Non sapeva la reazione che si
sarebbe scatenata, ma era per lo stesso bene di sua figlia.
Il segno aveva cominciato a
richiamarlo, altri sigilli si sarebbero sciolti e demoni, fino a quel momento
imprigionati, si sarebbero risvegliati solo per distruggerla.
Doveva essere pronta a
riceverli.
Non come Kyuubi Uchiha, ma come
Kyuubi no Youko.
«Tu sei un demone, Kyuubi.»
“Ti devo parlare”, sono tre
parole che non andrebbero mai pronunciate.
Angosciano, opprimono, generano
ansia.
Sono sempre presagio di qualcosa
di spiacevole.
Non sai cos’è e l’attesa diventa
interminabile.
Specie quando a rivolgerle sono
i tuoi genitori.
E, anche quella volta, a
giudicare della fuga della kitsune dalla stanza, avevano sortito il loro
tragico e drammatico effetto.
«Tu sei un demone.»
Per ora vi fate bastare questi, come al solito.
Ah, Rin non è realmente un’Inuzuka, ma mi faceva piacere
infilarla in quel clan e, visto che Kishimoto-sensei non ci ha degnato di
spiegarci le sue origini…
Nota: il design e i caratteri di Tsubaki Nara, Kasumi
Hyuuga, Kumiko Nara (apparirà) e Kazushi Hyuuga, non sono miei, ma i due Hyuuga
sono © di Sakurey, mentre Tsubaki Nara è © di Hanabi92.
Kumiko Nara è © di Yumeko
Ma torniamo al discorso cosplay, ormai ne sapete
abbastanza ù__ù
Faccio una lista dei personaggi con accanto il nome/nick
dell’interprete (non tutti hanno un link, perché non di tutti conosco il nick
su efp o su manga.it), così vi rendete conto sia della compagnia, sia di chi
manca.
Precisazione: il bozzetto dei costumi non è
facoltativo. Se il personaggio non è ancora apparso, possiamo discuterne
assieme su msn, ma se così non fosse, tenete presente che dovete attenervi agli
abiti che indossano nella fanfiction.
A chi è interessato, posso fornire descrizioni più
dettagliate e anche indirizzarvi a chi può spiegarvi come realizzarli.
In ogni caso, se decidete di fare un personaggio non ancora
apparso (vedi i personaggi secondari, visto che gli abiti non sono
quelli del manga, oppure un demone), mandatemi la vostra descrizione fisica
(specie per i demoni), così vedrò di adattare il costume alle vostre esigenze
fisiche.
PERSONAGGI PRINCIPALI E ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILI
Naruto Uzumaki: Onlykitsune (e non
accetterò un altro Naruto in un cosplay all’infuori di lei ù_ù)
Sasuke Uchiha: c’è bisogno di chiederlo ù__ù? La
sottoscritta.
Kyuubi Uchiha: Shichan
Eiji&Tenjo Inuzuka: le devo ricontattare,
comunque metto il nick di una di loro due qui XD, l’altro non lo conosco: ru-ka-wa
Ota Fujiki: Assolutamente, tragicamente,
drammaticamente libero.
Itachi Uchiha: se riesco a convincerla, pikkola-aya
Ragazza di Itachi molto tarda ad apparire XD: ancora
libera, ma sappiate che deve essere uno scricciolo sull’anoressico andante.
Hana Shiotari: libera.
Ayumi Ryutari: libera.
Koori: mika-mika
Shinigami: altro personaggio tragicamente libero.
Shukaku: il mio ragazzo ù__ù
Nekomata: orofrane/bia-chan
Isonade: se tutto va bene, uo-chan, altrimenti Kei_saiyu
Sokou: rika e Galeon? Forse. Altrimenti, fatevi
avanti, ma rammentando che è un demone doppio e che, in quanto tale, deve
essere portato da due persone che vanno d’accordo (anche perché il vostro
costume sarà tragico, visto che è progettato in modo che sia legato)
Houkou: rei murai
Raijuu: tragicamente libero ç__ç
Kaku: chy-chan
Yamata no Orochi: (visto che la orochimaru ufficiale
si rifiuta =__=), Kurenai88
Kasumi Hyuuga: Hanabi Uchiha
Kazushi Hyuuga: altro da verificare, comunque per ora
lo considero semi-libero.
Retsu Aburame: apparirà più in seguito, comunque è
piccolo, capelli neri e occhi blu. Se intanto qualcuno vuole farci un
pensierino.
Kumiko Nara: altra che appare in seguito. Libera.
Tsubaki Nara: Libera.
Yuki Haruno: libera.
PERSONAGGI SECONDARI, MA GRADITI. DA PRENDERE IN
CONSIDERAZIONE, SOLO SE NESSUNO DEI PERSONAGGI PRINCIPALI E’ DI VOSTRO
GRADIMENTO. (tutti liberi)
Sakura Haruno
Kiba Inuzuka
Hinata Hyuuga
Neji Hyuuga
Hanabi Hyuuga
Shikamaru Nara
Ino Yamanaka
Kankuro
Choji Akimichi
Rock Lee
Shino Aburame
Orihime Aburame (moglie di Shino XD, anche lei appare poi)
Tsunade
PERSONAGGI SECONDARI E SUPERFLUI (da prendere in
considerazione se e solo se le prime due liste sono state completate)
Pain
Konan
Kakuzu
Hidan
Kisame
Zetsu
Deidara
Sasori
Tobi