CAPITOLO
5
Il
caos regnava attorno a me, non riuscivo a distinguere le persone, mio
padre sparì dal mio fianco, sperai che non si buttasse in
quella
mischia infernale. Ricevetti spintoni, caddi numerose volte per terra
ma mi rialzai, volevo uscire dalla folla ma non riuscivo a capire
dove dovevo andare, corsi a perdifiato, ignorai le urla, i botti,
continuai a correre finché non mi ritrovai in una stradina
deserta.
Ero sconvolta, il cuore mi batteva fortissimo in petto fino a farmi
pulsare le orecchie, ero senza fiato per la corsa ma dentro di me,
più forte della stanchezza vi era un senso di oppressione e
disgusto
che cresceva sempre più e che sfociò dal mio
corpo in numerose
lacrime; caddi in ginocchio, facendomi trasportare dalla
disperazione. Un rumore improvviso mi destò, in lontananza
un'ombra,
un uomo che si trascinava lungo le pareti, tenendo le mani in grembo,
pochi passi e cadde per terra. Lo fissai per qualche istante o forse
più, poi mi alzai e lo raggiunsi, gli girai la testa
spostando i
ciuffi corvini dal volto, era l'emissario. Rimasi pietrificata, era
riuscito a scappare, nessuno lo aveva fermato, era combinato male, se
non si sarebbe curato gli sarebbero rimasti pochi giorni di vita. Mi
venne in mente Serena, lo sguardo che gli lanciò un'istante
prima di
morire, non potevo lasciarlo lì, lo dovevo aiutare, lo
dovevo fare
per Serena ma dovevo stare attenta, se mi scoprivano avrei fatto la
loro stessa fine. Gli misi il mio giubbotto in testa e lo trascinai
fino a casa, che fortunatamente era ancora vuota. Lo sdraiai per
terra in bagno, era molto pesante, mi tremavano le braccia per la
stanchezza, ma sapevo che era la cosa giusta da fare. Dovevo lavargli
le ferite e bendarlo, cercai di svegliarlo ma era svenuto, iniziai a
togliergli i vestiti, stando attenta a non denudarlo troppo o
strofinandogli le ferite; riempii la vasca da bagno e lo immersi
dentro, strofinai con delicatezza la sua pelle, non avevo mai toccato
un uomo nudo, mi venne la pelle d'oca. Era alto e slanciato, e anche
se il suo corpo era tumefatto si intravedevano i muscoli ben
delineati, mi tremarono le mani incespicando in alcuni punti,
arrossii ma decisi di andare avanti. Finito il bagno lo asciugai con
accuratezza, massaggiandogli i capelli lisci e lucenti, misi del
disinfettante sulle sue ferite che lo fecero leggermente muovere,
fece una smorfia, un mugolio, aprì gli occhi, mi
fissò, non sapevo
che fare, continuai a disinfettargli le ferite e poi ad avvolgerlo
con le bende << non so chi sei, ma grazie
>> una voce
vellutata quasi angelica uscì da quella bocca
<< ti ho trovato
per strada, non mi andava lasciarti lì; conoscevo Serena, mi
sembra
giusto aiutarti, posso nasconderti in cantina per un po', ma poi devi
andare via, non voglio passare dei guai >> gli si
appannarono
gli occhi quando nominai Serena e abbassò lo sguardo
annuendo. Andai
a cercare dei vestiti vecchi di mio padre che per fortuna gli
vestivano a pennello e lo accompagnai in cantina << qui
non scende mai nessuno, abbiamo una pila lì in fondo per
lavarti e puoi
crearti un giaciglio con le coperte che trovi, verrò a
portarti del
sapone, cambi puliti e cibo ogni giorno, quindi non uscire da qui se
non ci sono io! Lo so che è poco ospitale ma non sapevo dove
nasconderti >> dissi sorridendo, ma lui mi
osservò con sguardo
assente poi andò verso lo scaffale più a destra,
prese delle
coperte sistemandole strategicamente a terra formando un materasso ed
un cuscino e vi si sedette sopra mettendo la testa fra le ginocchia.
Non sapevo cosa dire o fare, quest'uomo aveva subito delle torture
atroci, aveva perso tutto compreso la possibilità di
scappare via
facendosi una nuova vita, come avrei reagito al suo posto, cosa avrei
fatto? Come mi sarei sentita a perdere l'amore della mia vita, mi
sentì triste per lui, io non ero mai stata innamorata, non
era nei
miei interessi, ma non volevo passare la vita da sola. Mi avvicinai
con discrezione, gli appoggiai una mano sulla spalla <<
mi
spiace per Serena >> non riuscì a dire altro,
ma cosa c'era da
dire, quali parole potevano mai consolarlo o colmare quel vuoto; mi
guardò negli occhi, li aveva arrossati e lucidi, stava
trattenendo
le lacrime, poi riabbassò la testa, non disse nulla, non
parlò più.
Decisi di lasciarlo solo, chiusi la cantina portando con me la
chiave, volevo aiutarlo, non sembrava una cattiva persona, volevo
scoprire che cosa stava accadendo.
Poche
ore dopo la mia famiglia rientrò in casa, stavano discutendo
animatamente, i gemelli appena mi videro mi saltarono addosso
<<
hai saputo cos'è successo? Si sono dati un sacco di botte in
centro
>> << volevo esserci pure io, qua si
divertono sempre
senza di noi >> diedi un bacio sulla fronte di entrambi
<<
non vi siete persi nulla >> , mamma entrò
qualche secondo
dopo, mi guardò stupita << sei a casa?
>> mi abbracciò,
<< si, ho perso di vista papà, poi
è successo quel che è
successo ed ero troppo sconvolta >> << tu
si che ragioni,
quello stupido di tuo padre si è fatto menare per bene
>> ,
vidi mio padre, con un grosso livido sull'occhio, un taglio sul
labbro e una borsa del ghiaccio in testa, avevo lo sguardo sprizzante
di gioia << non mi sono mai divertito così
tanto! Avevo voglia
di picchiare certe persone da un sacco di tempo >>
<<
non c'è niente da ridere o scherzare Roghers, è
stata una tragedia,
quella povera ragazza! >> abbassammo tutti lo sguardo,
<<
vado a preparare la cena >> << io non ho
fame mamma, mi è
passato l'appetito, vado a dormire, buona notte a tutti
>> <<
notte tesoro >> . Volevo andare a controllare come stava
l'emissario, ma con i miei non era una scelta arguta; aspettai nella
mia stanza finché tutti non si furono addormentati, poi
andai in
cucina prendendo del pane e formaggio, del sapone e altri vestiti,
scesi silenziosamente in cantina ma i gradini di legno
scricchiolavano sotto il mio peso, sperai con tutto il cuore che
tutti stessero dormendo. Lo trovai disteso sul giaciglio, forse
dormiva, mi avvicinai lentamente posando il tutto accanto a lui, non
si voltò, forse dormiva; lo richiusi dentro e salii in
camera,
questa volta per dormire veramente, la giornata era stata lunga e
stancante, una strana sensazione mi pervase, la vita è
così breve,
fino a questa mattina Serena respirava quest'aria e adesso.. non
dimenticherò mai ciò che ho visto oggi, mi
raggomitolai nel tetto
stringendo le coperte, pochi istanti e il dolce l'oblio mi
portò fra
le sue spire.
Ciao
a tuttiii, ecco il quinto capitolo, l'ho scritto di getto quindi
perdonate gli errori al più presto lo
revisionerò. Spero che la
storia vi stia coinvolgendo e incuriosendo, secondo me
Kalimà si sta
evolvendo caratterialmente e dentro di se stanno nascendo nuove
consapevolezze. I prossimi due capitoli saranno quelli chiave, spero
di scriverli più lunghetti, come sempre aspetto i vostri
giudizi, mi
farebbe piacere se qualcuno mi desse la sua impressione. Ho riscritto la trama della storia. A prestooo
=)
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