I hate you, or maybe not... di CharlieMadison1 (/viewuser.php?uid=136483)
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cap2
Capitolo 15.
Ecco il mio problema.
Più diventi grande e più diventi consapevole di come
funziona il mondo, di come ti guardano gli altri e soprattutto il
timore dei giudizi e delle voci che purtroppo ti influenzano. E quando
comprendi il gioco, vorresti trovare e appartarti in un mondo tuo,
stare con delle persone che veramente ti fanno stare bene, senza che tu
debba indossare una maschera.
Sono pochi gli
spazi che mi permettono di essere così, scrivendo, disegnando,
passeggiando e parlando anche se poche volte con la mia migliore amica.
E' difficile trovare una persona a cui non importi il guscio, peccato
che al giorno d'oggi il guscio è l'unica cosa che viene
considerata importante.
Harry era riuscito a capire bene questo giochino, molto meglio di me,
però aveva capito anche che andando avanti così, si era
creato solo un mondo di incertezze, di bugie e di tristezza.
Come me.
Ma io diversamente da lui, ero stata un parassita che osservava tutto e
che non si smuoveva. Ero quel tipico soggetto che voleva che le cose
accadessero per magia.
Harry no.
Lui cercava di aggrapparsi a qualcosa, di trovare un punto fermo di
trovare la sua felicità: pensava ai suoi genitori, pensava al
padre...
“Non sei costretto a farlo, Harry.” Dissi voltandomi verso
di lui. Avevo fin da subito intuito cosa avrebbe voluto, ma non
volevo...cioè, sì, lo volevo però non così
in fretta. Se poi tutto dovesse andare male?
Sei il pessimismo cosmico in persona, Charlie. Commentò la mia coscienza, fai concorrenza a Giacomo Leopardi.
“Una cosa che non sopporto di te, è che sei troppo
intelligente.” Dichiarò freddo gettandosi a peso morto sul
sedile, lanciandomi occhiate di nascosto.
“L'invidia è una brutta bestia.” Sospirai io dandogli un pizzicotto sul braccio.
“Stai tentando di avere un approccio fisico con il
sottoscritto?” Chiese alzando il sopracciglio e mordendosi il
labbro, come solo Harry Styles poteva farlo.
Okey, questa cosa di descrivere ogni suo gesto era qualcosa che potevo
evitare ma poi quando buttai di nuovo lo sguardo su di lui, capii che
era di importanza vitale analizzare ogni piccolo gesto.
Chiamate il 911. Il 911. E' un'emergenza. Stiamo perdendo Charlie. E'
in balia agli ormoni, causati da effetto collaterale chiamato Harry
Styles.
Coscienza, smettila di fare sarcasmo.
“Scherzi?” Chiesi buttando lo sguardo fuori dal finestrino:
“Prima che un criceto possa schiacciare un panda, ce ne
vorrà di tempo.”
“Mi stai sfidando, per caso?”
Riportai la mia attenzione verso Harry che mi osservava curioso: “Allora?” Ripeté.
“Niente di tutto questo. Pensavo a tante cose e a quanto tu sia
senza paura. Fai ciò che credi giusto e provi sempre. Non ti
arrendi, sei pieno di coraggio, ecco. I percorsi che hai scelto, ti
hanno fatto maturare...”
Mi sentivo strana nel pronunciare quelle parole. Stavo capendo che tra
i due, io ero la più immatura, quella che giudicava senza
conoscere, quella falsa, quella che voleva passare per buona.
Harry era più sincero, sotto questo punto di vista.
Non gliene fregava niente di cosa pensavano gli altri. Lui proseguiva diritto per la sua strada.
“Non pensare che io sia tanto diverso da te. Anch'io come te sono
insicuro, e ho trovato la mia sicurezza facendo ciò che gli
altri considerano figo.” Riprese fiato: “Non mi piace dire
smancerie, ma so che tu sei la mia sicurezza. Come te vedi me maturo,
io vedo te matura. Non ti sei mai fatta mettere i piedi in testa da un
coglione come me. Non sei mai ceduta di fronte ai miei comportamenti
stupidi. Hai tentato di cambiare pagina, e chissà forse ci
saresti riuscita e speravo di farlo anch'io. Sì, insomma di
cominciare un pezzo della mia vita, ma io non ero abbastanza forte.
Perché avevo e ho bisogno di te...”
Era bello poter incrociare di nuovo il suo sguardo, sapere che il suo cuore sussultava vedendomi. Come io facevo con lui.
Non stavamo facendo niente, solamente fissarci però era come se il mondo attorno a noi non ci fosse.
In quell'istante capii, e fui sicura, che Harry Styles doveva fare
parte di quel mondo, doveva essere una persona con cui volevo
condividere le mie emozioni e i miei pensieri. Una persona di fiducia.
Volevo lottare ancora per lui e credere in quella storia che prima era
quasi sbocciata. O forse, aveva ancora bisogno un po' di tempo, per
poter nascere.
“Se ti becco con un'altra, giuro che ti ammazzo.”
L'atmosfera di cuoricini, luci e scintille mi stava facendo venire il
diabete. Quindi interruppi la scenetta romantica e soprattutto lo
spettacolo gratuito che il povero taxista era stato costretto a vedere
dallo specchietto e ascoltare.
“L'unica marmocchia che mi vedrai spalmata, sarà la fusione tra un criceto e un panda.” Rispose sarcastico.
“Non hai fantasia. Ripetermi le stesse cose del faccialibro.” Dissi scuotendo la testa.
“Eh, non fare la maestrina. Accontentati. Il criceto è
stato resuscitato da poco. Riprenderà le sue funzionalità
quando...”
Vidi gli occhi di Harry illuminarsi e formarsi sul suo viso un sorriso malizioso.
Mi allungai verso di lui e gli sussurrai all'orecchio: “Sei un criceto perverso.”
Ripresi di nuovo le distanze e dissi con fierezza: “E anche se il
criceto dovesse riprendere le sue funzioni al cento per cento, Harry,
il tuo cervello continuerà ad avere lacune e problemi. E'
questione di dna.”
“Sei una stronza.” Replicò: “O sei acida e mi sfotti o sei a lamentarti.” Brontolò.
“Però ti piaccio.” Controbattei con sorriso trionfante sul viso.
Il ricciolo non poté che annuire con la testa.
Il nostro dialogo finì insieme alla corsa.
Eravamo arrivati di fronte agli uffici Bennett. Uscimmo dall'auto e
dopo che Harry pagò il taxista, iniziammo a dirigerci verso
l'edificio che ci era di fronte.
“Se caso mai dovessimo sposarci, e avere una bambina...mi
dispiacerebbe per lei.” Mi fermai in mezzo alla strada con la
bocca aperta.
Styles dovette afferrarmi per il braccio e trascinarmi con forza fino a concludere l'attraversamento.
Volli dire qualcosa di cattivo, però non ci riuscii. Le immagini
di lui insieme alla sottoscritta all'altare e di una possibile bimba
tra le nostre braccia, non era un futuro così malvagio.
“Guarda che alla bambina si dispiacerebbe ad avere un padre così perverso, sai.”
“Beh, capirebbe subito come nascono i bambini e si potrebbe evitare di raccontarle la storia della cicogna.”
“Harry!” Esclamai scandalizzata.
“E' la verità, i bambini sono il risultato di un processo
biologico. E' stata madre natura e padre natura, ad aver creato il
mondo.”
Mi immaginai Harry che tentava di spiegare alla nostra bambina, come
nascevano i bebè e pensai che Styles avrebbe il coraggio di
spiegare molto candidamente il 'processo biologico', sconvolgendo la
creatura.
Sorrisi perché sarebbe stato qualcosa di buffo e dolce. Questa
versione di dolcezza mi fece venire la voglia di diventare carina e
coccolosa e decisi così di diventare un piccolo koala,
avvinghiandomi al suo braccio destro: “Ci penserò io a
raccontare questa parte della storia. Non voglio che per colpa tua,
diventi anche lei un criceto pervertito.”
“Sarebbe un criceto obeso.” Specificò lui.
“Vaffancuore.” Ribattei.
“Io cerco sempre di essere sincero. E' una qualità che voi ragazze richiedete sempre.” Continuò.
“Noi ragazze cerchiamo anche una cosa chiamata sensibilità
e questa parola nel tuo vocabolario non esiste.” Affermai.
“Te l'ho detto, Charlie. Non pretendere troppo.”
Continuammo a bisticciare, prendendo in giro l'uno con l'altra. Potevo
dire che Harry mi era mancato tanto e anche se mi faceva esasperare
terribilmente, sapeva poi rifarsi a modo suo.
E poi io non avevo un carattere pacifico e tranquillo. Forse un po' di
timidezza ad affrontare per certi argomenti, ma non potevo dire di
essere una suora. Ecco.
Ci dirigemmo verso l'ascensore ed entrammo nella scatola di metallo.
“Harry, non dovresti prima avvisare..insomma.” Sì,
stavo diventando nervosa, perché un po' temevo la reazione del
padre del ricciolo. Magari era un uomo non cattivo peccato che con la
sottoscritta si era dimostrato abbastanza distaccato e non contento nel
conoscermi.
“Tranquilla. Andrà tutto bene.”
“E se non dovesse?” Domandai facendo gli occhioni da gatto degli stivali di Shrek.
“Scappiamo in Australia e andiamo a vivere con i koala e i canguri.”
“Ma tu odi gli animali.” Dichiarai.
“E' la tua influenza. Paragoni qualsiasi cosa ad un animale e ho cominciato ad apprezzarli.”
“E' grave.” Dissi piatta.
Il ricciolo mi lanciò un'occhiataccia e roteò gli occhi, sbuffando.
“Pronta?” Chiese.
“Sì.”
Le porte dell'ascensore si aprirono e Harry allungò la mano, intrecciandola nella mia.
Zayn's POV.
“Perché non hai rispettato i patti?”
“Non ce l'ho fatta. Non mi andava di prenderla in giro. Charlie
è veramente innamorata di Harry.” Dissi abbassando lo
sguardo.
“Non mi interessa.” Rispose.
Entrambi ci fissammo e rabbrividii vedendo in quello sguardo
così gelido neanche una minima nota di compassione o sentimento
positivo.
Squillò un telefono e non era il mio.
Tirò il cellulare fuori dalla tasca del cappotto e lo portò davanti a sé: “Pronto?”
“Come Harry?”
“Ho capito, arrivo subito.”
L'uomo spense il telefonino e mi lanciò un'occhiata:
“Penso che tu abbia ragione. Sarà un problema questa
Charlie.”
Charlie's Pov.
La segretaria che lavorava per mio padre ci fece entrare nel suo
ufficio e ci disse di aspettare, mentre lui rientrava da una riunione
importante con altri finanziatori.
L'aula era piuttosto ampia. E se una persona volesse fare una festa, ci
potevano stare tranquillamente cento persone se non di più.
Le finestre che ci davano le spalle illuminavano tutto e davano una
visuale sull'intera città. Un misto di enormi palazzi e pozze
verde, sparse qua e là.
“Eccomi. Mi hai fatto visita senza nessun preavviso.” Disse
entrando il padre di Styles, appendendo il capotto nell'attaccapanni.
“E' stato qualcosa di improvviso.” Rispose Harry.:
“Comunque ti devo parlare di una cosa importante.” Iniziai
a dire ma venni interrotto da un segno della mano dell'uomo
“So di cosa vuoi parlare. Ma a me Charlie non piace.” Annunciò con tranquillità.
Il rossore invase il mio viso e il desiderio di urlargli contro, aumentava in maniera smisurata dentro di me.
Mi alzai dalla poltrona su cui era seduta e mi diressi verso il signor Styles.
“Vorrei sapere il motivo di questo contrasto nei miei riguardi.” Domandai.
Per fortuna che c'ero io, la tua cara coscienza a controllare il tuo
stato d'animo. Se la mia intelligenza non ti assistesse mia cara
Charlie, adesso staresti urlando come un caro gorilla e daresti una
ragione in più al signor Styles, per farti odiare.
Sicuramente soffrivo di qualche strana patologia che mi causava
pensieri contorti partoriti dalla mia mente, malsana. Purtroppo. Ma
adesso non dovevo pensare a me, dovevo pensare ad affrontare un altro
membro della famiglia Styles.
“E' una sensazione a pelle.” Replicò.
Sospetto che sia una questione genetica. Temo che gli uomini della
famiglia Styles abbiano effettivamente dei mal funzionamenti a livello
mentale. Per questo si spiegherebbe il comportamento di astio del padre
di Harry nei tuoi confronti.
“Charlie, ci penso io.” Mi disse Harry poi si rivolse verso
suo padre: “Papà, io e Charlie torneremo a Holmes
Chapel.”
L'espressione che si dipinse sul volto del padre di Harry mi sorprese.
Era come se lui non si aspettasse affatto un comportamento del genere
da parte di suo figlio.
Rise nervosamente: “Harry lo sai che oggi non è il primo d'aprile.”
“Io non sto scherzando. Ero venuto qui per dirtelo.”
Gli occhi di padre e figlio si incrociarono.
“Andiamo Charlie.”
Usciti dall'edificio mi fermai e di conseguenza anche Harry.
“Che c'è?”
“Non voglio che per colpa mia devi rompere il tuo legame con tuo padre.”
“Charlie, tu non hai colpa di niente. E' lui che si ostina a non
capire me. Come in tante occasioni...” Lasciò la frase
incompiuta: “Vuoi mangiare qualcosa?” Domandò poi.
Capii che ancora non era pronto per parlarne ma mi sentivo in colpa.
Non riuscivo a concentrarmi e a godermi il pomeriggio con Harry.
Tornati a casa, Harry venne da me e rimanemmo insieme. Cucinammo
insieme la torta. Fu divertente immergerlo nella farina, ma lui si
vendicò usando la cioccolata.
“Sei una disgrazia.” Commentai.
“Hai cominciato tu!” Si difese, mentre ripuliva la tavola.
“E guarda che bravo uomo di casa, ti aiuto pure!”
“Vuoi un applauso?”
“No, preferisco che mi ripaghi in natura.”
“Sei un caso perso comunque adesso devo andare a lavoro.”
Non gli dovevo mentire però volevo aiutarlo. Anche perché
anche lui era sovrappensiero. Cercava di essere allegro ma non c'era la
stessa atmosfera che c'era stata prima di incontrare il padre di Harry.
Probabilmente anche lui era rimasto sorpreso dalla reazione che aveva
avuto suo padre, quando gli aveva detto che saremmo tornati a Holmes
Chapel.
“Ma dobbiamo festeggiare il tuo compleanno? Insieme?”
“Non ti preoccupare.” Dissi mentre gli diedi le chiavi
dell'appartamento: “Verso le undici sono di nuovo qui.
Però non è che quando torno, mi ritrovo un edificio
distrutto, vero?”
“Tranquilla. A dopo.”
Così decisi di fare di testa mia e la stessa sera, mentre dovevo
essere al lavoro a lavare i piatti, tornai di nuovo a fare visita
presso gli uffici Bennett.
Ovviamente la segretaria non vedendomi assieme ad Harry non mi fece
passare ma proprio in quel momento arrivò il signor Styles.
“Capiti proprio a pennello, sai.”
“Ah sì?” Chiesi: “Sono qui per poter chiarire e...”
“Certo, possiamo fare una chiacchierata. Sei da sola, a quanto
vedo. Beh, mentre ti accompagno a casa, possiamo parlarne.”
Mi meravigliai nel vedere come il signor Styles divenne gentile e
disponibile. Forse, in realtà avevo sbagliato a giudicarlo male
e in fondo, anche Harry si sbagliava.
Accettai la proposta e seguii l'uomo.
Peccato che una volta che fui in macchina, mi accorsi che la strada che
l'autista aveva preso non era quella che usavo io solitamente.
“Forse ha bisogno di qualche indicazione..” Suggerii ma
vidi un fazzoletto bianco davanti a me e la mano del signor Styles che
premeva contro la mia bocca.
Ero costretta a respirare quella cosa che c'era su quella stoffa.
Tentavo di ribellarmi ma le forze mi stavano abbandonando.
Harry's Pov.
Erano quasi le undici e mezza e ancora Charlie non era tornata.
Dapprima pensai che magari il ristorante aveva avuto qualche cliente in
più e magari aveva avuto qualche piatto da lavare in più.
Ma più le lancette dell'orologio continuavano a muoversi e non
vedevo quella dannata porta aprirsi, decisi di chiamarla per
assicurarmi che non le fosse successo niente.
“Charlie, cazzo rispondi!” Sbottai.
Ipotizzai che magari non ci fosse campo e per questo non rispose, decisi di mandarle un messaggio ma ancora nessuna risposta.
Chiamai anche il ristorante dove lavorava ma quando mi disse che
Charlie non era mai venuta, mi venne un colpo. Mi aveva mentito.
Cazzo, Charlie.
Se fossimo stati a casa, almeno sapevo che Charlie poteva andare da Sophie, ma qui...
Decisi comunque di chiamarla e le chiesi se poteva provare a contattarla, ma anche lei ebbe i miei stessi risultati.
“Mi aveva promesso che alle undici sarebbe stata qui, con me a festeggiare.”
“Tranquillo Harry.” Disse Sophie: “Prova a chiamare Zayn. Magari è con lui.”
Avrei voluto che Charlie non fosse con lui, ma in quel momento avevo
paura che le fosse successo qualcosa e mi stava anche bene che si
trovasse con lui.
“Ehi Zayn. Senti Charlie è li con te? Vero?”
“Perché?”
“Sentimi, Zayn. Evita. Dimmi se è con te.”
“No. Lei non è con me. Ma raccontami che è successo.” Chiese anche lui preoccupato.
La paura continuò a salirmi sempre più.
Gli raccontai tutto e gli dissi che oggi avevamo fatto pace e che era
il suo compleanno, decisi di farle un bel regalo. E che era un bel
passo nella nostra relazione.
“Temo che Charlie sia in pericolo.” Dichiarò infine.
Charlie's Pov.
“Il
desiderato lieto fine non è sempre scontato come molti credono.
Spesso ci sono forze maggiori che ti impediscono di vivere il tuo
sogno. Anche questo è un lato della realtà che devi
imparare ad accettare.”
Fu la prima frase che mi disse il signor Styles appena riaprii gli occhi. Non sapevo dove ben fossi.
La stanza era buia e l'unica fonte luminosa proveniva dall'alto, che mi illuminava.
“E'
per questo motivo lei dovrebbe distruggere la vita di suo
figlio?” Mi guardai spaventata, ma parlai chiaro, esprimendo la
mia opinione.
“Sto
salvando la vita di mio figlio.” Replicò: “Non
voglio che per una cotta lui faccia scelte che lo possano rovinare per
sempre.
“Perché mai si dovrebbe rovinare? Non ha fiducia in ciò che fa?”
“Anch'io
ero innamorato perso di Michelle. Ma alla fine non ha funzionato. Non
deve sbagliare come ho già fatto io.”
“E
questo le da il diritto di mettere il bastoni fra le ruote a Harry?
Sbagliare è umano. Capita a tutti. Ma non per questo bisogna
evitare di affrontare la vita e andare avanti e provare. Perché
sennò vivere non avrebbe senso. Non fare qualcosa che magari ci
farebbe stare bene, solo perché ci potremmo fare male. E' come
dire, non voglio camminare perché potrebbe cadere un pianoforte
dal cielo.”
Non
sapevo neanch'io dove dovessi puntare lo sguardo. Cercavo di farlo dove
sentivo una risposta ma ogni volta, la voce arrivava da un'altra zona.
Harry
si starà preoccupando tantissimo, già me lo immaginavo a
sbraitare contro il telefonino e a maledirmi in ogni lingua da lui
conosciuta.
Anch'io
da stupida non ero stata coraggiosa. Avrei dovuto parlare con Harry
magari adesso non sarei qui a farmi mille viaggi mentali sulla morte
della sottoscritta.
Ingenua. Ero stata ingenua.
Perché mai, avrei dovuto credere a quel folle che magicamente da burbero era diventato gentile?
Semplice Charlie, intervenne la mia coscienza, hai visto in lui lo sguardo di Harry.
“Ti
rimando a Holmes Chapel. Da sola. Intanto rimani qui fino a domani
pomeriggio. Io devo organizzare le nozze tra Harry e Natalie.”
Gridai.
Già,
feci un urlo fortissimo, ma che probabilmente nessuno avrebbe sentito:
“Dice di non volere far soffrire Harry e poi lo costringe a stare
con una persona che non ama?”
“E tu saresti convinta che Harry ti ami? Ti ha tradito.” Affermò con nota di superiorità.
“Verissimo.
Ma se ad Harry non gli fosse importato di me, non sarebbe tornato da
me. Avrebbe accettato di sposarsi con Natalie.”
Non disse nulla.
Aspettai, ma ci fu solo il silenzio.
“Tranquilla. Presto tutto sarà finito.” Sentii dire questa voce in lontananza.
-
Harry's Pov.
“Forse
è il caso di chiamare la polizia.” Suggerii, mentre stavo
componendo il 911, ma la mano di Zayn mi fermò: “No. E'
meglio di no. Chiama Natalie, piuttosto.”
Corrugai
la fronte e mi chiesi perché dovessi chiamare proprio lei. Zayn
dopo cominciò a spiegarmi e a rivelarmi gli scheletri che
c'erano nell'armadio di mio padre.
“Armi
illegali?” Ripetei sconvolto. Inizialmente sospettai droga.
Perché solitamente era quella che fregava sempre.
“Già
e la famiglia Bennett venendo a sapere del mercato in nero di tuo
padre, cercò di far sprofondare la vostra società di
famiglia. E il signor Styles disperato, organizzò il
fidanzamento tra e Natalie.”
Sgranai gli occhi incredulo.
“Perché Natalie non ha rifiutato?”
“Perché
a Natalie piacqui subito e con la faccenda dell'azienda, si era diciamo
protetta. Nel senso se l'avessi lasciata, lei ti avrebbe risposto:-Ma
come non tieni alla tua famiglia?- Natalie è sempre stata
innamorata di te. Come Charlie, d'altronde.”
“Ma io sono innamorato di Charlie. Se Natalie fosse stata innamorata veramente di me, me ne avrebbe parlato e...”
Non
conclusi la frase perché proprio Natalie rispose al telefono:
“Ciao, Harry. E' da tanto che non ci sentiamo.”
“Ho bisogno che tu mi aiuti.” Dissi spiccio e non c'era tempo da perdere.
“Passare subito al sodo, eh?” La sentii sospirare: “Hai litigato con Charlie?”
“Ci speri?”
“Forse.” Confessò.
Le spiegai rapidamente cosa fosse successo e disse che ci avrebbe raggiunto anche lei con suo padre.
Conclusi
la telefonata e guardai Zayn: “Sei sicuro che far coinvolgere
così tante persone, non sia pericoloso per Charlie?”
“Dobbiamo prima trovarla. Una volta fatto, entreremo in azione.”
“Sembra quasi un film poliziesco.” Commentai.
“Avrei voluto che le fosse.” Replicò Zayn.
Altre
domande mi si formavano nella testa. Come faceva Zayn a sapere
così tante cose? Avrei voluto chiederglielo, ma la
priorità era data al panda.
Ah, quella zuccona! Una volta tanto che mi ascoltasse!
Inveire contro di lei, però non mi sarebbe stato d'aiuto. Dovevo stare calmo.
Aspettammo diversi minuti e Natalie finalmente ci raggiunse, insieme a suo padre.
“Penso
che tu abbia delle ragioni più che valide per averci chiamato,
qui.” Dichiarò freddo il signor Bennett.
“Mio padre ha rapito la mia fidanzata.” Dissi: “E magari lei potrebbe aiutarci a trovarla.”
“La tua ragazza è Natalie.” Replicò.
“No. E' Charlie.”
I
fari delle macchine che percorrevano la strada illuminavano il viso del
signor Bennett, che sospirò: “Avrei voluto che tu avessi
dato queste attenzioni alla mia bambina.”
“Arriverà qualcuno che sarà anche meglio di me.”
Lo sgranchirsi della voce di Zayn interruppe il nostro dialogo.
“Dobbiamo trovare Charlie.” Ricordò il moro.
A questo punto mi venne un'idea. E spiegai il mio piano.
“Vorresti
farci acquistare la vostra società? Lo sai che per noi sarebbe
solo una perdita e basta.” Disse il signor Bennett.
“Allora
la vostra azienda rischierà di essere chiusa per armi
illegittime. Sicuramente la polizia troverà qualcosa. Quindi io
terrò la bocca chiusa, in cambio tu dovrai dire a mio padre che
sarai disposto ad acquistare la società di famiglia, solo se
libererai Charlie.”
“E se non dovesse accettare?” Domandò Natalie.
“Perché non dovrebbe? E' stato per il patrimonio aziendale che ha fatto questo casino!”
“Non
c'è bisogno di urlare.” Mi rimproverò: “E non
serve minacciarci di fare fallire la società di famiglia.”
“Scusami. Hai ragione.”
Così ebbero inizio le danze. Il signor Bennett chiamò il signor Styles e i due si accordarono per incontrarsi.
Inizialmente
si era pensato di parlare subito della liberazione di Charlie, ma in
tal caso, poteva succedere che il signor Styles non avrebbe collaborato
e poteva reagire in maniera negativa, peggiorando la situazione.
Ripetei
al padre di Natalie il copione: “Devi assolutamente convincerlo.
Quando avrà detto di sì, interverrò io e
parlerò con mio padre.”
“E'
troppo scontato e banale.” Interruppe Natalie: “Dobbiamo
prima scoprire dove è nascosta Charlie. Una volta che sappiamo
dove è lei, bisogna tenere occupato tuo padre mentre qualcuno
andrà a salvare il panda.”
“Piano
geniale. Perché non ci ho pensato prima!” Esclamai con
tono sarcastico. Feci un applauso di due battiti e poi mi fermai,
guardando interrogatorio Natalie: “Ma mi diresti come ti faresti
dire dov'è nascosta Charlie?”
“Sicuramente
non era da solo quando ha portato Charlie. E quando papà
sarà impegnato a parlare con tuo padre, tu e Zayn vi farete
condurre dal complice.”
“E'
possibile che Natalie abbia ragione. Non credo che tuo padre abbia
fatto da solo. Ha anche lui una certa età!”
“Vi
state basando su una stupida ipotesi.” Gridai: “Se non
c'è questo secondo complice? Avete un piano B?”
“Non ci sarà bisogno del piano b!” Obiettò Natalie: “Andrà tutto bene.”
Tutto
sembrava troppo strano. Perché tutti erano così sicuri,
calmi e fiduciosi? Insomma, va bene che Charlie non stava simpatica a
Natalie, perché così tanta tranquillità?
Non dissi nulla e annuii facendo cenno con la testa.
Papà
arrivò con una porche nera, che però non era guidata da
lui ma da un altro uomo. Tirai un sospiro di sollievo.
Forse Zayn e Natalie non avevano torto.
Mentre
noi tre eravamo nascosti tra il buio e cassone della spazzatura, mio
padre scese dall'auto, fece sbattere violentemente la portiera e si
diresse verso il signor Bennett.
“Come mai tutta questa fretta?”
“Acquisterò
la tua società. Non ci sarà bisogno più del
matrimonio tra tuo figlio Harry e la mia Natalie.”
“Ragazzi, andate dall'autista.” Propose Natalie accanto a me.
Così,
come se fossimo degli agenti speciali di polizia, ci avvicinammo
all'auto ed entrammo. Zayn si sedette nei sedili posteriori mentre io
mi misi seduto accanto alla postazione del guidatore.
“Non
dire niente e non fare nessun passo falso.” Dettò legge
Zayn: “Ho una pistola con me. E tu non vuoi che la tiri fuori,
vero?”
L'uomo alzò le mani: “N-no.”
“Portaci dove è stata nascosta Charlie.” Dissi io autoritario. Non dovevo farmi assalire dalla paura.
“Io non so di cosa stai parlando.” Disse l'uomo, usando di nuovo un tono di sicurezza.
“Penso che la pistola voglia venire fuori.” Interruppe Zayn.
L'uomo allora, portò le mani sul volante e lo strinse con forza: “D'accordo.” Disse sospirando.
Anch'io tirai un sospiro di sollievo, sapendo che presto avrei rivisto Charlie.
Il
viaggio proseguì in silenzio, fino ad arrivare in un deposito di
merci fuori città. Chiamare quel posto illuminato, era come
fargli un complimento.
Uscimmo in auto e Zayn si assicurò che l'uomo ci facesse da guida, senza che ci facesse brutti scherzi.
“La ragazza si trova lì dentro.” Affermò l'autista.
“Sarà meglio che sia vero.” Replicò Zayn.
Corsi verso il portone e lo trascinai con forza verso la destra.
“Charlie! Charlie! Sono Harry, rispondimi!” Urlai, sentendomi vibrare le corde vocali.
“Harry!” Sentii la voce del panda e gridai ancora.
“Charlie!”
Divenni più rapido di flashman, più di speedy gonzales e
la raggiunsi. Le sfiorai le spalle e gliele strinsi. Temevo che potesse
sparire davanti ai miei occhi.
“Charlie!” Dissi ancora. Le presi il viso e la baciai.
“E'
tutto ok. Ci sono io.” Avevo un fiatone da far paura, ma ero
sollevato. Adesso che sapevo che lei stava bene, potevo stare
tranquillo.
Liberai Charlie e mentre lei si controllava i polsi e le caviglie sentii un applauso dietro le mie spalle.
“Ingegnoso,
figliolo. Veramente.” Mi voltai di scatto e vidi mio padre
entrare, affiancato dal signor Bennett e Natalie: “Mi
dispiace.” Mimava con le labbra.
Riportai la mia attenzione verso mio padre.
“Cosa
ci sarebbe di ingegnoso qui? Hai rapito la mia fidanzata! E hai sempre
pensato al peggio nei miei riguardi e...” Esplosi dalla rabbia.
In quel momento tutto quell'insieme di emozioni si catapultarono fuori.
“Ho
cercato di proteggerti!” Si giustificò:
“Figliolo,” proseguì: “fai la scelta giusta.
Vieni da me e vivrai felice. Te lo assicuro.”
“Perché
mai mi dovrei fidare di te?” Chiesi: “Cosa c'entrava
Charlie?! Perché metterla in mezzo e farle questo?!”
“Perché ti ha fatto il lavaggio del cervello!”
“No!”
Gridai: “Tu volevi usarmi dal principio. Volevi combinare il
matrimonio tra me e Natalie. Cosicché da salvare la tua azienda
dal baratro assoluto. E non hai pensato alla vita di tuo figlio? No.
Assolutamente no.”
“Calmati
Harry.” Sentii la mano di Charlie stringere la mia. Avvertii una
dolcissima sensazione di calore dentro di me che mi fece comprendere
quanto fosse veramente per Charlie.
Se
lei non fosse entrata nella mia vita, se io non me ne fossi innamorato,
probabilmente avrei seguito le orme di mio padre e chissà se
sarei stato felice. Felice in quell'ingarbugliato insieme di segreti,
bugie e semplice desiderio di potere e ricchezza.
Allungai
il braccio fino alla fine del fianco del mio panda e la portai vicino a
me: “Vedi questa donna papà,” dissi: “beh, lei
sarà tua nuora.” Annunciai.
“Cosa?!”
Charlie mi urlò praticamente nell'orecchio, danneggiando per
l'ennesima volta il mio povero organo uditivo.
Tutte le ragazze normali si sarebbero emozionate e avrebbero pianto dalla gioia.
L'espressione di Charlie fu quella di una persona che aveva appena visto la morte in faccia. Infatti era sbiancata subito.
“Io dovrò sopportarti per sempre?”
“A qualcuno toccherà.” Risposi.
Roteò gli occhi e sorrise: “E va bene, mi sacrificherò per l'umanità.”
“Non
essere così plateale.” Sussurrai avvicinandomi a lei e
baciandole la guancia: “Sono serio.” Dissi sicuro.
“Lo so.”
La voce di Zayn si sgranchì interrompendo, purtroppo il momento amore-pucci tra me e Charlie.
“Harry potevi anche aspettare di fare la tua dichiarazione. Il bel finale, arriva alla fine.”
“Bisogna seguire i propri sentimenti.” Replicai.
Zayn sorrise.
“Ho
chiamato la polizia.” Affermò: “E appena sapranno
del rapimento di Charlie, signor Styles per lei è finita.”
“Anche per te, Zayn lo sai, vero?”
Mi
voltai verso il mio amico ma non disse nulla. Le sirene della polizia
coprirono quel silenzio e quegli sguardi che ci stavamo lanciando tra
di noi.
L'investigatore che entrò all'interno del capannone era seguito anche dal signor Parker.
Successivamente
si venne a scoprire che lo stesso signor Parker era a conoscenza del
mercato nero di armi illegali tra la società Bennett e quella
degli Styles.
E venne a galla anche il passato di Zayn e quello di Keyra.
“Quindi
Keyra era stata vittima di un incidente autostradale. E pensavi che
fosse stato il signor Parker a ucciderla.” Dissi sorpreso.
“Già.
E quando giunsi a Manhattan, avevo solo lo scopo di vendicarmi, a modo
mio... Infatti lo stesso giorno incontrai tuo padre, Harry. E lui mi
propose di aiutarlo nel suo piano, cioè quello di far convolare
a nozze te e Natelie e di mettere fuori gioco Charlie. E in cambio il
signor Styles avrebbe fatto scomparire Parker. Solo che conoscendo
meglio Charlie e vedendo in lei Keyra, avevo deciso di lasciare stare e
di non farmi coinvolgere più da lui. Però venni a sapere,
che il signor Styles avrebbe ucciso il signor Parker, facendo poi
incolpare me e quando lo venni a sapere...”
“Intervenni
io e chiesi a Zayn di fare ricerche più approfondite sul conto
del signor Styles e del signor Bennett e con l'aiuto di Natalie, siamo
riusciti a chiudere questa faccenda. E anche tu Charlie.” Disse
poi il signor Parker rivolgendosi al panda: “Se non ci fossi
stata tu, probabilmente saremmo ancora in alto mare.”
Sgranai gli occhi incredulo.
“Quindi
voi due sapevate tutto!” Esclamai, indirizzandomi verso Natalie e
Zayn. Capii così il perché della sicurezza dei due nel
piano.
Gli
agenti portarono via sia mio padre che il signor Bennett. Chiesi
successivamente a Natalie perché non mi avesse detto niente e
lei mi spiegò che era un'operazione segreta e che meno persone
erano a conoscenza di questa piano e meglio era.
“Ma da quando andava avanti questa storia?” Proruppe Charlie.
“Da
quando ci hai beccati insieme all'hotel.” Soffiò con
noncuranza poi si voltò verso Zayn e cominciarono a
chiacchierare.
“Quei due si metteranno insieme.” Constatò piatta il panda.
“No, Zayn non è il tipo da Natalie.”
“Mai dire mai. Io non ero mica il tipo da criceti.”
“E io non ero il tipo da panda.”
“Sì, che lo eri. Altrimenti non mi avresti chiesto di sposarti.” Ribatté.
“Te
l'avrei chiesto, davvero? Perché io non ricordo.”
Controbattei appositamente. Finalmente questo caos era finito. Niente
Natalie, niente matrimoni combinati, niente società da dover
gestire. Ero libero.
Beh, l'unica persona che avrei dovuto sopportare sarebbe stata Charlie, ma non era un problema.
Alla fine avrei avuto anch'io i miei vantaggi.
“Hai la memoria corta, eh?”
“Ci sarebbe un modo per far tornare tutto, sai...” Allusi malizioso.
Charlie scosse la testa e sorrise: “Dai, dobbiamo prima concludere con la polizia.”
Così andammo in centrale e ognuno di noi: Charlie, io, Zayn e Natalie facemmo la nostra deposizione.
Qualche
settimana più tardi, fummo convocati in tribunale, davanti al
giudice per riconfermare ciò che era successo.
Il
giudice sentenziò colpevole mio padre, come assassino di Keyra e
omissione dei soccorsi e in aggiunta ci fu l'aggravante di rapimento di
Charlie.
Mentre
l'attività commerciale del signor Bennett e quel poco che
rimaneva dell'azienda di famiglia venne assorbita dall'azienda del
signor Parker.
Charlie's Pov.
“Harry sei sicuro di voler tornare in Inghilterra?”
“Sì,
Charlie. Te l'ho già detto. Voglio stare vicino a mamma e stare
con i nostri amici. E poi ci siamo conosciuti là e là che
voglio vivere.”
Dopo
le varie vicissitudini che entrambi avevamo passato Harry sembrava
essere maturato molto. Non per quanto riguardava il fatto di prendermi
in giro in modo continuo, ma piuttosto sull'affrontare i problemi. Ogni
volta che litigavamo e se io mi arrabbiavo, mi prendeva per il braccio
e finché non parlavamo seduti sul divano, non mi faceva alzare.
Stavo
preparando i bagagli e stavo chiudendo l'ultima valigia. Anche se
quella dannata scatola arancione non era intenzionata a farlo.
“Usa
il tuo dolce peso e vedrai che ti obbedirà all'istante.”
Aveva suggerito Styles, poggiandosi allo stipite della porta con
braccia incrociate.
“Quindi tu sei caduto ai miei piedi per i miei sessantacinque chili?”
“Chi può dirlo.”
“Che stronzo che sei. E dire, che pensavo che fossi cambiato, ma mi sbagliavo.”
Harry
sorrise e abbassò la testa, scuotendo la testa: “Charlie,
io sarò sempre lo stesso idiota Harry Styles per cui hai perso
la testa. E' vero, forse sono un po' maturato. Ma di certo non
sarò un tipo serioso sempre. E poi dimmi, se diventassi una
specie di vecchio noioso e brontolone, mi diresti:-Dai Harry, un po' di
energia!-”
“Vuoi aver sempre ragione, eh?” Domandai inarcando il sopracciglio.
“Certo!”
Peccato che quella frase in cui Harry voleva avere ragione non si realizzò mai negli anni successivi.
***
“Papà,
ma perché prendi in giro sempre la mamma e la mamma si arrabbia
sempre?” Ecco quella fu la domanda dolente che avrei voluto che
Emma non avesse chiesto.
“Perché
sono dei giochi dei grandi. E' divertente lo sai.” Rispose Harry
prendendo la nostra bambina in braccio.
“Che
storia lunga che mi avete raccontato...” Continuò a dire
mentre mio marito la stava facendo accomodare sul letto di camera sua.
Le sistemò le coperte e poi disse: “Non vedo l'ora di vedere zio Zayn!”
“Ma come!” Esclamò Harry: “Davvero, preferisci zio Zayn al tuo papà!?”
“Sì.”
“E'
colpa di tua madre.” Borbottò Harry: “Sicuramente
qualche suo gene è finito nel tuo sangue e con questo si spiega
tutto.”
Il
criceto sospirò affranto e dando il bacio della buonanotte ad
Emma, le coricò per bene le coperte, spense le luci ed entrambi
uscimmo dalla stanza.
“Sono offeso.” Mugugnò Harry: “Pensavo di essere il suo eroe!”
“Il mio lo sei.” Dissi abbracciandolo.
“Io voglio essere l'idolo di essere umani non di animali.” Controbatté.
Poggiai
il mio mento sul petto di Harry e lo guardai con sguardo cigliato:
“Ah, sì? Non vuoi stare in bianco, vero?”
Stupida domanda retorica. La risposta sarebbe stato un:-No, che non voglio stare in bianco.-
Harry mi afferrò per il polso e mi baciò.
“Sono
contento di averti sposato e di essere diventato papà di nostra
figlia ...Pensavo che la felicità stava nel fare le cose
perfettamente, nel dover rispettare ogni cosa, ma alla fine, la
felicità si trova nelle piccole cose, e, a volte anche nelle
grandi. Come il giorno nel nostro matrimonio. Solo tu potevi inciampare
nel vestito e distruggere metà della torta nuziale.”
Raccontò divertito.
Quella
giornata che per numerose persone poteva essere perfetta e dolce, per
me e Harry era stata un'altra giornata alla panda-criceto.
Io
ero goffissima con quell'enorme abito bianco e avevo chiesto anche di
accorciare il vestito, ma la sarta non mi dava retta. Quando poi mi
sono letteralmente spalmata sulla torta, la signora mi venne a dire:
“Forse avevi ragione.”
“E ti ricordi quando sei rimasta incinta di Emma?”
“Già!
Non pensavo mica di avere così presto una bambina. E solo
perché non sei riuscito a tenere sotto controllo il tuo
biscione.”
“Non offendere una creazione divina così perfetta.” Si difese Harry.
Non
dissi nulla perché sarei potuta diventare cattiva. Non
perché lo fossi, ma perché ero sadica e fare battute
sulla grazia del criceto, era piacevole.
“Dai andiamo a letto.” Proposi: “Domani devi essere presto in aula, giusto?”
“Sì, ma adesso pensiamo ad altro...faremo attività fisica, vero?”
Eh, Harry era rimasto il solito playboy che aveva una strana fissa per il mondo a luci rosse.
Ma a me andava bene così.
Quando
tornammo dagli Stati Uniti, Harry si iscrisse all'università e
decise di seguire la carriera da avvocato. Dopo diversi anni di studio,
riuscì a guadagnarsi un nome a Holmes Chapel e anche nei
quartieri vicini.
Mentre
io diventai giornalista. Dopo ciò che ci era successo per via
del padre di Harry, cominciai a scrivere e questo mi aveva fatto capire
che scrivere mi aiutava molto con me stessa, scelsi così di
seguire questo percorso.
Zayn
e Natalie, come aveva predetto Harry si misero insieme e ci venivano a
trovare qualche volta. Non sempre, anche perché i rapporti tra
me e Natalie non erano tra i migliori.
Avevo tentato di fare amicizia con lei, ma con scarni successi.
Liam
e Sophie si erano sposati pure loro e avevano avuto una coppia di
gemelli maschi. Diversamente da me e Harry, quando quei due si
sposarono sembrava di essere in un angolo di paradiso.
Sophie
era meravigliosa con l'abito bianco e il pancione. E Liam era
così emozionato che quando disse il tanto sospirato:
“Sì.” lo disse per ben tre volte.
Harry
invece non aspettò neanche che la figura religiosa finisse di
pronunciare la frase da rito, e mi baciò. Mi prese in braccio e
mi portò subito in carrozza.
Quell'idea stranamente così romantica mi piacque, perché era stata una sorpresa.
“Non
ci credo!” Avevo esclamato guardando la carrozza bianca. Poi
portai l'attenzione ai cavalli bianchi e al cocchiere.
“Perché l'hai fatto?” Domandai poi.
“Ho
pensato che forse avevi un po' l'umore a terra dato che la torta non
era più mangiabile. E quindi ho chiesto alla mamma di chiedere
subito una carrozza. Ed eccola qui.”
“A
che pensi, Charlie?” Harry mi riportò alla realtà.
Mi posizionai accanto a mio marito, mettendomi sul fianco.
“A
quando eravamo usciti dalla chiesa e a quando vidi i cavalli e la
carrozza bianca, che ci aspettava fuori...” Pensai poi alle
parole che Harry mi aveva detto un paio di minuti fa. Alla
felicità che andava cercata nelle piccole cose.
“Sono felice di essermi innamorata di te, Harry.”
“Anch'io lo sono. E non sai quanto. Ti amo panda.”
“Ti amo criceto.”
THE END.
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#Note Finali.
La storia era stata pubblicata tempo fa, ma avevo deciso di cancellarla. Ho deciso dunque di ripostarla. Spero vi piaccia.
Grazie a chi ha letto il capitolo.
Alla prossima.
PS.(Prima il mio nick era PiccoloKoala, l'ho cambiato in LisaJWolfe)
Lisa.
E questo è il finale della storia. Grazie a chi ha continuato a
leggere e chi ha rivisto Charlie e Harry in azione di nuovo!
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