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Autore: rekichan    31/05/2008    3 recensioni
[Seconda parte de: "Double Face"] Eiji Inuzuka prese rapidamente la parola, ultimando in pochi secondi la rapida, ma efficace, presentazione di se stesso, ostentata con tale sicurezza da lasciar trasparire molto più di quanto avesse realmente detto.
Quando il secondo gemello ebbe finito di presentarsi, tutti gli occhi si puntarono su Kyuubi.
La ragazza li squadrò ad uno, ad uno con gli occhi scarlatti, facendo calare un silenzio glaciale.
«Uchiha Kyuubi.» si presentò, scostando una ciocca dalla punta vermiglia.
I suoi compagni attesero che finisse di parlare, ma la giovane non sembrava voler procedere oltre.
A conferma di questo, la sua espressione stupita quando si rese conto che aspettavano un seguito.
«Ehm…io avrei finito.»
[MPREG]
Genere: Dark, Sovrannaturale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Itachi, Altri, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Salve a tutti

La dodicenne era comodamente seduta al bancone dell’Ichiraku ramen.

Non le erano mai dispiaciuti i tagliolini in brodo, alimento alquanto presente nella dieta della sua famiglia, nonostante le proteste del padre che detestava cucinarlo.

Certo, il suo piatto preferito restava la carne, preferibilmente al sangue, ma non disdegnava una porzione di Miso ramen quando era depressa.

E, in quel momento, lo era.

Tesa, irritata.

L’atmosfera in casa era soffocante, a causa della presenza dello zio, ma anche fuori non si trovava più a suo agio.

Le sue giornate erano attraversate da percezioni che non le appartenevano.

Chakra.

Enormi correnti di chakra che la investivano; struggente avviso che qualcosa stesse per accadere.

Aiuto?

No, minacce.

Chiunque fosse il possessore di quell’energia, ce l’aveva con lei.

Voci nella testa che la chiamavano.

Invocavano il suo nome, accompagnato da un suffisso che mai le era stato attribuito.

Kyuubi no Youko.

Lo spirito delle nove code.

«Ehi, volpaccia!»

La voce di Eiji le giunse all’orecchio, facendole appena alzare gli occhi dalla ciotola.

Sembrava molto più interessata ai disegni decorativi del recipiente che al gemello.

«Gira al largo, Inuzuka. Oggi non sono in vena di battutacce.»

«Già nevrotica di prima mattina?»

Ecco anche l’altro.

Tenjo era arrivato, con i suoi pantaloni blu appena sotto il ginocchio, la maglia a rete coperta da una lunga canottiera gialla.

Abbigliamento identico a quello di Eiji, non fosse stato per il colore verde brillante che caratterizzava la canottiera di questo.

Uguali come pochi, con i capelli neri dai riflessi bluastri e i loro strafottenti occhi dorati, i gemelli Inuzuka procedevano sempre in coppia, come a conferma del detto: “le disgrazie non vengono mai da sole”.

«Gemelli, vi annuncio che non ho fatto ancora colazione e la vostra carne sembra più appetitosa del solito.» ringhiò, mostrando i canini affilati così dissimili da qualsiasi dentatura umana.

Tanto aguzzi che suo padre portava ancora le cicatrici di quando gli mordicchiava affettuosamente le dita.

Sulle braccia, invece, aveva quelle che gli lasciava sua madre.

«Amore mio, sei decisamente una donna da sposare.» commentò Eiji, alzando gli occhi al cielo.

«Facciamo presto, tesoruccio, così stasera ti preparo spezzatino di Inuzuka!»

«Che pessimi gusti culinari.»

Una voce trillante commentò sarcastica la battuta in falsetto di Tenjo, prima che l’Uchiha potesse replicare.

Le iridi scarlatte della dodicenne si spostarono verso la minuta figura sulla porta.

In controluce, era difficile distinguerne i lineamenti e il corpo sottile si stagliava come flessuosa ombra scura in un lampo di luce.

Il debole ringhio della volpe, tuttavia, non lasciava dubbi sull’identità della fanciulla in questione.

Kasumi Hyuuga, dodici anni, figlia di Hanabi e Neji Hyuuga, che aveva ereditato il ruolo di capo famiglia in seguito all’espulsione di Hinata.

Una cascata di capelli neri ricadeva morbida lungo la schiena flessuosa. Al di sotto delle spalle, la chioma veniva rinchiusa da strette bende color crema, fino ai fianchi stretti.

Il piccolo corpo, talmente minuto da dare l’impressione di potersi spezzare da un momento all’altro, era celato alla vista dalla casacca di un kimono beige, che sfumava in un tenue azzurro sui bordi, tonalità che riprendeva la spessa fascia blu cobalto che la fasciava stretta sotto il seno, già alquanto sviluppato per i suoi dodici anni.

A fasciare le gambe snelle e toniche, solo un paio di pantaloni dello stesso colore della fascia, la cui lunghezza arrivava a coprire appena la metà della coscia, rivelando le bende sulla gamba sinistra.

«Kasumi-chan!»

Le mani di Tenjo ed Eiji svettarono prontamente in aria, in segno di saluto verso la cugina.

Non ne ricavarono altro che uno sguardo sprezzante delle iridi di ghiaccio, contenenti l’abilità innata che era stata loro negata per il peccato di non essere nati all’interno del clan Hyuuga.

Uno sguardo che rendeva ancora più freddo e impersonale il volto di porcellana della ragazza, nel cui pallore risaltavano due tenui boccioli rosati a formare le morbide labbra.

«Cugini…»

Fu l’unico saluto appena mormorato dalla fanciulla, la cui attenzione pareva concentrarsi tutta sulla compagna di squadra dei parenti.

Hyuuga e Uchiha.

Una rivalità antica quanto il mondo.

Per qualche strana coincidenza, lei e l’erede degli Uchiha erano nate esattamente lo stesso giorno.

31 ottobre.

Kasumi non aveva mai creduto alla casualità.

Se lei e la figlia del Rokudaime avevano quel dato in comune, ci doveva essere una ragione.

Per la precisione, la giovane Hyuuga vedeva in Kyuubi la sua più acerrima rivale.

Non riusciva a capacitarsi come quella “cosa” potesse essere un’Uchiha.

Anche solo d’aspetto.

Non aveva nulla dei lineamenti perfetti che caratterizzavano il suo clan, i cui membri avevano rigorosamente capelli e occhi neri; iridi di pece pronte a diventare rubidi all’occorrenza.

Rosse e letali.

Non come quel sangue velato di azzurro che tingeva gli occhi della ragazza.

«Hyuuga.» ringhiò Kyuubi.

Come ogni animale che si rispetti, la volpe percepiva l’ostilità della coetanea.

Rivali sin dai primi giorni d’accademia, l’odio era palpabile tra le due fanciulle.

Due bellezze diverse, ma con la stessa alterigia.

Una nata dal fuoco, colma di tutta la sua potenza e la sua luminosità.

L’altra figlia del ghiaccio, con la fredda aura che la circondava e si rifletteva negli occhi di neve.

Il motivo della rivalità era molto semplice.

Nascita.

Quando un figlio di un clan importante veniva al mondo, quest’evento veniva festeggiato in tutto il villaggio.

Nonostante il clan Uchiha ammontasse solo a tre membri, il prestigio che si celava dietro al nome della famiglia fondatrice della polizia di Konoha non era mai venuto meno e il simbolo del ventaglio era in perenne conflitto con gli Hyuuga per determinare quale abilità innata forse la più forte del villaggio.

Essendo le due ragazze nate lo stesso giorno, tutti si aspettavano grandi cose da loro.

Ma Kyuubi, con la particolarità della sua nascita, il ruolo ricoperto dalla madre e il cognome che aveva ereditato, aveva come oscurato la gloria della coetanea.

Kasumi, sempre desiderosa di primeggiare, non era mai stata felice di quella situazione.

Già costretta a competere col fratello maggiore, la dodicenne odiava chiunque le sottraesse l’attenzione che le era dovuta.

L’Uchiha gliene toglieva fin troppa, specie quella dei cugini.

Alle rare cene cui partecipavano assieme, la ragazza ascoltava le critiche che i gemelli muovevano alla loro compagna di squadra.

Commenti sarcastici contornati da malcelato entusiasmo per l’originale compagna di squadra; critiche che Kasumi accettava solo come tali.

Si era quindi fatta un’idea ben precisa di Kyuubi.

Sgraziata, manesca, presuntuosa e per nulla femminile.

Tutto, in lei, non andava bene.

Da quel suo strano colore di capelli e degli occhi, al modo scialbo di vestirsi, con pantaloni alla pinocchietto dello stesso blu scolorito del gilet che troneggiava sulla canotta scarlatta.

Per non parlare dei suoi canini.

No, Kasumi non poteva certo accettare che quell’essere così lontano dall’umano le togliesse spazio.

Proprio in virtù di quella dentatura troppo affilata, la giovane Hyuuga aveva trovato un’alleata, per quanto scadente, nella lotta contro l’Uchiha.

«Ehiiii!»

Era un tornado in forma umana, quello che fece irruzione all’Ichiraku in groppa ad un possente cervo che, ad un colpetto sulla schiena della padrona, si fermò diligentemente in mezzo alla stanza, interrompendo così lo scambio di occhiate omicide tra Kasumi e Kyuubi.

«Come butta, ragazzi?»

La voce allegra e spiritosa contrastava completamente con quella della Hyuuga, i cui occhi bianchi si erano levati disperatamente al cielo.

Tsubaki Nara.

Un nome, un programma.

Non necessariamente positivo.

«Ciao, Tsubaki-chan!» salutarono i gemelli, battendo il cinque alla ragazza.

«Salve, gemelli! Ehilà, Uchiha…non è ramen a base di carne quello, vero?»

Gli occhi di un intenso blu scuro si assottigliarono pericolosamente, quando andarono a posarsi sulla ciotola di Kyuubi.

Per tutta risposta, la dodicenne afferrò un pezzo di carne tra le bacchette e, con un ghigno che metteva in mostra i canini, lo mangiò.

«Non sono un coniglio, Nara.» la beffeggiò.

Un kunai attraversò la sala, piantandosi vicino all’Uchiha.

Tsubaki era ancora in posizione di lancio e un sorriso poco rassicurante era dipinto sul volto regolare.

Condoglianze, Kyuubi, mai mettersi contro un vegetariano.

Specie se questo vegetariano è una donna, è famosa per gli attentati ai macellai, ed è figlia di Shikamaru Nara e Ino Yamanaka.

Pessima combinazione.

La ragazza si tirò indietro una ciocca di capelli sfuggita alle due code corvine che li tenevano bloccati.

Qualche rametto, souvenir di un’allegra cavalcata nei boschi sopra il suo cervo, Mure, era impigliato nella chioma arruffata e la maglia rosa da una sola spalla che copriva la maglia a rete sotto di essa, presentava qualche macchia di resina qua e là.

La minigonna blu a punte, di cotone sottile, era appena squarciata da un lato e lasciava intravedere i pantaloncini neri che indossava sotto di essa e sopra le calze a rete che si interrompevano appena sotto al ginocchio.

Sembrava appena uscita dai boschi in cui passava la maggior parte del tempo e, in effetti, era proprio così.

Ma le lunghe cavalcate su Mure non la stancavano, se aveva ancora l’energia per mettersi a battibeccare con Kyuubi sulla sua alimentazione.

Tsubaki non odiava l’Uchiha, a differenza di Kasumi.

Semplicemente, riteneva necessario convertirla alle verdure tanto disdegnate dalla kitsune.

Se poi, per farlo, considerava doveroso adoperare maniere forti, come una mannaia, ricordiamo che il fine giustifica sempre i mezzi.

Fortunatamente per la struttura del chiosco, Tsubaki fu bloccata nell’attacco verso Kyuubi da sottili fili di chakra, che le si attorcigliarono attorno ai polsi.

«Cos…?»

I due gruppi lanciarono un’occhiata distratta alla porta del locale, dove aveva fatto la sua comparsa una figura sottile e slanciata.

Corti capelli biondo sporco, dal taglio alla maschiaccio, occhi verdi e fisico quasi androgino; la creaturina sulla soglia si sarebbe potuta facilmente scambiare per un ragazzo un po’ troppo effeminato.

Il coprifronte fasciava la vita stretta, ricadendo su fianchi altrettanto piccoli, appena all’inizio dei pantaloni neri e larghi che indossava.

La stoffa di cotone leggero le arrivava fino alle caviglie, dove si stringeva secondo un taglio decisamente orientale. I piccoli piedi calzavano un paio di infradito di paglia, del tutto differenti dai sandali ninja consueti.

Una maglietta cinese di un verde oliva, allacciata con semplici alamari scuri sul lato sinistro del petto, ricopriva il busto acerbo e un sorriso beffardo inaspriva gli altrimenti delicati lineamenti del volto.

Haruno Yuki.

«Tsubaki, quante volte devo dirti di non attaccare briga con gli Uchiha?»

A dispetto del fisico quasi mascolino e del nome ambiguo, la voce della nuova arrivata era molto dolce, a dir poco musicale, così come il volto si delineava in un morbido ovale, quasi senza imperfezioni.

«Uffa, Yuki! Perché la devi difendere sempre?» brontolò Tsubaki, ancora bloccata dai fili.

«Io difendo te, per evitare che tu diventi cena, Tsubaki-chan.»

Le dita sottili della giovane eseguirono un movimento aggraziato, così da sciogliere la compagna di squadra dai legacci.

Dodici anni, figlia del ninja della sabbia Kankuro e di Sakura Haruno, la giovane Yuki aveva ereditato il cognome materno per importanza di clan all’interno del villaggio residente.

Era figlia della direttrice delle squadre di soccorso di Konoha, dell’allieva di Tsunade-Hime, la precedente Hokage, e andava fiera di questo.

A volte sembrava aver ereditato il carattere frivolo della madre; di sicuro ne aveva la testardaggine, eppure non dimostrava la stessa attenzione tutta femminile al proprio aspetto di questa.

Haruno Yuki era cresciuta secondo la tradizione dei marionettisti di Suna.

Suo padre l’aveva portata spesso nel deserto, le aveva insegnato a cavarsela in mezzo alle intemperie e ad affrontare le situazioni più disagiate.

In mezzo alla sabbia, l’unica cosa su cui puoi contare è te stessa e non ti servono né capelli lunghi, né abiti eleganti.

«Konnichiwa, Yuki-chan!» esordì Kyuubi, sorridendo per la prima volta dall’inizio della giornata.

Yuki non le era mai dispiaciuta come presenza, forse perché vi era abituata sin dall’infanzia.

Sua madre era la migliore amica dei suoi genitori e, spesso, li aveva sentiti scherzare su una cotta giovanile di questa verso suo padre.

Fatto sta che Yuki Haruno poteva considerarsi una delle poche fortunate persone di Konoha a non essere nella lista dei possibili antipasti della piccola Uchiha.

Anche perché, diciamola tutta, era davvero troppo magra.

Al massimo poteva servire da digestivo.

«Haruno…»

Kasumi rivolse un’occhiata sprezzante alla propria compagna di squadra.

Non accettava ancora l’idea di essere finita in squadra con quella ragazza.

Nonostante il prestigio derivatole dalle abilità della madre, Kasumi era sempre restia ad approvare chi non avesse una discendenza nobile alle spalle.

Gli Haruno erano un clan minore, nulla a che vedere con gli Hyuuga, gli Uchiha, i Nara, gli Aburame, gli Inuzuka, gli Yamanaka…

Perfino gli Akimichi, nonostante il loro deprecabile aspetto fisico, erano, agli occhi della fanciulla, un gradino sopra agli Haruno, che non potevano vantare neanche la più piccola e insignificante abilità innata.

No, decisamente non approvava la squadra in cui era stata inserita. Tanto meno il maestro…

«Ah, giovani virgulti della giovinezza! Ecco dove eravate finite!»

Un tornado in tuta verde e scaldamuscoli arancione comparì nel bel mezzo della stanza.

Rock Lee, 37 anni, Jonin ed esperto di Taijutsu salutò con un caloroso abbraccio le sue tre allieve, fortemente in imbarazzo di fronte all’insegnante.

Certamente, sapevano di dover essere punite per aver disertato l’allenamento, ma forse essere sottoposte a quelle effusioni pubbliche era davvero troppo.

«Come mai non vi siete fatte vedere? Dovevamo incontrarci stamattina! Ah, ma io capisco il vostro interiore tormento che vi spinge ad esplorare nuovi orizzonti…»

«Lee-san…cosa ci fate qui a quest’ora?»

Un sospiro di sollievo si diffuse nell’aria, all’ingresso del più giovane tra i maestri jonin.

Ota Fujiki si richiuse lo shoji alle spalle, inchinandosi di fronte al ninja più anziano.

Lineamenti femminei, occhi grandi e color verde bosco sottolineavano l’aria timida del ventiseienne.

«Salve, giovane Ota! Sono venuto a recuperare le mie allieve!»

Con un sorriso, il ragazzo studiò una ad una le fanciulle seguaci del jonin.

Erano quelle le avversarie che avrebbero dovuto affrontare i suoi allievi all’esame chuunin, che si sarebbe dovuto tenere a Kiri tra pochi mesi.

«Immagino che le stiate allenando per l’esame chuunin.»

«Esattamente, e non vedo l’ora di poter farle misurare con i tuoi fantastici allievi! Soprattutto…» la mano ruvida dell’uomo scompigliò la testa di fuoco di Kyuubi «Sono curioso di vedere all’opera questa ragazzina. È pur sempre la figlia di Naruto e Sasuke. A proposito, come stanno?»

«Kaa-san è a casa.» spiegò l’interpellata, scostandosi da quella dimostrazione d’affetto, gesti che accettava solo dai genitori «…Tou-san…non lo so.»

«Doveva essere in missione, se non sbaglio, assieme ad Hana e Ayumi.»

Kyuubi non udì il seguito.

Improvvisamente la testa cominciò a girarle, mentre il mondo attorno a lei perdeva consistenza.

La nausea salì, assieme ad un improvviso malessere che la portò ad appoggiarsi al sensei.

«Kyuubi, tutto bene?» domandò Ota, senza ottenere risposta.

La kitsune udiva le voci dei compagni che si affollavano attorno a lei, ma sempre più forte percepiva una corrente.

Enorme, verde, letale…

Distruttiva.

Un presagio nefasto, il segnale che molti attendevano e l’improvviso mancamento fu il solo sollievo a quel disagio causato dall’opprimente sensazione che stesse per accadere qualcosa di brutto.

Collegato a suo padre.

Sasuke era in missione, quando accadde.

Prima un leggero malessere, poi un dolore lancinante che si propagava come una scarica elettrica nel suo corpo, concentrandosi nel segno.

«Uchiha-san…»

Hana Shiotari, ventiquattro anni, Anbu dal fisico prosperoso, si chinò su quello che era stato il suo maestro jonin ed era il suo attuale caposquadra.

Molto curata, attenta ai dettagli e ai particolari, spesso anche frivoli, la fanciulla aveva penato a lungo per diventare Anbu, quasi quanto a convincere la Godaime ad accorciare i pantaloncini estivi delle divise.

I capelli ramati, stretti in due codini da fermagli a forma di farfalla con gli strass, ondeggiavano al ritmo preoccupato del capo chino sul maestro.

Molto più dotata di Hana, ma ugualmente frivola, Ayumi Ryutari, diciassettenne minuta e affascinante.

Capelli biondi, occhi azzurri e un aristocratico nasino all’insù da bambola di porcellana.

Era entrata a far parte della squadra Anbu a soli undici anni.

Sebbene fosse spesso ingenua e tarda a comprendere, aveva una buona capacità d’azione e un grande cuore.

Sasuke l’aveva promossa più per non separarla dai compagni più grandi che per merito vero e proprio.

Ota, Hana, Ayumi…ragazzi problematici e ninja con ancora più difficoltà, Sasuke aveva fatto in modo che restassero uniti e, per appianare i disagi che avrebbero potuto provocare ad un altro superiore, li aveva tenuti con sé, aiutandoli e sostenendoli in ogni difficoltà.

Alla fine, erano riusciti a meritarsi quasi appieno il grado che portavano.

Riuscivano miracolosamente a compensarsi l’un l’altro e, l’Uchiha ne era convinto, la perdita di uno di loro avrebbe portato alla rovina l’intero gruppo.

«Hana, Ayu…allontanatevi.» mormorò «E’ un ordine!» aggiunse, notando il loro tentennamente.

Le due ragazze fecero appena in tempo a sparire, che il chakra di Sasuke, troppo a lungo trattenuto, esplose.

Caldo.

Fuoco.

Metà foresta fu rasa al suolo da quell’energia spaventosa.

Il sigillo del fuoco si era sciolto.

«Grazie per averla riportata a casa, Ota.»

La voce di Naruto risuonò limpida e cristallina sull’ingresso.

Di tanto in tanto, gli occhi azzurri andavano preoccupati al corpo privo di sensi della figlia, adagiato sui cuscini nella stanza accanto.

«Dovere, Rokudaime…»

Anche il ragazzo osservava con ansia la propria allieva.

Non era mai stata soggetta a malori simili, né aveva dimostrato una tendenza allo svenimento.

Al contrario, la sua capacità di resistenza allo sforzo fisico era proverbiale.

«Spero non sia nulla di grave.»

«Probabilmente solo un po’ di stress.»

Tentativo più di confortare se stesso che Fujiki, Naruto trattenne a stento un sospiro, congedando il jonin.

«Preoccupato, Naruto?»

Itachi entrò nella sala, proprio mentre il biondino si sedeva accanto alla figlia.

Presenza inquietante, austera.

Ombra che si aggirava per l’abitazione; fantasma di un passato che non intendeva scomparire.

«Sarebbe strano se non lo fossi.»

Il mukenin rise, con quel suo strano modo di fare sommesso, come se sapesse sempre qualcosa in più degli altri e intendesse far pesare la propria superiorità.

«È una bella bambina.»

«Lo so.»

«Peccato che abbia il caratteraccio di mio fratello.»

«Sasuke è molto più dolce di quanto semb…»

La porta dell’ingresso si aprì, con il tonfo secco degli shoji quando giungono al termine del percorso per spalancarli.

Il sorriso di Naruto, istintivo ogni volta che il marito tornava, si gelò sul volto brunito quando scorse la pelle ricoperta di segni scuri e le iridi fiammeggianti.

«Uchiha…» mormorò.

Il ragazzo annuì, in risposta.

Il chakra negativo era percepibile attorno a lui; sottile nebbia impenetrabile.

«A quanto pare, il primo sigillo si è sciolto.» commentò Itachi, senza apparente interesse.

L’Uchiha sembrò osservarlo perplesso per qualche secondo, come se si stesse chiedendo il motivo della sua fastidiosa presenza lì, poi parve rammentarsene.

«Sasuke è troppo buono con te. Io ti avrei già tagliato a fettine.»

Sospetto confermato.

Sasuke e l’Uchiha erano e non erano la stessa persona.

«Ti servo, e lo sai anche tu.»

Un “tsk” sdegnato accompagnò quell’affermazione, mentre la katana si depositava a terra, sul tatami.

Gli occhi contenenti lo sharingan si posarono sul corpicino stremato di Kyuubi e la sua espressione parve addolcirsi.

«Sasuke…»

Naruto gli si avvicinò, posandogli la mano sulla spalla.

Avvertiva il suo turbamento, lo conosceva fin troppo bene per non riuscirci.

L’Uchiha parve temporeggiare, poi sospirò.

«Dobbiamo dirglielo, Naruto.»

«Cosa?»

«Dobbiamo dirle come è nata e chi è realmente.»

Il Rokudaime aggrottò le sopracciglia.

«Come sarebbe a dire “chi è realmente”? Lei è Kyuubi Uchiha, nostra figlia. Nient’altro.»

«Kaa-san…Tousan…»

La discussione fu interrotta da un breve mugolio della bambina, i cui occhi scarlatti fissavano assonnati i genitori.

Si svegliò di colpo, quando scorse il corpo del padre rivestito da segni neri che emanavano un’energia negativa e familiare.

Non le piacevano quei segni.

Si ritrasse, quando Sasuke si chinò alla sua altezza.

Questi non fece una piega, limitandosi a porgerle la mano.

Kyuubi l’annusò.

In quei momenti prevaleva la sua parte animale, l’istinto.

Parte che Sasuke sapeva bene come gestire.

Le piccole narici del nasino aristocratico fremettero qualche secondo.

L’odore era alterato, ma sotto quel chakra oscuro e malevolo percepiva chiaro e rassicurante, quello del proprio Tou-san.

Si strusciò contro la mano.

Un moto di tenerezza, poi l’Uchiha tornò serio.

«Kyuubi…io e Kaa-san ti dobbiamo parlare.»

«Ci penso io, Sasuke.» si offrì Naruto.

Scosse la testa, in risposta.

Spettava a lui, visto che era lui la causa di tutto questo.

«Cosa c’è, Tou-san?»

«Ti sei accorta di essere un po’ diversa dagli altri bambini?»

«Ovvio, io sono più forte.»

Modestia.

Il clan Uchiha non si smentiva, neanche nella sua ultima discendente, pensò Naruto.

«Oltre a questo, che era ovvio…»

E neanche in suo marito.

«…hai visto che a volte hai un comportamento un poco…animale?»

«Anche Kaa-san.»

«Che c’entra? Kaa-san è un animale!»

Stavolta nessuno risparmiò a Sasuke un calcio nel deretano e anche piuttosto forte.

«Idiota!» sibilò il Rokudaime.

«Ha parlato lo scemo del villaggio.» mugugnò l’Uchiha, massaggiandosi la parte lesa.

«Mmmmmh…» il volto del biondino assunse un pericoloso color porpora «Aaaaah! Sei odioso! Mi chiedo perché ti ho sposato!»

«Dunque…perché mi ami, perché sono bello e perché sono bravo a letto?»

Il color porpora divenne scarlatto e Naruto si voltò stizzosamente di spalle.

«Solo la prima delle tre opzioni. Ultimamente nella terza stai diventando piuttosto scadente…»

«Dopo questa, chiedo il divorzio.»

«Tou-san, Kaa-san…»

«Sì?» esordirono i due in contemporanea.

«Cosa mi dovevate dire?»

Incredibile quanto poco ci voglia a far riacquistare la serietà a Sasuke Uchiha.

«Ecco…hai visto che i tuoi dentini sono un po’ più lunghi di quelli degli altri, che ami la carne, anche umana…»

«Tou-san non sei bravo a tergiversare, arriva al sodo.»

Sasuke sospirò.

Non sapeva la reazione che si sarebbe scatenata, ma era per lo stesso bene di sua figlia.

Il segno aveva cominciato a richiamarlo, altri sigilli si sarebbero sciolti e demoni, fino a quel momento imprigionati, si sarebbero risvegliati solo per distruggerla.

Doveva essere pronta a riceverli.

Non come Kyuubi Uchiha, ma come Kyuubi no Youko.

«Tu sei un demone, Kyuubi.»

“Ti devo parlare”, sono tre parole che non andrebbero mai pronunciate.

Angosciano, opprimono, generano ansia.

Sono sempre presagio di qualcosa di spiacevole.

Non sai cos’è e l’attesa diventa interminabile.

Specie quando a rivolgerle sono i tuoi genitori.

E, anche quella volta, a giudicare della fuga della kitsune dalla stanza, avevano sortito il loro tragico e drammatico effetto.

«Tu sei un demone.»

Per ora vi fate bastare questi, come al solito.

Ah, Rin non è realmente un’Inuzuka, ma mi faceva piacere infilarla in quel clan e, visto che Kishimoto-sensei non ci ha degnato di spiegarci le sue origini…

Nota: il design e i caratteri di Tsubaki Nara, Kasumi Hyuuga, Kumiko Nara (apparirà) e Kazushi Hyuuga, non sono miei, ma i due Hyuuga sono © di Sakurey, mentre Tsubaki Nara è © di Hanabi92.

Kumiko Nara è © di Yumeko

Ma torniamo al discorso cosplay, ormai ne sapete abbastanza ù__ù

Faccio una lista dei personaggi con accanto il nome/nick dell’interprete (non tutti hanno un link, perché non di tutti conosco il nick su efp o su manga.it), così vi rendete conto sia della compagnia, sia di chi manca.

Precisazione: il bozzetto dei costumi non è facoltativo. Se il personaggio non è ancora apparso, possiamo discuterne assieme su msn, ma se così non fosse, tenete presente che dovete attenervi agli abiti che indossano nella fanfiction.

A chi è interessato, posso fornire descrizioni più dettagliate e anche indirizzarvi a chi può spiegarvi come realizzarli.

In ogni caso, se decidete di fare un personaggio non ancora apparso (vedi i personaggi secondari, visto che gli abiti non sono quelli del manga, oppure un demone), mandatemi la vostra descrizione fisica (specie per i demoni), così vedrò di adattare il costume alle vostre esigenze fisiche.

PERSONAGGI PRINCIPALI E ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILI

Naruto Uzumaki: Onlykitsune (e non accetterò un altro Naruto in un cosplay all’infuori di lei ù_ù)

Sasuke Uchiha: c’è bisogno di chiederlo ù__ù? La sottoscritta.

Kyuubi Uchiha: Shichan

Eiji&Tenjo Inuzuka: le devo ricontattare, comunque metto il nick di una di loro due qui XD, l’altro non lo conosco: ru-ka-wa

Ota Fujiki: Assolutamente, tragicamente, drammaticamente libero.

Itachi Uchiha: se riesco a convincerla, pikkola-aya

Ragazza di Itachi molto tarda ad apparire XD: ancora libera, ma sappiate che deve essere uno scricciolo sull’anoressico andante.

Hana Shiotari: libera.

Ayumi Ryutari: libera.

Koori: mika-mika

Shinigami: altro personaggio tragicamente libero.

Shukaku: il mio ragazzo ù__ù

Nekomata: orofrane/bia-chan

Isonade: se tutto va bene, uo-chan, altrimenti Kei_saiyu

Sokou: rika e Galeon? Forse. Altrimenti, fatevi avanti, ma rammentando che è un demone doppio e che, in quanto tale, deve essere portato da due persone che vanno d’accordo (anche perché il vostro costume sarà tragico, visto che è progettato in modo che sia legato)

Houkou: rei murai

Raijuu: tragicamente libero ç__ç

Kaku: chy-chan

Yamata no Orochi: (visto che la orochimaru ufficiale si rifiuta =__=), Kurenai88

Kasumi Hyuuga: Hanabi Uchiha

Kazushi Hyuuga: altro da verificare, comunque per ora lo considero semi-libero.

Retsu Aburame: apparirà più in seguito, comunque è piccolo, capelli neri e occhi blu. Se intanto qualcuno vuole farci un pensierino.

Kumiko Nara: altra che appare in seguito. Libera.

Tsubaki Nara: Libera.

Yuki Haruno: libera.

PERSONAGGI SECONDARI, MA GRADITI. DA PRENDERE IN CONSIDERAZIONE, SOLO SE NESSUNO DEI PERSONAGGI PRINCIPALI E’ DI VOSTRO GRADIMENTO. (tutti liberi)

Sakura Haruno

Kiba Inuzuka

Hinata Hyuuga

Neji Hyuuga

Hanabi Hyuuga

Shikamaru Nara

Ino Yamanaka

Kankuro

Choji Akimichi

Rock Lee

Shino Aburame

Orihime Aburame (moglie di Shino XD, anche lei appare poi)

Tsunade

PERSONAGGI SECONDARI E SUPERFLUI (da prendere in considerazione se e solo se le prime due liste sono state completate)

Pain

Konan

Kakuzu

Hidan

Kisame

Zetsu

Deidara

Sasori

Tobi

   
 
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