Second
hand news
La
pioggia scende leggera, rinfrescando l'aria primaverile.
Dentro
il dojo Tendo l'atmosfera è tesa: i due promessi sposi hanno
avuto l'ardire di litigare anche davanti all'altare, nel giorno del
loro matrimonio.
Tra
i familiari c'è chi piange per l'ansia, chi ordisce piani
risolutivi e chi invoca l'aiuto dei kami sforzandosi di tenere la
katana dentro al fodero. Altri si limitano semplicemente a scommettere
su come finirà la cerimonia.
Gli
invitati guardano la scena divertiti, ormai abituati a spettacoli
simili.
Non
tutti però osservano passivamente; certuni avrebbero fin
troppo da dire, ma preferiscono tenerlo per sé.
*
I
know there's nothing to say
Someone
has taken my place.
When
times go bad
When
times go rough
Won't
you lay me down in tall grass
And
let me do my stuff?
Sia
mai che non si facciano riconoscere.
Ryoga
scuote la testa sconsolato, mentre osserva Ranma e Akane litigare;
tutti speravano che, a un paio d'anni dal fallito matrimonio finito in
delirio, i due promessi sposi avessero almeno messo la testa a posto.
Inutile dirlo, sono riusciti a smentire tutti ancora una volta.
Sembra
quasi che vi divertiate a farci esasperare.
Sposta
lo sguardo ora su Ranma, ora su Akane, quasi fosse una partita di ping
pong: lei è paonazza dalla rabbia, lui nasconde il suo
terrore per gli scatti d’ira della fidanzata dietro la
testardaggine —
Ti
avevo detto di non provare neanche per sbaglio a farla soffrire! ringhia
tra sé e sé l’eterno disperso. Giuro
che finita questa farsa ti seppellisco in giardino e ai Tendo
toccherà celebrare anche il tuo funerale!
Inspira
e cerca di tornare zen, ricordandosi che in fondo la relazione tra
Ranma e Akane non è più affar suo, che Ranma
è ormai adulto e che lui e Akane possono cavarsela da
soli…
“Perché
dovrei sposare un maschiaccio come te?”
...ma
allora sei proprio un idiota.
Mentre
ancora li guarda discutere, Ryoga non riesce a fare a meno di pensare a
quanto lui non avrebbe mai fatto soffrire Akane; l’avrebbe
trattata come una principessa, cercando in ogni modo di darle la gioia
che meritava.
Io
ti avrei resa felice.
Ma
basta un attimo, un “Mi dispiace” appena sussurrato
da Ranma, e la smorfia di Akane si addolcisce lasciando posto a quel
sorriso in grado di illuminare una stanza.
E
allora Ryoga ricorda perché non è lui lo sposo
sull’altare.
Io
ti avrei resa felice… ma non era me che volevi.
Non
aveva mai avuto speranze con Akane, così come le varie
pretendenti di Ranma non ne avevano mai avute con il codinato: tutti lo
avevano sempre saputo, ma avevano preferito fingere e continuare a
crogiolarsi nell’illusione di un lieto fine; Ryoga aveva
sperato come tutti loro, ma si era reso conto della verità
forse prima degli altri.
Potevo
continuare a illudermi quanto volevo, ma conoscevo già la
risposta…
Ora
che è tornata la calma tra i due promessi sposi la cerimonia
può continuare, e mentre vengono scambiate le promesse di
matrimonio Ryoga si distrae, un po’ intenzionalmente e un
po’ no, voltandosi verso la finestra; la pioggerella continua
a scendere incessante e l’eterno disperso pensa che ha fatto
bene a portarsi dietro il solito, pesante ombrello. Si chiede se sia il
caso di rimanere per il ricevimento, o se sia meglio andare via e
perdersi da qualche parte, benedicendo per una volta il suo senso
dell’orientamento inesistente.
Voci
e applausi lo riportano alla realtà — quella
che ha sempre cercato di evitare.
Mentre
si prepara ad indossare il suo miglior sorriso di circostanza, pensa di
nuovo che se Ranma si lascia scappare di nuovo una battuta idiota, Akane
rimarrà vedova.
*
Dovevo
esserci io, lì.
Mentre
Ranma e Akane battibeccano sull’altare, Ukyo non riesce a
smettere di pensare a quanto tutto questo sia ingiusto. Si sente quasi tradita.
Perché
lei e non io?
In
fondo quel vecchio idiota di Genma Saotome le aveva promesso che Ranma
l’averebbe sposata, un giorno. Aveva diritto di precedenza!
Certo…
la validità delle promesse di quell'uomo era opinabile, e
razionalmente sapeva che il ragazzo non aveva alcuna colpa nelle
malefatte del padre.
E
inoltre...
Ammetterlo
le è costato tantissima fatica, ma ha finalmente capito che
il Ranma di cui lei era innamorata era idealizzato... che quello
reincontrato a Nerima non era più il bambino che aveva
conosciuto tanti anni fa. E che adesso, per quanto lei lo abbia sempre
negato, c’è qualcun altro che lo conosce molto
meglio di lei. Anche se quel qualcuno è Akane Tendo.
Ma
una parte di lei continua a ritenersi ferita da quel matrimonio,
soprattutto al dovervi per forza prendere parte. Inspira, ricordando a
se stessa che Ranma rimane comunque suo amico, e la sua amicizia
è incredibilmente preziosa per lei. Tuttavia…
...perché
non io, Ranchan?
Quella
domanda continua a tormentarla.
Non
potevi accontentarti di me, Ranchan?
Nel
vedere l’improvviso rossore sulle guance di Akane, mentre
Ranma si scusa per l’alterco, Ukyo si rende conto che la
risposta a quella domanda, in fondo, la conosce.
…io
non sono Akane.
Ranma
le vuole bene e l’ha sempre considerata sua amica.
Ma
ciò che lei desidera sul serio, quell’amore
così profondo e incondizionato… quello
è sempre stato solo per Akane. E lo sa benissimo, lo ha
sempre saputo.
Non
è cieca Ukyo, e non le sono mai sfuggiti gli sguardi che i
due si lanciavano quando l’altro non guardava, continuando a
urlare al mondo di non sopportarsi.
Il
modo in cui Ranma guarda Akane… quello sguardo è
riservato solo a lei, non guarderebbe nessun’altra ragazza
così. Lo stesso che ora le sta rivolgendo lì,
sull’altare.
Ukyo
inspira, ricacciando indietro le lacrime che minacciano di scendere.
Forse
è giusto così, pensa. Anzi, è sicuramente
giusto così.
Forse
riuscirà finalmente a lasciarsi Ranma alle spalle, ad andare
oltre e cominciare davvero a vivere; e magari a trovare qualcuno che
finalmente riesca ad amarla, che la faccia sentire speciale — che la
guardi come Ranma guarda Akane.
Mentre
finalmente scende a patti con se stessa una volta per tutte, la
cerimonia finalmente si conclude. Gli sposi arrossiscono
d’imbarazzo, i parenti gioiscono e finalmente tirano un
sospiro di sollievo, mentre gli amici cominciano con le battute stupide
sulla prima notte di nozze.
Ukyo
inspira a fondo per poi indossare la migliore delle sue maschere.
Sa
che riuscirà a dimenticarlo definitivamente, ma quel giorno
non è oggi.
Ma
non rovinerò il tuo giorno speciale, Ranchan, non di nuovo.
E
mentre lo pensa ricambia il sorriso che Ranma le rivolge, genuinamente
felice di vedere la sua migliore amica tra gli ospiti.
Sìì
felice, Ranchan.
*
I
know I got nothin' on you
I
know there's nothing to do.
When
times go bad
And
you can't get enough
Won't
you lay me down in the tall grass
And
let me do my stuff?
Anche
a distanza di anni, non riesce ad accettarlo.
Osservando
Ranma e Akane sull’altare, Shan-Pu si chiede cosa la
trattenga dall’alzarsi e saltare al collo di Akane Tendo — quasi
Saotome le
suggerisce una vocina infida dentro di lei.
Potrei
farlo.
Certo
che potrebbe. Peccato che si limiti a pensarlo da ormai
un’ora, o meglio, da quando si è svegliata quella
mattina. Non sa nemmeno perché
si
trovì lì in realtà, a soffrire in
silenzio; probabilmente non ci avrebbe nemmeno messo piede se Mousse
non ce l’avesse trascinata a forza, ripetendole che era
“per il suo bene”, e che in quel modo “ci
avrebbe finalmente messo una pietra sopra”.
Balle.
L’unica pietra che vorrei metterci sopra è la
lapide di Akane.
Trovarsi
seduta lì, a fissare Ranma sposare quel
maschiaccio,
è una cosa che la manda in bestia. E non importa se stanno
lì a battibeccare come hanno sempre fatto, tanto sa bene che
è solo una facciata.
Lei
c’era sul Monte Hooh.
Lei
ha
sentito.*
Inspira,
mordendosi il labbro inferiore per impedire a se stessa di fare
qualcosa di cui poi si pentirebbe.
Se
la bisnonna fosse lì, pensa, tutto questo non sarebbe
successo. Se ci fosse stata lei, sicuramente avrebbe trovato il modo di
impedire questa pagliacciata e portare Ranma a Joketsuzoku con loro.
In
realtà sa che quel pensiero non ha alcun fondamento: la
bisnonna è tornata in Cina da ormai un paio d’anni
richiamata dal Gran Consiglio, stanco di aspettare l’esito di
una missione che faceva acqua da tutte le parti già in
partenza; lei e Mousse invece erano rimasti a Nerima.
Perché
tornare al villaggio con la coda tra le gambe, diventando lo zimbello
delle amazzoni?
All’inizio
era rimasta con l’obiettivo di riuscire a conquistare Ranma,
prima o poi, anche senza l’aiuto di Obaba: speranza
assolutamente vana, lo sapeva lei come lo sapeva Mousse, ma aveva
continuato a rimanerci aggrappata per pura disperazione; inoltre,
essendo rimasta in Giappone senza supervisione della bisnonna, non
poteva più rischiare di fare passi falsi: se avesse
combinato qualche guaio avrebbe dovuto vedersela da sola, senza il
Consiglio a guardarle le spalle.
E
così era rimasta lì, sola, a combattere una guerra
persa in partenza. Per un attimo aveva pensato di attingere a
quell’odio antico che l’aveva spinta a lasciare la
Cina anni fa, alla ricerca di quella ragazza col codino che
l’aveva battuta e umiliata in casa sua: così
facendo forse sarebbe riuscita a dimenticare, ad andare
oltre… e rendersi finalmente conto che lei, in fondo, Ranma
non lo conosceva così bene come millantava.
“Lo
vuoi solo perché ormai è una questione di
principio, ma cosa sai davvero di lui?” le aveva ripetuto
Mousse per anni, incurante del rischio di scatenare le ire di Shan-Pu —
che ovviamente aveva sempre negato, soprattutto a se stessa. E ora che
la realtà è lì davanti a lei,
inconfutabile, si trova a chiedersi che cosa ne sia stato della sua
vita negli ultimi anni.
Forse
è finalmente giunta l’ora di affrontare quegli
scheletri nell’armadio.
Qualcuno
urla “Evviva gli sposi!” destandola dai suoi
pensieri, e in quel momento decide che ne ha abbastanza; non si volta
nemmeno a guardare se Mousse è dietro di lei mentre varca le
porte del dojo.
Al
diavolo tutto e tutti.
Non
sa se tornerà in Cina o rimarrà in Giappone,
né se riuscirà a superare questa fase una volta
per tutte.
Sa
però che non succederà oggi, e che non ha
intenzione di rimanere un minuto di più a farsi del male
gratuitamente.
In
silenzio, esce dal cancello di casa Tendo e torna verso il ristorante,
senza voltarsi indietro.
*
“Perché
dovrei sposare un maschiaccio come te?”
Mousse
sospira, alzando gli occhi al cielo.
Tanti
anni e non hai ancora capito niente, Saotome?
La
scena in sé non è certo qualcosa di inaspettato,
anzi si sarebbe stupito se tutto fosse andato liscio e senza intoppi.
Non che a Mousse importi più di tanto, in realtà:
l’importante è che i due finalmente convolino a
giuste nozze, chiudendo definitivamente un capitolo intenso della loro
vita, sia per loro che per gli storici spasimanti.
Mentre
lo pensa non può fare a meno di volgere uno sguardo fugace
verso Shan-Pu, seduta accanto a lui: espressione tesa, mani strette
attorno a un lembo del vestito, tutto in lei sembra urlare
“No!”, e sanno i kami cosa la trattenga dal correre
verso l’altare per azzuffarsi con Akane.
Mousse
aveva sinceramente creduto che presenziare alla cerimonia
l’avrebbe aiutata ad accettare la realtà e
lasciarsi il tutto alle spalle, conscio del fatto che la ragazza
avrebbe finito con l’odiarlo a morte.
Come
se fosse una novità.
Per
anni aveva rincorso Shan-Pu urlando il suo amore ai quattro venti,
incurante dell’opinione degli altri, incurante della bassa
considerazione che tutta Joketsuzoku aveva di lui; sperava che lei
prima o poi si accorgesse di lui, che finalmente comprendesse quanto
l’amava e che, magari, lo ricambiasse…
Idiota.
Col
tempo era finalmente arrivato alla conclusione che con Shan-Pu non
c’era speranza, che era una causa persa… ma
ciò non gli aveva impedito di proiettare tutti i suoi
problemi su Ranma, convincendosi che fosse il reale ostacolo tra lui e
Shan-Pu.
Sono
proprio cieco pensa
sistemandosi gli occhiali sul naso, e non gli sfugge la sottile ironia
racchiusa in quella frase, metafora della sua condizione fisica come
della sua vita negli ultimi anni: ha finto di non vedere la
realtà, ha volutamente scelto di non affrontarla e
affibbiare a quel ragazzo col codino il ruolo di terzo incomodo tra lui
e la sua amata —
pur sapendo, inconsciamente, che la verità era
un’altra.
In
fondo non sono migliore di Shan-Pu.
Quel
paragone non manca di irritarlo, e a nulla servono i tentativi per
rilassarsi. Quel fastidioso tight inoltre non aiuta: non riesce a
comprendere l'esistenza di quelle maniche così strette in
cui non può nemmeno nascondere un coltellino, figurarsi
metterci comodamente le mani nella sua posa usuale — cosa che al
momento lo aiuterebbe a mitigare il suo disagio.
Qualcuno
urla "Evviva gli sposi!", e Mousse tira un sospiro di sollievo pensando
che finalmente potrà tornarsene a casa, ma nota subito
l'assenza di Shan-Pu: si volta giusto in tempo per vederla uscire dal
dojo e sparire in giardino, probabilmente diretta al ristorante.
Hmpf,
abbiamo pure avuto la stessa idea pensa
laconico. Sospirando si dirige verso gli sposi pronto a fare loro i
suoi auguri, e mettere finalmente una pietra sopra a tutto questo.
*
E
mentre la pioggerella continua a scendere, Ranma e Akane sono
finalmente convolati a giuste nozze, pur tra un battibecco e l'altro.
Familiari
e amici sono pronti a festeggiare gli sposi, ma tra loro c'è
qualcuno che preferisce fuggire ancora una volta dalla
realtà, inseguita da chi dovrà fare i conti con
le conseguenze di questa giornata; qualcuno finge, qualcun altro ha
accettato la verità da tempo.
La
cerimonia è finita, la festa sta per cominciare, un lungo
capitolo della vita di tutti loro finalmente chiuso.
I
know you're hopin' to find
Someone
who's gonna give you peace of mind.
When
times go bad
When
times go rough
Won't
you lay me down in tall grass
And
let me do my stuff ?
****
Di storie su un futuro matrimonio tra Ranma e Akane ne esistono tantissime, ma raccontate sempre dal loro punto di vista, mai da quello dei loro spasimanti... così ho deciso di rimediare con questa breve future!fic, che spero vi piaccia :)
C'è un po' di ooc, ma essendo passati un paio d'anni dalla fine del manga penso possiate concedermelo causa crescita dei personaggi :p
Oh, a proposito del *: Rumiko non ha mai spiegato (ovviamente) se Ranma quel "Ti amo!" l'ha semplicemente pensato o l'ha detto davvero; ma su Tumblr avevo letto una teoria al riguardo, tempo fa, secondo cui lui l'ha effettivamente detto senza pensarci e per questo non ricorda. Siccome quest'interpretazione mi piaceva, ho deciso di prendermi questa piccola licenza poetica per parlare di Shan-Pu :)
Il titolo viene dall'omonima canzone dei Fleetwod Mac che accompagna questa storia. Io però la preferisco nella cover dei Mates of State ;)
Non ho altro da dire, se non che come sempre potete trovarmi su Ask.fm, su Facebook e nel gruppo per le mie fanfiction, dove chiacchierare e ciarlare (se fate richiesta ditemi il vostro nick Efp :>).
Alla prossima!
Mana Sputachu
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