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Autore: Naco    27/11/2004    6 recensioni
Una voce, un sogno, un'ombra che si allontana. Per Sabrina l'alba è un momento speciale, tra il sogno e la realtà. E forse un'alba come questa la porterà a scoprire cos'è la felicità?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN’ALBA DI FELICITA’

UN’ALBA DI FELICITA’

Alessandro posò la sua valigia per terra e si voltò per salutare quel paese che gli aveva regalato tante gioie, che l’aveva così radicalmente cambiato, che gli aveva fatto conoscere l’amore, ma che ormai non poteva dargli altro che dolori.

   Pensò con orrore a quello che sarebbe accaduto quella mattina: Valeria avrebbe raccontato a tutti la sua storia e gli altri l’avrebbero giudicato un opportunista, un bugiardo e un ingrato, visto che “aveva preferito raccontare la verità a Valeria, piuttosto che a Sabrina”.

   Sentì un tuffo al cuore al pensiero che non avrebbe più rivisto Sabrina, ascoltato la sua voce. Ma non poteva restare dopo ciò che era accaduto la sera prima… e soprattutto quello schiaffo… ma perché lo aveva fatto? Perché non si era trattenuto? Se le parlato ciò che provava per lei sarebbe stato meno imbarazzante. Perché quello non era stato uno schiaffo come tanti… era stato uno schiaffo in cui le aveva rivelato i suoi sentimenti… come se fosse stato un bacio. Quella mattina avrebbe anche potuto spiegarle tutto e cercare di riconquistare la sua fiducia, ma dopo quello schiaffo, come avrebbe potuto spiegarle la verità senza rivelare tutto ciò che si agitava nel suo cuore? Cosa avrebbe potuto dire se lei avesse capito cosa in realtà quell’atto voleva dirle? Lei voleva bene a Michele, perché complicarle la vita, parlandole dei suoi sentimenti? Meglio sparire, essere dimenticato e odiato, che vedere Sabrina soffrire per colpa sua. Non stava fuggendo, ma solo salvando la sua Sabrina.

   Ormai fra lui e Sabrina era tutto finito: le aveva detto addio la sera prima quando, dopo aver pressappoco raccontato ai genitori della ragazza di come Sabrina avesse sofferto “per una brutta faccenda capitatale per colpa di Valeria”, aveva con loro convenuto che sarebbe stato meglio che lui fosse partito.

   Aveva preparato tutto velocemente e poi, silenziosamente, era entrato nella stanza di Sabrina per vederla per l’ultima volta; l’aveva coperta dolcemente cercando di non svegliarla e l’aveva baciata sulla fronte senza che lei se ne fosse accorta; aveva salutato i due coniugi ringraziandoli di tutto e se n’era andato con il cuore gonfio di tristezza. Aveva raggiunto la spiaggia, quella stessa su cui aveva trascorso tante giornate felici e spensierate, e si era tuffato, rischiarato dalla luce della luna.

Sorrise. Era proprio lì, su quella sabbia dorata che era iniziato tutto, in una giornata come tante. Quella mattina aveva deciso di tuffarsi in quelle chiare e fresche acque, chiedendosi come sarebbe stata la sua nuova vita, tra persone che non conoscevano né lui, né il suo passato. Era l'unico modo che avesse per allontanare i pensieri tristi, come aveva potuto scoprire lui stesso alcuni giorni dopo la morte dei suoi.

   -Smettila di angustiarti così, Sandro.- stava tentando quella sera di fargli coraggio una sua vicina, una donna tanto cara, mentre camminavano insieme sulla spiaggia poche ore prima della partenza -Non puoi pensare che sia colpa tua. Lasciati andare. Non sei mai stato un ragazzo molto espansivo, però…

   -Basta, basta!- aveva urlato scuotendo la testa e si era tuffato lì, con gli abiti ancora addosso, pur di non sentire quella voce amica, ma noiosa, cercare di consigliarlo e con poche bracciate si era allontanato dalla costa, quasi a voler allontanare tutto, il passato, il presente, il futuro incerto, cercando di dimenticare il suo dolore. Avrebbe tanto desiderato non ritornare più indietro e lasciarsi tutto alle spalle, ma non era la soluzione migliore, se ne era reso conto subito, così era ritornato indietro, deciso ad andare avanti. E così doveva fare anche in quest'occasione, si era detto cercando di farsi coraggio.

    Infine, dopo una nuotata, che tuttavia non aveva avuto l'effetto calmante sperato, era arrivato alla stazione e, stremato dalla stanchezza e dalla sofferenza, aveva cercato, inutilmente di addormentarsi su una panchina: Sabrina era sempre nei suoi pensieri.

   Guardò il biglietto di sola andata per Roma, incerto sul suo futuro. Pochi giorni dopo sarebbe stato il suo compleanno e automaticamente avrebbe potuto disporre di tutto e fino ad allora avrebbe passato un po’ di giorni a Roma da Enrico, un suo amico. Più volte l’aveva invitato a passare da lui qualche giorno e adesso era giunto il momento di accettare quell’invito e di fargli una sorpresa. In seguito, quando sarebbe diventato maggiorenne, sarebbe tornato a Cagliari e avrebbe ereditato tutto il patrimonio, nel frattempo gestito dai genitori di Sabrina, come aveva voluto suo padre. Ma cosa ne avrebbe fatto? Non sapeva cosa fare, se proseguire gli studi o vendere tutto e andarsene da quel luogo così triste. Non sapeva nulla, ma in quel momento la cosa più importante era andarsene da lì.

   Attraverso l’altoparlante lo speaker annunciò che il treno per Roma era in partenza dal binario 6.

   Alessandro si guardò indietro per l’ultima volta poi prese la valigia e s’incamminò verso il suo binario.

 

Sabrina guardò la struttura della stazione e la speranza si riaccese nel suo cuore.

   –Ma certo! La stazione!- corse all’interno pregando che non fosse ancora partito.

   D’un tratto sentì una voce che pregava i signori passeggeri in partenza per Roma a recarsi al binario 6.…

   -Roma! Ma certo!- esclamò a se stessa.

   Ricordò una delle tante discussioni avute con Alessandro quando ancora non potevano sopportarsi.

   “Si, ho un amico, ma si è trasferito a Roma mesi fa e comunque non era il massimo” . Conoscendo il suo carattere dei primi tempi, avrebbe dovuto capirlo subito che in realtà erano grandi amici… e se avesse avuto intenzione di andare a trovarlo?

   Iniziò a correre verso il binario 6, benché ormai le gambe non la reggessero più e fosse completamente priva di forze.

   Girò l’angolo e allora lo vide, mentre si accingeva a salire sul treno.

   –Alessandro!- gridò, ma la sua voce fu coperta da quella dello speaker che ripeteva l’invito ad avvicinarsi al binario 6. Cercò di aumentare la velocità, ma ormai era sfinita.

   –Alessandro!- urlò con tutta la voce che aveva in corpo –Alessandro!!

   Alessandro si girò e si chiese se non stesse sognando e se fosse veramente Sabrina la ragazza che correva verso di lui.

    –Sa... Sabrina!- esclamò andandole incontro giusto in tempo per prenderla fra le sue braccia ed evitare che, sfinita, cadesse.

   -Sabrina… ma cosa ci fai qui? Chi ti ha detto che ero qui?- le chiese stringendola forte a sé.

   -Tu… me l’hai detto tu… e tua madre… me l’ha detto lei…

   -Ma cosa c’entra mia madre? Lei è…

   -L’ho sognata… me l’ha detto… mi disse anche che saresti arrivato prima che ti conoscessi… Alessandro, mi dispiace… non avrei dovuto trattarti così ieri sera… sono stata una stupida… stupida… potrai mai…?

   -Non devi scusarti- bisbigliò dolcemente, accarezzandole i morbidi capelli castani –Capisco benissimo… è per via di Michele- gli si stringeva il cuore nel pronunciare quel nome, ma in fondo doveva rassegnarsi –Non scusarti. E’ stata tutta colpa mia, non avrei mai dovuto tenerti all’oscuro di una simile faccenda… avrei dovuto dirti tutto, ma avevo paura che…- le parole gli morirono in gola e allora capì che parlare non serviva a nulla, che l’importante era esser lì, abbracciati, felici, che la loro amicizia avesse superato le perfidie di Valeria… ma era solo amicizia?

   -Sabrina- bisbigliò Alessandro alzando il viso della ragazza verso il suo e i loro sguardi s’incrociarono –Sono stato uno sciocco, ho rischiato di perdere il tuo sorriso, la tua gioia, la tua…

   -Non aggiungere altro- lo zittì –Sono felice così- e a queste parole chiuse gli occhi e lo baciò.

 

Il capostazione fischiò per l’ennesima volta chiedendosi se quel ragazzo avesse avuto intenzione di salire o meno. Si avvicinò lentamente e solo quando era a pochi metri dai due ragazzi capì.

   –In carrozza!- urlò salendo sul treno.

   Le porte del treno si chiusero, mentre il fischio della locomotiva si perdeva in quell’alba di felicità.

 

 

FINE

 

 

E finalmente siamo giunti alla fine di questa storia. Spero che vi sia piaciuta almeno un po’, e che vi abbia fatto vivere bei momenti. Questi personaggi sono stati miei amici per più di un anno e devo confessare che, arrivata alla fine, mi commossi un po’.

Ringrazio ancora una volta tutti coloro che hanno commentato questa mia piccola storia e anche coloro che l’hanno soltanto letta.

Grazie a tutti e a presto.

   
 
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