Lo vidi per la prima volta che si stava toccando il labbro
inferiore con
le dita. Come scoprii in seguito, era una specie di tic. Era in piedi,
aspettando
la metro, appoggiato al muro. Indossava una giacca di pelle nera, dei
pantaloni
attillati e un paio di stivaletti consumati. E un cappello, un piccolo
cappello
di lana nero, anche se era estate. Era molto bello. Aveva lo sguardo
vuoto e si
toccava il labbro. La luce illuminava appena il suo pallido volto, e i
suoi
occhi verdi risplendevano. Aveva le occhiaie e la faccia scavata.
Era estate ma
dentro di lui
nevicava.
La seconda volta che lo vidi era in un bar, e si toccava
le labbra
aspettando il caffè. Era sulla sedia accanto alla mia. Era
magro e le sue mani
erano grandi, le dita lunghe e affusolate. I suoi capelli erano neri e
ricci e
le sue labbra erano rosse. Era molto bello. Guardava il muro arancione
con l’aria
di chi si è perso. Era molto dimagrito dall’ultima
volta, che era stata una
settimana prima. Indossava sempre la stessa giacca, gli stessi
pantaloni e gli
stessi stivaletti, anche se era estate. Il suo sguardo era vuoto e si
toccava
il labbro. La luce illuminava il suo volto, che era ancora
più pallido e i suoi
occhi, ancora più grandi e verdi, risplendevano. Aveva
più occhiaie e la faccia
più scavata.
Era estate ma
dentro di lui
nevicava.
La terza volta era in biblioteca, e si toccava le labbra
mentre leggeva
un libro romantico. Era seduto al tavolo vicino a me, e il suo sguardo
era
vuoto. Più che leggere, sembrava stesse guardando le pagine
del libro. Le sue
orecchie erano grandi e i suoi vestiti erano sempre gli stessi, anche
se era
estate. Notai, dato che la giacca era un po’ tirata su, che
aveva il polso
rosso. Appena vide che lo guardavo, tirò su la manica. I
suoi occhi
incontrarono i miei, e mi sentii fulminata. Era molto bello. Era
piegato sul
libro e si toccava il labbro. La luce della lampadina del suo tavolo
illuminava
il suo volto, che ora sembrava bianco come il latte, e i suoi occhi
verdi
risplendevano. Aveva le occhiaie e la faccia scavata.
Era estate ma
dentro di lui
nevicava.
La penultima volta piangeva, e si toccava le labbra mentre
recitava una
preghiera. Era seduto sulla panca vicino alla mia, e il suo sguardo era
spento.
Stavolta era vestito di nero, anche se era estate. Era spettinato e
tremante, e
io avrei voluto abbracciarlo, ma sapevo che mi avrebbe respinta. La sua
pelle
toccava le ossa, e faceva quasi paura. Si girò verso di me,
ma stavolta non mi
guardò male. Gli sorrisi, e lui fece altrettanto. Era molto
bello. Sussurrò qualcosa
che non riuscii a capire, poi tornò a guardare la grande
cassa di legno dove si
trovava il suo amore, che se ne era andato troppo presto. Conoscevo il
ragazzo
che era morto. Era moro con gli occhi azzurri, ed era mio amico. Si
chiamava
Louis. Tornai a guardare il ragazzo. La luce delle candele illuminava
il suo
volto, che non aveva più un colore, e i suoi occhi verdi non
risplendevano più.
Aveva le occhiaie e la faccia scavata.
Era estate ma
dentro di lui
nevicava.
L’ultima volta che lo vidi, sorrideva, ma non si
toccava le labbra. Era sdraiato
con un bigliettino fra le mani, e il suo sguardo era morto. Era vestito
di
nero, anche se era estate. Era freddo e guardava il cielo. Era molto
bello. Mi avvicinai
a lui e gli diedi un bacio sulla guancia. Sentii l’odore
delle medicine che
usciva appena dalle sue labbra spellate che aveva torturato. Ora
nessuna luce
illuminava il suo volto, neanche la luce più potente avrebbe
potuto farlo. Sapevo
che la sua faccia era ancora più bianca e che i suoi occhi
non si sarebbero più
riaccesi. Aveva le occhiaie e la faccia scavata. L’uomo
accanto a lui chiuse la
bara e lo portò via.
Era estate ma
dentro di me
nevicava.
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