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Autore: icered jellyfish    15/02/2014    8 recensioni
[ THE BIG FOUR Hogwarts!verse | CROSSOVER – Rise of the Guardian/Tangled/How to train your dragon/The brave ]
• | Capitolo O7 | «Oh Merida» biascicò nuovamente lui, ricoprendo un ruolo da protagonista bello e dannato all'interno del discorso, «sei davvero simpatica quando te ne esci con queste stupidate».
Merida non poté credere alle sue orecchie, se solo avesse avuto a portata di mano il suo amato arco e le sue frecce, era certa non si sarebbe tirata indietro nello scoccargliene una dritta sulla caviglia ma, prima ancora che la sua rabbia fuoriuscisse dalla sua bocca con qualche disarticolata frase di rimando, Jack continuò quella che sembrava essere la conclusione al suo discorso.
«Io non ho paura di niente».
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 - Riddiculus







C A P I T O L O   VII

Riddiculus







Il grosso armadio si agitò come se contenesse al suo interno una belva che di lì a poco ne avrebbe spaccato le ante a specchio per saltar addosso a tutti loro, divorandoli senza lasciargli possibilità alcuna di impedire la tragedia, ma il solo prendere consapevolezza di quella sua previsione tanto inappropriata la fece scoppiare in una piccola risata che riuscì a contenere – se non per via di qualche sputacchio – con la mano.
Incurante di quanto poco aggraziata potesse risultare la scena, si pulì il palmo sulla tunica della divisa, incrociando poi le braccia e continuando ad osservare l'oggetto inanimato – che continuava però a muoversi come se invece lo fosse.
Aspettava quella lezione da così tanto tempo che non riusciva a credere di essere finalmente arrivata a doverla affrontare – diversi tra gli studenti più grandi con cui aveva parlato le avevano detto che i mollicci erano uno spasso da affrontare. Il professore di difesa contro le arti oscure possedeva, inoltre, una dialettica talmente cancelleresca e umoristica che era certa quella non si sarebbe rivelata un'ora tediosamente sprecata.
Con l'ausilio dei libri della biblioteca, si era informata per mesi facendo le più svariate ricerche, ed era rimasta istantaneamente affascinata dal fatto che nessuno al mondo sapesse che aspetto avessero originariamente queste creature – poiché dei muta forma in grado di assumere le sembianze della più grande paura di chi se li ritrovava davanti, ed era estremamente divertente sapere che per affrontarli e vincerli, bastavano semplicemente le risate, pronunciare l'incantesimo riddiculus e immaginare qualcosa di sinceramente esilarante.
Aveva pensato a lungo su quale potesse essere la sua paura più grande, ma in realtà si era resa conto di non saperlo affatto; Dunbroch era così ricca di possibilità in grado di far nascere le più pericolose ed emozionanti avventure, che era convinta di aver ormai affrontato tutte le ombre che avevano tentato di occultare invano la sua tenacia e il suo coraggio – eppure voleva trovarlo comunque quel qualcosa che sarebbe stato in grado di farle provare ancora dei brividi, sperando con tutta se stessa che da quell'armadio non fosse però uscita sua madre, perché non avrebbe sopportato di sentirsi rimproverare sul suo comportamento anche lì ad Hogwarts e, di sicuro, non aveva ancora trovato il giusto modo per vincere contro di lei.
«Pensi di voler restare nel tuo mondo privato ancora a lungo, Archer?».
Una voce fin troppo familiare le arrivò alle orecchie da dietro le spalle, destandola da ogni pensiero e costringendola a voltarsi per veder giungere verso di lei un sorriso smagliante stampato su un volto che conosceva ormai alla perfezione.
«Che c'è Frost, ti da fastidio se ti ignoro?» replicò con dell'innocente sarcasmo nell'intonazione – decorando il tutto con un mezzo sorriso di rimando.
Appena Jack le fu vicino, si lasciò scappare una breve ed impercettibile risatina, come se avesse appena ascoltato una barzelletta che tutto pareva fuorché divertente – ridicola, piuttosto.
«Oh, Merida... Credi davvero non possa fare a meno del tuo saluto?» si difese altrettanto sarcasticamente, non intento ad apparire come se stesse ricercando attenzioni – perché lui le attenzioni le otteneva senza fatica, non c'era bisogno di intraprendere nessuna iniziativa, e di questo ne era convinto.
Merida tuttavia non sembrava voler lasciare a lui l'ultima parola, tanto più se quel che aveva appena detto suonava come una provocazione alla quale non poteva non ribattere.
Non ricordava come e quando fosse nata quella loro guerra non dichiarata, ma sapeva che era in atto da prima che terminassero le vacanze natalizie dalle quali erano appena ritornati e non poteva permettere che, anche quella volta, vincesse lui con la sua prontezza di risposta e la sua parlantina diplomatica – quella che lei proprio non riusciva ad adottare, tanto meno con quel pizzico d'ironia che invece a lui sembrava riuscire talmente naturale da farle saltare i nervi. Eppure non le era sembrato così sfacciato e presuntuoso al loro primo incontro, quello avvenuto sulle scale durante il pasticcio che aveva combinato Rapunzel con i suoi capelli.
Fece un respiro così profondo da far gonfiare le sue guance, per poi esordire con quanto di più stuzzicante le venne in mente – forse la materia in questione sarebbe stata un buon asso nella manica da giocare, per farlo stare finalmente zitto.
«Magari il molliccio muterà le sue sembianze per prendere le mie che ti ignoro, sarebbe davvero divertente scoprire che la tua più grande paura è il non essere considerato da me!».
Jack a quelle parole avvampò appena, stringendo le labbra con una pressione tale da farle schiarire dal loro abituale e scuro colorito, ma certamente non poteva lasciarsi sopraffare da un colpo tanto basso e, infatti, lasciò che la sua espressione tornasse immediatamente rilassata e serena – passando così a Merida quel senso di fastidio di cui lui sembrava essersi liberato.
Scosse la testa con rassegnazione, come se colei che le stava davanti fosse un caso perso in partenza
e questo contribuì solo a far innervosire ancora di più la ragazza, che strinse saldamente le mani a pugno sperando con tutta se stessa di trovare la forza necessaria per non sganciargliene uno in piena faccia. Iniziava davvero ad odiarle, le lezioni condivise con Serpeverde.
«Oh Merida» biascicò nuovamente lui, ricoprendo un ruolo da protagonista bello e dannato all'interno del discorso, «sei davvero simpatica quando te ne esci con queste stupidate».
Merida non poté credere alle sue orecchie, se solo avesse avuto a portata di mano il suo amato arco e le sue frecce, era certa non si sarebbe tirata indietro nello scoccargliene una dritta sulla caviglia ma, prima ancora che la sua rabbia fuoriuscisse dalla sua bocca con qualche disarticolata frase di rimando, Jack continuò quella che sembrava essere la conclusione al suo discorso.
«Io non ho paura di niente». Si pronunciò con una sicurezza tale che sarebbe risultato credibile anche alla più diffidente delle persone. Per un attimo rimase così spiazzata da quell'affermazione da non ricordarsi nemmeno quale fosse il sentimento che l'aveva pervasa fino all'istante prima – rimanendo così a guardarlo senza dir nulla, senza sapere cosa pensare davvero. Appariva talmente serio da farle risultare addirittura impossibile replicare poiché, in quelle sei semplici parole che predominavano con il loro significato nello sguardo del ragazzo, sembrava esserci esclusivamente verità – ma lei non poteva e non voleva assolutamente lasciarsi soggiogare da quell'incertezza senza fondamenta alcuna.
Con gli occhi fissi nei suoi – facendo così scontrare profondi e glaciali oceani contro cieli tempestosi – alzò appena l'angolo destro delle sue labbra, accennando una letizia provocatoria proprio nell'esatto momento in cui il professore terminò di spiegare quel che sarebbe successo in quell'ora sperimentale e pratica – chiedendo così a tutti gli studenti di predisporsi uno dietro l'altro in fila indiana per poter iniziare la loro piccola ma intensa avventura contro il molliccio.
Sebbene avessero recepito perfettamente la richiesta dell'insegnante, i due continuarono comunque a fissarsi con
ardente competizione per diversi altri secondi, finché Merida non decise di interrompere quella partita per il momento sostenuta solo con sguardi e parole – ma che necessitava, a quel punto, di qualche risvolto pratico.
«Lo vedremo allora, Jack, se non hai paura di niente», allontanandosi definitivamente da lui, lo lasciò immobile nella sua postura e nella sua espressione rimasta di stucco – tanto che riuscì a voltarsi solamente per guardarla prender posto nella lunga fila. Non si aspettava di venir liquidato in quella maniera e non poteva certamente negare lo avesse notevolmente infastidito quel congedo così altezzoso e spontaneo ma, a quanto pareva, ora toccava ai fatti parlare e non più alle parole, e lui non avrebbe perso contro quella chioma di riccioli infuocati – né ora né mai.
«Lo vedremo» sussurrò, abbozzando un ennesimo ghigno e accingendosi a prender posto in coda con gli altri.
Nonostante alcuni tentennamenti e insicurezze iniziali da parte del primo in turno al tutto, la lezione si rivelò più spassosa e piacevole di quanto ci si potesse aspettare e Merida trovò ognuna delle esperienze precedenti alla sua assolutamente comica e spiritosa – ed era straordinariamente interessante osservare i cambiamenti del molliccio in base al soggetto che gli si parava davanti.
Poté assistere al manifestarsi delle più svariate paure, a partire da giganteschi ragni fino ad arrivare alla tetra semplicità dei clown, e lei si ritrovò ad essere ogni volta sempre più entusiasta e incuriosita davanti a tutti quegli strani terrori prender vita – c'era chi addirittura aveva paura dei capelli di Rapunzel.
Arrivò poi finalmente il suo turno, e sulla sua pelle riuscì a percepire perfettamente un brivido rovente accarezzarla di continuo. Sfoggiò un enorme sorriso impaziente – agitandosi forse più del dovuto anche – e rimase in attesa che quella strana creatura che tanto l'aveva conquistata, cambiasse il suo aspetto – raffigurante il raccapricciante professore Pitch in vesti di donna – per assumere le sembianze di ciò che lei più temeva al mondo – e quel che stava per accadere sarebbe stata una sorpresa non solo per gli altri, ma soprattutto per lei, che ancora non era riuscita a scovare dentro di sé cosa potesse temere più di ogni altra cosa.
Con la musica che continuava a girare in sottofondo sul vecchio grammofono dell'aula, fissò con trepidanza il pastrocchio generato dallo stesso molliccio e nel quale si era lasciato mescolare per cambiare la sua forma, finché non si ripresentò finalmente sotto le spoglie della fobia della sua nuova vittima; un grosso orso, pieno di cicatrici e con un'aria tutt'altro che pacifica, si manifestò quindi davanti a tutti, lasciando Merida senza parole – anche se, dopo nemmeno troppi secondi, la spensieratezza emotiva che aveva sfoggiato fino all'attimo prima sembrò riprendere completamente possesso del suo corpo.
Probabilmente non c'era davvero nulla che la spaventasse sul serio poiché non mancò infatti di pronunciare prontamente repentinamente l'incantesimo riddiculus, tramutando così l'orso in, semplicemente, un altro orso – e per quanto questo apparisse sicuramente più docile innocuo, disorientato quasi, a nessuno risultò chiaro il motivo per il quale la giovane concluse il tutto allontanandosi da questo con la pancia tra le mani per contenere le troppe e sincere risate.
Incurante degli sguardi straniti che si era conquistata, si posizionò a lato della sala assieme a tutti coloro che, come lei, avevano già sperimentato l'incontro col molliccio – e, con ancora qualche lacrima agli angoli degli occhi, tentò di ricomporsi per continuare ad assistere da quella posizione anche le esperienze dei restanti compagni.
Furono anche quelle tutte molto intrattenenti e buffe, ma ciò che stava realmente aspettando era il turno di Jack che, fortunatamente, non tardò ad arrivare.
Prima della sua scesa in piazza, si scambiarono uno sguardo d'intesa, nel quale entrambi racchiusero la più ostentata sicurezza e altezzosità – battaglie perse, le loro, poiché nessuno dei due avrebbe chinato il capo davanti all'altro – finché Jack non alzò un pollice in segno di maggior convinzione – e Merida non vedeva davvero l'ora di scoprire in cosa il molliccio si sarebbe trasformato, questa volta, tanto che poco mancava perché si sfregasse le mani.
Sembravano essere tra l’altro un po' tutti particolarmente interessati nello scoprire quale fosse la paura più grande dello spavaldo Jack Frost e, in realtà – così come Merida durante la sua occasione – anche lui ne era piuttosto curioso ma, inaspettatamente, dopo il miscuglio nel quale il molliccio era solito lasciarsi travolgere, questo improvvisamente sparì.
Un vociferare vario riempì la stanza e il professore sembrò trasalire davanti ad uno scenario tanto inaspettato e mai accaduto prima di allora – se il molliccio era sparito, sarebbe stato davvero difficile recuperarlo. Poteva essere ovunque, a quel punto.
Svariati sorrisi comparvero sui volti sia dei Grifondoro che dei Serpeverde,
che si lasciarono scappare ripetute e indistinte frasi recitanti per lo più il medesimo contenuto – se il molliccio era diventato invisibile, stava sicuramente a significare che Jack Frost non aveva paura di niente.
L'espressione sul suo volto non lasciava però intendere che anche lui la pensasse allo stesso modo, poiché i suoi occhi erano sbarrati nel vuoto e le sue labbra dischiuse per filtrare quell’aria che non riusciva più a respirare – lui sapeva cosa voleva significare tutto quello, e solo in quel momento si rese conto di quanto avesse fallito nel costante tentativo di reprimere il suo lacerante timore per la solitudine.
La percepiva, l'avvertiva in ogni parte del suo corpo, la sentiva entrare prepotentemente attraverso ogni poro della sua pelle, insidiandosi in lui così tanto da non lasciargli altra reazione se non il rimanere immobile, impassibile davanti a quella terribile sensazione che lo stava riempiendo come se fosse un brocca vuota da colmare.
In fondo però lo sapeva, lo sapeva da sempre che essere invisibile agli occhi degli altri era il suo timore più recondito, e aveva lottato tutta la vita affinché la gente si accorgesse sempre di lui – così tanto che nemmeno se ne rendeva più conto di quanto era diventato sfacciato, convincendosi piuttosto che erano semplicemente gli altri a sentirsi in soggezione con lui, a sentirsi infastiditi dalla sua personalità inequiparabile.
Non riusciva nemmeno ad sentire i suoni e le voci attorno a lui, iniziando addirittura a considerarsi intrappolato in un'incorporea, spirituale bolla di cristallo dalla quale non sapeva come uscire e che sembrava diventare sempre più piccola e soffocante
senza che nessuno se ne accorgesse ma, inaspettatamente, la figura del professore gli si parò d’un tratto davanti – cancellando quasi sull'istante una buona parte di quella terribile sensazione che nessuno aveva avuto modo di accorgersi lo avesse avvolto – e il molliccio, davanti ad un nuovo individuo, assunse finalmente un altro aspetto ancora, palesandosi agli occhi di tutti sotto forma di calderone bollente – che, dopo il consueto contro–incantesimo, divenne una semplice teiera fumante e fischiante.
Dopo aver sbattuto la creatura infine dentro l'armadio, l'insegnante si voltò verso Jack abbozzando un piccolo sorriso.
«Non mi è mai piaciuta la lezione di pozioni» gli sussurrò, alludendo al significato della sua paura.
Jack ricambiò il sorriso senza rendersene conto e, colto dalla più totale sorpresa, venne subito preso d'assalto dai suoi compagni che iniziarono ad elogiarlo per il suo coraggio e per la sua assenza di qualsiasi timore.
«Beh, mi sembra chiaro che il giovane Frost non abbia nessuna paura che non sia in grado si sostenere. Perfino il molliccio non ha saputo leggere dentro di lui per trovare qualcosa da estrapolare» si pronunciò questa volta a voce alta il professore, lanciando a Jack una velata e complice occhiata – e lui capì sull'istante avesse afferrato perfettamente tutto quel che era accaduto, ringraziandolo silenziosamente per aver deciso di non distruggere quella gloria che tutti gli altri studenti gli avevano appena cucito addosso.
Ora più convinto di prima, si lasciò così elogiare con più entusiasmo – pavoneggiandosi un poco, addirittura
e, tra un complimento e l'altro, adocchiò poi Merida avvicinarsi a lui con l'aria di chi non voleva comunque scomporsi per accettare la sconfitta alla loro scommessa.
Gli si parò davanti, guardandolo con un misto di congratulazioni e altezzosità – difficile definire quale delle due prevalesse –, per poi esordire con un sottile sorriso e il più basilare dei complimenti.
«Beh, bravo Frost. A quanto pare non hai davvero paura di nulla» si costrinse con quanta più naturalezza riuscì ad incarnare.
Basito per un'ammissione come quella – che mai si sarebbe aspettato da parte sua –, non disse nulla, limitandosi solamente a scambiarle uno di quelli sguardi che, lo sapeva, solo lei era in grado di cogliere – perché per quanto innumerevoli fossero i battibecchi che avevano e avrebbero continuato a riempire i loro dialoghi, Merida era Merida, e lui non riusciva più a immaginare di poter stare in piedi senza che lei speziasse la sua vita.
Senza opporre resistenza, lasciò che quella che ormai era diventata una folla indistinta tra tuniche dalle rilegature verdi e rosse, lo trascinasse freneticamente un po' a destra e un po' a sinistra – per rifererirgli ripetutamente quanta immensa fosse l'ammirazione che tutti loro provavano per quella che ritenevano essere una qualità degna del più incontrastabile ragazzo della scuola.
Nessuno di loro si era accorto di quanto terrore avesse invece immobilizzato poco prima il suo corpo e la sua mente, solo il professore, ma se lui aveva tacitamente acconsentito che la versione sulla sua presunta assenza di paure venisse spacciata per vera, tutto sommato Jack trovava grandiosa e intrigante l'idea che all'interno della scuola potesse girare quel tipo di voce sul suo conto.






C O N T I N U A




    » N O T E    A U T R I C E ;

Dopo una pubblicazione notevolmente più ritardataria delle precedenti, eccomi infine con il decantato capitolo riguardo Jack e Merida!
Sono infitamente addolorata e ferita nel vedere che nella sezione crossover de Le 5 leggende – settore che, come ho già detto in precedenza, è quello in cui bazzico di più – ci sia solo la mia storia, in prima pagina, ad essere sui The Big Four – tragicamente surclassati dalle ormai seccanti Jack x Elsa.
Sigh, è veramente una tristezza questa constatazione ed io lo so, lo so che ci siete ancora, voi che amate questo meraviglioso quartetto! Scrivete su di loro, vi imploro! :'c
Tralasciando la desolazione di tutto ciò... Mi ripeto, wallààà! Ecco il capitolo! Anche qui devo – purtroppo o per fortuna – avvalermi della licenza poetica, poiché i mollicci son un argomento scolastico decisamente fuori dalla portata dei primini – ma io non ce l'ho proprio fatta a trattenermi, perdonatemi e prendete tutto per buono per favore hahaha – quindi in un qualche modo chiedo scusa per aver stravolto così tanto l'ordine cronologico delle lezioni di Hogwarts ma, al tempo stesso, mi auguro questo possa essere un personalizzazione facilmente trascurabile – nella speranza per l'appunto che il capitolo possa essere stato talmente piacevole e simpatico come mi ero prefissata di farlo apparire, da sopportare l'incongruenza temporale degli insegnamenti.
Note note note, ora passo alle note!

  • Archer è, per ovvi motivi, il cognome che ho voluto assegnare a Merida nella mia storia – e anche nelle altre che scriverò probabilmente.
  • Come avevo accennato nello scorso capitolo, da questo in avanti le cose saranno un po' diverse poiché dopo diverse lezioni condivise, ho ritenuto impossibile che i quattro prima o poi non iniziassero a conoscersi davvero – così, per quanto mi dispiaccia abbandonare l'atmosfera magica dei primi incontri, ora mi divertirò a scrivere di chicche riguardo i loro approcci! Spero di aver fatto un buon lavoro con questo primo esperimento. x°
  • Riguardo l'esperienza di Merida col molliccio, ho voluto rifarmi a quanto ho accennato nel secondo capitolo – ovvero che una volta ha trasformato sua madre in orso – e, naturalmente, anche al film da cui lei stessa proviene; l'orso pieno di cicatrici è infatti quello contro cui si ritrova a doversi scontrare, mentre quello disorientato e docile, sarebbe l'orso in cui sua madre si è tramutata.
  • Per quanto riguarda Jack invece, ho voluto attenermi alla sua invisibilità presentata in Rise of the Guardians – e al suo non sopportarla. Penso sia plausibile e carina l'idea che possa essere la sua paura all'interno di questa storia – e, come ho detto anche nel primo capitolo, ho voluto presentare Jack un po' più eccentrico e convinto di se stesso proprio per tale motivo, per paura di non essere notato agli occhi degli altri.
Zzzzzzzzam, direi di tagliare qui di netto questo sproloquio va! Grazie alle altre innumerevoli aggiunte alle seguite/preferite/ricordate, i numeri di questi reparti stanno diventando incredibilmente alti – e questo in realtà mi demoralizza e rende felice al tempo stesso, poiché vedere così tanta gente che mi segue e così pochi commenti ogni volta, mi abbatte un po', dato che non riesco davvero a comprendere questo continuo ed infinito silenzio. Non posso e non voglio però obbligare nessuno a recensire di controvoglia, semplicemente, vi chiedo di farvi vivi di tanto in tanto se vi va, perché giuro che significherebbe davvero molto per me. Intanto, grazie comunque per aver riservato alla mia storia un posto speciale nel vostro account. ♡
Grazie inoltre a tutti coloro che mi stanno continuando ad aggiungere agli autori preferiti – siete davvero tantissimi anche qui! – mi fa immensamente piacere essermi conquistata così tante considerazioni! Ma il grazie più speciale di tutti va ovviamente a Shin92 e
P h o e  ma anche a Spirit734, Orsacchiotta Potta Potta e marty_otto che seguono e commentano questa storia sin dall'inizio e con una puntualità e fedeltà che mi commuove. Vi adoro.
Un saluto a tutti a questo punto, alla prossima settimana con Hiccup, Rapunzel e Jack!



© a u t u m n
   
 
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