Capitolo 7 - Riddiculus
C A P I T O L
O VII
“ Riddiculus „
Il
grosso armadio si agitò come se contenesse al suo interno una
belva che di lì a poco ne avrebbe spaccato le ante a specchio per
saltar addosso a tutti loro, divorandoli senza lasciargli
possibilità alcuna di impedire la tragedia, ma il solo prendere
consapevolezza di quella sua previsione tanto inappropriata la fece
scoppiare in una piccola risata che riuscì a contenere –
se non per via di qualche sputacchio – con la mano.
Incurante di quanto poco aggraziata potesse risultare la scena, si
pulì il palmo sulla tunica della divisa, incrociando poi le
braccia e continuando ad osservare l'oggetto inanimato – che
continuava però a muoversi come se invece lo fosse.
Aspettava quella lezione da così tanto tempo che non riusciva a
credere di essere finalmente arrivata a doverla affrontare –
diversi tra gli studenti più grandi con cui aveva parlato le
avevano detto che i mollicci
erano uno spasso da affrontare. Il professore di difesa contro le arti
oscure possedeva, inoltre, una dialettica talmente cancelleresca e
umoristica che era certa quella non si sarebbe rivelata un'ora
tediosamente sprecata.
Con l'ausilio dei libri della biblioteca, si era informata per mesi
facendo le più svariate ricerche, ed era rimasta istantaneamente
affascinata dal fatto che nessuno al mondo sapesse che aspetto avessero
originariamente queste creature – poiché dei muta forma in
grado di assumere le sembianze della più grande paura di chi se
li ritrovava davanti, ed era estremamente divertente sapere che per
affrontarli e vincerli, bastavano semplicemente le risate, pronunciare
l'incantesimo riddiculus e immaginare qualcosa di sinceramente esilarante.
Aveva pensato a lungo su quale potesse essere la sua paura più grande,
ma in realtà si era resa conto di non saperlo affatto; Dunbroch
era così ricca di possibilità in grado di far nascere le
più pericolose ed emozionanti avventure, che era convinta di
aver ormai affrontato tutte le ombre che avevano tentato di occultare
invano la sua tenacia e il suo coraggio – eppure voleva trovarlo
comunque quel qualcosa che sarebbe stato in grado di farle provare
ancora dei brividi, sperando con tutta se stessa che da quell'armadio
non fosse però uscita sua madre, perché non avrebbe
sopportato di sentirsi rimproverare sul suo comportamento anche
lì ad Hogwarts e, di sicuro, non aveva ancora trovato il giusto
modo per vincere contro di lei.
«Pensi di voler restare nel tuo mondo privato ancora a lungo, Archer?».
Una voce fin troppo familiare le arrivò alle orecchie da dietro
le spalle, destandola da ogni pensiero e costringendola a voltarsi per
veder giungere verso di lei un sorriso smagliante stampato su un volto
che conosceva ormai alla perfezione.
«Che c'è Frost, ti da fastidio se ti ignoro?»
replicò con dell'innocente sarcasmo nell'intonazione –
decorando il tutto con un mezzo sorriso di rimando.
Appena Jack le fu vicino, si lasciò scappare una breve ed
impercettibile risatina, come se avesse appena ascoltato una
barzelletta che tutto pareva fuorché divertente –
ridicola, piuttosto.
«Oh, Merida... Credi davvero non possa fare a meno del tuo
saluto?» si difese altrettanto sarcasticamente, non intento ad
apparire come se stesse ricercando attenzioni – perché lui
le attenzioni le otteneva senza fatica, non c'era bisogno di
intraprendere nessuna iniziativa, e di questo ne era convinto.
Merida tuttavia non sembrava voler lasciare a lui l'ultima parola,
tanto più se quel che aveva appena detto suonava come una
provocazione alla quale non poteva non ribattere.
Non ricordava come e
quando fosse nata quella loro guerra non dichiarata, ma sapeva che era
in atto da prima che terminassero le vacanze natalizie dalle quali erano
appena ritornati e non poteva permettere che, anche quella volta,
vincesse lui con la sua prontezza di risposta e la sua parlantina
diplomatica – quella che lei proprio non riusciva ad adottare,
tanto meno con quel pizzico d'ironia che invece a lui sembrava riuscire
talmente naturale da farle saltare i nervi. Eppure non le era sembrato
così sfacciato e presuntuoso al loro primo incontro, quello
avvenuto sulle scale durante il pasticcio che aveva combinato Rapunzel
con i suoi capelli.
Fece un respiro così profondo da far gonfiare le sue guance, per
poi esordire con quanto di più stuzzicante le venne in mente
– forse la materia in questione sarebbe stata un buon asso nella
manica da giocare, per farlo stare finalmente zitto.
«Magari il molliccio muterà le sue sembianze per prendere
le mie che ti ignoro, sarebbe davvero divertente scoprire che la tua
più grande paura è il non essere considerato da
me!».
Jack a quelle parole avvampò appena, stringendo le labbra con
una pressione tale da farle schiarire dal loro abituale e scuro
colorito, ma certamente non poteva lasciarsi sopraffare da un colpo
tanto basso e, infatti, lasciò che la sua espressione tornasse
immediatamente rilassata e serena – passando così a Merida
quel senso di fastidio di cui lui sembrava essersi liberato.
Scosse la testa con rassegnazione, come se colei che le stava davanti fosse un
caso perso in partenza – e questo contribuì solo a far
innervosire ancora di più la ragazza, che strinse
saldamente le mani a pugno sperando con tutta se stessa di trovare la
forza necessaria per non sganciargliene uno in piena faccia. Iniziava
davvero ad odiarle, le lezioni condivise con Serpeverde.
«Oh Merida» biascicò nuovamente lui, ricoprendo un
ruolo da protagonista bello e dannato all'interno del discorso,
«sei davvero simpatica quando te ne esci con queste
stupidate».
Merida non poté credere alle sue orecchie, se solo avesse avuto
a portata di mano il suo amato arco e le sue frecce, era certa non si
sarebbe tirata indietro nello scoccargliene una dritta sulla caviglia
ma, prima ancora che la sua rabbia fuoriuscisse dalla sua bocca con
qualche disarticolata frase di rimando, Jack continuò quella che
sembrava essere la conclusione al suo discorso.
«Io non ho paura di niente». Si pronunciò
con una sicurezza tale che sarebbe risultato credibile anche alla
più diffidente delle persone. Per un attimo rimase così spiazzata da quell'affermazione da non
ricordarsi nemmeno quale fosse il sentimento che l'aveva pervasa fino
all'istante prima – rimanendo così a guardarlo senza dir
nulla, senza sapere cosa pensare davvero. Appariva talmente serio da
farle risultare addirittura impossibile replicare poiché, in
quelle sei semplici parole che predominavano con il loro significato
nello sguardo del ragazzo, sembrava esserci esclusivamente verità
– ma lei non poteva e non voleva assolutamente lasciarsi
soggiogare da quell'incertezza senza fondamenta alcuna.
Con gli occhi fissi nei suoi – facendo così scontrare
profondi e glaciali oceani contro cieli tempestosi – alzò
appena l'angolo destro delle sue labbra, accennando una letizia
provocatoria proprio nell'esatto momento in cui il professore
terminò di spiegare quel che sarebbe successo in quell'ora
sperimentale e pratica – chiedendo così a tutti gli
studenti di predisporsi uno dietro l'altro in fila indiana per poter
iniziare la loro piccola ma intensa avventura contro il molliccio.
Sebbene avessero recepito perfettamente la richiesta dell'insegnante, i
due continuarono comunque a fissarsi con ardente competizione per
diversi altri secondi, finché Merida non decise di interrompere
quella partita per il momento sostenuta solo con sguardi e parole
– ma che necessitava, a quel punto, di qualche risvolto pratico.
«Lo vedremo allora, Jack, se non hai paura di niente»,
allontanandosi definitivamente da lui, lo lasciò immobile nella
sua postura e nella sua espressione rimasta di stucco – tanto che
riuscì a voltarsi solamente per guardarla prender posto nella
lunga fila. Non si aspettava di venir liquidato in quella maniera e non
poteva certamente negare lo avesse notevolmente infastidito quel
congedo così altezzoso e spontaneo ma, a quanto pareva, ora
toccava ai fatti parlare e non più alle parole, e lui non
avrebbe perso contro quella chioma di riccioli infuocati –
né ora né mai.
«Lo vedremo» sussurrò, abbozzando un ennesimo ghigno e accingendosi a prender posto in coda con gli altri.
Nonostante alcuni tentennamenti e insicurezze iniziali da parte del
primo in turno al tutto, la lezione si rivelò più spassosa
e piacevole di quanto ci si potesse aspettare e Merida trovò
ognuna delle esperienze precedenti alla sua assolutamente comica e
spiritosa – ed era straordinariamente interessante osservare i
cambiamenti del molliccio in base al soggetto che gli si parava davanti.
Poté assistere al manifestarsi delle più svariate paure,
a partire da giganteschi ragni fino ad arrivare alla tetra semplicità
dei clown, e lei si ritrovò ad essere ogni volta sempre
più entusiasta e incuriosita davanti a tutti quegli strani terrori
prender vita – c'era chi addirittura aveva paura dei capelli di Rapunzel.
Arrivò poi finalmente il suo turno, e sulla sua pelle
riuscì a percepire perfettamente un brivido rovente accarezzarla
di continuo. Sfoggiò un enorme sorriso impaziente –
agitandosi forse più del dovuto anche – e rimase in attesa che
quella strana creatura che tanto l'aveva conquistata, cambiasse il suo
aspetto – raffigurante il raccapricciante professore Pitch in
vesti di donna – per assumere le sembianze di ciò che lei
più temeva al mondo – e quel che stava per accadere
sarebbe stata una sorpresa non solo per gli altri, ma soprattutto per
lei, che ancora non era riuscita a scovare dentro di sé cosa
potesse temere più di ogni altra cosa.
Con la musica che continuava a girare in sottofondo sul vecchio
grammofono dell'aula, fissò con trepidanza il pastrocchio
generato dallo stesso molliccio e nel quale si era lasciato mescolare
per cambiare la sua forma, finché non si ripresentò
finalmente sotto le spoglie della fobia della sua nuova vittima; un
grosso orso, pieno di cicatrici e con un'aria tutt'altro che pacifica,
si manifestò quindi davanti a tutti, lasciando Merida senza
parole – anche se, dopo nemmeno troppi secondi, la
spensieratezza emotiva che aveva sfoggiato fino all'attimo prima
sembrò riprendere completamente possesso del suo corpo.
Probabilmente non c'era davvero nulla che la spaventasse sul serio
poiché non mancò infatti di pronunciare
prontamente repentinamente l'incantesimo riddiculus, tramutando così l'orso in,
semplicemente, un altro orso – e per quanto questo apparisse
sicuramente più docile innocuo, disorientato quasi, a
nessuno risultò chiaro il motivo per il quale la giovane
concluse il tutto allontanandosi da questo con la pancia tra le mani
per contenere le troppe e sincere risate.
Incurante degli sguardi straniti che si era conquistata, si
posizionò a lato della sala assieme a tutti coloro che, come
lei, avevano già sperimentato l'incontro col molliccio –
e, con ancora qualche lacrima agli angoli degli occhi, tentò di
ricomporsi per continuare ad assistere da quella posizione anche le
esperienze dei restanti compagni.
Furono anche quelle tutte molto intrattenenti e buffe, ma ciò
che stava realmente aspettando era il turno di Jack che,
fortunatamente, non tardò ad arrivare.
Prima della sua scesa in piazza, si scambiarono uno sguardo d'intesa,
nel quale entrambi racchiusero la più ostentata sicurezza e altezzosità
– battaglie perse, le loro, poiché nessuno dei due avrebbe
chinato il capo davanti all'altro – finché Jack non
alzò un pollice in segno di maggior convinzione – e Merida
non vedeva davvero l'ora di scoprire in cosa il molliccio si sarebbe
trasformato, questa volta, tanto che poco mancava perché si sfregasse
le mani.
Sembravano essere tra l’altro un po' tutti particolarmente interessati nello
scoprire quale fosse la paura più grande dello spavaldo Jack
Frost e, in realtà – così come Merida durante la
sua occasione – anche lui ne era piuttosto curioso ma,
inaspettatamente, dopo il miscuglio nel quale il molliccio era solito
lasciarsi travolgere, questo improvvisamente sparì.
Un vociferare vario riempì la stanza e il professore
sembrò trasalire davanti ad uno scenario tanto inaspettato e mai
accaduto prima di allora – se il molliccio era sparito, sarebbe
stato davvero difficile recuperarlo. Poteva essere ovunque, a quel
punto.
Svariati sorrisi comparvero sui volti sia dei Grifondoro che dei
Serpeverde, che si lasciarono scappare ripetute e indistinte
frasi recitanti per lo più il medesimo contenuto
– se il molliccio era diventato invisibile, stava sicuramente a
significare che Jack Frost non aveva paura di niente.
L'espressione sul suo volto non lasciava però intendere che
anche lui la pensasse allo stesso modo, poiché i suoi occhi
erano sbarrati nel vuoto e le sue labbra dischiuse per filtrare
quell’aria che non riusciva più a respirare – lui
sapeva cosa voleva significare tutto quello, e solo in quel momento si
rese conto di quanto avesse fallito nel costante tentativo di reprimere
il suo lacerante timore per la solitudine.
La percepiva, l'avvertiva in ogni parte del suo corpo, la sentiva
entrare prepotentemente attraverso ogni poro della sua pelle,
insidiandosi in lui così tanto da non lasciargli altra reazione
se non il rimanere immobile, impassibile davanti a quella terribile
sensazione che lo stava riempiendo come se fosse un brocca vuota da colmare.
In fondo però lo sapeva, lo sapeva da sempre che essere
invisibile agli occhi degli altri era il suo timore più
recondito, e aveva lottato tutta la vita affinché la gente si
accorgesse sempre di lui – così tanto che nemmeno se ne
rendeva più conto di quanto era diventato sfacciato,
convincendosi piuttosto che erano semplicemente gli altri a sentirsi in
soggezione con lui, a sentirsi infastiditi dalla sua personalità
inequiparabile.
Non riusciva nemmeno ad sentire i suoni e le voci attorno a lui,
iniziando addirittura a considerarsi intrappolato in un'incorporea,
spirituale bolla di cristallo dalla
quale non sapeva come uscire e che sembrava diventare sempre più
piccola e soffocante – senza che nessuno se ne accorgesse – ma,
inaspettatamente, la figura del professore gli si parò
d’un tratto davanti – cancellando quasi sull'istante una
buona parte di quella terribile sensazione che nessuno aveva avuto modo
di accorgersi lo avesse avvolto – e il molliccio, davanti ad un
nuovo individuo, assunse finalmente un altro aspetto ancora,
palesandosi agli occhi di tutti sotto forma di calderone bollente
– che, dopo il consueto contro–incantesimo, divenne una
semplice teiera fumante e fischiante.
Dopo aver sbattuto la creatura infine dentro l'armadio, l'insegnante si voltò verso Jack abbozzando un piccolo sorriso.
«Non mi è mai piaciuta la lezione di pozioni» gli sussurrò, alludendo al significato della sua paura.
Jack ricambiò il sorriso senza rendersene conto e, colto dalla più totale sorpresa, venne
subito preso d'assalto dai suoi compagni che iniziarono ad elogiarlo
per il suo coraggio e per la sua assenza di qualsiasi timore.
«Beh, mi sembra chiaro che il giovane Frost non abbia nessuna
paura che non sia in grado si sostenere. Perfino il molliccio non ha
saputo leggere dentro di lui per trovare qualcosa da estrapolare»
si pronunciò questa volta a voce alta il professore, lanciando a
Jack una velata e complice occhiata
– e lui capì sull'istante avesse afferrato perfettamente
tutto quel che era accaduto, ringraziandolo silenziosamente per aver
deciso di non
distruggere quella gloria che tutti gli altri studenti gli avevano
appena
cucito addosso.
Ora più convinto di prima, si lasciò così elogiare con
più entusiasmo – pavoneggiandosi un poco, addirittura – e, tra un complimento e l'altro, adocchiò poi Merida avvicinarsi a
lui con l'aria di chi non voleva comunque scomporsi per accettare la
sconfitta alla loro scommessa.
Gli si parò davanti, guardandolo con un misto di congratulazioni
e altezzosità – difficile definire quale delle due
prevalesse –, per poi esordire con un sottile sorriso e il
più basilare dei complimenti.
«Beh, bravo Frost. A quanto pare non hai davvero paura di
nulla» si costrinse con quanta più naturalezza
riuscì ad incarnare.
Basito per un'ammissione come quella – che mai si sarebbe
aspettato da parte sua –, non disse nulla, limitandosi solamente
a scambiarle uno di quelli sguardi che, lo sapeva, solo lei era in grado di
cogliere – perché per quanto innumerevoli fossero
i battibecchi che avevano e avrebbero continuato a riempire i loro dialoghi, Merida era
Merida, e lui non riusciva più a immaginare di poter stare in
piedi senza che lei speziasse la sua vita.
Senza opporre resistenza, lasciò che quella che ormai era
diventata una folla indistinta tra tuniche dalle rilegature verdi e
rosse, lo trascinasse freneticamente un po' a destra e un po' a sinistra – per rifererirgli
ripetutamente quanta immensa fosse l'ammirazione che tutti loro provavano per
quella che ritenevano essere una qualità degna del
più incontrastabile ragazzo della scuola.
Nessuno di loro si era accorto di quanto terrore avesse invece
immobilizzato
poco prima il suo corpo e la sua mente, solo il professore, ma se lui
aveva tacitamente acconsentito che la versione sulla sua presunta
assenza di paure venisse spacciata per vera, tutto sommato Jack trovava
grandiosa e intrigante l'idea che all'interno della scuola
potesse girare quel tipo di voce sul suo conto.
C O N
T
I N U A
»
N O T E
A U T R I C E
;
Dopo
una pubblicazione notevolmente più ritardataria delle
precedenti, eccomi infine con il decantato capitolo riguardo Jack e
Merida!
Sono infitamente addolorata e ferita nel vedere che nella sezione crossover
de Le 5 leggende – settore che, come ho già detto
in
precedenza, è quello in cui bazzico di più
– ci sia
solo la mia storia, in prima pagina, ad essere sui The Big Four –
tragicamente surclassati dalle ormai seccanti Jack x Elsa.
Sigh, è veramente una tristezza questa constatazione ed io
lo
so, lo so che ci siete ancora, voi che amate questo meraviglioso
quartetto! Scrivete su di loro, vi imploro! :'c
Tralasciando la desolazione di tutto ciò... Mi ripeto,
wallààà! Ecco il capitolo! Anche qui
devo –
purtroppo o per fortuna – avvalermi della licenza poetica,
poiché i mollicci son un argomento scolastico decisamente
fuori
dalla portata dei primini – ma io non ce l'ho proprio fatta a
trattenermi, perdonatemi e prendete tutto per buono per favore hahaha
– quindi in un qualche modo chiedo scusa per aver stravolto
così tanto l'ordine cronologico delle lezioni di Hogwarts
ma, al
tempo stesso, mi auguro questo possa essere un
personalizzazione
facilmente trascurabile – nella speranza per l'appunto che il
capitolo possa essere stato talmente piacevole e simpatico come mi ero
prefissata di farlo apparire, da sopportare l'incongruenza temporale
degli insegnamenti.
Note note note,
ora passo alle note!
- Archer è, per ovvi motivi, il
cognome che ho
voluto assegnare a Merida nella mia storia – e anche nelle
altre
che scriverò probabilmente.
- Come
avevo accennato nello scorso capitolo, da questo in avanti le cose
saranno un po' diverse poiché dopo diverse lezioni
condivise, ho
ritenuto impossibile che i quattro prima o poi non iniziassero a
conoscersi davvero – così, per quanto mi
dispiaccia
abbandonare l'atmosfera magica dei primi incontri, ora mi
divertirò a scrivere di chicche riguardo i loro approcci!
Spero
di aver fatto un buon lavoro con questo primo esperimento. x°
- Riguardo
l'esperienza di
Merida col molliccio, ho voluto rifarmi a quanto ho accennato nel
secondo capitolo – ovvero che una volta ha trasformato sua
madre
in orso – e, naturalmente, anche al film da cui lei
stessa
proviene; l'orso pieno di cicatrici è infatti quello contro
cui
si ritrova a doversi scontrare, mentre quello disorientato e docile,
sarebbe l'orso in cui sua madre si è tramutata.
- Per quanto riguarda Jack
invece, ho voluto attenermi alla sua invisibilità presentata
in Rise of the Guardians
– e al suo non sopportarla. Penso sia plausibile e carina
l'idea
che possa essere la sua paura all'interno di questa storia –
e,
come ho detto anche nel primo capitolo, ho voluto presentare Jack un
po' più eccentrico e convinto di se stesso proprio
per tale
motivo, per paura di non essere notato agli occhi degli altri.
Zzzzzzzzam, direi di tagliare
qui di netto questo sproloquio va! Grazie alle altre innumerevoli
aggiunte alle seguite/preferite/ricordate,
i numeri di questi reparti stanno diventando incredibilmente alti
– e questo in realtà mi demoralizza e rende felice
al
tempo stesso, poiché vedere così tanta gente che
mi segue
e così pochi commenti ogni volta, mi abbatte un po', dato
che
non riesco davvero a comprendere questo continuo ed infinito silenzio.
Non posso e non voglio però obbligare nessuno a recensire di
controvoglia, semplicemente, vi chiedo di farvi vivi di tanto in tanto
se vi va, perché giuro che significherebbe davvero molto per
me.
Intanto, grazie comunque per aver riservato alla mia storia un posto
speciale nel vostro account. ♡
Grazie inoltre a tutti coloro che mi stanno continuando ad aggiungere
agli autori preferiti – siete davvero tantissimi anche qui!
– mi fa immensamente piacere essermi conquistata
così
tante considerazioni! Ma il grazie più speciale di tutti va
ovviamente a Shin92 e P h o e – ma anche a Spirit734, Orsacchiotta Potta
Potta e
marty_otto – che seguono e commentano
questa storia sin dall'inizio e con una puntualità e
fedeltà che mi commuove. Vi adoro. ♡
Un saluto a tutti a questo punto, alla prossima settimana con Hiccup, Rapunzel e Jack!
©
a u t u m n
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