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Autore: Mana Sputachu    04/03/2014    13 recensioni
E mentre la pioggerella continua a scendere, Ranma e Akane sono finalmente convolati a giuste nozze - pur tra un battibecco e l'altro.
Familiari e amici sono pronti a festeggiare gli sposi, ma tra loro c'è qualcuno che preferisce fuggire ancora una volta dalla realtà, inseguita da chi dovrà fare i conti con le conseguenze di questa giornata; qualcuno finge, qualcun altro ha accettato la verità da tempo.

***
Un matrimonio particolare visto attraverso gli occhi di quattro invitati altrettanto particolari.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mousse, Ryoga Hibiki, Shan-pu, Ukyo Kuonji
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Second hand news



La pioggia scende leggera, rinfrescando l'aria primaverile.

Dentro il dojo Tendo l'atmosfera è tesa: i due promessi sposi hanno avuto l'ardire di litigare anche davanti all'altare, nel giorno del loro matrimonio.

Tra i familiari c'è chi piange per l'ansia, chi ordisce piani risolutivi e chi invoca l'aiuto dei kami sforzandosi di tenere la katana dentro al fodero. Altri si limitano semplicemente a scommettere su come finirà la cerimonia.

Gli invitati guardano la scena divertiti, ormai abituati a spettacoli simili.

Non tutti però osservano passivamente; certuni avrebbero fin troppo da dire, ma preferiscono tenerlo per sé.


*

I know there's nothing to say

Someone has taken my place.

When times go bad

When times go rough

Won't you lay me down in tall grass

And let me do my stuff?



Sia mai che non si facciano riconoscere.

Ryoga scuote la testa sconsolato, mentre osserva Ranma e Akane litigare; tutti speravano che, a un paio d'anni dal fallito matrimonio finito in delirio, i due promessi sposi avessero almeno messo la testa a posto. Inutile dirlo, sono riusciti a smentire tutti ancora una volta.

Sembra quasi che vi divertiate a farci esasperare.

Sposta lo sguardo ora su Ranma, ora su Akane, quasi fosse una partita di ping pong: lei è paonazza dalla rabbia, lui nasconde il suo terrore per gli scatti d’ira della fidanzata dietro la testardaggine Ti avevo detto di non provare neanche per sbaglio a farla soffrire! ringhia tra sé e sé l’eterno disperso. Giuro che finita questa farsa ti seppellisco in giardino e ai Tendo toccherà celebrare anche il tuo funerale!

Inspira e cerca di tornare zen, ricordandosi che in fondo la relazione tra Ranma e Akane non è più affar suo, che Ranma è ormai adulto e che lui e Akane possono cavarsela da soli…

“Perché dovrei sposare un maschiaccio come te?”

...ma allora sei proprio un idiota.

Mentre ancora li guarda discutere, Ryoga non riesce a fare a meno di pensare a quanto lui non avrebbe mai fatto soffrire Akane; l’avrebbe trattata come una principessa, cercando in ogni modo di darle la gioia che meritava.

Io ti avrei resa felice.

Ma basta un attimo, un “Mi dispiace” appena sussurrato da Ranma, e la smorfia di Akane si addolcisce lasciando posto a quel sorriso in grado di illuminare una stanza.

E allora Ryoga ricorda perché non è lui lo sposo sull’altare.

Io ti avrei resa felice… ma non era me che volevi.

Non aveva mai avuto speranze con Akane, così come le varie pretendenti di Ranma non ne avevano mai avute con il codinato: tutti lo avevano sempre saputo, ma avevano preferito fingere e continuare a crogiolarsi nell’illusione di un lieto fine; Ryoga aveva sperato come tutti loro, ma si era reso conto della verità forse prima degli altri.

Potevo continuare a illudermi quanto volevo, ma conoscevo già la risposta…

Ora che è tornata la calma tra i due promessi sposi la cerimonia può continuare, e mentre vengono scambiate le promesse di matrimonio Ryoga si distrae, un po’ intenzionalmente e un po’ no, voltandosi verso la finestra; la pioggerella continua a scendere incessante e l’eterno disperso pensa che ha fatto bene a portarsi dietro il solito, pesante ombrello. Si chiede se sia il caso di rimanere per il ricevimento, o se sia meglio andare via e perdersi da qualche parte, benedicendo per una volta il suo senso dell’orientamento inesistente.

Voci e applausi lo riportano alla realtà — quella che ha sempre cercato di evitare.

Mentre si prepara ad indossare il suo miglior sorriso di circostanza, pensa di nuovo che se Ranma si lascia scappare di nuovo una battuta idiota, Akane rimarrà vedova.


*


Dovevo esserci io, lì.

Mentre Ranma e Akane battibeccano sull’altare, Ukyo non riesce a smettere di pensare a quanto tutto questo sia ingiusto. Si sente quasi tradita.

Perché lei e non io?

In fondo quel vecchio idiota di Genma Saotome le aveva promesso che Ranma l’averebbe sposata, un giorno. Aveva diritto di precedenza!

Certo… la validità delle promesse di quell'uomo era opinabile, e razionalmente sapeva che il ragazzo non aveva alcuna colpa nelle malefatte del padre.

E inoltre...

Ammetterlo le è costato tantissima fatica, ma ha finalmente capito che il Ranma di cui lei era innamorata era idealizzato... che quello reincontrato a Nerima non era più il bambino che aveva conosciuto tanti anni fa. E che adesso, per quanto lei lo abbia sempre negato, c’è qualcun altro che lo conosce molto meglio di lei. Anche se quel qualcuno è Akane Tendo.

Ma una parte di lei continua a ritenersi ferita da quel matrimonio, soprattutto al dovervi per forza prendere parte. Inspira, ricordando a se stessa che Ranma rimane comunque suo amico, e la sua amicizia è incredibilmente preziosa per lei. Tuttavia…

...perché non io, Ranchan?

Quella domanda continua a tormentarla.

Non potevi accontentarti di me, Ranchan?

Nel vedere l’improvviso rossore sulle guance di Akane, mentre Ranma si scusa per l’alterco, Ukyo si rende conto che la risposta a quella domanda, in fondo, la conosce.

…io non sono Akane.

Ranma le vuole bene e l’ha sempre considerata sua amica.

Ma ciò che lei desidera sul serio, quell’amore così profondo e incondizionato… quello è sempre stato solo per Akane. E lo sa benissimo, lo ha sempre saputo.

Non è cieca Ukyo, e non le sono mai sfuggiti gli sguardi che i due si lanciavano quando l’altro non guardava, continuando a urlare al mondo di non sopportarsi.

Il modo in cui Ranma guarda Akane… quello sguardo è riservato solo a lei, non guarderebbe nessun’altra ragazza così. Lo stesso che ora le sta rivolgendo lì, sull’altare.

Ukyo inspira, ricacciando indietro le lacrime che minacciano di scendere.

Forse è giusto così, pensa. Anzi, è sicuramente giusto così.

Forse riuscirà finalmente a lasciarsi Ranma alle spalle, ad andare oltre e cominciare davvero a vivere; e magari a trovare qualcuno che finalmente riesca ad amarla, che la faccia sentire speciale — che la guardi come Ranma guarda Akane.

Mentre finalmente scende a patti con se stessa una volta per tutte, la cerimonia finalmente si conclude. Gli sposi arrossiscono d’imbarazzo, i parenti gioiscono e finalmente tirano un sospiro di sollievo, mentre gli amici cominciano con le battute stupide sulla prima notte di nozze.

Ukyo inspira a fondo per poi indossare la migliore delle sue maschere.

Sa che riuscirà a dimenticarlo definitivamente, ma quel giorno non è oggi.

Ma non rovinerò il tuo giorno speciale, Ranchan, non di nuovo.

E mentre lo pensa ricambia il sorriso che Ranma le rivolge, genuinamente felice di vedere la sua migliore amica tra gli ospiti.

Sìì felice, Ranchan.


*

I know I got nothin' on you

I know there's nothing to do.

When times go bad

And you can't get enough

Won't you lay me down in the tall grass

And let me do my stuff?




Anche a distanza di anni, non riesce ad accettarlo.

Osservando Ranma e Akane sull’altare, Shan-Pu si chiede cosa la trattenga dall’alzarsi e saltare al collo di Akane Tendo — quasi Saotome le suggerisce una vocina infida dentro di lei.

Potrei farlo.

Certo che potrebbe. Peccato che si limiti a pensarlo da ormai un’ora, o meglio, da quando si è svegliata quella mattina. Non sa nemmeno perché si trovì lì in realtà, a soffrire in silenzio; probabilmente non ci avrebbe nemmeno messo piede se Mousse non ce l’avesse trascinata a forza, ripetendole che era “per il suo bene”, e che in quel modo “ci avrebbe finalmente messo una pietra sopra”.

Balle. L’unica pietra che vorrei metterci sopra è la lapide di Akane.

Trovarsi seduta lì, a fissare Ranma sposare quel maschiaccio, è una cosa che la manda in bestia. E non importa se stanno lì a battibeccare come hanno sempre fatto, tanto sa bene che è solo una facciata.

Lei c’era sul Monte Hooh.

Lei ha sentito.*

Inspira, mordendosi il labbro inferiore per impedire a se stessa di fare qualcosa di cui poi si pentirebbe.

Se la bisnonna fosse lì, pensa, tutto questo non sarebbe successo. Se ci fosse stata lei, sicuramente avrebbe trovato il modo di impedire questa pagliacciata e portare Ranma a Joketsuzoku con loro.

In realtà sa che quel pensiero non ha alcun fondamento: la bisnonna è tornata in Cina da ormai un paio d’anni richiamata dal Gran Consiglio, stanco di aspettare l’esito di una missione che faceva acqua da tutte le parti già in partenza; lei e Mousse invece erano rimasti a Nerima.

Perché tornare al villaggio con la coda tra le gambe, diventando lo zimbello delle amazzoni?

All’inizio era rimasta con l’obiettivo di riuscire a conquistare Ranma, prima o poi, anche senza l’aiuto di Obaba: speranza assolutamente vana, lo sapeva lei come lo sapeva Mousse, ma aveva continuato a rimanerci aggrappata per pura disperazione; inoltre, essendo rimasta in Giappone senza supervisione della bisnonna, non poteva più rischiare di fare passi falsi: se avesse combinato qualche guaio avrebbe dovuto vedersela da sola, senza il Consiglio a guardarle le spalle.

E così era rimasta lì, sola, a combattere una guerra persa in partenza. Per un attimo aveva pensato di attingere a quell’odio antico che l’aveva spinta a lasciare la Cina anni fa, alla ricerca di quella ragazza col codino che l’aveva battuta e umiliata in casa sua: così facendo forse sarebbe riuscita a dimenticare, ad andare oltre… e rendersi finalmente conto che lei, in fondo, Ranma non lo conosceva così bene come millantava.

“Lo vuoi solo perché ormai è una questione di principio, ma cosa sai davvero di lui?” le aveva ripetuto Mousse per anni, incurante del rischio di scatenare le ire di Shan-Pu — che ovviamente aveva sempre negato, soprattutto a se stessa. E ora che la realtà è lì davanti a lei, inconfutabile, si trova a chiedersi che cosa ne sia stato della sua vita negli ultimi anni.

Forse è finalmente giunta l’ora di affrontare quegli scheletri nell’armadio.

Qualcuno urla “Evviva gli sposi!” destandola dai suoi pensieri, e in quel momento decide che ne ha abbastanza; non si volta nemmeno a guardare se Mousse è dietro di lei mentre varca le porte del dojo.

Al diavolo tutto e tutti.

Non sa se tornerà in Cina o rimarrà in Giappone, né se riuscirà a superare questa fase una volta per tutte.

Sa però che non succederà oggi, e che non ha intenzione di rimanere un minuto di più a farsi del male gratuitamente.

In silenzio, esce dal cancello di casa Tendo e torna verso il ristorante, senza voltarsi indietro.


*

“Perché dovrei sposare un maschiaccio come te?”

Mousse sospira, alzando gli occhi al cielo.

Tanti anni e non hai ancora capito niente, Saotome?

La scena in sé non è certo qualcosa di inaspettato, anzi si sarebbe stupito se tutto fosse andato liscio e senza intoppi. Non che a Mousse importi più di tanto, in realtà: l’importante è che i due finalmente convolino a giuste nozze, chiudendo definitivamente un capitolo intenso della loro vita, sia per loro che per gli storici spasimanti.

Mentre lo pensa non può fare a meno di volgere uno sguardo fugace verso Shan-Pu, seduta accanto a lui: espressione tesa, mani strette attorno a un lembo del vestito, tutto in lei sembra urlare “No!”, e sanno i kami cosa la trattenga dal correre verso l’altare per azzuffarsi con Akane.

Mousse aveva sinceramente creduto che presenziare alla cerimonia l’avrebbe aiutata ad accettare la realtà e lasciarsi il tutto alle spalle, conscio del fatto che la ragazza avrebbe finito con l’odiarlo a morte.

Come se fosse una novità.

Per anni aveva rincorso Shan-Pu urlando il suo amore ai quattro venti, incurante dell’opinione degli altri, incurante della bassa considerazione che tutta Joketsuzoku aveva di lui; sperava che lei prima o poi si accorgesse di lui, che finalmente comprendesse quanto l’amava e che, magari, lo ricambiasse…

Idiota.

Col tempo era finalmente arrivato alla conclusione che con Shan-Pu non c’era speranza, che era una causa persa… ma ciò non gli aveva impedito di proiettare tutti i suoi problemi su Ranma, convincendosi che fosse il reale ostacolo tra lui e Shan-Pu.

Sono proprio cieco pensa sistemandosi gli occhiali sul naso, e non gli sfugge la sottile ironia racchiusa in quella frase, metafora della sua condizione fisica come della sua vita negli ultimi anni: ha finto di non vedere la realtà, ha volutamente scelto di non affrontarla e affibbiare a quel ragazzo col codino il ruolo di terzo incomodo tra lui e la sua amata pur sapendo, inconsciamente, che la verità era un’altra.

In fondo non sono migliore di Shan-Pu.

Quel paragone non manca di irritarlo, e a nulla servono i tentativi per rilassarsi. Quel fastidioso tight inoltre non aiuta: non riesce a comprendere l'esistenza di quelle maniche così strette in cui non può nemmeno nascondere un coltellino, figurarsi metterci comodamente le mani nella sua posa usuale — cosa che al momento lo aiuterebbe a mitigare il suo disagio.

Qualcuno urla "Evviva gli sposi!", e Mousse tira un sospiro di sollievo pensando che finalmente potrà tornarsene a casa, ma nota subito l'assenza di Shan-Pu: si volta giusto in tempo per vederla uscire dal dojo e sparire in giardino, probabilmente diretta al ristorante.

Hmpf, abbiamo pure avuto la stessa idea pensa laconico. Sospirando si dirige verso gli sposi pronto a fare loro i suoi auguri, e mettere finalmente una pietra sopra a tutto questo.


*

E mentre la pioggerella continua a scendere, Ranma e Akane sono finalmente convolati a giuste nozze, pur tra un battibecco e l'altro.

Familiari e amici sono pronti a festeggiare gli sposi, ma tra loro c'è qualcuno che preferisce fuggire ancora una volta dalla realtà, inseguita da chi dovrà fare i conti con le conseguenze di questa giornata; qualcuno finge, qualcun altro ha accettato la verità da tempo.

La cerimonia è finita, la festa sta per cominciare, un lungo capitolo della vita di tutti loro finalmente chiuso.




I know you're hopin' to find

Someone who's gonna give you peace of mind.

When times go bad

When times go rough

Won't you lay me down in tall grass

And let me do my stuff ?


****


Di storie su un futuro matrimonio tra Ranma e Akane ne esistono tantissime, ma raccontate sempre dal loro punto di vista, mai da quello dei loro spasimanti... così ho deciso di rimediare con questa breve future!fic, che spero vi piaccia :)
C'è un po' di ooc, ma essendo passati un paio d'anni dalla fine del manga penso possiate concedermelo causa crescita dei personaggi :p
Oh, a proposito del *: Rumiko non ha mai spiegato (ovviamente) se Ranma quel "Ti amo!" l'ha semplicemente pensato o l'ha detto davvero; ma su Tumblr avevo letto una teoria al riguardo, tempo fa, secondo cui lui l'ha effettivamente detto senza pensarci e per questo non ricorda. Siccome quest'interpretazione mi piaceva, ho deciso di prendermi questa piccola licenza poetica per parlare di Shan-Pu :)
Il titolo viene dall'omonima canzone dei Fleetwod Mac che accompagna questa storia. Io però la preferisco nella cover dei Mates of State ;)
Non ho altro da dire, se non che come sempre potete trovarmi su Ask.fm, su Facebook e nel gruppo per le mie fanfiction, dove chiacchierare e ciarlare (se fate richiesta ditemi il vostro nick Efp :>).
Alla prossima!

Mana Sputachu

   
 
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