Per
chi apprezza un sottofondo musicale, io avrei pensato a questo.
Le rovine
«Posso vivere
per sempre con questo incantesimo?».
Frigga
passò una mano sul braccio del figlio, accompagnata da un
alone sbiadito di luce verde. Lentamente la ferita iniziò a
rimarginarsi, fino a scomparire del tutto dalla cute pallida.
«È
solo una magia curativa. Non può fermare la morte, ma se
usata al momento giusto potrebbe salvare una vita».
Gli
occhi di Loki si accesero di curiosità, e Frigga sorrise.
«Puoi
insegnarmi, madre?».
Loki osservava
con sguardo vacuo il muro dalla parte opposta della cella.
Sul pavimento
c'erano mobili distrutti, oggetti fracassati, uno specchio in mille
pezzi. In un angolo, al riparo dal resto, aveva impilato i libri che
gli aveva portato Frigga nel tentativo di allietare il suo tempo.
Tra le sue
mani c'era il più antico, sulla storia e le origini dei Nove
Regni.
Lo
stava leggendo, quando al piano di sopra infuriava la battaglia lui
stava leggendo quel libro vecchio di millenni. Sua madre combatteva per
la vita, e lui leggeva un insulso libro.
Non
può fermare la morte, ma se usata al momento giusto potrebbe
salvare una vita.
Dov'era lui
quando era il momento di mettere in pratica quello che aveva imparato
da bambino? Dov'era lui mentre sua madre moriva?
Non c'era
più niente che quel libro potesse allietare. Non c'era
più bisogno di leggerlo per mostrare a sua madre
l'apprezzamento per i suoi sforzi, la gratitudine, la riconoscenza che
lui non riusciva ad esprimere.
Le dita di
Loki affondarono nella copertina rilegata.
Ovunque
tu vada c'è guerra, rovina e morte.
Il grande
Odino, sempre con un giudizio per tutti. E lui dov'era, dov'era mentre
sua moglie combatteva? In quale immenso compito erano occupati lui e
Thor, quale minaccia fantasma stavano combattendo?
Glielo
avevano comunicato quando già il regno intero si era riunito
a piangerla. Avevano mandato una guardia e un messaggio di poche parole.
La
regina Frigga è caduta.
Aveva annuito
in un silenzio composto. Quale alternativa aveva? Non avrebbe potuto
riportarla indietro. Non più.
Non c'era
niente che potesse fare dalla sua cella, nemmeno ricordarla nella
celebrazione solenne. Non lo avevano avvertito né liberato,
lo avevano tenuto all'oscuro del prezzo di una tale battaglia.
Il suo ultimo
ricordo sarebbe sempre rimasto il volto ferito e debolmente sorridente
di Frigga che svaniva davanti ai suoi occhi, la sua magia di smeraldo
che inghiottiva la sua immagine.
Allora
io non sono tua madre.
Non
lo sei.
Cosa aveva
voluto dire con quelle parole? Perché le aveva pronunciate?
Lasciando la
sua lingua si erano intrise di fiele, mortale veleno dritto al cuore
dell'unica che lo avesse mai incondizionatamente amato, per poi
ripiegare su se stesse e colpire anche lui, lo stesso che le aveva
pronunciate, avvolgendolo nelle loro spire di rimorso.
Loki aveva
conosciuto l'abisso, e ciò che aveva incontrato era materia
da serbare finchè non avesse raggiunto, solitario, il regno
di Hel. Eppure il rimpianto sembrava divorarlo da dentro, con denti
più affilati del dolore che aveva conosciuto in passato. Al
tormento per quello che era stato si intrecciava il rimorso per quello
che invece sarebbe potuto essere, per quello che sarebbe potuto e
dovuto accadere.
L'angoscia,
l'abbandono. Il tradimento.
Solo,
rinchiuso nella propria cella a piangere la madre, senza che il minimo
conforto giungesse da parte di quelli che invece l'avevano tenuta tra
le braccia alla fine di ogni cosa, quando l'ultimo fiato donava ancora
calore al suo corpo minuto.
Il
rancore inaspriva una ferita troppo ampia per rimarginarsi da sola.
Sentiva
nascere sottopelle una furia netta e adamantina, vibrante e pungente
come il ghiaccio che si crepa scricchiolando. Minacciava di alimentarsi
della sua angoscia, cicatrizzando lo squarcio vivo del suo dolore con
il ghiaccio bruciante della collera.
Avrebbe
trovato il mostro che l'aveva uccisa. Nessuno dei nove regni avrebbe
offerto un nascondiglio sicuro al riparo dalla sua vendetta.
Ti
conviene prendere le scale sulla sinistra.
E lui, lui
stesso aveva guidato quella bestia alla sala del trono, gli aveva
indicato la strada migliore per raggiungere la sua famiglia, e per
cosa? Nella contorta speranza che potesse sconfiggere Odino, forse, o
per la vuota vanità che avrebbe soddisfatto nel sapere di
poter creare scompiglio anche chiuso in quella cella. Il motivo non
aveva più importanza ormai. Non avrebbe potuto cambiare
ciò che era stato.
La luce lo
circondava, bianchissima e accecante, senza lasciargli una zona d'ombra
in cui nascondere se stesso. Il peso dei propri errori, i dolori del
passato riaffioravano vividi e brucianti come una fila di nervi
scoperti.
Una luminosa
prigione in mezzo alle rovine di Asgard, ecco cos'era quella cella. Un
silenzioso e deserto santuario di luce in un regno in lutto.
C'erano errori
che non potevano più essere ignorati, e torti che nessuna
magia avrebbe potuto risanare.
Un
vero re ammette le proprie colpe.
Un urlo rauco
e graffiante partì dalla gola di Loki, esplodendo con tutta
la sua potenza nei corridoi deserti delle prigioni di Asgard. Quando
morì in un singhiozzo strozzato, nessuna voce rispose a quel
grido.
Madre,
perdonami.
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Note
della scribacchina.
Approdo con
questa fanfiction nel fandom di Thor. E la prima storia non poteva che
essere su Loki, con la partecipazione speciale di Frigga.
Non sono certo
la prima a scrivere di questo momento nè sarò
l'ultima, ma è una cosa che volevo fare da quando ho visto Thor: The Dark World.
Pensavo che avrei scritto delle note chilometriche per spiegare alcune
mie scelte nella narrazione, ma ho deciso di rimettermi semplicemente
ai lettori.
Dunque spero
davvero che vi sia piaciuta, perchè per me è
stato veramente bello scriverla.
Spero a presto.
wip
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