UN’ALBA DI
FELICITA’
Alessandro posò la sua
valigia per terra e si voltò per salutare quel paese che gli aveva regalato
tante gioie, che l’aveva così radicalmente cambiato, che gli aveva fatto
conoscere l’amore, ma che ormai non poteva dargli altro che dolori.
Pensò con orrore a quello che sarebbe
accaduto quella mattina: Valeria avrebbe raccontato a tutti la sua storia e gli
altri l’avrebbero giudicato un opportunista, un bugiardo e un ingrato, visto
che “aveva preferito raccontare la verità a Valeria, piuttosto che a Sabrina”.
Sentì un tuffo al cuore al pensiero che non
avrebbe più rivisto Sabrina, ascoltato la sua voce. Ma non poteva restare dopo
ciò che era accaduto la sera prima… e soprattutto quello schiaffo… ma perché lo
aveva fatto? Perché non si era trattenuto? Se le parlato ciò che provava per
lei sarebbe stato meno imbarazzante. Perché quello non era stato uno schiaffo
come tanti… era stato uno schiaffo in cui le aveva rivelato i suoi sentimenti…
come se fosse stato un bacio. Quella mattina avrebbe anche potuto spiegarle
tutto e cercare di riconquistare la sua fiducia, ma dopo quello schiaffo, come
avrebbe potuto spiegarle la verità senza rivelare tutto ciò che si agitava nel
suo cuore? Cosa avrebbe potuto dire se lei avesse capito cosa in realtà
quell’atto voleva dirle? Lei voleva bene a Michele, perché complicarle la vita,
parlandole dei suoi sentimenti? Meglio sparire, essere dimenticato e odiato,
che vedere Sabrina soffrire per colpa sua. Non stava fuggendo, ma solo salvando
la sua Sabrina.
Ormai fra lui e Sabrina era tutto finito:
le aveva detto addio la sera prima quando, dopo aver pressappoco raccontato ai
genitori della ragazza di come Sabrina avesse sofferto “per una brutta faccenda
capitatale per colpa di Valeria”, aveva con loro convenuto che sarebbe stato
meglio che lui fosse partito.
Aveva preparato tutto velocemente e poi,
silenziosamente, era entrato nella stanza di Sabrina per vederla per l’ultima
volta; l’aveva coperta dolcemente cercando di non svegliarla e l’aveva baciata
sulla fronte senza che lei se ne fosse accorta; aveva salutato i due coniugi
ringraziandoli di tutto e se n’era andato con il cuore gonfio di tristezza.
Aveva raggiunto la spiaggia, quella stessa su cui aveva trascorso tante
giornate felici e spensierate, e si era tuffato, rischiarato dalla luce della
luna.
Sorrise. Era proprio
lì, su quella sabbia dorata che era iniziato tutto, in una giornata come tante.
Quella mattina aveva deciso di tuffarsi in quelle chiare e fresche acque,
chiedendosi come sarebbe stata la sua nuova vita, tra persone che non
conoscevano né lui, né il suo passato. Era l'unico modo che avesse per
allontanare i pensieri tristi, come aveva potuto scoprire lui stesso alcuni
giorni dopo la morte dei suoi.
-Smettila di angustiarti così, Sandro.-
stava tentando quella sera di fargli coraggio una sua vicina, una donna tanto
cara, mentre camminavano insieme sulla spiaggia poche ore prima della partenza
-Non puoi pensare che sia colpa tua. Lasciati andare. Non sei mai stato un
ragazzo molto espansivo, però…
-Basta, basta!- aveva urlato scuotendo la
testa e si era tuffato lì, con gli abiti ancora addosso, pur di non sentire
quella voce amica, ma noiosa, cercare di consigliarlo e con poche bracciate si
era allontanato dalla costa, quasi a voler allontanare tutto, il passato, il
presente, il futuro incerto, cercando di dimenticare il suo dolore. Avrebbe
tanto desiderato non ritornare più indietro e lasciarsi tutto alle spalle, ma
non era la soluzione migliore, se ne era reso conto subito, così era ritornato
indietro, deciso ad andare avanti. E così doveva fare anche in quest'occasione,
si era detto cercando di farsi coraggio.
Infine, dopo una nuotata, che tuttavia non
aveva avuto l'effetto calmante sperato, era arrivato alla stazione e, stremato
dalla stanchezza e dalla sofferenza, aveva cercato, inutilmente di
addormentarsi su una panchina: Sabrina era sempre nei suoi pensieri.
Guardò il biglietto di sola andata per
Roma, incerto sul suo futuro. Pochi giorni dopo sarebbe stato il suo compleanno
e automaticamente avrebbe potuto disporre di tutto e fino ad allora avrebbe
passato un po’ di giorni a Roma da Enrico, un suo amico. Più volte l’aveva
invitato a passare da lui qualche giorno e adesso era giunto il momento di
accettare quell’invito e di fargli una sorpresa. In seguito, quando sarebbe
diventato maggiorenne, sarebbe tornato a Cagliari e avrebbe ereditato tutto il
patrimonio, nel frattempo gestito dai genitori di Sabrina, come aveva voluto
suo padre. Ma cosa ne avrebbe fatto? Non sapeva cosa fare, se proseguire gli
studi o vendere tutto e andarsene da quel luogo così triste. Non sapeva nulla,
ma in quel momento la cosa più importante era andarsene da lì.
Attraverso l’altoparlante lo speaker
annunciò che il treno per Roma era in partenza dal binario 6.
Alessandro si guardò indietro per l’ultima
volta poi prese la valigia e s’incamminò verso il suo binario.
Sabrina guardò la
struttura della stazione e la speranza si riaccese nel suo cuore.
–Ma certo! La stazione!- corse all’interno
pregando che non fosse ancora partito.
D’un tratto sentì una voce che pregava i
signori passeggeri in partenza per Roma a recarsi al binario 6.…
-Roma! Ma certo!- esclamò a se stessa.
Ricordò una delle tante discussioni avute
con Alessandro quando ancora non potevano sopportarsi.
“Si, ho un amico, ma si è trasferito a Roma
mesi fa e comunque non era il massimo” . Conoscendo il suo carattere dei primi
tempi, avrebbe dovuto capirlo subito che in realtà erano grandi amici… e se
avesse avuto intenzione di andare a trovarlo?
Iniziò a correre verso il binario 6, benché
ormai le gambe non la reggessero più e fosse completamente priva di forze.
Girò l’angolo e allora lo vide, mentre si
accingeva a salire sul treno.
–Alessandro!- gridò, ma la sua voce fu
coperta da quella dello speaker che ripeteva l’invito ad avvicinarsi al binario
6. Cercò di aumentare la velocità, ma ormai era sfinita.
–Alessandro!- urlò con tutta la voce che
aveva in corpo –Alessandro!!
Alessandro si girò e si chiese se non
stesse sognando e se fosse veramente Sabrina la ragazza che correva verso di
lui.
–Sa... Sabrina!- esclamò andandole
incontro giusto in tempo per prenderla fra le sue braccia ed evitare che,
sfinita, cadesse.
-Sabrina… ma cosa ci fai qui? Chi ti ha
detto che ero qui?- le chiese stringendola forte a sé.
-Tu… me l’hai detto tu… e tua madre… me
l’ha detto lei…
-Ma cosa c’entra mia madre? Lei è…
-L’ho sognata… me l’ha detto… mi disse
anche che saresti arrivato prima che ti conoscessi… Alessandro, mi dispiace…
non avrei dovuto trattarti così ieri sera… sono stata una stupida… stupida…
potrai mai…?
-Non devi scusarti- bisbigliò dolcemente,
accarezzandole i morbidi capelli castani –Capisco benissimo… è per via di
Michele- gli si stringeva il cuore nel pronunciare quel nome, ma in fondo
doveva rassegnarsi –Non scusarti. E’ stata tutta colpa mia, non avrei mai
dovuto tenerti all’oscuro di una simile faccenda… avrei dovuto dirti tutto, ma
avevo paura che…- le parole gli morirono in gola e allora capì che parlare non
serviva a nulla, che l’importante era esser lì, abbracciati, felici, che la
loro amicizia avesse superato le perfidie di Valeria… ma era solo amicizia?
-Sabrina- bisbigliò Alessandro alzando il
viso della ragazza verso il suo e i loro sguardi s’incrociarono –Sono stato uno
sciocco, ho rischiato di perdere il tuo sorriso, la tua gioia, la tua…
-Non aggiungere altro- lo zittì –Sono
felice così- e a queste parole chiuse gli occhi e lo baciò.
Il capostazione
fischiò per l’ennesima volta chiedendosi se quel ragazzo avesse avuto
intenzione di salire o meno. Si avvicinò lentamente e solo quando era a pochi
metri dai due ragazzi capì.
–In carrozza!- urlò salendo sul treno.
Le porte del treno si chiusero, mentre il
fischio della locomotiva si perdeva in quell’alba di felicità.
FINE
E finalmente siamo giunti alla fine di questa storia. Spero che vi sia
piaciuta almeno un po’, e che vi abbia fatto vivere bei momenti. Questi
personaggi sono stati miei amici per più di un anno e devo confessare che, arrivata alla fine, mi commossi un
po’.
Ringrazio ancora una volta tutti coloro che hanno commentato
questa mia piccola storia e anche coloro che l’hanno soltanto letta.
Grazie a tutti e a presto.