Titolo: Just give me a reason
Fandom: Iron Man (più
specificamente post IR III e post Avengers)
Personaggi/Pairing: Tony/Pepper, Bruce Banner
Avvertimenti: Fluff/Angst a
volontà, Sentimentale, Slice of Life, Missing Moment(?)
Note
autrice:
Okay, non so come mi sia venuta in mente questa storia. L'ho trovata
già nel computer e invece di cestinarla, l'ho rispolverata.
e spero che sia almeno decente. Comunque ho sempre desiderato sapere
come si sarebbero svolte le cose dopo il film. Insomma non tutto
può essere rose e fiori e quindi nemmeno la relazione fra
Tony e Pepper può essere uscita miracolosamente indenne da
tutto questo casino. Piccola precisione: la storia incomincia da dopo
il boom finale delle armature e finisce prima dell'operazione di Tony,
anche se nella storia lui si è già sistemato.
Solo che ancora non ha pensato a come aggiustare Pepper. La parte dopo
e tutti i pensieri di Tony non sono citati e nemmeno sfiorati. Chiedo
scusa in anticipo se ci sono degli errorri di grammatica, ho provato a
fare del mio meglio. La storia doveva essere una one.shot, ma per
comodità l'ho divisa in due capitoli. Quindi, non vi
preoccupate, la storia è già finita. Per quanto
riguarda il titolo è preso dala canzone di Pink, fonte
d'ispirazione, anche se non c'entra molto.
Non credo che ci sia
altro da dire... Quindi spero che la storia possa piacervi e mi
raccomando, recensite xD
Capitolo
2
Your head
is running wild again,
My
dear we still have everything
And
it's all in your mind
(Yeah
but this is happenin')
[Pink - Just give me a
reason]
“Non
sapeva più che cosa fare,” sospirò
Tony,
mentre apriva gli occhi ed osservava il soffitto del loro laboratorio
alla
Stark Tower. Anche se ancora non aveva deciso che cosa fare, se tornare
in
campo di battaglia oppure rimanere in disparte e limitarsi ad essere un
semplice spettatore, non avrebbe mai rinunciato a fare quello che
più lo faceva
sentire realizzato di sé e poi stuzzicare l’Altro
lo divertiva, sempre. Bruce,
poi, era stato un punto fondamentale nel suo periodo buio, aiutandolo a
superare le sue paure.
“Tony,
te l’ho già detto, non sono un analista”
borbottò lo scienziato togliendosi gli occhiali e
massaggiandosi l’incavo del
naso, premendo con due dita. Poteva sentire un principio di emicrania
per
l’esasperazione a cui il miliardario lo portava. Bruce era
seduto su una sedia,
chino su un microscopio, e ogni tanto lanciava qualche occhiata
d’irritazione e
arrendevolezza ai cocci di vetro delle provette che Tony aveva buttato
malamente a terra per poi sdraiarsi sul tavolo.
“Ma
sei un mio amico, no?” replicò sollevando lo
sguardo su di lui e il dottore lo guardò stupito. Era
difficile che Tony Stark
si abbandonasse a manifestazioni d’affetto e quella
dichiarazione era arrivata
all’improvviso. Tony gli sorrise e Bruce scosse la testa con
rassegnazione.
“E’
bello osservare come tu sia ritornato quello
di una volta, quello di prima. La tua ironia mi è mancata,
molto anche. E sono
felice di notare come i tuoi attacchi di panico siano
scomparsi” e Tony sollevò
gli occhi al cielo, con la solita strafottenza.
“Combattere
contro Killian ti ha costretto ad
affrontare le tue paure e ti sei reso conto che ci sono cose
più importanti per
cui combattere” continuò il dottore, ritornando a
guardare nella lente del
microscopio. Tony sentì il suo cuore, appena sistemato,
perdere un battito.
Certo che aveva qualcosa per cui combattere, lo aveva sempre avuto fin
dall’inizio. Ancora prima di tutta quella assurda faccenda
dei Vendicatori.
Qualcosa che rischiava ogni giorno di essere schiacciata da tutti i
pericoli e
nemici che minacciavano di travolgerlo.
“Forse
c’era…” rispose ad alta voce, quasi
inconsciamente
e Bruce si voltò, confuso.
“Tony
dovresti prenderti del tempo per riflettere.
Nessuno si aspetta che tu ritorni a rischiare in prima linea la tua
vita, nuovamente. Hai appena
superato le tue
crisi e, poi, non devi dimostrare niente a nessuno”.
“Secondo
te per cosa combatto, dottore?” e quella
domanda spiazzò Banner, facendolo tentennare. “A
differenza di quello che
Capitan Ghiacciolo e quel megalomane maniaco di Fury possano dire, ho
qualcosa
per cui lottare. Non si tratta di orgoglio, fama, gloria o altro.
E’ per una
persona, per una donna” e Bruce credette di aver sentito
male, che si trattasse
di un errore, un’allucinazione o lapsus.
“Non
credevo che il grande Tony Stark, un
filantropo, eroe, multimiliardario e playboy, si sarebbe fatto
accalappiare da
una donna. Dev’essere proprio speciale, magnifica”
ridacchiò Bruce. Tony si
rimise seduto, saltando giù dal tavolo.
“E’
fantastica, ma… non credo che durerà per
sempre” rispose, avvicinandosi all’amico e
controllando dentro la lente del
microscopio e poi segnando qualcosa sui fogli.
“Essere
legato ad una persona non significa
mostrarsi debole e poi non puoi continuare a saltare da un letto
all’altro” e
Tony scoppiò a ridere, divertito e sfogando la sua tensione
iniziando a
respirare a pieni polmoni.
“Credimi,
ormai sono quasi due anni che non salto
da un letto all’altro. Anche perché Pepper mi
ucciderebbe se lo fac-”
“E’
Pepper? Pensavo che fosse una donna
intelligente, conscia dei problemi che sarebbero sorti da una relazione
stabile
con te. Mi sorprende anche che tu sia riuscito a rimanere fedele
così a lungo!”
esclamò Bruce, con gli occhi sgranati per la sorpresa. Tony
storse le labbra,
fingendosi offeso per tali insinuazioni.
“Comunque,
l’ultima esperienza l’ha cambiata. Ci
sono alcuni problemi, problemi che non sa come gestire e questo mi
preoccupa,”
borbottò sul vago, tornando ai fogli pieni di calcoli e
formule.
“Ma
comunque il virus Extremis l’hai sistemato,
no? Questo è un gran bel problema in meno,” il
caro e buon dottore stava
cercando di fargli vedere una speranza, una luce alla fine del tunnel
buio che
lo circondava, ma Tony non ne era tanto convinto.
“Mi
pare ovvio, non avrebbe voluto tenersi quei
‘poteri’ e io non ci tengo che Fury piombi in casa
mia coinvolgendola in un suo
qualche assurdo progetto che comporti magari una squadra femminile di
supereroine![1]” esclamò. E Bruce sorrise,
contento che finalmente l’amico
avesse qualcuno al suo fianco con cui condividere gioie e dolori.
Pepper era la
donna perfetta per un tipo come Tony: forte e sicura.
“Comunque
voglio essere sicuro che l’Extremis sia
sparito del tutto. Ieri sera è scappata in bagno e sembrava
più accaldata del
solito.”
Silenzio.
Solo silenzio, ma in quel silenzio era
percepibile la tensione e il disagio che scorreva nel corpo del
miliardario.
“Le
ho chiesto di sposarmi” continuò Tony e Banner
rimase a bocca aperta, fissandolo incredulo. Poi scoppiò a
ridere, dando
qualche pacca alla spalla del collega.
“Congratulazioni!” esclamò, veramente
felice di quella notizia, ma Tony non aveva un’espressione
felice, di chi stava
per convolare a nozze con una donna fantastica.
“Non
mi ha risposto” chiarì, sfuggendo al suo
sguardo. “E’ scappata in lacrime, senza darmi una
risposta. Ha dato pure le
dimissioni” sussurrò, poggiandosi contro il
bancone.
“Dalle
tempo, anche a te c’è ne è voluto.
Solo:
dalle tempo.”
Quando
Tony ritornò a casa trovò una Pepper
addormentata sul divano, in mezzo a tutte le scartoffie di lavoro,
fogli inutili e
imbrattati di inchiostro. Il suo cuore si sciolse in un moto di
tenerezza e le si avvicinò, chinandosi su di lei e
stampandole un bacio sulla
tempia. La sua temperatura era calda, forse aveva la febbre e non se ne
sarebbe
stupito visto gli orari pazzeschi a cui si sottoponeva per non pensare
a
niente. La prese in bracciò, stringendola maggiormente a
sé e la donna mormorò
qualcosa, poggiando il capo sulla sua spalla. Una sua mano
scivolò lungo il suo
petto e le dita sottili strinsero la stoffa della sua maglietta dei
Metallica.
Tony sorrise chinandosi sulle sue labbra, dandole un leggero bacio a
fior di
labbra. Lei si strinse ancora di più, abbandonandosi
completamente
a lui e dandogli fiducia. Tony si diresse verso la loro camera, che per
troppo
tempo era rimasta vuota e mise la donna sotto le coperte, dopo averle
tolto il
suo felpone e le scarpe. Fece per andarsene, dopo averle posato un
altro bacio
sulla fronte, ma si trovò bloccato dalla mano della donna.
Le sue dita sottili
erano impigliate nella sua maglietta e lo tratteneva, tirandolo verso
di lei.
Non poté non trattenere un sorriso, sollevato nel constatare
che ancora Pepper
si fidava di lui, che ancora lo voleva accanto a sé. Si
tolse le scarpe e si infilò sotto le coperte con lei,
stringendola in un abbraccio e attirandola a sé e Pepper
strofinò la guancia
contro il suo petto e sospirò.
La
mattina dopo quando Tony si svegliò si ritrovò
una Pepper, ancora addormentata, completamente sdraiata su di lui. Una
sua mano
stretta sulla vita della donna e l’altra dietro il capo e il
suo cuore batté
più forte, quasi gli dolette. E fu in quel momento che il
suo lato egoistico
ebbe il sopravvento, spingendolo a prendere la scatoletta
all’interno del
cassetto. L’aprì e prese l’anello, un
cerchietto d’oro bianco semplice con un
diamantino azzurro acqua - come i suoi occhi -, e se lo girò
fra le dita con
indecisione. Abbassò lo sguardo sulla donna ancora
addormentata, era veramente
stanca, e alla fine glielo infilò all’anulare
sinistro ammirando il luccichio
brillante sotto la luce tiepida e timida che filtrava dalle tende.
Poco
dopo la testa rossa di lei si mosse,
voltandosi nel loro abbraccio. Con fatica Tony riuscì a
sgusciare fuori dal
letto per dirigersi in cucina a preparare la colazione.
“Buongiorno,
signore” la voce metallica di Jarvis
lo accompagnò fino alla cucina.
“Ah-ah,
senti J abbiamo qualcosa in frigo?”
domandò Tony, senza aspettare risposta lo aprì.
Storse la bocca, notando che
non c’era proprio nulla. Di solito era Pepper che si occupava
di tutto,
compresa la gestione della casa. Notò una scatola di latte
in fondo e l’afferrò,
posandola sull’isola al centro della stanza.
“C’è
della farina nella dispensa dietro di lei,
signore” lo avvertì il computer e subito dopo
aggiunse “potrebbe preparare dei
pancake, è avanzato del sciroppo d’acero in frigo,
e le preparo un succo d’arancia?”
Tony
grugnì in approvazione e afferrò il sacchetto
di farina. Contro ogni previsione, il suo tentativo di cucinare una
colazione
decente non fu un disastro, grazie anche alle indicazioni di Jarvis. E
presto
ritornò con un vassoio fra le mani in
camera loro. Pepper era seduta, sotto le coperte con la
schiena poggiata
contro il muro. Aveva lo sguardo basso, sull’anello di
fidanzamento. Il viso
era solcato dalle occhiaie ed era troppo magro, segno che non si
prendeva cura
di sé.
“Buongiorno
signorina Potts, com’è stato il
risveglio?” domandò con un sorriso e sedendosi
vicino a lei, poggiandole il
vassoio sulle ginocchia. Pepper gli sorrise, e afferrò il
bicchiere
d’aranciata.
“Ottimo,
signor Stark” disse sorseggiando il succo.
Tra
di loro calò il silenzio, mentre Tony
continuava ad osservarla. Era pronto ad una sua fuga, a rincorrerla e a
rassicurarla; ma sembrava controllarsi.
“Grazie
per la colazione, Tony, ma adesso dovrei
andare al lavoro. Le Stark Industries non si gestiscono da sole,
purtroppo”
cercò di scappare, allungandosi a dargli un bacio veloce e
cercando di alzarsi.
Tuttavia Tony la fermò, trattenendola per un polso e
guardandola dritto negli
occhi.
“Beh,
direi che hai lavorato abbastanza e direi
che è il momento di usufruire di quelle vacanze
arretrate” ribatté sollevandosi
e trascinandola con sé verso il bagno.
“Ma…
Tony…”
Quel
martedì mattina era magnifico. Il sole
risplendeva sopra di loro, riscaldandoli in quei primi giorni
primaverili. La
Ferrari rossa sfrecciava sulla strada evitando le altre vetture con
sicurezza.
La maggior parte delle persone lavoravano a quell’ora e non
c’erano molti
ostacoli. Pepper cercava di governare i capelli che svolazzavano
sferzati dal
vento, che le impedivano di vedere lo schermo del suo cellulare. Tony
le lanciava
qualche occhiata di tanto in tanto, sbuffando per la sua cocciutaggine.
Non era
capace di godersi nemmeno una giornata di ferie, sempre occupata sul
lavoro.
Alla fine decise: agguantò il cellulare e lo
lanciò dall’auto, lasciandolo frantumarsi
contro l’asfalto. Pepper si voltò, a bocca aperta,
osservandolo. Il cellulare
si aprì in due e a macchina dietro di loro lo
calpestò con la ruota.
“Tony!
Perché?” domandò, spintonandolo.
L’uomo
rise e con un braccio le circondò le spalle, attirandola a
sé. Le baciò una
tempia, prima di lasciarla andare.
“Se
te lo avessi chiesto non mi avresti dato
retta… Il lavoro può aspettare, per un
giorno” le ripeté di nuovo, perché
sembrava non ave compreso al meglio quelle parole.
La
donna scosse la testa, sbuffando contrariata,
ma Tony notò quel sorrisetto che contagiò anche
gli occhi riempendoli di
divertimento e Tony fu soddisfatto, rilassandosi contro il sedile.
Afferrò la
sua mano e intrecciò le loro dita, sfiorando
l’anello – ancora al suo posto,
com’era giusto che fosse – con le labbra e le tenne
incrociate anche quando
cambiò marcia.
“Dove
stiamo andando?” chiese Pepper alla fine,
non resistendo più alla curiosità.
“Mi
dispiace ma è una sorpresa, aspetta fin quando
siamo arrivati” rispose lui.
Non
ci volle molto e presto la macchina si fermò
davanti a una spiaggia deserta, bianca, con le onde azzurre che si
infrangevano
contro la sabbia. Pepper inspirò a pieni polmoni
l’aria salmastra e si sentì
meglio, più leggera. Asprì la portiera e si tolse
le scarpe, assaporando la
sensazione dei granelli di sabbia
fra le
dita. Si avvicinò all’acqua, fino a quando
sentì l’acqua fredda. Fece un altro
profondo respiro e sorrise. Tony la raggiunse poco dopo, prendendole la
mano.
Non fu necessario parlare, a Pepper bastò essere
lì con Tony a godersi il
momento: solo loro due e tutto il resto del mondo chiuso fuori.
Trascorsero
la mattinata in riva al mare, seduti
sulla spiaggia a prendere il sole. Ogni tanto si perdevano ad osservare
il
cielo azzurro, limpido, giocando come bambini con le forme delle
nuvole. Non
c’erano problemi, pensieri, e andava bene così.
L’atmosfera, però, fu rovinata
dal brontolio dello stomaco di Tony che sovrastò il
gorgoglio del mare e dei
gabbiani.
“Complimenti,
Tony, in qualche modo riesci sempre
a imporre la tua presenza” lo schernì Pepper,
spintonandolo.
“Ehi,
l’impegno richiede energia!” si difese,
alzandosi in piedi. Andò alla macchina e aprì il
bagagliaio, tirando fuori una
coperta a scacchi rossi e bianchi e un cestino in vimini. Sorrise nella
direzione
della donna, sfoderando il suo sorriso soddisfatto, mentre Pepper lo
guardava
sorpresa. Tony stese la coperta e sistemò il cestino al
centro.
“Devo
dire, Stark, che ti sei impegnato moltissimo
e hai fatto un gran lavoro!” esclamò colpita lei.
Tony si finse indignato per
quell’affermazione. Tirò fuori una bottiglia di
vino rosso e dei panini al
tacchino. La giornata continuò tranquilla e nel pomeriggio
Tony, da bravo
megalomane quale che era, aveva acquistato un intero parco giochi solo
per
loro.
Tony
era una ventata d’aria per Pepper, perché la
sua esuberanza non le dava un attimo per pensare e in quelle occasioni
le
faceva bene. Era impegnata a vivere il momento, a restare nel presente.
E si
divertiva, quanto si divertiva.
“Tony
è tardi e domani devo ritornare al lavoro…
Veramente, non vorrai ritrovarti senza un soldo!”
sbuffò, ma Tony non le diede
ascolto, continuando a guidare in quella stradina buia e inalberata. Si
faceva
fatica a distinguere i contorni degli alberi e della strada, ma Tony
non sembrava
farci caso.
Poco
dopo arrivarono davanti a quello che sembrava
essere un vecchio fienile e Tony strombazzò un paio di
volte. Pepper si guardò
attorno, aspettandosi di vedere qualcuno, ma ci fu solo un fascio di
luce che
la costrinse a voltarsi e fu sorpresa nel vedere i titoli di un film: Always, con Audrey Hepburn.
“Non
ci credo… E’… E’ fantastico.
Tu sei
fantastico” disse voltandosi a guardarlo. Alla luce del
proiettore, gli occhi
della ragazza erano offuscati dalle lacrime. Lo baciò di
slancio,
circondandogli il collo con le braccia.
Guardarono
il film, abbracciati l’una all’altro,
con la testa di Pepper appoggiata alla spalla di lui. Pepper sorrise
tutto il
tempo, stringendo la mano del fidanzato e ogni tanto capitava che i
suoi occhi
si appannassero al solo pensiero di quello che lui aveva fatto per lei,
in
quella giornata.
“Sì,”
disse d’impulso Pepper e Tony la guardò, non
comprendendo a che cosa si riferisse.
“Cosa?”
“Sì,”
ripeté Pepper e Tony la vide osservarsi
l’anello e le sorrise, felice.
“Sì,” ripeté lui.
Una
settimana dopo sul tavolo da laboratorio di Banner vi era depositata
una busta
color narciso e il dottore si sistemò negli gli occhiale,
che erano caduti
sulla punta del naso. La prese e l'aprì, leggendo il
cartoncino scritto in
un'elegante grafia.
"Antony
Edward Stark & Virginia Potts sono lieti di annunciare il loro
matrimonio
per il giorno 17 maggio"
Bruce
sorrise, fu spontaneo. Divertito, mise l'invito all'interno della
giacca,
premura dosi di non stropicciarlo. Era sicuro che Tony avrebbe trovato
il modo
di convincere Pepper a sposarlo, ma fu dispiaciuto che quella cara,
dolce e
intelligente ragazza non lo fosse stata abbastanza da non cedere.
Poco
dopo per il corridoio dello S.H.E.L.D. sentì l'esclamazione
addolorata di
Steve, molto probabilmente aveva appena letto l'invito. E, conoscendo
Tony,
scommetteva che il suo invito era ben più vistoso del suo;
giusto per
sottolineare che la sua cotta per Pepper avrebbe dovuto farsela passare.
[1] quasta battuta è basata veramente sui fumetti della
Marvel in cui Pepper si ritrova a capeggiare una squadra di
supereroine
Note
finali:
bene la storia è conclusa ^^ Volevo aggiornare ieri, visto
che era domenica e una giornata tranquilla ma a quanto pare
c'è sempre qualcosa che mi impedisce di fare quello che mi
pare xD Va bene, spero comunque che la storia vi sia piaciuta e forse
farò anche qualche spin-off della storia, ancora non so...
Mi raccomando fatemi
sapere che cosa ne pensate!
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