Prologo
Kurt
chiuse gli occhi e respirò profondamente, l'odore di smog in
quel momento gli parve la cosa più bella di questo mondo,
finalmente
era arrivato New York.
“Ehi
cos'era quel respiro profondo? Non siamo mica venuti in
montagna!” lo canzonò Finn mentre scaricava i suoi
bagagli. Kurt
gli fece una linguaccia scherzosa e gli tolse i due trolley dalle
mani, era giunto il momento di salutarsi.
“E'
meglio che tu vada prima che Rachel ti dia per disperso”
“Sei
sicuro che starai bene? Se vuoi posso parlare con Santana e
convincerla a farti stare da lei e Rachel...”
“Sarebbe
inutile” rispose Kurt sospirando. Gliel'avevano
chiesto mille volta anche lui e Rachel ma non c'era stato nulla da
fare Santana era stata irremovibile, lei aveva bisogno del suo spazio
vitale e quell'appartamento era troppo piccolo per farci entrare tre
persone.
“Non
preoccuparti per me, in fondo si tratta pur sempre del
figlio di un caro amico di papà, non penso sarà
così penoso
convivere con lui”
Finn
si grattò la testa poco convinto ma non fece altre domande,
si limitò ad abbracciare il fratellastro fin quasi a
stritolarlo e
poi salì sull'auto senza guardarlo negli occhi. Kurt
sorrise, a
quanto pareva non era il solo ad odiare gli addii.
“Stasera
mi fermo da Rachel, se hai qualche problema vieni
subito lì”
“Certo,
certo! Ora vai” lo incitò il ragazzo con gli occhi
che cominciavano ad inumidirsi. Rimase a fissare per un po' la
macchina di Finn che si allontanava poi con un sospiro prese le due
valige e si avviò verso il suo condominio. Stando a quanto
gli aveva
detto suo padre l'appartamento si trovava al secondo piano ed era
l'unica porta con la serratura a codice numerico. Kurt estrasse dalla
tasca il foglietto con su scritta la combinazione e la
inserì
facendo attenzione a non sbagliare.
Quando
entrò nell'appartamento ne rimase positivamente sorpreso,
era più grande di quanto si aspettasse ed anche piuttosto
ordinato,
forse l'arredamento era troppo minimalista ma a questo ci avrebbe
pensato lui in un secondo momento. Diede uno sguardo veloce alla
cucina e poi si recò nella sua stanza dove gli scatoloni con
la sua
roba erano già stati sistemati. Dopo aver constatato che
anche il
bagno era in ottime condizioni si rese conto che c'era una cosa che
mancava in quella casa.
“Emm...
c'è nessuno?” domandò rendendosi conto
della
mancanza del suo coinquilino “Blaine?”
chiamò di nuovo, ma non
gli arrivò nessuna risposta. Alzò le spalle e
ritornò ad occuparsi
delle sue faccende, probabilmente era andato a fare qualche
commissione oppure era uscito con degli amici. Si sentì un
po'
offeso di quella totale mancanza di accoglienza ma non ci
pensò più
di tanto, in fondo era meglio che lo ignorasse del tutto piuttosto
che gli desse fastidio. Stava per cominciare ad aprire i suoi
scatoloni quando sentì il suono di un pianoforte provenire
dalla
stanza di fianco alla sua. Kurt rimase ad ascoltare per qualche
secondo, non conosceva quella melodia ma poteva dire con certezza che
la persona che la stava suonando era un vero e proprio genio.
“Degno
del miglior studente del conservatorio” commentò
tra
sé e sé con un sorrisetto mentre si alzava e si
dirigeva verso la
stanza del suo coinquilino.
Bussò
con forza in modo da coprire la musica e quando finalmente
il suono del piano terminò, cominciò a parlare.
“Blaine?
Ciao, sono Kurt sono appena arrivato e volevo...-”
dietro la porta il pianoforte ricominciò a suonare
interrompendo il
discorso di Kurt. Il ragazzo spalancò gli occhi assumendo
un'espressione scioccata, gli andava bene l'essere ignorato ma adesso
si trattava di una totale mancanza di rispetto. Sbuffò
irritato
tornando in camera sua.
D'accordo, se
Blaine Anderson aveva deciso di ignorarlo allora lui
l'avrebbe ripagato con la sua stessa moneta.
|