Capitolo 3 - Accio
C A P I T O L
O III
“ Accio „
Non
che ci fosse molto da dire in effetti, tutto ciò che in quel
momento lo sovrastava era in fondo un'incontrollata e infinita
immensità di nero brillante, una coperta impreziosita di
innumerevoli diamanti grezzi incapaci di spegnersi anche solo per un
istante.
Pulsavano, come se volessero fargli presente d'esser lì, come se
aspettassero ansiosamente ed insistentemente anche solo un suo sguardo,
sfidando con forza e naturalezza l'oscurità penetrante di quella
notte artificiale.
Combattevano in quel manto scuro e vellutato per conquistare la loro
posizione, come se volessero manifestare contro il mondo e urlare che
loro non sarebbero sparite mai – e questo fu un pensiero bizzarro che
lo fece sorridere di se stesso, considerando facessero parte di un
soffitto incantato che, per quanto sconcertantemente realistico, era
irreale, finto.
Forse gli facevano
più specie le inquantificabili candele fluttuanti a un paio di
metri sopra la sua testa, l'austerità di quell'immensa stanza, o
forse era semplicemente tutto l'ambiente totalmente discostato dalle
sue abitudini.
Non sapeva esattamente come dovesse comportarsi in una situazione di
stallo come quella, dove tutte le nuove matricole se ne stavano riunite
in un unico grande gruppo davanti alle lunghe tavolate delle quattro
casate di Hogwarts – guardandole bramosi e timorosi al tempo
stesso, non sapendo quale sarebbe stata la loro per i prossimi sette
anni – ma,
con la sua consueta e sconfortata espressione, Hiccup guardò
distrattamente i numerosi studenti già consolidati e seduti ai
rispettivi posti, in attesa che la cerimonia di smistamento iniziasse.
Qualcuno ridacchiava guardando qualche soggetto in particolare tra di
loro, altri parlottavano facendo probabilmente considerazioni
personali, altri ancora se ne stavano semplicemente in silenzio invece
– e questi erano quelli che sicuramente preferiva; di essere
giudicato
ne aveva decisamente abbastanza.
Non era in grado di darsi una spiegazione sensata sul come fosse riuscito
a perdere di vista Merida ma, di fatto, era successo. Appena scesi dal
treno la folla di nuovi studenti e non, aveva creato una confusione
tale da alimentare sull'istante la sua già totale
incapacità di gestire il suo gigantesco bagaglio, costringendolo a
dedicare più attenzioni a questo che a quella che non sapeva se
poteva definire una sua nuova amica, ma che di sicuro ci si avvicinava
ad esserlo. Ed ora eccolo lì, di nuovo solo in mezzo a tutti
quei volti sconosciuti, domandandosi chi tra loro sarebbero potuti
diventare i suoi compagni di camera o, al contrario, coloro che lo
avrebbero preso di mira per tutta la durata del suo tempo lì
– perché lo sapeva, non poteva non essere vittima di
derisa o prese in giro, o non sarebbe stato più lui.
Era spaesato più che al suo arrivo alla stazione di Londra e,
tra involontarie spintonate e gomitate, rassegnato manteneva la calma,
nel mentre che continuava a cercare tra tutte le teste che lo
circondavano, la ribelle e fiammante chioma dell'unica persona che
conosceva.
Finalmente l'uomo seduto sul trono posto al centro del tavolo dei professori,
si alzò in piedi. Era piuttosto robusto di costituzione,
incredibilmente alto e con una lunga e folta barba bianca – con tanto
di baffi – che gli pendeva dal mento appoggiandosi morbidamente
sul suo petto. Spinose e spesse sopracciglia nere indurivano la
dolcezza del taglio dei suoi occhi vispi e azzurri come non credeva
potessero nemmeno esistere, ma nel complesso il suo volto era gioioso e
pieno di vita. Gli stava simpatico, ed era felice di questo primo
impatto perché quello altri non poteva essere se non il famoso
preside Nord – il ché gli imprimeva addosso qualche brivido di
esaltazione, poiché non c'era mago di quel secolo che fosse
più potente o importante di lui.
Dopo essersi sistemato il suo bizzarro copricapo – ricoperto della
stessa identica stoffa degli abiti che indossava –, iniziò
l'abitudinario discorso di inizio anno che era tenuto a fare per i
nuovi arrivati alla scuola.
Un caloroso benvenuto, qualche raccomandazione e un paio di divieti
assolutamente da rispettare; niente di eccessivamente difficile da
ricordare, ma era certo che sarebbe stato capace di infrangere il
regolamento già dal giorno successivo, si conosceva bene. Non erano
però i dubbi sulla sua futura condotta ciò che lo
preoccupava maggiormente in quel momento, perché finite le
necessarie premesse venne finalmente annunciato l'inizio del loro – del
suo – smistamento, e il
foglio di appello venne srotolato.
Improvvisamente si rese conto di non essere assolutamente preparato per
quell'evento, nonostante ci avesse fantasticato per più o meno
per metà della sua vita. Guardò freneticamente a
destra e sinistra in cerca di Merida, anche solo uno sguardo di
sostegno morale gli avrebbe sicuramente fatto piacere in un momento
come quello – senza contare che lo considerava addirittura
necessario;
le sue gambe avevano iniziato a non riuscir più nemmeno a
sorreggerlo.
«Hiccup Horrendous Haddock», la voce della professoressa
incaricata di leggere l’elenco dei nomi risuonò nel
silenzio generale, rimbombando tra le sconfinate pareti della Sala Grande – e ovviamente lui non poteva che essere il primo della lista, lo sapeva.
Domandandosi se fosse davvero necessario appellarlo con il suo nome per
intero, fece un profondo respiro – convincendosi che con quel
gesto si
sarebbe riempito più di coraggio che di aria – e
avanzò
di qualche passo verso il centro del piano rialzato, consapevole di
essere appena diventato il principale oggetto della curiosità di
mille e più persone – e questo favorì un incremento
della sua già inestimabile agitazione.
Diede un'ultima occhiata al gruppo da cui si era appena allontanato,
speranzoso di scorgere finalmente il volto radioso e carico di
positività di Merida ma di lei non c'era ombra – e anzi,
quel che riuscì a rilevare furono solo diversi risolini
forzatamente soppressi che sentiva essere rivolti a lui, e non lo
convincevano per niente.
Non lo aveva previsto ma qualcosa catturò completamente la sua
distratta attenzione; c'era una cascata di oro in mezzo a tutti quei
ragazzi ed era convinto che una chioma come quella di Merida potesse
battere tutte quelle esistenti al mondo eppure, nello stesso giorno,
era riuscito ad incontrato qualcun altro che ne possedesse una
particolare al punto di essere in grado di eguagliarla – se non
batterla, addirittura, nella sua assoluta diversità.
Era un fiume infinito di preziosi fili dorati – brillanti e liscissimi
come mai ne aveva visti prima – che si estendeva per una
lunghezza che non sapeva nemmeno quantificare per quanto assurda,
racchiuso tra le braccia della ragazza che li possedeva con candida
gelosia e che se li portava al petto come un mucchio di libri di testo.
Sicuramente quei capelli non avevano mai visto forbice in vita loro, e
lui non riusciva davvero a capire per quale motivo avesse deciso di
caricarsi di tanto ingombro e impegno.
Senza rendersene conto, contornò poi i lineamenti del suo volto
innocente – deliziato da un angelico naso costellato di lentiggini
esattamente come le sue – e, solo in quell'istante i loro sguardi si
incrociarono davvero, provocandogli qualche battito più
prepotente nel petto. Quelle iridi avevano la stessa colorazione
muschiata delle sue ma vi era una sostanziale differenza, perché
i boschi intrappolati in esse non erano bui e secchi come i suoi, ma
splendenti e illuminati dal sole. Per secondi che gli erano parsi
interminabili e incontrollabili, rimase a guardarla con la mente
annebbiata – continuando comunque a camminare verso il punto di
arrivo, ma dimenticandosi,
quasi, cosa stesse facendo.
Non seppe mai spiegarsene il motivo, ma d'improvviso le
labbra della ragazza si incurvarono appena e un confortevole sorriso
nacque sul suo volto, accompagnato dal piccolo movimento della sua mano dedicargli un saluto come se lo conoscesse da sempre. Eccolo, lo sguardo di sostegno che stava cercando.
Si sedette sul trepiedi destinato a sopportare il peso di tutti loro ancora una volta, in attesa che il cappello parlante gli venisse messo sulla testa e decidesse quale, fra le quattro case, fosse quella più adatta a lui.
Il cuore era in procinto di schizzargli via dal petto e non era del
tutto sicuro che i suoi polmoni funzionassero ancora correttamente, ma
cercò di non curarsene, prendendo consapevolezza che qualunque
cosa avesse fatto non avrebbe cambiato una decisione che non spettava a
lui e su cui non poteva influire in alcun modo – sebbene lo riguardasse.
Chiuse gli occhi, cercando di mantenere quanta più calma
possibile e costringendosi addirittura ad estraniarsi da tutto, facendo
ricadere ogni pensiero sul banchetto che di lì a poco avrebbe
arricchito i tavoli su cui avrebbe mangiato, sperando con tutto il
cuore che tra le portate non ci fosse troppo pesce.
C O N
T
I N U A
»
N O T E
A U T R I C E
;
Prima cosa da dire, sì, il titolo della raccolta è cambiato, e
l'attuale mi è balenato in mente proprio mentre stavo bevendo un
tè alla vaniglia, appunto! Lo trovo più accostabile con
il senso di questa fiction, con ciò di cui parlo capitolo per
capitolo ed è stata una voglia troppo forte quella sostituirlo
con il precedente. x°
L'odore del tè alla vaniglia è il mio odore preferito in
assoluto poiché ne ho bevuto veramente tanto –
puntualmente, regolarmente, abbondantemente – durante il periodo in cui ho scoperto e guardato Fullmetal alchemist –
la prima versione, anni e anni fa, e che continua a detenere nel tempo
il podio come mio anime preferito senza possibilità d'esser
surclassato – e, quindi, ogni volta che lo inspiro mi
riporta inevitabilmente a quel periodo in cui mi sono immersa in una
visione per me così intensa e significativa; è un aroma
che mi ricorda molto i legami e penso che, sulla base di questo, un
titolo del genere non possa che essere calzante.
Spiegato l'arcano (?), passo dunque con i miei ringraziamenti
più sentiti a tutta quella miriade di persone che ha aggiunto la
raccolta alle seguite e preferite *A*
Non so come esprimere la gioia bruciante che sento dentro il mio cuoricino hahaha, quattordici preferite e undici seguite!
Siete fantastici, sul serio, e spero possiate presto lasciarmi magari
qualche parere, anche piccolo, tramite una recensione che non farebbe
altro che motivarmi e stimolarmi nella stesura del tutto! Grazie
veramente, e grazie ancor di più a Ucha, P h o e e Shin92
per aver commentato come sempre – Shin, grazie soprattutto per
avermi dedicato addirittura una recensione a capitolo; l'ho veramente
apprezzato!
Oh, sì, prima che mi dimentichi, ci tenevo a dare le mie spiegazioni sul mio modo di aver trattato Merida
nella scorsa uscita; mi è stato detto che è apparsa
lievemente OOC, e non rizzo di certo il pelo per questo x°, ma
vorrei comunque fornire la mia ottica su di lei, per giustificare il
mio sostenerla, invece, IC. Secondo me si tende ad inquadrarla come
ostile alle amicizie per via
del suo negare categoricamente ogni possibilità di matrimonio ai suoi pretendenti, nel
film ma, a mio avviso, se solo ne avesse la possibilità Merida in
amicizia sarebbe una persona fantastica e non così burbera come invece
viene spesso dipinta nelle storie – parlo della maggior parte di quelle che ho letto ovviamente.
Non so, mi è sembrata lampante la sua gioia di vivere e il suo
volersi godere le piccole grandi cose – ha voluto scalare una
montagna
solamente per bere da una cascata! Rendiamoci conto – e, idem, mi
è sembrata piuttosto ben caratterizzata la sua indole
giocherellona e
vogliosa di esporsi eccentricamente nelle situazioni e nei discorsi
–
vedesi il suo scendere in campo con arco e frecce per ottenere la sua
stessa mano, o il suo modo di intromettersi nella storia che suo padre
stava raccontando ai tre gemelli sul come ha perso la gamba. E' uno
spirito libero e con un pizzico di ingenua ed adorabile
infantilità, con tanta voglia di prendere le cose con leggerezza
e
fuggire dalla realtà per rifugiarsi nella fantasia o nelle
più
incredibili sensazioni che il mondo può offrire. E' una
ragazza che ride anche per i più bambineschi episodiucci
e che sbuffa davanti alle questioni serie, perché non vede l'ora di
lanciarsi in nuove avventure che lei stessa si crea. E' una persona
piena di voglia di conoscere e, per tutta questa pappardella di roba da
me elencata, trovo abbastanza sensato che nello scorso capitolo si sia
spanciata – quasi – dalle risate alla battuta di Hiccup sui draghi –
ricordiamoci che ha riso a crepapelle, nel film, quando un falco si è
piantato in faccia a suo padre, per una sciocchezza insomma x° – e
trovo atrettanto sensato che lo abbia voluto avvicinare vedendolo lì da
solo – poiché Hiccup non appare certamente come un don giovanni o un
marcantonio pronto a volersi maritare con lei, tutt'altro, e penso che i due possano avere feeling anche
solo a prima vista ed per questo che, nella mia storia, Merida lo trova
fin da subito, a pelle, 'simpatico'.
Detto questo, basta hahaha, volevo
semplicemente argomentare le mie scelte perché credo sia sempre giusto
per poter sostenere i propri punti di vista e, ad ogni modo, rispetto
quelli che mi sono stati dati quindi è tutto un pour parlé. :))
Ora
suppongo di potervi salutare tutti quanti con un ennesimo, enormissimo
ringraziamento ancora per ogni cosa! Tutti, dal primo all'ultimo, siete
stati incredibili e io spero solamente di essere stata alla vostra altezza – e di poter continuare ad esserlo!
Come sempre, spero inoltre di avervi appena fatto leggere un
bel capitolo che possa aver stimolato la vostra curiosità e passione –
se così possiamo chiamarla – per questa storia!
Grazie, grazie, grazie, e alla prossima settimana! ♡
©
a u t u m n
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