Capitolo V
Capitolo 5: Del
pranzo da McDonald's
Ed
eccoli finalmente tornati all'aria aperta, folleggiando alquanto come
degli autentici sbarazzini della strada, poiché avevano
deciso di
eseguire il numero “rifornimento da McDonald's”.
Perché si sa,
uno dei più grandi piaceri della vita è
rimpinzarsi di vaccate.
Raggiungono
il succitato fast food ignorando
le conseguenze del fatto che
si ciberanno di junk
food; queste due sono espressioni che
essendo inglesi paiono essere più scientifiche e fanno
quindi molto
più figo, e indicano la natura veloce di un pasto in quel
posto, adatto alla frenetica esistenza cittadina, ma soprattutto la
qualità delle vivande proposte, a confronto delle quali il
rancio
dei militari pare un esempio di raffinata nouvelle cuisine.
Ho
dato sufficiente prova delle mie conoscenze da poliglotta, quindi
possiamo tornare alla nostra combriccola di mattacchioni mentre si
dispone ordinatamente in fila e attende il proprio turno con docile
pazienza...
Sì,
vi piacerebbe! In realtà i tre si avvicinano alla cassa
spintonando
in malo modo i presenti nel tentativo di insinuarsi nei più
angusti
pertugi che si aprono e si richiudono nello spazio di un istante a
causa dei moti casuali della folla, guadagnandosi in tal modo sguardi
indispettiti e borbottii di disapprovazione.
Finalmente
dopo una non eccessiva attesa i tre riescono a guadagnarsi la prima
fila e l'attenzione di una cassiera e ordinano una sfilza di panini
dai buffi nomi quali Big Mac, Crispy McBacon e Big Tasty con un
adeguato condimento di patatine fritte e beveraggi vari, pagano il
conto e cercano un tavolo a cui sedersi.
“Là!”
Sturbo
ha avvistato il punto per lui più adatto a desinare con gli
amici;
forse è il loro posto abituale, o forse è una
sorta di locus
amoenusche
offre come vista un
rilassante scorcio del creato, ruscelletti,
alberi secolari, augelli che cinguettano...
“Perché
lì?” chiede Johnny.
“Zio
perché da lì vediamo il culo di quelle in
fila!”
Beh,
dovrete ammettere che ci ero andato vicino.
“Oh
zio guarda qua! Il Big Mac è gigante, cazzo!”
Sturbo
cerca di impressionare i suoi amici con le dimensioni del proprio
panino; però, mi spiace, non riuscirà mai a
impressionare me:
questi occhi, infatti, hanno visto Adam Richman fagocitare cibi dalle
dimensioni di un neonato e dal contenuto calorico quantificabile
nell'ordine dei megatoni di energia. E poi perdonami, ma i panini del
McDonald's sono veramente minuscoli; cosa che, unita al loro prezzo e
agli ingredienti che preferisco non sapere per evitarmi un infarto
cerebrale, li rende veramente pessimi.
Ma
i tre hanno scartato i panini
dai loro involucri resi semitrasparenti dall'unto
e hanno iniziato ad addentare
e masticare i loro pranzi con la stessa signorile
classe di Jake ed Elwood da
Mr. Fabulous al ristorante Chez Paul, o quella di Trinità
nella
locanda alle prese con i fagioli; e sembrano davvero
gustare quegli scarni panini insapori e
quelle patatine dalla consistenza del cartone e
glassate di zucchero per mascherarne
l'assenza il sapore, patatine che hanno visto la luce immerse
in un mare di olio dal colore
tendente all'arancione.
“Mmm
senti come è buono” dice Sturbo mentre con gli
occhi chiusi annusa il suo
panino, neanche si trattasse di preliminari con una avvenente
fanciulla.
“Coa?”
gorgoglia Johnny con la bocca piena. Lui infatti è arrivato
subito
al sodo e ha già dato i primi azzanni.
“Il
Big Mac! Lo senti? Niente ha il suo odore, mmm...adoro l'odore di Big
Mac al mattino...”
Tralasciamo
il fatto che è l'una passata, ma a me questa frase sembra di
averla
già sentita.
“'ara
'io!” mugugna Johnny con la bocca semipiena; credo che sia
interpretabile con un 'guarda zio' “c'è chitto ca
'a carne è
cento pecento da bovini italiani! Gulp! Vuol dire che è
anche sano,
cazzo!”
Vuol
dire che al McDonald's hanno un gran senso dell'umorismo.
“Eh
già!” grufola di rimando Sturbo “Poi nei
panini ci sono pomodori
e insalata!”
“Mah!
Figa, troppa roba sana!” biascica Johnny.
Dei
veri salutisti, eh?
“No
ma è strano! Cioè pensavo ci mettessero la merda,
invece ci mettono
roba controllata! Va' qua, c'è il marchio!” dice
Sturbo mentre
indica la tovaglietta.
Beh
allora c'è da credergli.
“Guarda!”
Sturbo si avvicina la tovaglietta al viso e serra gli occhi
concentrato “I bovini sono...nati ed...all...allevati in
Italia;
una qua...qualità che viene monti...moti...mo-ni-to-rata
lungo tutta la figliera
almi...a...ali...alimentare...attraverso...oltre...trentacinque che
numero è questo? Trentacinque uno due tre zeri mille? mille
controlli...anuali...nel rispetto di...severe norme di...igiene e
sicru...sicurezza. Cioè figo!” aggiunge una volta
finita l'ardua e
malriuscita impresa di lettura.
Gli
altri due annuiscono interessati, continuando nel frattempo a
inghiottire cibo.
È
proprio
in quel momento che fa il suo ingresso all'interno del fast
food una scalmanata e rumorosa
comitiva
di giovincelli: sono una decina, con un'equa distribuzione di maschi
e femmine; il vestiario maschile comprende felpe variopinte, jeans a
vita bassa e cappellini; quello femminile magliettine scollate, jeans
aderenti, pacchiani
gioielli palesemente
falsi e trucco talmente pesante da rassomigliare più a una
maschera
di cera.
A vedere quel gruppo di ragazzini che si dimenano, si spingono,
camminano fuori dal branco e rientrano nei ranghi sembra di osservare
uno di quei banchi di pesci, o uno di quegli stormi di uccelli, che
formano le loro
meravigliose coreografie involontarie, mantenendo sempre
l'unità del gruppo.
Dall'aspetto
e dal
tono di voce non dimostrano più di tredici anni.
Credo,
signori, che davanti a noi abbiamo nientepopodimeno che i famigerati
bimbiminkia; o, per usare un termine aulico che mi sento autorizzato
a prelevare direttamente dalla mia Bibbia personale – *dlin!
Messaggio promozionale 'Nonciclopedia,
l'enciclopedia priva di qualsivoglia contenuto!' – a dei
fallomarmocchi.
I
tre accolgono l'ingresso dei suddetti con la stessa reazione che
hanno riservato agli altri clienti: generale indifferenza da parte di
Johnny e Chicco, attenta esamina del fondoschiena degli esemplari del
gentil sesso da parte di Sturbo, il quale sembra apprezzare il nuovo
panorama.
La
comitiva ordina da mangiare con urla e schiamazzi; ed è
sempre con
urla e schiamazzi che prende posto nel tavolo subito a fianco a
quello dei nostri tre eroi, proprio alle spalle di Sturbo e alla
sinistra di Johnny, in un fragore di risa argentine, sedie che
stridono per terra e vassoi lasciati cadere sui tavoli. Dalla nostra
posizione riusciamo a sentire il dialogo di due bambini elevarsi
sopra il sottofondo di voci.
“Oh
guarda qua! È gigante!”
“Sìì!
Finalmente un Big Mac!”
“Oh
una volta me ne sono pappati quattro!”
“E
beh io cinque!”
E
io ventordici!
“Ho
una pancia infinita, posso mangiare qualsiasi cosa!”
I
due interrompono l'avvincente scambio per poter addentare i primi
soddisfacenti bocconi dei loro saporiti panini mentre i nostri tre
proseguono a ingozzarsi con solenne indifferenza, se si eccettua un
impercettibile sollevamento del sopracciglio destro da parte di
Sturbo.
“E...oh
ieri stavo giocando a Uold of Uorcaft”
La
pronuncia è
“w3:ld
– ɒv – wɔːʳkra:ft”,
bimbo.
“Eh?”
“Eh
però ho avuto sfiga, c'era un gruppo di
nabbi...cioè mi lasciavano
sempre solo e quindi mi sciottavano ogni volta”
“Perché?”
“Eh
ero sempre da solo contro mille...”
“Perché
quegli stronzi ti lasciavano solo?”
“Boh...cioè
all'inizio
hanno detto qualcosa ma era in inglese...io rispondevo 'ok' ma non
capivo, cioè era troppo difficile l'inglese.”
“Ah
giusto...”
“Sennò
col cavolo che mi battono, sono troppo forte io!”
E
detto questo addenta con convinzione il suo hamburger, quasi a voler
sottolineare la sua maschia virilità. Ho abbastanza
esperienza negli
MMO e nella vita quotidiana per sapere che dire di sì senza
aver
capito una mazza non è consigliabile a meno di volere farsi
odiare
dalla gente seria, ma tant'è.
“Ehi”
interviene l'altro “hai visto l'ultimo video di Miley Cyrus?
È
troppo figa!”
“No,
mi spiace, io ascolto solo rock e punk”
“Tipo?”
“Tokio
Hotel, Dari, eccetera!”
Oh mio Dio...per il rock sono tempi veramente duri. Anzi, dari.
“E
anche Bitols, Roling Stons e Led Zeplin? Cose
così?”
“Nono,
quella è roba da vecchi...cioè è
merda, io ascolto roba da
giovani! I Tokio Hotel sono veramente rock, cioè Bill
è troppo
bravo, ci mette passione...e poi i Dari, loro sono punk, sono ribelli
davv...”
Il
delirante monologo è interrotto da una patatina volante che
colpisce
il volto dell'oratore, la cui bocca si arriccia all'istante in una
smorfia di disgusto, in un tripudio di risate infantili; il
bambino-bersaglio abbassa lo sguardo sul tubero proiettile per poi
rialzarlo con le sopracciglia aggrottate in una espressione tra
l'offeso e l'irato, sorpreso da una simile mancanza di rispetto; e,
dato che i compagni continuano a ridere compiaciuti dalla burlesca
trovata, dopo aver esaminato con un almeno nelle intenzioni feroce
sguardo l'irriverente compagine per individuare l'autore di un
così
ignobile e sleale atto, afferra la patata incriminata e la scaglia
con tutta la forza che riesce a imprimere con il suo esile e bianco
braccio verso il cecchino fellone. La patata raggiunge la
destinazione desiderata e si va a infilare nella maglietta del
suddetto, il quale cessa all'istante di ridere e scatta come
un'anguilla indiavolata con il viso dipinto in una maschera di
esterrefatto terrore aumentando vieppiù il volume delle
già
incontrollabili risate, e, dopo essersi alzato in piedi rovesciando
la sedia su cui era seduto, dimenandosi come in preda a convulsioni
dovute all'assalto di un esercito di formiche, afferra finalmente il
dardo mortale e cerca di lanciarlo dove lo aveva già in
precedenza
spedito, stavolta mancando il bersaglio e colpendo il vicino, la cui
espressione del viso da spensierata e benevola diviene dapprima
sorpresa e poi offesa e vendicativa. Ma un'ulteriore patata volante
compie la sua traiettoria fino a colpire un altro membro della
tavolata: ed ecco che in una manciata di secondi l'iniziale scambio
in stile partita di tennis si tramuta in un temibile fuoco incrociato
di proiettili che divengono mano a mano più letali in quanto
cosparsi di sale, maionese, ketchup e persino di saliva.
I
nostri tre però rimangono in una condizione di beata calma,
come
saggi epicurei che hanno raggiunto la tranquillitas, come
una
fortezza costruita su una roccia a strapiombo sull'oceano che rimane
tetragona e indifferente al furioso assalto delle onde in tempesta.
O
almeno rimangono in tale stato fino al momento in cui quello che
sembra essere una pepita di pollo cosparsa di una salsa color rosa
atterra esattamente nel piatto davanti a Sturbo.
E
qui, cari lettori, avviene proprio come nei film: il tempo rallenta
fino a fermarsi quasi del tutto, così da mostrare in modo
più
preciso il rapido susseguirsi di varie emozioni sul viso della
vittima. Dapprima è palese la sua sorpresa,
poiché ancora si sta
chiedendo cosa sia il nuovo oggetto entrato nel suo campo visivo e
nel piatto in cui stava comodamente consumando il suo lauto pasto; la
sorpresa si tramuta prima in curiosità e poi, dopo che ha
riconosciuto la natura e la provenienza dell'UFO (in fondo si tratta
pur sempre di un Oggetto Volante Non Identificato), in quello stupore
quasi fanciullesco tipico del superiore che mai ha subito un
così
plateale esempio di mancanza di rispetto da parte dei suoi
sottoposti; e come questo si rivolge con sguardo minaccioso alla
sfortunata vittima, così Sturbo si volta lentamente, gli
occhi folli
ridotti a fessura, scrutando gli esagitati bambini per individuare il
colpevole.
Tuttavia
la turba di invasati frombolieri non sembra essersi nemmeno accorta
del fattaccio, in quanto continuano a lanciarsi oggetti senza dar
segni di cedimento alla noia o alla stanchezza; un disinteresse che
non fa che aumentare l'ira del furioso, la cui figura pietrificata
è
scossa da un tremito.
Johnny
e Chicco intanto assistono alla scena con muto stupore, e non osano
nemmeno aprire bocca, nel timore di diventare bersaglio della
frustrazione del loro compagno; dopo dei lunghissimi secondi,
però,
e dopo essersi lanciati un'occhiata, Johnny prende il coraggio a
piene mani, inspira a pieni polmoni e sfiata:
“Sturbo...?”
Sturbo
si volta di scatto, stralunato.
“...tutto
bene? Ti hanno lanciato un pollo sul piatto...”
Sturbo
abbassa lentamente lo sguardo, senza rispondere: sembra in stato di
shock.
“Ehi...amico,
mi preoccupi”
Sturbo
alza lo sguardo, l'espressione dipinta in un ghigno da clown
assassino di un film dell'orrore.
“Vendetta!”
Il
sibilo a denti stretti sembra il rantolo di uno zombie del
sopracitato film dell'orrore, ma il volto di Johnny si fa molto meno
teso: anzi, la proposta sembra riscuotere la sua approvazione, e
quindi si guarda intorno alla ricerca del modo migliore per
ottenerla. Nota che, al contrario di lui, Sturbo sembra avere
già
bene in mente cosa fare: infatti ha afferrato il bicchiere di
Coca-Cola ancora pieno a metà, lo ha aperto e ci ha inserito
gli
sparuti avanzi del pasto dei tre, ottenendo un atroce cocktail i cui
letali miasmi si spandono nell'aere uccidendo tutte le forme di vita
circostanti: le piante si anneriscono, gli insetti smettono per
sempre di battere le ali e le persone cadono per terra come birilli
colpiti dalla palla da bowling...
No,
non succedono per davvero queste cose, però sarebbe
certamente molto
scenografico.
Dicevamo:
Sturbo ha oramai preparato la sua vendetta, e fissa il vuoto
ghignando malevolmente e attendendo il suo momento come un giovane
fidanzatino al primo appuntamento; o, per essere più
precisi, come
un maniaco sessuale dopo una lunga astinenza in attesa di un gruppo
di indifese verginelle.
Johnny
intanto sembra aver capito qual è l'intenzione del compagno:
afferra
dei pacchetti di maionese e si mette in attesa anche lui, fissando
compiaciuto Sturbo e venendo contagiato dal suo ghigno satanico.
Chicco,
invece, si guarda intorno impaurito.
È
in questa formazione che i tre attendono con ansiosa pazienza il
momento adatto; i secondi passano, uno dopo l'altro, e il molesto
baccano della tavolata di menadi e satiri sembra sembra cominciare
finalmente a scemare; se prima il numero di proiettili era tale da
oscurare persino la luce del sole portando una infausta eclissi sul
campo di battaglia, ora il cielo si fa più limpido e sgombro
di
materiale, le grida diventano normale chiacchiericcio di sottofondo,
e la quiete dopo la tempesta mostra in tutto il suo impietoso
spettacolo i segni dello scontro appena avvenuto: brandelli di cibo,
macchie e resti non identificabili sparsi ovunque.
È
precisamente quando ogni movimento del tavolo si è placato
che i tre
compiono la loro mossa: si alzano e si avvicinano al campo di
battaglia. Sturbo si appoggia al tavolo con il gomito sinistro,
reggendo la testa con la mano, e con l'altro braccio cinge il
ragazzino che si trovava dietro di lui, celando così alla
vista il
bicchiere, e fissa sorridendo i suoi occhi, che ricambiano con uno
sguardo interrogativo.
“Qualcuno”
esordisce Sturbo a voce alta “ha lanciato un pollo sul mio
vassoio.
Queste cose non si fanno...”
I
commensali ammutoliscono, tesi.
“Già,
queste cose non si fanno...” rincalza Johnny.
I
commensali si scambiano occhiate preoccupate: e subito dopo, in
contemporanea, i due scagliano il loro attacco.
Johnny
con la sinistra mette sul tavolo i pacchetti di maionese uno sopra
l'altro, e con la destra cala una manata sopra di essi: il contenuto
esce in un'ondata di densa salsa gialla da dei fori praticati in
precedenza dal vendicatore addosso alla vittima più vicina,
coprendolo di maionese. Sturbo rovescia il contenuto del bicchiere
nel cappuccio del bambino a cui stava parlando, e mentre questi sta
ancora cercando di capire cosa succede, lo cala con forza sul capo
dello sventurato. Tra lo stupore generale di bambini che trattengono
increduli il respiro, i tre si catapultano verso l'uscita lasciandosi
alle spalle morte e devastazione e irrompono fuori.
A.A.: Salve a
tutti! Ecco il nuovo capitolo, mi scuso per il terrificante ritardo.
Cercherò di essere più puntuale d'ora in poi;
comunque, questa sarà l'ultima storia che
aggiornerò di volta in volta, le prossime farò in
modo di terminarle prima di pubblicarle, così da essere
puntuale.
Grazie a tutti e alla prossima!
Odd
|