C'est la vie.
“But
you're so hypnotising
You got me laughing
while I sing
You got me similing in
my sleep
And I can see this
unravelling
And your love is where
I'm falling
But please don't catch me.”
Sono sempre stata una ragazza
calma e a modo, rispettosa e mai fuori di me.
Dopotutto, fin da piccola mi hanno insegnato a fare così.
Nello
stesso modo in cui mi hanno insegnato a fare molte altre cose, come
l'essere gentile in qualunque circostanza (e sottolineo il qualunque),
ringraziare per ogni minima azione e persino stare diritta con la
schiena.
Il mio
autocontrollo è da record, devo ammettere, e, a meno che
qualcuno non sia terribilmente irritante, cercherò sempre di
stare zitta e sopportare.
O
perlomeno, ci provo.
Adesso,
però, il mio autocontrollo è andato a farsi
benedire. In pratica, sono nel più totale panico.
Tra un
po’, tutta la Francia sentirà il
ticchettìo nervoso delle mie unghie sul tavolo di legno.
Cosa fare quando lui
arriverà?
E’
questa la domanda che gira ininterrottamente nella mia testa.
Non riesco
a smettere di pensare all’incontro con Harry.
Le mie
gambe tremano in continuazone, e tra un po’ penso che mi
metterò a urlare.
La mia
testa mi urla “è
solo un ragazzo!” ed io le dò
ragione, ma non riesco comunque a calmarmi.
L’unica
che non si è accorta di niente è Sarah, che
continua a mangiare il suo tortino al cioccolato senza alcun problema.
Beh, per
lei è una cosa normalissima, è il suo migliore
amico.
Perché
dovevo per forza conoscerlo?!
Diamine,
potevo starmene a casa quel giorno o avere un improvviso mal di testa?
Il destino
si è messo d’accordo con la mia sfortuna e mi ha
fatto questa sorpresina.
Carino da
parte sua.
Ad un certo
punto, decido di andare a fare un giro fuori, con la scusa di voler
andare in bagno. Spero soltanto non si sia accorta che stavo mentendo.
Corro fuori
e prendo un grande respiro.
Il leggero
venticello di questa mattina mi scompiglia i capelli e mi lascio
sfuggire un sospiro.
Riesco
subito a calmarmi un po’, così mi siedo su una
panchina poco distante e chiudo leggermente gli occhi.
Via tutti i
pensieri, le preoccupazioni, le complicazioni… Pensa al
paesaggio.
E’
quello che facevo sin da piccola, quando avevo i miei attacchi di
panico.
Da bambina
ero molto insicura, molto più di quanto lo sia adesso (e vi
assicuro che lo sono molto).
Non mi
è mai piaciuto stare al centro dell’attenzione,
eppure mi ci sono dovuta abituare.
Odiavo
questi attacchi, dovevo prestare attenzione a tutto quello che facevo,
o sarei potuta collassare da un momento all’altro.
In un certo
senso, però, non era poi così male averli.
Mi sentivo,
non so, leggera e, in una decina di secondi, ero per terra, inerme.
I miei
pensieri svanivano e vedevo soltanto una luce bianca e attorno a me
tante voci confuse. Ero come in una bolla.
Il problema più grande di questi attacchi era il risveglio.
La
maggior parte delle volte non c’è voluto molto, ma
sono capitate altre
in cui per svegliarmi mi ci sono voluti ben due giorni.
Per i miei
genitori è stato un incubo, temevano fossi in coma, lo
stesso i dottori.
Poi
però, fortunatamente, la bolla di apatia dove ero
“rinchiusa” è scoppiata, ed ho aperto
gli occhi.
Ho ancora
l’immagine impressa di mia madre piangere di sollievo accanto
a me.
Sono
passati anni dal mio ultimo attacco forte, non posso dire di aver
dimenticato quei momenti, ma li ho abbastanza superati.
Immagino
una bellissima valle verde in campagna, con fiori gialli e rossi
ovunque. Ci sono diversi alberi da frutta, dove si rifugiano piccoli
animali della foresta: scoiattoli, conigli, uccellini…
Il sole mi
rilassa riscaldando la mia pelle bianchiccia.
C’è
un cielo azzurro come il mare, un azzurro mai visto fino ad ora, un
azzurro che fa sognare. La parte più bella, però,
è il verde luminoso del prato.
Un verde
così intenso da perdercisi, ma che dico,
annegarci dentro.
Sento una
mano grande e soffice scuotermi leggermente, accompagnata da una voce
altrettanto bella, calda, roca.
Apro gli
occhi più tranquilla che mai, ma alla vista di chi
è davanti a me, dentro di me si scatena un putiferio.
Il cuore
comincia a battere all’impazzata, e tutto quello che avevo
sognato è stato sostituito dall’immagine del
ragazzo che stavo cercando di dimenticare poco prima.
“C-ciao.”
rispondo, balbettando leggermente.
Le sue mani
si spostano lentamente dal mio braccio alla mia mano. Sento lo stomaco girare, e le
gambe tremolanti come budini.
Le mie
labbra sono bloccate in uno sguardo quasi di smarrimento e i miei occhi
sono incatenati ai suoi, come se mi stesse ipnotizzando.
Improvvisamente,
scuoto la testa e mi alzo in piedi, togliendo bruscamente la sua mano
dalla mia.
Dentro di
me si forma una sensazione di rabbia e desolazione che mi fa venire
voglia di urlare.
Possibile
debba fare soltanto figuracce?
“Stavi
cercando Sarah, giusto?” trovo il coraggio di parlargli, con
tanto di sorriso forzato.
“Ehm,
sì.” Risponde, ricambiando con un sorriso falso
quanto il mio. Chissà quanto imbarazzo gli avrò
messo, mio Dio.
“E’
dentro, seguimi.” La mia affermazione prende più
la piega di una domanda e trovo un’altra ragione per
rimproverarmi e darmi un ceffone mentalmente.
Detesto il
mio imbarazzo con i ragazzi, lo odio con tutta me stessa.
Non riesco
mai a esprimermi liberamente con loro, sembro sempre una ragazzina,
quando invece ho ventuno anni compiuti.
So che a
volte può sembrare, ma non sono timida! Sono i ragazzi a
farmi effetto, lui in primis.
Rientro nel
ristorante giocando con le mani e tenendo la testa bassa, seguita da
Harry che saluta chiunque.
Appena
arriva a Louis, lo abbraccia calorosamente e indica Sarah per fargli
capire che è venuto per lei.
Poi, i loro
sguardi si fermano su di me, ed io sorrido lievemente. Louis ricambia,
ma con un sorriso decisamente migliore del mio.
In questo
momento, non sono in grado di fare nient’altro che riflettere
su quello che è successo prima e a tormentarmi per la mia
ennesima figura.
Sono fatta
così, purtroppo, sono fatta male, forse.
Ragione
molto sulle cose, a volte anche ore e ore, non riesco proprio a
prendere le cose alla leggera.
Ora come
ora, preferirei mille volte stare da sola e pensare per tutto il tempo
che voglio, senza fingere.
Arriviamo
al tavolo di Sarah che, appena ci vede, fa un sorriso a trentadue denti.
Con la coda
dell’occhio noto lo sguardo del ragazzo su di me, che mi fa
arrossire come un peperone.
Chissà
quante risate si starà facendo Harry dentro di
sé. Ah, sono proprio un caso perso.
“Sarah!”
esulta Harry, abbracciando la bionda difronte a noi.
“Idiota,
mollami!” risponde scherzosamente Sarah, poggiando le mani
sul petto di Harry.
Si girano
entrambi verso di me, ed io sorrido lievemente.
“Potevi
anche parlarmi un’altra volta, no? Si dà il caso
che ci stavamo divertendo senza di te.” Continua Sarah,
prendendo in giro Harry.
“Volevo
stare un po’ con la mia migliore amica, non si
può?”
“Mh…
No.” la bionda sorride, per poi avvicinarsi ulteriormente a
me.
“Dato
che siamo tutti qui, volevo fare un po’ di presentazioni.
Altrimenti la povera Clara se ne scappa di corsa!” lascio
spazio a un sorriso sul mio viso, stavolta vero, e già per
questo mi sento un po’ più sicura.
“Harry,
lei è Clara, mia compagna di Università, e Clara,
lui è Harry, mio migliore amico, nonché essere
più idiota sulla faccia della Terra.” Conclude
ridendo. Harry la guarda truce, per poi scoppiare a ridere anche lui.
“Io
e te ci conosciamo di già, no? Sei la collega di Rosette,
siamo usciti insieme un mesetto fa… Proprio qui!”
afferma Harry, parlando con me.
“E
mi hai anche riportato il cellulare!” aggiungo, sorridendo.
“E
tu mi hai offerto un thè.” Commenta lui.
“Con
cui ti sei scottato e mi hai bagnato l’intero
tavolo.” Continuo, facendolo ridere di gusto. Ha una bella
risata.
“Beh,
dato che vi conoscete di già, non devo nemmeno fare le
presentazioni, no?”
Sia io che
Harry scuotiamo la testa, e dentro di me spero davvero che si ricordi
almeno il mio nome.
“Allora,
di cosa mi dovevi assolutamente parlare?” esclama Sarah,
sorridendo leggermente.
“Scusaci
un attimo.” Risponde lui, trascinando l’amica poco
più lontano da me.
Mi risiedo
al tavolo e aspetto pazientemente, provando un po’ a capire
cosa possano dire e perché io non li possa sentire.
Non capisco
proprio perché Harry sia venuto fin qui per parlare con
Sarah.
A meno che
non sia una questione gravissima – e non mi sembra
– sono praticamente una sconosciuta e tutto ciò
che potrebbero dire resterebbe un mistero per me.
Ci sono due
casi: o parlano di me, o di qualcuno che conosco.
E di chi?
Non mi risulta che conoscano qualche mia amica stretta o parente,
l’unica persona che ho in comune con Harry
è… Rosette. Sì, Rosette!
Potrebbe
essere lei, ma chi lo sa, le mie sono tutte prove infondate.
Mentre
controllo sul cellulare l’orario, sento qualche parola
sussurrata leggermente più forte rispetto alle altre, ma che
riesco a percepire abbastanza bene: maschera, festa.
Una
festa… In maschera!
La domanda
sorge spontanea: perché Harry ne dovrebbe parlare in privato
con Sarah?
Li guardo
con la coda dell’occhio e mi sembra quasi che mi stiano
fissando.
Non
può essere, no.
“Ehy
Clara, scusaci, ma quest’idiota – dà una
gomitata ad Harry – mi doveva parlare.” Ridacchio
all’affermazione di Sarah, ricevendo un finto sguardo truce
di Harry.
“Adesso
però possiamo restare sole, vero Harry?” continua,
marcando sempre di più le parole.
“Uhm,
sì, certo! Ciao Sarah – dice abbracciandola
calorosamente – ciao… Clara – si
avvicina a me come aveva fatto con Sarah ma non mi abbraccia, resta a
guardarmi intensamente.
“Ciao
Harry” sorrido leggermente, lui ricambia abbassando lo
sguardo e andandosene via.
Dopo quel
piccolo stato di trance, lo guardo attentamente incamminarsi fuori.
I suoi
jeans neri aderenti si accostano perfettamente a quel maglione color
crema forse un po’ troppo largo, ma giusto per lui.
Si toglie
il cappello e, con un gesto semplice e deciso, si porta indietro con
una mano i capelli, prima di rindossarlo.
E’
davvero… Bello.
Non di
quella bellezza volgare, non è quel genere di uomo
tipicamente californiano, abbronzato e pieno di muscoli.
Oh no, lui
è una bellezza strana, troppo perfetta per essere vera.
“Clara,
ci sei?” Sarah schiocca le dita davanti al mio sguardo perso
e mi fa improvvisamente girare verso di lei.
“Uh?
Oh, scusa. Ero persa nei miei pensieri.”
“Di
niente, tesoro. Prima o poi ci si perde tutte, soprattutto se questi
riguardano Harry, vero?” esclama, facendomi un occhiolino.
“No,
ma che dici?! Non lo conosco nemmeno ed è fidanzato con la
mia collega di lavoro! Non mi metto a fare la gatta morta con qualsiasi
ragazzo, tantomeno lui!” rispondo, risvegliando quella
piccolissima parte di me permalosa e irascibile.
Non so
perché, ma quell’affermazione mi ha dato un
fastidio tremendo.
“Okay,
okay… Allora questo tuo “perderti”
– virgoletta con le mani la parola – nei tuoi
pensieri proprio davanti ad Harry non ha niente a che fare con lui,
no?” incrocia le braccia al petto, in tono di sfida.
“Esattamente.”
Cerco di imitare il suo tono, ma non riesco granché.
Sarah
scoppia a ridere, e poco dopo anch’io. La finta aria di sfida
creata tra noi due era davvero esilarante.
“Okay,
dai, adesso però ti devo fare una proposta, che non potrai
rifiutare. E con “potrai” intendo che, se lo fai,
ti vengo a prendere comunque sotto casa!” esclama ridendo,
contagiando anche me.
“Spara!”
la incito a parlare, curiosa di quello che vuole dirmi.
“Questo
sabato ci sarà una festa in maschera unicamente per single
in una villetta di amici. Dato che tu ed io siamo single e ci saranno
molti ragazzi carini, ci andremo. Intesi?”
Alzo un
sopracciglio, confusa.
“In
realtà questo sabato avrei devo progetti, dovrei
andare…”
“Alla
festa in maschera a casa Malik, esatto.” Mi interrompe,
finendo la frase a suo piacimento.
“E
chi è questo Malik? Sei sicura che mi voglia a casa sua?
Insomma, chi lo conosce?!” le domando.
“E’ Zayn
Malik, un amico di Harry e Louis, molto carino e simpatico. Per quanto
riguarda l’entrata, non preoccuparti. Me ne occupo
io.” Conclude, facendo un sorrisetto compiaciuto. Mi mordo il
labbro, insicura.
Sinceramente
non ho molta voglia di venire, anzi.
Non ho mai
amato le feste, e da quello che ho intuito, sarà una di
quelle così piene di gente che non entrano nemmeno nella
reggia di Caserta.
Musica
house, alcol, ubriaconi e gente che fa sesso ovunque; conosco queste
situazioni.
Sono andata
ad alcune feste e sono state le peggiori di tutta la mia vita. Forse
è per questo che non ci vado dai tempi del liceo.
Non sono
per niente una ragazza festaiola, nemmeno in un universo parallelo.
Già
il fatto che detesto l’alcol e i luoghi troppo affollati sono
segni che non sono fatta per una vita spericolata.
Non si sta parlando del liceo,
adesso. Sei all’Università, sei adulta e
vaccinata, non farti tutti questi problemi!
La parte
coraggiosa di me convince quella insicura e fifona, e mi porta ad
accettare la proposta. Se non va bene, non importa.
Non sono
mica costretta ad andarci sempre! Solo per una sera, no?
“Mh,
va bene. Vengo.” Accetto con un tono di voce sicuro, stavolta.
“Ti
faccio sapere tutto nei prossimi giorni, magari via telefono.
Okay?” mi porge un foglietto di carta con scritto sopra il
suo numero, che prendo e segno sul cellulare.
“Ti
mando un messaggio dopo, così che segni anche il
mio.” Continuo, sorridendo.
Finalmente, alle undici e
mezza, riesco ad infilarmi sotto alle coperte, stravolta dopo una
giornata di Università e lavoro.
Spengo la luce, chiudo gli
occhi e tiro un sospiro di sollievo.
Ad un certo punto, li riapro
improvvisamente, scoprendo un dettaglio che prima non avevo considerato.
Ho sentito due semplici parole
da Harry e Sarah: maschera e festa.
Chissà per quale coincidenza, Sarah mi ha parlato di una
festa in maschera, proprio quando Harry se n’è
andato.
C’è
qualcosa che non quadra.
Chiara's corner.
Buonsalve ladies and gentlemen!
Dopo due millenni –
trascorsi, tra l’altro, a dirsi “adesso
aggiorno” – sono di nuovo qui, per la vostra
infinita gioia! Yay!
Okay, ormai è
meglio che la finisco di scusarmi per i miei ritardi giganormici, non
ho più idee per difendermi lol.
Ma adesso parliamo del
capitolo!
Innanzitutto, ammetto che lo
preferisco mille volte a quello di prima.
Finalmente succede qualcosa tra quei due poveri figli (Clara e Harry)!
Nel prossimo capitolo si accenderà una scintilla che, vi
assicuro, sarà molto
importante nel corso della storia della coppia.
Clara ci svela un altro
dettaglio della sua vita, o meglio, della sua infanzia: gli attacchi di
panico.
Come avete letto, Sarah
è la migliore amica di Harry e si è persino
trasferita dal suo paese per lui!
Non posso dirvi altro sul
futuro di quest’amicizia, però.
Vi lascio affogare nei vostri
filmini mentali.
La domanda sorge spontanea: dove sono finiti Rosette
e Liam?
-Rosette
ricomparirà tra un paio di capitoli.
-Per Liam dovrete
aspettare un po’, scusate!
Il fatto è che non
fa parte della compagnia di amici di Louis, Zayn, Niall e Harry,
e quindi devo trovare il momento giusto per presentarlo.
Ah, e a proposito, vi siete
accorte che il ragazzo che organizza la festa a casa è lo
stesso di cui Clara ha parlato nello scorso capitolo?
Eh già,
è proprio Zayn,
che in questa storia ha le vesti del riservato, ma tremendamente
intelligente.
Il punto, però,
è che Clara
non ha idea che sia quel Zayn.
Le cose si fanno
già complicate adesso, ho fatto troppi intrecci di
conoscenze lol.
In ogni modo, spero che voi li
riusciate a capire e che, in qualche oscuro modo, riusciate a leggere
il capitolo e a non addormentarvi prima.
Capisco che la storia non
è il massimo del divertimento per ora, ma arriveranno le
scene interessanti! (Con scene interessanti non intendo scene rosse, a
proposito).
Perciò, vi incito a
premere il tastino in fondo alla storia, con su scritto “lascia una
recensione”, così da darmi tanti bei
consigli e dritte.
Ringrazio le tre meravigliose
persone che hanno recensito lo scorso capitolo, anche se
all’inizio erano sei, e adesso sono tristemente diminuite.
Comunque, grazie mille a chi
legge senza recensire, a chi legge e recensisce, a chi mette tra
preferite/ricordate/seguite e anche a chi apre la pagina, legge due
righe e la richiude subito.
Con questo, vi lascio con i
siti dove potete rintracciarmi e vi saluto!
Salut et bon week-end! x
Twitter:
@dj_chiara
Tumblr:
chiarascorner
Chiara loves ya.xx
|