Tre dannate D

di Blue Eich
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 Devozione

 

Nessun odore, tranne di muffa sulle pareti. Nessun colore vivace, tranne il rosso mattone del camino. Nessun suono, tranne il rantolo basso di Flandre. I suoi occhi adesso erano assenti, semichiusi. Avanzava a falcate insicure, senza sollevare in alto la testa. Come un robot, con qualche circuito guasto. Ma Flandre non era un robot, perché pensava. A Remilia, al bene infinito che le voleva, misto a rabbia. All'arrivo di qualcuno, qualcuno che non scappasse via alla prima occasione. Era certa che sarebbe arrivato, anche se non sapeva quando. Il tempo scorreva dentro una clessidra, granello per granello. Le carezze del vento sul collo, il verde degli alberi dormienti, l'azzurro del cielo lontano, il blu assoluto del mare, il bianco dei fiocchi di neve… Ricordi sfocati d'infanzia, riposti nei meandri della sua mente, troppo in fondo per arrivarci. Quanto al rosso, riusciva a focalizzare solo l'immagine di una macchia indistinta e l'arsura atroce della gola.

Quanto sei sciocca, sorellina” constatava invece Remilia, nell'immensa biblioteca. Il cucchiaino d'argento si scontrava contro i bordi della sua tazza fumante. Bevve un sorso, impugnando il manico con il mignolo. Flandre era sciocca, perché non riusciva ad odiarla. Perché credeva in lei, si cullava nella speranza di libertà, una dolce e rassicurante illusione, che le rendeva tutto un po' più semplice. Chissà, forse un giorno avrebbe preso coscienza e controllo dei propri poteri. Quando hai davanti a te l'eternità, non puoi mai sapere.





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