Quel giorno il vento soffiava a Beth Qadà.
Un giorno come gli altri, in apparenza monotono e ripetitivo, ma mosso da un moto di cambiamento. Che fosse positivo o no, lo scoprii dopo. Ma per me, una ragazza del deserto costretta alla monotonia di quelle steppe e di quelle dune, quella parola così strana e rara nella bocca della gente mi permetteva di pensare ad un futuro meno impolverato.
Con meraviglia uscii dalla mia casa di argilla. Un rombare di zoccoli e un canto glorioso si librò nel cielo. Un esercito. Lo vidi passare e si stabilì montando accampamento, nella pianura dove pascolavano i nostri animali. Mi sentii importante, mi sentii libera. Sapevo di poter ricordare nella mia vita ripetitiva e monotona un frangente, un barlume di differenza, di novità che aveva illuminato quella calda e ventosa giornata a Beth Qadà.
Mi avviai verso il pozzo. Iniziai a riempire il vaso che avevo portato sino a lì, stavo ripetendo quel gesto che mi era stato assegnato alla nascita, quando percepii un rumore; mi voltai.
Dietro di me un uomo, giovane, coi capelli del grano, la pelle bronzea, il profumo avvolgente di un luogo lontano, si stava lavando e abbeverando al pozzo. Mi sorrise. Ricambiai. Abbassai lo sguardo , ripresi il controllo necessario per muovere il primo passo, cercai di camuffare il rossore non prodotto dal calore del sole concentrato nell’immensa pianura, ma da quell’uomo dagli occhi di diamante e dal sorriso avvolgente ….
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