Storm-Direction 2
STURM DIRECTION PART 2
Heartbreak Station
La lancetta del
contachilometri tentennava sull'indicatore, puntato su una cifra che
implicava una velocità ai limiti del reato.
Il piede destro del canadese era sempre più pesante, mentre le mani
si destreggiavano sul volante, guidando nelle
piccole strade della campagna europea con la stessa disinvoltura di una
highway californiana a tre corsie.
Gli occhiali a specchio del giovanotto riflettevano il paesaggio
circostante solo il sole cocente, i capelli a spazzola pettinavano (?)
l'aria alla velocità di Mille Miglia orarie al secondo (?!).
Annoiato dalla tortuosità delle curve, che gli impedivano di sfruttare
a tavoletta l'albero motore della sua Ferrari, e rimpiangendo altre
curve, quelle della sua adorata Selena, il ragazzino allungò la mano
destra, tenuta fino a quel momento attaccata al pomello del cambio,
verso il cruscotto.
Al contatto notò di quanto il palmo fosse sudaticcio, e
schifato pulì il residuo sulla maglietta attillata.
Tornò con la mano sul cruscotto, questa volta in cerca dell'autoradio:
forse un po' di musica avrebbe fatto al caso.
La prima canzone che trovò gli fece storcere il naso:
E c'era un ragazzetto piccolino in Canada
aveva una chitarra e un maglione color lillà
e tutte le ragazze che passavano di là
dicevan
"Sputami addosso!"
"Scopami tutta!"
"Seguimi su Twitter o
uccido il gatto e il fratellino di un anno!"
"Quant'è bello il ragazzino in Canada"
Justin scosse la testa
mentre il pulsante faceva sparire spegnere il display.
"Questi europei hanno gusti davvero osceni", pensò.
E ancora nessun paparazzo da investire.
***************
Seppellito il cadavere del
contadino, la compagnia si avviò in marcia verso la stazione della
morte.
Due soldati poco distanti, impegnati in una importante missione,
osservarono la pattuglia allontanarsi.
- Otto, - Esordì il primo al secondo.
- Ja, Heinz?
- Come sta andando a te?
- Nein, nessuno cane ebbren trovaten.
- Ma sei sicuren ke gli ordini fossero kvesti?
- Altroké! - Confermò Otto. - Parole testuali del comandante.
"Rastrellate le campagne in cerca di altri prigionieri!"
- Non sono confinto che intendesse in qvesto modo. - Obiettò Heinz.
- Fai solo storien - Polemizzò Otto, mentre continuava a lavorare. -
Datti da faren, piuttosten.
Il soldato Heinz osservò per un momento il soldato Heinz passare il
rastrello su e giù per il campo.
- D'accorden. Al massimo trofiamo qualke patata per la cena.
P.O.V.I.A. Punto di vista di un piccione gay
Ah, no, fermi tutti, ho sbagliato.
P.O.V. di Rosi
Salve sono Rosi Grandi, sono nata in
una sperduta campagna vicino a Berlino il 3 gennaio 1932.
Sono il frutto di un amore proibito
tra un tedesco e un'ebrea.
Forse l'unica colpa dei miei genitori
fu quella di amarsi nel periodo peggiore: era l'epoca in cui un
piccoletto malato di mente aveva abbandonato la brillante carriera di
imbianchino per darsi alla politica.
E in effetti, nonostante la sua
non-intelligenza, aveva comunque sfondato, dimostrando che per certe
cose quello che conta è il carisma.
Probabilmente in epoche diverse
sarebbe stato un perfetto idolo, una star da Youtube o un fortunato
deputato di Montecitorio.
Ma lui era diverso: era l'uomo che si
era prefisso, con la guida delle sue idee malate e l'aiuto di un
esercito potente, di eliminare chiunque ai suoi occhi non fosse della
razza perfetta.
Se fosse qui gli direi: "Ma che razza
di bastardo!"
"Che razza di ariano!" Mi
preciserebbe lui, prendendomi a schiaffi e mandandomi nei campi di
concentramento.
Cosa che in effetti mi sta accadendo,
ma che è ancora più irritante quando lo fa in quello che dovrebbe
essere il MIO P.O.V.
E che diamine, mi ruba la dignità, la
libertà, e ora anche la scena.
Ehm, scusate, stavo parlando dei miei
genitori.
Lui, bello, alto e biondo come il
sole, era un ufficiale che non condivideva le idee astruse di
quell'ometto. Pensate che il furiere, pardon, il fuhrer era stato
persino compagno di classe di mio papà.
E indovinate? Era lo zimbello,
piccolo, basso, maltrattato da tutti.
Poi è entrato in politica e si è
vendicato. Ma mio padre non c'entrava nulla: in lui vi era solo amore.
Fatto sta che aveva messo incinta mia
madre ed erano fuggiti insieme: non è una cosa romantica? :)
Ma Adolf nel mentre pensava alla
carriera: scalò le classifiche mondiali di potere e si ritrovò sul
podio della Germania. La prima cosa che fece fu di far stampare la sua
prima ficcyna: il Mein Kampf.
E di realizzare un mondo ritagliato
su misura.
Le guardie arrivarono, e si portarono
via mio papà. Fu accusato di tradimento, e fucilato senza un processo.
Anche quello successivo, quello di decomposizione.
Non scorderò mai quel momento. Ci
composi anche una poesia per l'occasione.
Mai...mai...scorderai...
l'attimo...mio padre fucilò...
l'aria s'incendiò... e poi... silenzio...
Era rimasta solo mia mamma, ma
vivevamo felici, anche se ci avevano relegati come tanti
extracomunitari nel ghetto.
La paura e l'inquietudine si
sentivano nell'aria, ma a me e mia madre bastava. Era la nostra vita
spensierata e felice.
Mi feci persino un'amica, Laura
Tokiettina. Prima di lei la mia vita era molto meno vivace, con me
immersa tutto il tempo tra libri e poesie.
La mia passione per la lettura si
traduceva in un rendimento scolastico eccellente. Probabilmente, senza
tutta questa storia della Shoah avrei potuto vincere una borsa di
studio e volare in Inghilterra o negli Stati Uniti.
Sì, laggiù, dove nessuno ti giudica
se porti una maglietta con su scritto "Sono ebrea".
Ma le cose peggiorarono giorno dopo
giorno, quando arrivavano i soldati con camionette vuote, caricavano
alcuni di noi e ripartivano.
Chi saliva sopra, non tornava più.
Le voci si diffusero, la paura salì.
Per il baffetto uncinato, noi ebrei
eravamo diventati un peso da smaltire, il ghetto era una raccolta
differenziata, e noi i sacchi da buttare nell'inceneritore.
Fu così che cominciammo a nasconderci.
Le camionette arrivarono in maggior
numero, i "prelievi" divennero sempre più violenti e improvvisi.
Da lì a poco, divenne praticamente
caccia all'uomo.
Vivemmo tipo una settimana nella botola di quel gentile contadino,
stipati come tanti ovini, sopravvivendo di quel poco che quel brav'uomo
gentilmente ci passava.
Per farci coraggio, quel samaritano aveva anche messo a nostra
disposizione la sua scorta personale di vino.
Ammetto che fu una delle cose che mi impedì di disperarmi, e, anzi, mi
mise addosso un'insolita allegria, inusuale per quella situazione.
Ma prima o poi si finisce sempre per toccare il fondo, della damigiana
in questo caso.
I diavoli ariani ci hanno appena scoperto, e il povero contadino è
stato giustiziato sul posto. La stessa fine che ha fatto mio padre.
Perché Signore Mio Dio, Colui che prego ogni sera prima di
addormentarmi, permetti tutto ciò? Perché?
Ma vedo che nel tuo strano disegno, hai voluto riservare anche a me un
po' di felicità.
In mezzo alle zanne dei lupi famelici, ho visto per la prima volta
degli occhi umani, degli occhi blu come l'oceano.
E una strana eccitazione si è impossessata di me, come un colpo di
fulmine.
E forse per la prima volta ho provato quella scintilla che aveva unito
mio padre e mia madre.
A proposito!
Mia madre: chissà adesso dove sta (E chissà perché me ne sono ricordata
solo ora).
Durante l'ultimo raid era stata presa insieme alla mia amica Laura. Per
giorni ho pianto, sentendomi sola al mondo.
Prego ogni sera affinché siano ancora vive.
La compagnia dei reietti come me non mi era di gran conforto. Quattro
giorni, poi, senza un bagno, avevano trasformato la cantina in un
tugurio che avrebbe fatto fuggire anche i topi.
Ma con i tedeschi era come passare dalla padella alla brace.
Però, rivedendo l'angelo che aveva posato gli occhi su di me e
confortato con il suono della voce (Sì, mi ha anche parlato!)
Distrattamente ho captato anche il
suo nome, da uno dei suoi commilitoni.
Niall. Un nome così possente, così
teutonico, un valchirio tutto per me.
Sento che qualcosa in lui brilla di
umanità, di amore, sotto quella pelliccia di lupo nazista.
Batte un cuore di panna, un muscolo
pregno di pietà, un bambino che piange per le atrocità che i suoi
superiori gli ordinano di fare.
E' un eroe vestito da cattivo, un
combattente che serve un pazzo, ma anela l'ideale della libertà. E
tutto questo gliel'ho letto nei profondi occhi, in una manciata di
secondi.
Sul momento, gli ho anche composto
una poesia.
Niall, sei tu
fantastico guerriero
sceso come un fulmine
dal cielo...
Fine POV.
Finalmente la scorta arrivò
alla
stazione. Il capitano si fregava avidamente le mani, e un ghigno di
soddisfazione pervase il suo volto.
- E' arrifata fostra oren - Cominciò a proclamare, di fronte ai
prigionieri messi in fila. - Qvesta è fostra ultima tappa in mondo
civile. Qvando arriferà il treno, foi sarete solo più numeri, carne da
macello, anonima forza lavoro. Smetterete di essere persone, e
tifenderete deportati. - Finendo il discorso con una risata malefica,
mentre agitava il pugno in aria in segno di vittoria.
Lo stesso pugno si abbatté, una manciata di minuti più tardi, sulla
scrivania dell'ufficio del capostazione.
Il capitano era di un umore completamente diverso rispetto a prima.
Con la voce così stridula che lo sforzo gli strozzava la trachea,
proruppe in un lamento ripieno di indignazione e incredulità.
- Come sarebbe a diren che treno arriferà in ritardo?
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